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L'invitato assente: Belial
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L'invitato assente: Belial
E-book328 pagine4 ore

L'invitato assente: Belial

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Info su questo ebook

Tutto si svolge in una Firenze calda ma ambigua dove niente è come sembra, il protagonista di nome Vanni Melesi di professione giornalista ha una vita all'apparenza perfetta, una bella moglie due splendidi figli, una bella casa, ma dentro di se nasconde un animo tormentato e oscuro, per di più ormai sconvolto dall'uso di droghe e alcool. Vanni nel tentativo di uscire da queste difficoltà non esita a vendere la sua anima al Diavolo innescando però una serie di eventi dall'esito tragico con però un finale inaspettato.  L’opera narrativa, raccontata dal protagonista in prima persona, è ambientata ai nostri giorni e presenta una vicenda scaturita da un dramma familiare: la vita del protagonista è segnata da ferite del tutto interiori, in quanto ha avuto sempre difficili rapporti con il padre.
 
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2020
ISBN9788835854234
L'invitato assente: Belial

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    Anteprima del libro

    L'invitato assente - Fabio Cantelli

    239

    Prologo

    «La mia vita è ormai sull'orlo dell'abisso.

    Le porte dell'inferno sono a me spalancate.

    Ho deciso di stringere questo patto e donare la mia anima.

    Ogni cosa che desidero sarà mia.»

    Ci chiediamo molto spesso quando, in un momento preciso della vita, avviene la così detta svolta: quel preciso istante in cui tutto cambia, quel momento in cui tutte le cose si dispongono in un preciso modo e la vita di ciascuno prende di colpo una direzione specifica, un cambiamento che si spera positivo, ma non è detto che sia sempre così.

    La svolta di Vanni Melesi probabilmente iniziò in un giorno qualsiasi del mese di maggio. Vanni si alzò di buon'ora, fece la doccia, si fece la barba in maniera accurata, indossò la sua camicia rossa estiva e la giacca nera, e uscì di casa per fare colazione.

    Aveva già addentato il solito cornetto dolce al cioccolato e sorseggiava il caffè nel suo bar preferito. Era molto presto, tanto che il cielo color ardesia cominciava appena a schiarirsi dietro di lui: a Vanni piaceva lavorare di prima mattina. In quel periodo stava riesaminando un romanzo che aveva scritto diversi anni fa; non era la prima volta che lo riprendeva in mano perché c’era sempre stato qualcosa che non lo convinceva. Durante quella tarda primavera stava provando a riscriverlo da un punto di vista diverso, con l’intento di rimettere tutto in discussione; salvo poi rendersi conto che, chi comincia a scrivere e soprattutto a ri-scrivere, cade sempre nei soliti personali meccanismi che lo portano a ripetere gli stessi errori dai quali vorrebbe tanto distaccarsi: di forma, di contenuto, di stile…

    Ciascuno ha i suoi, che caratterizzano l’autore come un timbro postale.

    Proprio questi errori facevano sì che il timbro come scrittore di Vanni fosse sbiadito, seppur conosciuto: era riuscito a ritagliarsi una piccola fetta di notorietà come giornalista, probabilmente anche con l’aiuto della sua avvenente personalità. Trentasei anni, alto, capelli neri, occhi verdastri: nato e cresciuto a Firenze, il giovane Vanni già si faceva notare durante la sua adolescenza. Seppur non bellissimo, colpiva per il suo carisma, tenuto a freno solo dalla rigidità del padre (era figlio di un geometra progettista di treni) e dalla mole di studio liceale; dopo la maturità classica si era laureato in Lettere Moderne. L’amore per le lettere lasciò però spazio a quello per l’informazione: l’interesse per i fatti contemporanei lo portarono ad intraprendere la carriera di giornalista freelance, iniziando da testate locali sino ad approdare a quotidiani di livello nazionale. Vanni aveva di che vivere, certo: ma ciò non lo soddisfaceva. La giovanile propensione verso la letteratura e la scrittura si ripresentò, tramutandosi nell’inclinazione a scrivere romanzi, nello specifico thriller. Il romanzo che aveva più volte rimaneggiato nell’arco di qualche anno gli provocava ciò che in gergo è definito blocco dello scrittore, un freno mentale che rovina la creatività e la produttività di chi scrive. Per Vanni questo blocco si presentava come un vuoto totale, tanto da non riuscire a digitare una sola parola.

    Altre volte, invece, questo suo patema si manifestava come un continuo andirivieni su una pagina.. Insomma, il classico blocco che a tutti gli scrittori almeno una volta è capitato.

    Ma non voleva prendere in considerazione l’idea di rinunciare: sarebbe stato come voltare le spalle alle sue inclinazioni giovanili... E certo le vie che portano al successo (e al guadagno) non sono mai troppe.

    Quella calda giornata di maggio Vanni la passò tutto il giorno nel suo studio a lavorare, o meglio a rimuginare su quel maledetto romanzo; si sentiva particolarmente demotivato, i fogli gettati a terra ormai ricoprivano il pavimento, stava letteralmente soffocando dal caldo e dalla frustrazione.

    Lo disturbava l’idea di essere vittima di qualcosa che sembrava non avere soluzione: quello scritto di qualche anno fa lo sopraffava e non aveva la lucidità sufficiente per affrontarlo. E il caldo appesantiva la situazione, un caldo pazzesco per esser una tranquilla serata di maggio... S embrava di stare all’inferno.

    Solo, Vanni immaginava quel suo piccolo studio come se fosse stato una prigione. Eppure la sua vita non era poi così male: un lavoro abbastanza soddisfacente, moglie e figli, bell’aspetto, buona salute nonostante le 20 Malboro al giorno, una casa a Firenze… Tuttavia, non era contento, e quel romanzo pareva essergli entrato nella testa: sembrava senza soluzione, senza una fine precisa, tanto da insinuare nei pensieri del giornalista fiorentino che anche la sua vita fosse proprio come quel romanzo, senza una soluzione adatta. Depressione? Tendenze suicide? Ciò che passava nella testa di Vanni era qualcosa di indefinito e terribilmente angosciante.

    Quella torrida sera le luci dello studio erano soffuse e i rumori quasi assenti, ad eccezione del rombo costante dei motori fuori. Il sonno e il caldo avevano cullato Vanni in uno stato semibeato; volgendo gli occhi semichiusi sullo schermo si accorse tuttavia che non c'erano più le pagine del suo libro su cui stava lavorando ma bensì pareva essersi aperta una pagina web sconosciuta. La pagina era strana, a Vanni sembrava rozza e confusa. «Solita pubblicità » pensò l’assonnato giornalista. Poi tutto ad un tratto realizzò che non si era connesso ad internet, non aveva fatto alcuna ricerca.

    Come c'era finito in quel sito? si accorse che non era una pagina normale come le altre, dove nel peggiore dei casi offrono escort o trans a pagamento; la pagina presentava cose bizzarre, e continuando a navigare ci si poteva ritrovare di fronte a centinaia di link che indirizzavano verso compravendita di armi, di sostanze illegali, di filmati pedopornografici e addirittura di documenti falsi. Stupito ed infastidito, Vanni tentò invano di chiudere il tutto giungendo al contrario a cliccare in un altro link, alquanto bizzarro. Il sito che aveva aperto accidentalmente pubblicizzava la vendita di un kit completo per evocare un demone servitore; oltre la cifra di acquisto del kit, il demone avrebbe chiesto l'anima del suo nuovo padrone: in cambio il suddetto demone avrebbe esaurito qualsiasi desiderio.

    Mentre leggeva lo strano annuncio a Vanni vennero alla mente le varie leggende con le quali si era imbattuto durante i suoi studi letterari: angeli custodi, diavoli, inferno e paradiso danteschi… Pareva stesse vivendo un'allucinazione, forse scaturita dal caldo anomalo di una sera di inizio estate.

    Sbigottito, anzich é chiudere il tutto, era indeciso sul da farsi: la cosa paradossale era che Vanni stava indugiando sul comprare o meno il kit. I l costo non era basso: circa 600 euro in bitcoin.

    Eppure non era stupido, si era sempre ben guardato dall’avere a che fare con siti del genere: sapeva dei pericoli che si possono celare dietro a certe vendite online, il venditore poteva essere chiunque, o come solitamente accade poteva essere una truffa.

    Ma, mosso dalla curiosità, Vanni decise di acquistare il kit. Eseguì la transazione, sebbene senza alcuna garanzia. Nel giornalista si era mescolata alla curiosità una sorta di autoconsapevolezza di stupidità e senso di colpa per aver buttato via 600 euro: eppure era emozionato, il cuore batteva forte... Dopo meno di dieci minuti arrivò la risposta direttamente alla sua casella di posta (in quello stato semi letargico non era certo di aver lasciato al venditore il suo indirizzo email, eppure..): due righe di ringraziamenti per la scelta fatta più un file «RAR» da aprire con le istruzioni. Ormai il danno era fatto, tanto valeva spulciare la baggianata che aveva acquistato per quella cifra non proprio economica. Tanto comunque il romanzo non andava avanti.

    Aprì il file: la prima immagine che apparve fu un pentagramma con vari simboli satanici colorati in uno sfondo nero: un triangolo rovesciato, un quadrato in cui vi era iscritto un cerchio, due quadrati che si intersecavano come a formare una stella . L'indicazione recitava che questa prima immagine era il sigillo da usare per il rito, seguita appunt o dalle istruzioni per eseguirlo. C'era scritto che trattandosi di entità infernali era richiesta particolare cura nell’esecuzione, portando rispetto al demone ed essere onesti per non alimentarne l'ira. Le avvertenze continuavano precisando che:

    È necessario conoscere bene le ragioni che stanno portando all’evocazione del demone protettore e sarebbe bene rivolgersi a lui nello specifico chiamandolo per nome, cioè «Belial». In ogni caso potrebbe essere Satana a scegliere quale demone inviare in base alle caratteristiche della persona. Le istruzioni consigliavano poi di predisporsi all’evocazione del demone in un luogo tranquillo per non essere interrotti, meglio se di notte perché vi sono migliori le energie. Accendere le candele del colore del demone protettore così da favorire il suo arrivo: se siete dotati di particolari doti di concentrazione potreste addirittura vedere la sua ascesa attraverso il fumo. E poi ovviamente era descritto il clou del rito, da svolgere con dovizia: Procedere disegnando, stampando o copiando su un foglio il sigillo del demone da evocare e, chiudendo gli occhi, concentrarsi sull’immagine del sigillo. Guardare il foglio e il simbolo per tutte le volte necessarie affinch é si compia la visualizzazione del demone. Recitare a voce alta il nome del demone da evocare. Al termine del rituale il foglio non va bruciato, ma conservato. Il contatto può avvenire telepaticamente, ma non è detto che il demone si manifesti subito: bisognerà attendere la sua volontà. E dopo questa realizzazione finale, il tutto si concludeva con alcuni consigli per i novizi : L'evocazione di un demone protettore non richiede particolare esperienza nei rituali perché è lui stesso a scegliere di manifestarsi in base a quello che può prendere, e questo può accadere anche diverso tempo dopo aver eseguito il rituale. La presenza del demone al fianco del richiedente avrà il compito di far sì che la persona non abbia paura di Satana e dei suoi servi, infatti la protezione avrà efficacia solo dalle azioni delle persone, ma non dagli interventi di altre entità. Attenzione: i demoni protettori non possono intervenire per evitare le malattie o la morte.

    Man mano che leggeva Vanni sogghignava, e sfociò alla fine in una sonora risata. «Proprio un bel giochino mi sono comprato per 600 euro! », disse a se stesso. Una truffa vera e propria per gli allocchi nullafacenti come lui, fatta molto bene a dir la verità, tanto da sembrare una cosa seria e da svolgere secondo regole precise. «Che puttanata, ma non potevo star fermo e continuare a scrivere il mio romanzo? » si domandò lo scrittore svogliato, «Vabbé, non avrei avuto molto da scrivere... »; perciò tanto valeva passare una nottata diversa, giocando a fare l'evocatore di demoni.

    CAPITOLO 1

    LA SOTTILE LINEA ROSSA TRA REALTA’ E FINZIONE

    Per conoscere meglio Vanni Melesi è necessario parlare un pò del protagonista del suo romanzo: Denny Prisco. Vanni lo descrive come un uomo affascinante, dotato di un particolare intuito che sfrutta per conquistare la fiducia delle sue vittime: è solito attirare la loro attenzione fingendo di essere disabile o in difficoltà, oppure impersonando una figura autoritaria, per poi aggredirle e stuprarle in luoghi appartati. Lo stupratore seriale Denny Prisco uccide le sue vittime e talvolta ritorna sulla scena del crimine per avere rapporti sessuali con i cadaveri, almeno finché la putrefazione non è tale da rendere questi atti impraticabili. Nel romanzo di Vanni Denny ha decapitato almeno 12 vittime, conservandone le teste nel suo appartamento come trofeo. In alcune occasioni fa irruzione nelle abitazioni delle vittime solo per bastonarle mentre dormono. Un maniaco del genere non può che avere un passato tormentato: un'infanzia che ha visto la madre timida e obbediente vittima del padre- padrone (padre che muore a causa di un poco credibile incidente d’auto) che regolarmente la picchiava, e tanto è stato il malessere che, nonostante le cure, la donna si lascia morire di depressione e alcolismo. Fin da bambino dunque il futuro serial killer mostra comportamenti inquietanti: nel diario della madre (utile espediente letterario usato da Vanni), la donna racconta alcuni episodi dell’infanzia di Denny; nonostante la confusione dovuta all’alcool e alla depressione, che la porta a vedere ogni azione di Denny con innocenza, dai racconti della giovane madre emergono schiaccianti segnali dei disturbi psichici del figlio:

    22 marzo 1984. Ieri era il terzo compleanno di Denny, ho organizzato una festa, ho invitato qualche vicino: siamo fortunati a stare in una così bella zona, dove Denny può giocare con bambini della sua età. Ieri ho preparato una bella torta, e i bambini hanno regalato a Denny tanti giocattoli. Ma il mio bambino non è stato contento: si è chiuso in sé, non voleva parlare ne giocare con nessuno. Si è un po' ripreso quando ho tagliato la torta: ne ha volute ben 3 fette! È un po' particolare il mio Denny...stamane mi sono svegliata e ho trovato i coltelli più grossi della cucina sparsi sul pavimento della camera, e vicino a me c’era quello con cui ieri avevo tagliato la sua torta di compleanno.. Sorrideva il mio piccolino, ma confesso che mi ha un po' spaventato. Suo padre si è arrabbiato tanto, lo ha riempito di botte.

    Il diario della madre copre gran parte della gioventù dello stupratore omicida:

    28 Ottobre 1999. Io so che quello che ha fatto Denny è sbagliato, ma forse c’è una spiegazione.. il mio bambino, il mio giovane uomo.. è stato arrestato, interrogato dalla polizia: possibile che abbia fatto così male a quella ragazza? In fondo hanno la stessa età, forse era la sua fidanzatina ed è stato frainteso, lei può averlo illuso..Una madre lo sa, capisce che se suo figlio è una persona buona o cattiva, e sul mio Denny non c’è dubbio che sia un bravo ometto.

    Dicono che l’ha picchiata con una spranga di ferro. Dicono che l’ha violentata, anche con la spranga di ferro. Dicono che lei ora è in coma..

    Dopo questo primo caso di stupro, nel quale la ragazza miracolosamente si salverà, gli attacchi di Denny seguiranno in un’escalation senza fine: Vanni racconta abilmente questa carriera di stupri ed omicidi efferati, disegnando un violentatore seriale che uccide le sue vittime, un sadico necrofilo che volentieri si avvale di strumenti di tortura probabilmente per compensare la sua impotenza sessuale. E Vanni affida sempre alla voce incredula, ma sempre più consapevole, della madre di Denny il compito di raccontare i presunti crimini del figlio:

    3 Dicembre 1999. Denny è stato scagionato per quella brutta storia della sua fidanzatina.. Lei è ancora in coma, ma sono certa che appena si sveglierà testimonierà che Denny non le ha fatto nulla. È scomparsa da casa una ragazza e subito la polizia è venuta a cercare il mio giovanotto! Ma si sa che oggi le ragazze vanno e escono da casa come se nulla fosse, e per questo non possono dare la colpa al mio Denny!

    10 Febbraio 2000. Vicino a casa nostra sono stati trovati due corpi: sono delle ragazze scomparse qualche mese fa.. La polizia aveva interrogato Denny. Dicono che le ragazze sono state picchiate, violentate e sodomizzate.

    23 Maggio 2000. Denny è stato arrestato: c’è quel problema dei corpi delle due ragazze ritrovati vicino a casa nostra. Dicono che hanno trovato le sue impronte, il suo...liquido, sulle ragazze. Sono certa che si sbagliano. Se fosse vivo darei la colpa a suo padre.

    Una ragazza ha raccontato alla polizia che Denny qualche sera fa le si è avvicinato: aveva il braccio ingessato e le ha chiesto aiuto per caricare qualcosa in auto, ma l’auto era parcheggiata al buio e lei dice di aver capito che c’era qualcosa che non andava, e quindi ha rifiutato e si è allontanata velocemente, e il mio Denny allora si sarebbe tolto la finta ingessatura e l’avrebbe rincorsa… Ma io ci credo poco ai racconti di queste giovani ragazzine, sono tutte facili e cercano scuse.

    E infine:

    Marzo 200…. Non so precisamente che giorno sia, e anche gli anni iniziano a confondersi. So però che è marzo, il mese del compleanno del mio bambino… Ho parlato con lui ieri sera. Gli ho chiesto perché si comporta così, perché fa del male a tutte quelle donne, e perché tutte quelle donne sembrano somigliarmi, con i capelli castani, gli occhi scuri... Lui ha risposto che mi vuole tantissimo bene, che nessuna è bella quanto me. Mi adora il mio Denny. È la cosa più bella che ho fatto nella vita. Lui non può fare quelle cose. Se morirò, lo farò con questa convinzione.

    Denny Prisco: il male, una feccia della società che compie orrendi crimini contro le donne, ogni volta certo di avere la comprensione e tutte le attenuanti da parte della madre. Un personaggio che non ha nulla nella vita se non la forza di picchiare, violentare, uccidere. La nemesi di Vanni: un giornalista fiorentino colto, istruito, di buona famiglia e con una splendida moglie e dei figli. Eppure, Vanni talvolta sembra invidiare Denny: libero di fare ogni cosa, di compiere quelle azioni al di fuori d a lla norma , libero di vivere nel male facendola franca ogni volta… A l di sopra della legge, della civiltà, di ogni liceità conosciuta. In quella torrida sera di maggio, mentre stava acquistando quel kit dell’occulto , Vanni si sentì un po' più vicino a Denny: in fondo, anche lui come il protagonista del suo romanzo, stava oltrepassando quel limite del lecito e corretto, certo in maniera molto meno criminale. Ma mentre effettuava l’acquisto, Vanni, esattamente come Denny, stava unicamente pensando a sé: stava appagando la sua curiosità, stava cercando una risposta alla noia della monotonia quotidiana compiendo un gesto fine a se stesso, costoso, inutile se non dannoso.. Aveva deciso di dimenticarsi per un attimo di essere scrittore, marito, padre, facendo uno stupido ed apparentemente insignificante acquisto che mai nessuno si sarebbe aspettato da lui. Ma ecco subito affiorargli alla mente ciò che più aveva caro al mondo: sua moglie Rachele. Rachele era una donna affascinante e d olce: i capelli biondo miele le incorniciavano il volto, non più giovanissimo ma ricco delle esperienze passate, e nonostante la gravidanza dei due gemelli riusciva a mantenere il suo fisico abbastanza asciutto. G iornalista e scrittrice come il marito , appena conseguita la maturità al liceo classico Rachele si iscrisse inizialmente al corso di laurea in Medicina a Firenze, ma ben presto passò alla Facoltà di Lettere e Filosof ia, senza tuttavia concludere gli studi. Iniziò allora a dedicarsi al giornalismo, esord endo in un quotidiano fiorentino d'ispirazione cattolica, dove si occup ava di svariati argomenti, dalla cronaca nera a quella di costume. Incerta sulla sua vita come molti giovani, p er un breve periodo si trasferì a Roma, centro della cronaca mondana: bella, giovane, spensierata, Rachele assorbiva da Roma ogni stimolo ed ogni spunto per la sua possibile carriera di giornalista , visitando i locali più in voga della città, ma anche i musei, i centri culturali, i convegni nelle varie università. F u proprio durante un seminario sul romanzo moderno nella cultura europea che incontrò il suo futuro marito Vanni Melesi: quell’affascinante giornalista fiorentino, che si trovava a quel seminario per caso, avendo perduto l’ultimo treno per Firenze reduce da una giornata lavorativa riguardo a presunte novità sul caso Orlandi, non passò inosservato a Rachele; dopo averlo avvicinato con una scusa, è lecito affermare che da quel momento non si siano più separati.

    T ra i due ebbe inizio una relazione, e nella primavera successiva Rachele scoprì di essere incinta . Vanni accolse la notizia con gioia, tanto che decise di organizzare una breve vacanza a Parigi per festeggiare il lieto evento; ma proprio durante questo breve soggiorno parigino Rachele ebbe un aborto...spontaneo?

    La perdita del figlio aveva causato un forte stress a Rachele: depressione, ansia, insonnia, tendenze suicide.. poco era rimasto della esuberante e splendida ragazza che aveva fatto la prima mossa con Vanni. F u la nascita dei due gemelli, Lorenzo e Francesca a far tornare il s orriso a Rachele e la serenità nella coppia, tanto da far decidere i due a passare da conviventi a marito e moglie . E Vanni in quel momento si stava ricordando proprio il sorriso di Rachele quel giorno di luglio: una cerimonia intima, lei con il pancione enorme ma comunque perfetta e bellissima in un leggero abito bianco. Ecco, come avrebbe detto a Rachele che aveva speso 600 euro per comprare un kit atto ad evocare i demoni?

    CAPITOLO 2

    L’INCUBO HA INIZIO

    In quella notte di un torrido maggio fiorentino Vanni era inciampato su i suoi ricordi: il matrimonio con Rachele e la seguente nascita dei due gemelli, ma anche l’università, il viaggio a Roma in cui conobbe Rachele e quello a Parigi per festeggiare la notizia dell’arrivo di un figlio, purtroppo conclus o si con quello sfortunato… I ncidente, a causa del quale Rachele perse il bambino. Tutto era sembrato scorrere così in fretta, così velocemente: quanto Vanni di tutto ciò aveva davvero vissuto, e quanto si stava godendo della sua fortunata esistenza? Causa lavoro spesso e volentieri si trovava fuori casa, in studio o in trasferta a caccia di notizie: i discreti guadagni avevano concesso a Rachele di lavorare poco, da casa, prendendosi così cura dei gemelli. Certo è che Vanni vedeva poco la sua famiglia, e non si prendeva molta cura dei figli; si sentiva un po' in colpa per questo, soprattutto per Rachele, avendola costretta in qualche modo a trovarsi un lavoro da casa per stare con i gemelli (n é i genitori di Rachele, n é tanto meno quelli di Vanni erano presenti): i figli, seppur più che desiderati, avevano cancellato le aspirazioni lavorative di Rachele, proprio perché solo lei si occupava di loro dato che Vanni era sempre molto preso dal lavoro e poco presente.

    E poi che razza di marito e padre era uno che si ritrovava a spendere 600 euro per noia? Forse avrebbe dovuto lasciare nel cassetto quello stupido abbozzo di romanzo fatto durante una fase di ispirazione giovanile. In fondo non sapeva neppure come tirarlo avanti, come concluderlo… S olo la forte personalità del protagonista Denny lo aveva convinto che quegli stralci di scrittura potevano avere un potenziale futuro. Ma nel frattempo si ritrovava a leggere delle istruzioni di un kit per evocare demoni appena acquistato. In un nauseante slancio di autogiustificazionismo cercò di motivare il suo acquisto pensando che probabilmente una evocazione demoniaca era ciò di cui aveva bisogno per riacquistare fiducia in se stesso, per riprendere l’ispirazione... I nsomma, una scossa alla sua quotidiana esistenza che forse lo avrebbe spinto a lavorare meglio. Dopo aver letto le istruzioni per l’evocazione, decise che non aveva di meglio da fare che provare questo rito: poteva esser un modo per svagarsi, magari facendo una risata mentre le parole gli si sarebbero ingarbugliate in bocca recitando la formula magica. Stampò i fogli con le istruzioni, e si accese una sigaretta: se dovev a esser un momento di pausa doveva esserlo a tutti gli effetti. Come pretendevano le istruzioni , si mise al centro della stanza (difficile alle 02.00 di notte trovare il centro di una stanza con pareti irregolari, ma tant’è), e fatto ciò avrebbe dovuto disegnare un pentagramma, che era il simbolo del suo demone : per Vanni, che riusciva a fatica a disegnare anche le casette e il sole per i suoi bambini, disegnare un cerchio con al centro una stella sembrava un’impresa titanica. E poi con cosa? Guardandosi attorno individuò un pennarello sopra la scrivania (lasciato chissà da chi, visto che solitamente lui utilizzava solo il pc e casualmente carta e penna): procedette approssimativamente disegnando le 5 linee per formare la stella sul polveroso pavimento di granito, la cui composizione multicolore lo confondeva ancora di più. Riuscì poi ad abbozzare anche il cerchio intorno: questa evocazione demoniaca appariva già troppo complicata per essere uno svago notturno, anche perché dovette ripetere il disegno anche su un pezzo di carta.

    Al fine della perfetta evocazione erano richieste anche delle candele del colore-guida del demone da evocare: quel pentagramma che aveva stampato era di colore rosso, quindi Vanni immaginò che il colore del suo demone doveva essere rosso . « Non ce l’ho le candele » : Vanni si frugò in tasca, conscio ovviamente di trovarvi solo l’accendino di turno che nella fretta aveva pescato a caso tra gli altri accendini poco funzionanti sul mobile all’ingresso e messo in tasca prima di uscire di casa: casualmente rosso.

    Si mise allora al centro della improbabile stella disegnata: era giunto il momento di recitare la formula. Il tutto doveva esser detto a voce alta. Schiarendosi la voce,

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