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Uno schianto di capo (eLit)
Uno schianto di capo (eLit)
Uno schianto di capo (eLit)
E-book192 pagine2 ore

Uno schianto di capo (eLit)

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Info su questo ebook

UOMO SUPER SEXY CERCASI - VOL. 1. Da quando Serena Stevens ha iniziato a lavorare nell'agenzia pubblicitaria più trendy della città si sente in paradiso, perché per la sua carriera significa un bel salto di qualità. L'unico dettaglio di cui non ha tenuto conto è l'attrazione sfrenata tra lei e il suo capo, il milionario David Miles, che culmina in un torrido incontro sotto le lenzuola. La mattina dopo però Serena si rende che dovrà per forza scegliere: o un lavoro da sogno o uno schianto di capo.

I romanzi della serie:

1) Uno schianto di capo

2) Testimoni di una notte

3) Notte travolgente

4) Strettamente lecito

LinguaItaliano
Data di uscita30 dic 2015
ISBN9788858946688
Uno schianto di capo (eLit)
Autore

Robyn Grady

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Uno schianto di capo (eLit) - Robyn Grady

    Copertina. «Uno schianto di capo - Uomo super sexy cercasi (eLit)» di Grady Robyn

    Credits: Drawlab19 / Shutterstock

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Dream Job, Hot Boss!

    Harlequin Mill & Boon Modern Romance Extra

    © 2007 Robyn Grady

    Traduzione di Lucia Esposito

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-668-8

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Frontespizio. «Uno schianto di capo - Uomo super sexy cercasi (eLit)» di Grady Robyn

    1

    Non fare la bambina. Combatti la paura e, per l’amor del cielo, deciditi!

    Serena Stevens tirò un profondo respiro, sollevò di nuovo una mano tremante e per poco, soltanto per poco, non bussò all’imponente porta a due ante del capo. Ma perché alle convocazioni precedenti si era persino concessa il privilegio di andare prima a posare la borsa? Era una coincidenza che quel giorno segnasse la fine del suo periodo di prova?

    Tre mesi prima, David Miles, presidente della Miles Advertising Australia, aveva concesso a Serena la sua prima occasione. A ventiquattro anni, con una laurea in Marketing, ma senza alcuna esperienza, a lei era parso di aver vinto la lotteria.

    E se il signor Miles non era soddisfatto delle sue prestazioni in qualità di Junior Account Executive? Avrebbe sollevato quelle spalle superbe, inarcato le sopracciglia scure e scagliato su di lei uno sguardo severo di disapprovazione? L’avrebbe retrocessa?

    Avvertì una morsa allo stomaco e la mano le cadde di nuovo giù come un sasso.

    E se addirittura l’avesse licenziata?

    Più di ogni altra cosa Serena desiderava dimostrare qualcosa a se stessa. Crescere con il soprannome di Miss-Non-Ce-La-Farà-Mai non era stato affatto piacevole. Paffutella, insicura e con una diagnosi tardiva di dislessia sul groppone, i giorni di scuola erano solo da dimenticare. Grazie al cielo, aveva senso dell’umorismo. Nel tempo le lezioni correttive, i libri di autoapprendimento, i corsi di preparazione e una buona dose di perseveranza avevano dato risultati eccellenti. Ora sentiva di non avere più ostacoli davanti a sé.

    Sydney, con la verve della grande città, i locali e il clima vacanziero, sarebbe sempre stata la sua vera casa, ma da adolescente, il peso in eccesso e i problemi a scuola, senza contare un padre che metteva in discussione ogni sua singola scelta, erano stati una gabbia dalla quale si era ripromessa di volar via per dispiegare ogni millesimo del suo potenziale.

    Londra, Parigi, New York. Niente e nessuno l’avrebbero trattenuta. Chissà quando e se mai sarebbe tornata in Australia.

    Serena premette le labbra e sollevò il mento.

    Bisognava fare un passo alla volta. Questo lavoro non soltanto le piaceva, e le permetteva di pagare le bollette, era anche necessario per la sua scalata al successo.

    Si strofinò i palmi umidi sui fianchi della gonna nera di jersey, poi, incrociando le dita, picchiò sul pesante legno massello. Non era ancora riuscita a ingoiare il nodo che aveva in gola quando l’anta destra della porta si spalancò. A quel punto ostentò un sorriso e disse la prima cosa che le venne in mente.

    «Mi ha fatto chiamare, signor Miles?»

    Lui strinse i profondi occhi blu, inarcò un sopracciglio e le fece cenno di entrare. «Signorina Stevens, la ringrazio per la sollecitudine con la quale si è presentata.»

    Sbottonandosi un polsino alla volta, la accompagnò alla poltroncina per gli ospiti adiacente alla scrivania. Col viso in fiamme, Serena vi sprofondò lentamente, mentre il grande David Miles, milionario e adone, circumnavigava l’ovale in tek, sfregandosi la cravatta di seta perfettamente abbinata a una camicia azzurra. «Si starà chiedendo perché ho chiesto di vederla.»

    Serena soffocò un sospiro. Inutile menar il can per l’aia. Se il capo aveva deciso di licenziarla, tanto valeva saperlo subito. Con il cuore che le batteva nelle orecchie come un tamburo, lo osservò accomodarsi sulla sedia di pelle dallo schienale alto dietro la scrivania. «Ha cattive notizie?»

    Un muscolo si contrasse sulla mascella squadrata dell’uomo, mentre le dita affusolate giocherellavano con una penna d’argento. «Le notizie, Serena, sono in parte cattive e in parte molto buone.»

    Lei tirò un lungo respiro. Niente di letale dunque. La sua mano smise di stritolare il bracciolo. «Per il solo fatto di non dovermi cercare un altro lavoro la settimana prossima, posso ritenermi più che soddisfatta.» Non ne era sicura, ma la curva che si era disegnata sul viso di lui poteva sembrare un sorriso.

    I capelli un po’ scarmigliati, come se vi avesse passato le dita poco prima che lei arrivasse, il signor Miles aggiunse: «Sa che ci siamo aggiudicati il progetto Hits?».

    Serena drizzò le antenne. «Il nuovo programma musicale? Sì, lo so. E so che ne parlano tutti come del più grande evento televisivo dell’anno.»

    «Sa anche che ho assunto Jezz McQade in persona per organizzare e condurre l’intera campagna?»

    Sì, sapeva anche quello. Si era persino documentata sul nuovo astro nascente, leggendosi alcuni articoli di settore che commentavano entusiasticamente i successi della donna. «Jezz McQade è la migliore. Una donna che da cantante rock anni Ottanta si trasforma in un faro dell’industria pubblicitaria non può che essere una leggenda, a mio avviso. So che quest’anno ha lavorato negli Stati Uniti per la promozione di video musicali di altissimo livello.»

    Apparentemente soddisfatto della risposta, il capo annuì e poggiò i gomiti sull’agenda di pelle che aveva davanti. «Come le ho anticipato, però, ci sono anche brutte notizie. Jezz è tornata ieri sera da Los Angeles, ma stamattina è scivolata sul pavimento del bagno di casa sua.»

    Serena spalancò gli occhi. O, cielo! «Sta bene?»

    «Si è fratturata la tibia in modo piuttosto serio, temo. Mi ha chiamato dal Pronto Soccorso. Potrà essere di nuovo dei nostri soltanto tra sette, forse otto settimane.»

    Un disastro. Ma perché il capo ne stava parlando proprio con lei? Che Jezz McQade avesse bisogno di un’assistente?

    Il signor Miles incrociò le braccia sul petto ampio, si alzò e si diresse verso la parete letteralmente coperta di targhe d’argento. «Ho diverse persone sufficientemente esperte alle quali potrei affidare il lavoro di Jezz sino a quando lei non si rimetterà in sesto. Una in particolare passerebbe sul mio cadavere pur di averlo.»

    A Serena venne subito in mente un nome. «Rachel Bragg» confermò rabbrividendo. Inutile dire che si trattava di una vera strega. E non era l’unica in quell’agenzia a pensarla così.

    Il signor Miles annuì pensieroso. «Rachel è molto zelante. Ma sono consapevole dei suoi limiti. È un Account Executive eccellente, ma interagire con lei non è affatto semplice.»

    Un Account Executive eccellente? Sicuro, l’aveva già sentito dire da... Rachel?

    David drizzò la schiena e sorrise. «Sa, le espressioni del suo viso sono davvero eloquenti, signorina Stevens. Mi auguro che non giochi a poker.»

    Sorrise anche lei. «Espressioni eloquenti. Me lo ripeteva sempre la mia insegnante di recitazione al liceo. Ho perso il conto di tutte le volte che per compiacerla ho dovuto mostrare ai miei compagni di classe la giusta espressione per l’esaltazione, il risentimento e - la mia preferita - l’idiozia.» Fece una smorfia ebete e, quando lui rise, si mostrò fintamente indignata. «Ehi, almeno in qualcosa ero brava!»

    A un tratto si sentì terribilmente sciocca e si rimproverò. Una smorfia. Bella mossa. Se proprio vuoi darti la zappa sui piedi, perché non gli mostri anche una foto di quando portavi lenti spesse come fondi di bottiglia?

    Ma David Miles non batté ciglio. Fece scivolare le mani nelle tasche dei pantaloni dal taglio perfetto e andò alla finestra. Gli occhi fissi al paesaggio, riprese il filo della conversazione.

    «Dopo averne discusso stamattina, io e Jezz abbiamo convenuto che chi la sostituirà, oltre a sapere come funzionano le cose qui, dovrà essere in grado di portare una ventata d’aria fresca e di infondere naturale entusiasmo al progetto. Sarà qualcuno che abbia familiarità con la cultura pop, che sia in sintonia con le nuove generazioni e che abbia delle idee innovative su come promuovere lo spettacolo e le sue celebrità.» Ruotò l’ampia cornice delle spalle e tornò a guardarla. «Qualcuno come lei.»

    A bocca aperta, Serena batté le palpebre più volte per riprendersi dallo shock. «Lei vuole... me

    Il capo venne avanti per congratularsi. «Sì, Serena, è proprio lei che voglio.» Le prese le mani per aiutarla ad alzarsi.

    Incredula e con le gambe tremanti, lei tirò un profondo respiro. «Non so che dire...» Colta da un’intensa emozione, era a corto di parole. «Non se ne pentirà, signor Miles, glielo prometto.»

    Mentre quegli occhi magnetici le sorridevano, registrò il profumo di sapone, di sandalo, e il calore bruciante delle mani di lui.

    «David» suggerì lui. «È ora che cominciamo a darci del tu.»

    Poteva farcela, si disse Serena. Non appena fosse riuscita a riprendersi dallo sgomento e dall’eccitazione. Non aveva mai provato nulla di simile. Neppure all’assegnazione, di fronte ai suoi genitori e a tutta la scuola, del primo premio per il tema Perché e come intendo raggiungere il successo. Scriverlo era stato impegnativo. Ma questo... Be’, questo era un prezioso dono caduto dal cielo.

    Sebbene fosse molto più bassa di lui, e al suo cospetto si sarebbe dovuta sentire un microbo, Serena si sentì stranamente imponente.

    «Quando vuoi che inizi... David?» disse con una leggera esitazione. Poi, partì in quarta. «Oggi? Ieri? Non dovrai mai dubitare del mio impegno. Sono tua al centodieci per cento. Nei fine settimana. Fino a tarda sera. Nessun sacrificio sarà mai troppo grande per me.»

    Un muscolo vibrò sulla mascella di lui, prima che le lasciasse le mani e si allontanasse. Lei abbassò lo sguardo e notò che le sue dita, finemente curate, stavano tremando.

    «Serena, vieni qui, voglio mostrarti una cosa.»

    Lei sollevò lo sguardo. Su una mensola alta di legno scuro scintillava una galassia di premi. David le girava le spalle, le braccia incrociate dietro la schiena. A prescindere dai riconoscimenti, quell’uomo era strabiliante. La determinazione, la voce greve e profonda... e la fiducia che le stava dimostrando. Quella valeva più di qualunque altra cosa. Accidenti, se fosse stata in cerca dell’uomo perfetto, David Miles avrebbe fatto al caso suo!

    Si ridestò e lo raggiunse.

    Per fortuna non lo era. In cerca, si intendeva. Non in quel momento, almeno. Non nell’anno corrente, né nell’arco del prossimo decennio. Carriera. Viaggi. Libertà. Niente e nessuno avrebbero potuto fermarla. E quella promozione, poi. Non era la dimostrazione che era finalmente sulla strada giusta?

    Con un cenno della testa, David le indicò un punto sulla parete. «Lo vedi quello?»

    Di fianco a lui, innegabilmente turbata dal profumo e dal calore di quella pelle, si sporse in avanti. Ma, malgrado le lenti a contatto... «Non vedo nulla» ammise.

    «Esatto.» Accovacciandosi, David aprì una delle quattro ante di un mobile basso. E mentre lui rovistava all’interno, lei si godette la vista dei pantaloni cuciti su misura messi alla prova dalla tensione dei muscoli d’acciaio.

    Dopo aver estratto un enorme quaderno, lui si tirò su e cominciò a sfogliarlo. Aveva un profilo notevole, notò Serena continuando a studiarlo. Naso diritto, mascella hollywoodiana, una piccola cicatrice che gli fendeva l’ala del sopracciglio sinistro.

    Scivolando verso il basso i suoi occhi registrarono ampie spalle da nuotatore, pettorali da fuoriclasse, ventre piatto... Proprio un bel bocconcino, doveva ammettere. E nessuno le aveva mai suscitato sensazioni così forti semplicemente standole vicino. Forse era la storia dell’uomo maturo. I tipi maturi non erano più sexy e più intelligenti, oltre che proibiti? Non che pensasse al suo superiore in quel senso. Neppure se fosse stata in cerca dell’uomo giusto. E lei, ribadì a se stessa, non lo era.

    Le porse il quaderno aperto. «Questo diagramma» le spiegò, «riassume la storia, l’acquisto clienti e i profitti dell’agenzia. È da qui che abbiamo iniziato.» Con un dito lungo e affusolato le indicò un punto sul foglio, poi disegnò un angolo di quarantacinque gradi. «E qui è dove siamo adesso.»

    Serena chinò la testa, sistemandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. A prima vista, le linee rossa e gialla indicavano una posizione sul mercato sorprendentemente solida e costante. A parte... «Che cosa è successo in questo punto?» Nella zona iniziale aveva intercettato una caduta dei valori a dir poco allarmante.

    Lui richiuse bruscamente il quaderno. «Un incidente di percorso. Non si è più verificato e non si verificherà di nuovo.» Mise via il documento, richiuse il mobile e si sedette sul bordo, appoggiandovi una coscia muscolosa. Le mani grandi e abbronzate mollemente tra le gambe appena divaricate, la guardava con estrema attenzione.

    «Sarò onesto con te, Serena. Ho bisogno che la campagna

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