Conquista calcolata: Harmony Destiny
Di Robyn Grady
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Info su questo ebook
Tate Bridges non permetterebbe a niente e a nessuno di scalfire quello che è di sua proprie-tà, sia che si tratti del colosso mediatico di cui è a capo sia della sua famiglia. E farebbe di tutto per proteggere ciò che gli appartiene, persino ricattare l'unica donna che abbia mai amato.
In amore anche.
Donna Wilks non ha scelta: deve aiutare la sua antica fiamma Tate o la sua carriera di psicoterapeuta verrà compromessa dalle rivelazioni di quest'ultimo. Così accetta di seguirlo in un resort da sogno dove passato e presente, risentimento e attrazione si confondono sempre più.
Un RICATTO può rivelarsi odioso, ma può significare anche una SECONDA OPPORTUNITÀ per esplorare la passione e riaccendere l'amore.
Robyn Grady
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Conquista calcolata - Robyn Grady
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
For Blackmail... or Pleasure
Silhouette Desire
© 2008 Robyn Grady
Traduzione di Lucia Panelli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-245-6
1
«Ma che coincidenza. Proprio la persona che avevo bisogno di vedere.»
Donna Wilks riconobbe la voce profonda e ingannevolmente piacevole alle sue spalle e lo champagne le andò di traverso. L’ambiente elegante e raffinato intorno a lei scomparve di colpo. Donna dimenticò che quella era la serata più importante per il suo progetto e il cui successo avrebbe potuto aiutare molte donne in difficoltà. Mentre si girava sapeva che cosa l’aspettava: stava per ritrovarsi faccia a faccia con il passato.
Tate Bridges, il magnate australiano della comunicazione e l’uomo che le aveva spezzato il cuore.
Fattasi coraggio, Donna sollevò il viso, gli occhi in quelli dell’uomo. «Non credo minimamente nelle coincidenze. Dunque, che cosa ci fai qui?» Tacque per rivolgere un sorriso a un senatore che le passò accanto, quindi riprese: «E che cosa diavolo vuoi da me?».
Il volto affascinante assunse un’espressione falsamente offesa. «È questo il modo di salutarmi dopo cinque lunghi anni? Mi aspettavo almeno un bacio e...»
«Scusa. Ma in questo momento non ho proprio tempo per te» tagliò corto Donna.
Quell’uomo emanava un fascino ipnotico e pericoloso. Qualunque cosa si nascondesse dietro a quell’incontro, non le interessava.
Si girò di scatto per andarsene ma il tacco a spillo della scarpa s’impigliò nella frangia del tappeto. Barcollò, ma subito forti braccia l’afferrarono e le consentirono di riacquistare l’equilibrio. A pochi centimetri dal viso, la bocca sensuale di Tate le sorrise, ma non gli occhi azzurri.
«Se fossi in te, Donna, mi fermerei.»
Il senatore Michaels, uomo impaziente e nervoso, tornò sui propri passi.
«Chiedo scusa per l’interruzione.» Michaels lanciò una rapida occhiata a Tate, sistemò gli occhiali sul naso e si rivolse a Donna. «Volevo solo farle i complimenti. Una serata favolosa. La sala da ballo è magnifica. Con questo ricevimento non solo farà conoscere il suo progetto a tutta la Sydney che conta, ma raccoglierà anche cospicui fondi.» Detto ciò, batté la mano sulla tasca della giacca dove, presumibilmente, teneva il portafogli.
Mentre il senatore tornava a mischiarsi tra la folla, Tate lasciò vagare lo sguardo per la sala. «Michaels ha ragione. Una serata incredibile per una causa importante.» Ringraziò un cameriere e accettò il suo abituale Martini, che mescolò con l’oliva di ordinanza. «Le crociate sono sempre state il tuo forte.»
Ritrovato l’equilibrio, Donna sistemò una ciocca di biondi capelli scappati dal severo chignon. «Se intendi fare una donazione per la costruzione di case di accoglienza per le donne vittime di abusi, rivolgiti alla mia assistente.» E indicò una vivace brunetta seduta accanto a un pianoforte a mezza coda impegnata a intrattenere un gruppo di ospiti. «April sarà più che felice di prendere nota del tuo personale contributo.»
«Oh, per quello c’è tempo.»
La bocca dell’uomo si chiuse sull’oliva. Gli occhi in quelli di lei, estrasse lo stuzzicadenti con gesti lenti e masticò soddisfatto.
Un involontario fremito scosse Donna, mentre faceva scivolare la mano, improvvisamente sudata, sul tubino in seta nero e distoglieva lo sguardo. Tate aveva la capacità di trasformare un gesto semplice e innocente in qualcosa di estremamente sensuale. Conturbante. Sexy.
E pericoloso. Troppo.
Solo una cosa la terrorizzava di più del tornare a innamorarsi del suo ex fidanzato, ed era sfidarlo.
Dopo la morte del padre, Tate era stato nominato direttore generale e amministratore delegato del network televisivo TCAU16 e in breve tempo era diventato chiaro a tutti che Tate Bridges non era un uomo che si poteva rifiutare o ignorare. Dopo circa dieci anni, durante i quali aveva vinto ogni battaglia professionale nella quale si fosse imbarcato, era stato soprannominato il re dei media, titolo di cui, Donna ne era quasi certa, a lui importava ben poco.
Un tempo, Tate le ispirava un reverenziale timore e quella sera, per più di una ragione, avrebbe voluto solo scappare.
Lasciando vagare lo sguardo sugli eleganti invitati che affollavano la sala, Donna trattenne un sospiro. «Va bene. Hai la mia attenzione. Spara.»
Quella serata benefica era stata organizzata dalla stessa associazione filantropica che aveva donato al suo progetto fondi e attenzione. Tutti i suoi contatti erano presenti in sala e lei non poteva permettersi il lusso di sprecare un solo minuto.
«Voglio che tu prevenga un’ingiustizia.»
Lo stomaco le si chiuse.
Al contenuto nobile, la richiesta aggiungeva una punta di adulazione. Forse Donna non era in grado di sopprimere l’attrazione fisica che ancora esisteva fra loro, ma se Tate pensava che lei fosse ancora l’ingenua ventitreenne che pendeva dalle sue labbra, si sbagliava di grosso.
«Tu pensi di conoscermi. Credi che basti appellarti al mio senso della giustizia per piegarmi al tuo volere» replicò con voce pacata ma al contempo irritata.
Tate inarcò un sopracciglio e sorseggiò il Martini.
Quella stessa aria sicura l’aveva conquistata anni prima. Niente l’attirava di più di un uomo calmo e controllato – a meno che non fosse un uomo calmo e controllato, dal fisico atletico e che faceva l’amore con una delicatezza e una maestria da lasciarla senza fiato.
Il nodo allo stomaco si strinse e Donna abbassò lo sguardo. Se guardarlo faceva male, ricordare era una vera tortura.
«Mio fratello è stato denunciato e dovrà apparire in tribunale.» La voce profonda penetrò il mormorio delle conversazioni circostanti e le note del pianoforte.
A un tratto tutto le fu subito chiaro. Scosse la testa, lentamente. «Avrei dovuto capirlo subito che dietro c’era la tua famiglia. No, scusa. Libby non c’entra. Lei è una ragazza deliziosa. È Blade l’irresponsabile e tu sei quello che è sempre pronto a tirarlo fuori dai guai.»
Gli occhi dell’uomo divennero una stretta fessura. Il messaggio era chiaro: attenta.
«Blade è stato accusato di aggressione.»
La notizia la colpì con la forza di un pugno, ma Donna nascose la reazione occupandosi del proprio bicchiere, che depose sul vassoio di un cameriere. «E io che cosa dovrei fare?» Si strinse nelle spalle. «Corrompere un giudice?»
Tate inclinò la testa e un ricciolo di capelli corvini gli cadde sulla fronte. Era pronto ad ascoltare di più.
A un tratto Donna ebbe l’impressione che le mancasse l’aria. «Scherzavo, Tate.»
«A giudicare dai nomi presenti questa sera si direbbe che tu abbia agganci nelle sale dei bottoni. Quando la posta in gioco è così alta non vedo perché escludere la corruzione.»
Non scherzava.
Esasperata, Donna si fece largo tra la folla, dirigendosi verso un’enorme vetrata che si apriva su una terrazza. Aveva bisogno d’aria, ma soprattutto aveva bisogno di mettere fine a quella conversazione. L’attrazione sessuale era già sufficientemente pericolosa; non voleva che membri del governo, alti esponenti della finanza e del mondo dello spettacolo intercettassero una conversazione su ricatti e tangenti.
Mentre apriva la porta a vetri, imprecò fra sé e sé. Perché fra tutte, proprio quella sera?
Ma conosceva la risposta. Tate aveva scelto proprio quel luogo e quel momento per turbarla e per prendere più facilmente il controllo.
All’aperto venne investita dal soffocante caldo estivo, ma con passo deciso attraversò la terrazza fino a raggiungere un’alta colonna nascosta sotto una sgargiante bounganvillea. Sapendo che il nemico le era alle spalle, incrociò le braccia e si girò.
«Non ho dubbi sul fatto che saresti disposto a tutto pur di difendere la tua famiglia, indipendentemente dalla gravità del peccato commesso» gli disse.
Tate, gambe divaricate, mano in tasca, replicò: «È vero e non me ne vergogno affatto, te lo assicuro».
Donna s’impose di non guardare quel torace possente, evidente sotto la camicia inamidata e la giacca elegante, né di inebriarsi di quel profumo maschile di sandalo che, ora che erano soli, sembrava più forte. Si obbligò a pensare ai genitori dell’uomo, che erano morti nove anni prima, lasciandolo solo a occuparsi di un adolescente ribelle e di una ragazzina triste e malinconica.
Donna capiva il bisogno di Tate di proteggere i fratelli e a livello emotivo ammirava la sua dedizione. Ma non c’era bisogno della sua laurea in psicologia per capire che Tate rifiutava di accettare la verità: continuando a correre in soccorso di Blade, non solo ne perdonava il comportamento ma, in un certo senso, lo incoraggiava.
A volte l’intransigenza era la cura migliore.
Donna si lasciò andare contro la colonna. «Ne abbiamo parlato tempo fa. Tu e io non siamo sulla stessa lunghezza d’onda quando si tratta di Blade. Ma non intendo discuterne ora.» Doveva tornare dai suoi invitati.
Non che a Tate importasse il progetto nel quale si era gettata anima e corpo in quegli ultimi anni. Per quanto lo riguardava, le priorità di Tate Bridge dovevano essere le priorità di tutti. Impegno, dedizione e orgoglio erano le qualità che lo rendevano grande, ma anche dannatamente arrogante.
Tate posò il bicchiere su un vicino muretto. «Appena avremo raggiunto un accordo, ti lascerò andare a placare la tua coscienza.»
Donna s’impietrì. La fronte aggrottata, lo fissò. «E con questo che cosa vorresti dire?»
Qualcosa gl’illuminò lo sguardo, probabilmente un guizzo di cinismo, non certo di preoccupazione. «Non divaghiamo. Stavamo parlando di mio fratello.»
Appoggiò le mani sulla colonna e bloccò Donna. Quando il suo sguardo si abbassò sulle labbra dell’ex fidanzata, quest’ultima sentì i capezzoli a un tratto turgidi sotto la morbida seta e un lieve rossore le imporporò il viso. Lui si avvicinò ancora e l’improvviso calore scivolò più in basso. Donna si spostò contro la pietra per cercare di allontanarsi da lui e il bagliore negli occhi di Tate le disse che non gli era sfuggito nulla.
«Ti farò una domanda» mormorò Tate, le labbra vicine a quelle di lei, «rispondi sì e ognuno andrà per la sua strada.»
Mentre il disagio combatteva con il desiderio, un movimento alle spalle di Tate attirò l’attenzione di Donna. April, la sua assistente, era sulla terrazza e si guardava intorno. Donna si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Salva... per il momento.
Tate avvertì una terza presenza e, malvolentieri, si spostò di lato.
Individuata Donna, April si avvicinò. Abbassò la testa in segno di saluto verso Tate e si rivolse al suo capo. «La signora deWalters ti sta cercando. Non dovresti farla aspettare. Le ho sentito dire che in tarda serata ha un altro impegno e che tra poco dovrà andarsene.»
Donna sentì piegarsi le ginocchia. Oh, mio Dio, doveva assolutamente incontrare la signora deWalters. Era estremamente importante.
Si sforzò di sorridere. «Vengo subito.»