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La notte dei misteri (eLit): eLit
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E-book146 pagine1 ora

La notte dei misteri (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Sono passati dieci anni da quando Lindsey ha lasciato New Orleans e un antico, acerbo amore. Ora eccola attraversare di nuovo le vie della città, invase da una folla festante mentre tutt'intorno impazza il Carnevale. Ma tra tanta allegria sta accadendo qualcosa di sinistro... Un omicidio! Lindsey non ha dubbi, ha assistito a un delitto, ma il detective che indaga sulla vicenda appare scettico. Già una volta Graham Dufour ha commesso l'errore di credere a Lindsey. E da allora il suo cuore non ha più avuto pace...
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2016
ISBN9788858962374
La notte dei misteri (eLit): eLit

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    La notte dei misteri (eLit) - Joanna Wayne

    successivo.

    1

    Lindsey Latham si aggrappò alla balaustra quando il carro avanzò di scatto nel corteo carnevalesco di New Orleans. Respirò profondamente e cercò di trovare un punto di appoggio per combattere il senso di nausea che la faceva vacillare. Una folla oceanica riempiva le strade e migliaia di mani alzate cercavano di raggiungere i figuranti sui carri. La tradizione voleva che fossero loro a elargire piccoli oggetti o dolci per i più piccoli.

    Lindsey si rimise la maschera sul viso e si inchinò a soddisfare le richieste di un bambino travestito da topolino. Lo ricoprì letteralmente di caramelle e sorrise nel vedere i suoi occhi limpidi fissarla esterrefatti e riconoscenti.

    «Non riesco a credere che sia la prima volta che sali su un carro» le disse Brigit entusiasta.

    Il carro si fermò di nuovo bruscamente e Lindsey abbracciò d'istinto l'amica per riuscire a mantenere l'equilibrio. «Non sopporto queste fermate improvvise.»

    Brigit sorrise accarezzandole la schiena. «Forza, Lindsey, cerca di rilassarti e di divertirti. Il momento peggiore sarà attraversare Canal Street

    «D'accordo. Devo rilassarmi» ripeté e gettò uno sguardo alle altre amiche che sembravano divertirsi come non accadeva dai tempi del liceo.

    Lindsey era sempre stata la più tranquilla del gruppo e non aveva mai amato la settimana di Carnevale quando tutti a New Orleans impazzivano per le parate, i balli in maschera, le varie premiazioni.

    Questa volta però non aveva potuto evitare di salire sul carro. Erano passati già dieci anni dal diploma e lei era tornata in città proprio per rivedere le sue ex compagne che l'avevano trascinata in quella confusione.

    Il suo stomaco sembrava non volere proprio collaborare forse anche per quel costume da dama del settecento che le stringeva la vita e le rendeva difficile mantenere l'equilibrio.

    «Forza, Lindsey» le urlò Brigit gettandole un sacco pieno di dolci. «Fai felice il tuo pubblico.»

    Lei si sforzò di obbedire, ma dovette cedere alla nausea. «Brigit, credo di stare male.» Si sedette sul bordo e respirò profondamente.

    «Cosa? Adesso? Dai, non scherzare.»

    Lei si sfilò la maschera dal viso. «No, non sto scherzando. Devo avere esagerato con l'aperitivo» osservò sorridendo. «Ma cercherò di resistere.»

    In quel momento il corteo si era fermato e la banda aveva intonato una marcia molto popolare. Tutti danzavano e applaudivano nei pochi centimetri di spazio vitale che la calca consentiva.

    Lindsey si guardò intorno e dovette ammettere che era uno spettacolo affascinante osservare dall'alto la folla. Non riusciva a distinguere neppure un volto con precisione, vedeva solo una miriade di colori e di rumori festanti muoversi all'unisono come le onde del mare.

    Un raggio di luce catturò la sua attenzione e la trattenne sull'unico balcone illuminato di un'antica casa sull'altro lato della strada. Era una di quelle vecchie ville francesi che rendevano New Orleans una delle città più belle degli Stati Uniti.

    Lindsey poteva distinguere con precisione la sagoma di una coppia danzare in controluce.

    Guardò meglio e notò che la ragazza indossava un lungo vestito verde che faceva risaltare il suo colorito chiaro e i suoi lunghi capelli biondi.

    L'uomo la teneva stretta a sé e l'uniforme da soldato lo rendeva ancora più affascinante.

    Danzavano nella luce della luna e sembravano essere lontani mille miglia dal chiasso che riempiva la strada.

    Lindsey ricordava ancora cosa volesse dire essere innamorati a quell'età. C'era stato un tempo in cui anche per lei tutto il mondo era in quella città. Ma quel tempo era passato e lei era tornata solo per divertirsi e non per torturarsi con i ricordi.

    Non riusciva però a distogliere gli occhi da quella romantica scena e sospirò nel vedere i loro visi avvicinarsi e sfiorarsi in un bacio.

    L'uomo attirò la ragazza a sé sfilando un piccolo pugnale dalla sua uniforme di soldato sudista. Era l'immagine perfetta e d'altri tempi dell'uomo pronto a tutto per proteggere la propria donna.

    Il respiro le si fermò. No, non poteva essere! Quell'uomo non stava affatto fingendo di proteggere la sua donna!

    Uno scintillio brillò per un attimo sopra la testa bionda e Lindsey seguì inorridita la traiettoria della lama. La ragazza vacillò portandosi le mani al petto.

    Lindsey socchiuse gli occhi per un attimo e quando rialzò lo sguardo sperò di scoprire che si trattava solo di uno scherzo, di una messa in scena.

    Ma la donna era caduta a terra e il bel vestito verde si era scurito all'altezza del cuore.

    Avrebbe voluto urlare quando l'uomo si voltò e per un attimo che sembrava non finire mai la fissò dall'alto. Erano a faccia a faccia anche se lontani. Lei, la testimone e il crudele assassino.

    Non riusciva a muoversi e come ipnotizzata continuava a fissare quell'immagine da incubo che era cominciata con un tenero bacio.

    Improvvisamente la luce sul balcone svanì e Lindsey avvertì uno strano sibilo prima che tutto intorno a lei si facesse scuro.

    2

    Erano già le due di mattina quando il detective Graham Dufour varcò la soglia del Distretto Generale. Si versò una tazza di caffè prima di sedersi sfinito alla propria scrivania.

    La settimana di Carnevale comportava un enorme dispiegamento di misure di sicurezza e fortunatamente quell'anno non c'era stato alcun problema. Solo piccole infrazioni, cose di cui lui non si sarebbe più dovuto occupare da quando era stato trasferito alla sezione omicidi.

    Ma in quel periodo tutto il Dipartimento era a disposizione della più importante manifestazione dell'anno al di là dei propri compiti specifici.

    Sorseggiò rassegnato del caffè e accese il computer per visionare gli ultimi avvenimenti. Le solite risse di ubriachi, qualche piccolo furto e una donna che diceva di avere assistito a un omicidio.

    Volle saperne di più e aprì quel file di poche righe. Una donna sul carro di Minerva era giunta al pronto soccorso in stato confusionale e aveva continuato a ripetere di essere stata testimone di un delitto.

    «Ma certo. Basta un bicchiere in più e le damine dell'alta società si sentono protagoniste. Dall'alto del loro bel carro sono convinte di dominare il mondo.»

    Lindsey Latham.

    Sobbalzò sulla sedia e si appoggiò allo schienale come se improvvisamente tutta la stanchezza della giornata gli avesse giocato un brutto scherzo. Respirò profondamente e cercò di ignorare tutti i ricordi che quel nome gli riportava alla mente e che aveva cercato con tutto se stesso di dimenticare.

    Lindsey Latham. La figlia prediletta del più grande industriale della città. Era l'esempio perfetto di donna bella e intelligente e dalla vita aveva sempre avuto tutto quello che si può desiderare, incluso il giovane e trepidante cuore di Graham. Ma che valore poteva avere l'amore di un ragazzo di umili origini? Evidentemente nessuno, visto il modo in cui l'aveva lasciato.

    Graham afferrò la tazza e il sapore amaro del caffè sembrò essere in perfetta sintonia con quell'ondata di malinconia. Non era possibile che un nome potesse sconvolgerlo così tanto, il nome di una persona che apparteneva ormai al suo passato.

    Inoltre quella Lindsey non era più tornata in città da almeno dieci anni. Si doveva trattare senz'altro di un caso di omonimia. Un'altra Lindsey Latham doveva essersi lasciata suggestionare dall'atmosfera inebriante del Carnevale e aveva finito con l'avere delle allucinazioni.

    «Che cosa ci fai ancora qui? Sono già le tre di mattina. Dovresti essere a casa a riposare.»

    Graham annuì al giovane collega che si era affacciato sulla porta aperta del suo ufficio. «Sì, stavo andando. Ma di certo ci andrei ancora più volentieri se ci fosse una moglie carina come la tua ad aspettarmi.»

    «Non farti troppe illusioni, amico. Mia moglie sa bene chi è il migliore tra noi due» osservò Rooster con un sorriso ironico.

    Graham ricambiò con una smorfia. Rooster era davvero una brava persona e anche se era molto giovane avevano già lavorato insieme a parecchi casi. Era il miglior collega che avesse mai avuto e gli avrebbe affidato senza esitare la sua stessa vita.

    «Sai qualcosa della sfilata?» gli domandò fingendosi appena interessato.

    «Sì, ho coordinato il servizio di sicurezza. Perché?»

    «Be', stavo dando un'occhiata ai rapporti e casualmente ho visto quello della ragazza svenuta che dice di avere visto un omicidio.»

    «Ah, sì. È ricoverata in ospedale per accertamenti. Abbiamo fatto qualche domanda in giro e nessun altro dice di avere visto niente. Probabilmente aveva bevuto troppo.»

    Rooster accennò ad andarsene. «Allora, vieni anche tu? Vedi, ti ho detto che dovresti trovarti una brava ragazza. Così almeno la finirai di fare questi orari assurdi.»

    Graham spense il computer e si alzò. «Hai ragione, Rooster. Il fatto è che l'avevo trovata e che poi l'ho persa. Ma adesso è meglio non pensarci. Ho bisogno di dormire.»

    Lindsey cercò di respirare profondamente. Si sentiva esausta e senza fiato come se avesse corso per ore alla ricerca di chissà cosa o chissà chi. Non riusciva a ricordare più nulla.

    «Lindsey, stai bene?»

    Quelle parole sembravano provenire da molto lontano. Cercò di muoversi e di aprire gli occhi, ma non ci riuscì. Una mano strinse delicatamente la sua.

    «Sta' tranquilla. I dottori hanno detto che hai solo bisogno di riposare. Tornerò domani mattina e mi racconterai tutto quanto.»

    Si inumidì le labbra senza riuscire a parlare. Era Graham. Era venuto per aiutarla a trovare qualcosa. Ma che cosa? Era tutto molto confuso. Ma Graham era vicino a lei e tutto si sarebbe sistemato. Si voltò lentamente su un lato e si addormentò.

    «Ehi, bellezza addormentata, sei di nuovo tra di noi?»

    Lindsey socchiuse gli occhi a fatica e cercò di mettere a fuoco l'ambiente in cui si trovava. C'era un forte odore di disinfettante e le pareti erano di un colore tenue e indefinito.

    «Brigit? Che cosa è successo? Come mai siamo in ospedale?» domandò cercando di lottare contro un forte senso di torpore.

    «Sta' tranquilla, Lindsey. Sei svenuta sul carro, ma non è niente di grave. Ci hai solo molto spaventato perché prima di perdere coscienza hai urlato qualcosa a proposito di un soldato assassino.» Brigit si avvicinò al letto e accarezzò piano le mani dell'amica.

    Un soldato. Un pugnale e una macchia rossa su un vestito verde. Adesso cominciava a ricordare. Strinse la mano di Brigit come per fissare quell'immagine nella

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