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La donna giusta per lo sceicco: Harmony Collezione
La donna giusta per lo sceicco: Harmony Collezione
La donna giusta per lo sceicco: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

La donna giusta per lo sceicco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Per lo sceicco Tariq di Al-Sarath un matrimonio infelice è più che sufficiente. Con un regno da governare non ha tempo, né voglia, di cercare moglie, ma sa bene che i suoi figli hanno bisogno di una madre. E forse la principessa Samira di Jazeer potrebbe davvero essere la donna giusta.

Samira ha già assaporato amore e passione, e l'unica cosa che ne ha tratto è l'amaro sapore del rimpianto. Consapevole di non poter avere ciò che ha sempre desiderato, decide di entrare nella vita di Tariq, convinta che l'amore per i figli dello sceicco possa riempire il vuoto del suo cuore. A una condizione, però.



Miniserie "Promesse tra le dune" - Vol. 2/2
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2016
ISBN9788858954621
La donna giusta per lo sceicco: Harmony Collezione
Autore

Annie West

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La donna giusta per lo sceicco - Annie West

    successivo.

    1

    Due frugoletti dai capelli scuri giocavano sul lato opposto del salone dell'hotel, catturando l'attenzione di Samira. Non erano rumorosi né agitati, la donna di mezza età che badava loro si preoccupava che non lo fossero. Erano soltanto due bambini come gli altri.

    Eppure sembrava che Samira non riuscisse a toglier loro gli occhi di dosso. Guardò i progressi di uno mentre percorreva l'intera lunghezza del divano, le dita spiegate sul rivestimento di seta in cerca di supporto. Lo vide farfugliare di piacere e sorridere al fratellino che barcollava dietro di lui.

    Deglutì. Quel vuoto dolore era di nuovo lì, più intenso che mai, una pugnalata che le squarciava il ventre fino alle costole.

    Inutilmente cercò di concentrarsi sulle animate chiacchiere di Celeste.

    Il secondo bambino cadde sul sederino, agitando le braccia, e la donna lo aiutò a rialzarsi.

    Le mani di Samira si contrassero poi ricaddero, allentate e vuote, sul ventre.

    Sbatté le palpebre e tornò a voltarsi.

    Vuota. Ecco come si sentiva.

    Non avrebbe mai avuto un bambino tutto suo. Il dottore lo aveva detto chiaramente.

    Negli ultimi quattro anni aveva fatto di tutto per rialzarsi, ma niente avrebbe potuto cancellare il feroce e vuoto dolore che sentiva dentro.

    «Sono così felice che tu possa partecipare all'asta di persona! Gli offerenti saranno entusiasti all'idea di incontrare la talentuosa principessa che si nasconde dietro quegli splendidi abiti!»

    Samira sentì il cuore vacillare ma si sforzò di concentrarsi sull'amica. Ricordò a se stessa di essere una donna pragmatica. La sua attività era decollata, negli ultimi anni; i clienti, tra i più ricchi del mondo, apprezzavano il fatto di poter lavorare con qualcuno che conosceva il loro mondo e prometteva esclusività e riservatezza assolute. Aveva più di quanto la maggior parte delle donne potesse mai sognare: indipendenza, successo, ricchezza.

    Che diritto aveva di desiderare di più? Eppure quel dolore persisteva, non aveva importanza quanto ripetesse a se stessa di essere fortunata, perché cosa significava il successo se in fondo al cuore non si aveva nulla?

    «Non vedo l'ora che sia stasera, Celeste. Tu e la tua squadra avete portato a termine un lavoro meraviglioso. Devi solo dirmi cosa volete che faccia.»

    Celeste si lanciò in un'enfatica spiegazione dell'asta, della lista degli invitati e delle opportunità che quella serata avrebbe rappresentato. Ma Samira non sarebbe riuscita a fingere entusiasmo. Appoggiò la schiena alla sedia e per la prima volta dopo giorni provò a rilassarsi. Forse era soltanto esausta. Non c'era da stupirsi che non riuscisse a concentrarsi. Il giorno prima era stata in riunione con la first lady del Sudamerica per organizzare un ballo di inaugurazione, poi era volata a New York per incontrare un altro cliente e arrivare a Parigi soltanto un'ora prima.

    Una volta che si fosse riposata sarebbe tornata in lei, smaniosa di cogliere l'ennesima sfida.

    Improvvisamente un movimento catturò la sua attenzione. Un'alta figura si mosse attraverso la stanza con un passo talmente agile da indurla a pensare a un paio di forbici che scivolavano sul velluto.

    Disse a se stessa che era un paragone ridicolo ma quando si voltò lo scoprì perfettamente azzeccato. Nonostante la formidabile eleganza del vestito, era chiaro che l'uomo non appartenesse al lusso degli hotel più famosi di Parigi ma a un luogo ben più vitale, un luogo in cui i candelabri di cristallo e gli eleganti tavolini erano soltanto inutili fronzoli.

    Ben più alto di qualsiasi altro uomo nelle vicinanze e con le spalle più ampie che Samira avesse mai visto, si muoveva con una grazia fluida e atletica che subito colpì il suo occhio di designer.

    Non appena lo vide uno dei bambini si arrampicò sul divano per andargli incontro, e lui li prese entrambi in braccio con la medesima facilità con cui avrebbe sollevato un paio di cuscini. Li sentì ridere di gioia, poi l'uomo abbassò la testa e mormorò qualcosa all'orecchio di entrambi. E proprio in quel momento il mondo di Samira si contrasse per concentrarsi sul freddo vuoto del suo sterile corpo e la devastante caricatura di una famiglia felice dall'altra parte della stanza.

    La sottile linea che la divideva da loro non avrebbe potuto essere più reale. Lei non avrebbe mai avuto nessuna famiglia, nessun bambino, e per quanto riguardava una persona da amare... L'aria sibilò attraverso i denti serrati.

    «Samira... c'è qualcosa che non va?»

    «No, per niente.» Si voltò verso Celeste, abbozzando un radioso sorriso che solo anni di addestramento le permettevano di ostentare. «Sembra proprio che stasera sarà un successo. Con un po' di fortuna riuscirai a raccogliere anche più di quanto speri.»

    «Grazie a te.» L'espressione di Samira la indusse a sorridere. «E al resto dei donatori.» Fece una pausa, lo sguardo che correva lungo la sala. «Parlando del diavolo, eccone uno.» Celeste raddrizzò le spalle, sistemandosi la gonna e scostando una ciocca di capelli dal viso. «Se solo potessimo mettere all'asta una notte con lui, ricaveremmo una fortuna. Io stessa farei un'offerta e, credimi, non permetterei a nessuno di superarla.»

    Sorpresa da quel repentino cambiamento nell'amica, Samira si voltò. Sapeva già a chi si riferisse, ma nulla avrebbe potuto prepararla allo shock che la sorprese quando ne scoprì il volto. La fronte ampia, gli zigomi definiti e la mascella squadrata gli regalavano un aspetto pericoloso e sensuale al tempo stesso. Il naso, dritto e importante, fondeva quei lineamenti fin troppo austeri in una totalità oltraggiosamente attraente. E familiare.

    E poi il respiro le si impigliò in gola quando riconobbe l'uomo che non vedeva da anni. L'uomo che una volta le era stato caro quanto suo fratello Asim. Una miriade di emozioni le esplose in petto. Eccitazione e piacere. Rimorso e dolore e, per ultima, una violenta scarica di qualcosa che assomigliava al desiderio. Grezzo e reale dopo quattro lunghi anni.

    «Oh, ma forse lo conosci già. Il tuo paese e il suo sono nella stessa regione.» Celeste sembrava smaniosa. «Il sensuale sceicco Tariq di Al-Sarath.» Sospirò. «Per un uomo del genere potrei anche accollarmi un paio di figli. Non che possa presentarsene l'opportunità, ovviamente. Si dice non abbia più guardato una donna da quando ha perso la moglie. Sembra le fosse molto devoto.»

    Con un ultimo sguardo ai figli di lui Samira si voltò, lasciando che le parole di Celeste le scivolassero addosso.

    Una volta aveva creduto che Tariq fosse suo amico. Lo aveva ammirato. Si era fidata di lui. Era stato parte della sua vita quanto Asim, ma quell'amicizia era stata un miraggio, evanescente quanto lo scintillio dell'acqua sulle sabbie del deserto. L'aveva abbandonata con una rapidità tale da lasciarla sconcertata e non si era fatto vivo nemmeno quando, quattro anni prima, lei aveva attraversato l'inferno. Strano quanto tutto questo la ferisse ancora.

    Tariq si trovava nella sala da appena tre minuti quando un sesto senso, lo stesso che lo ammoniva ogni volta che si presentava un accenno di pericolo, lo mise in allerta.

    Era stato tormentato dalla sensazione che qualcosa non andasse per tutto il pomeriggio, sebbene non fosse riuscito a individuarne la ragione. Aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante.

    Le persone davanti a lui si mossero e attraverso uno spiraglio scorse un frammento di rosso scarlatto. Bastò un altro movimento perché il frammento si tramutasse in un lungo vestito, una luce capace di trascinare i suoi occhi verso un sensuale oscillare di fianchi e il fondoschiena più delizioso che avesse mai visto. Il suo sguardo ne rimase letteralmente impigliato.

    Si irrigidì, ogni muscolo allertato da una risposta tanto intensa quanto inaspettata.

    Il sangue scorreva caldo e veloce, il battito del cuore che inciampava in un nuovo e urgente ritmo. Un ritmo che non sentiva da anni. E che lo fece accigliare.

    La donna si voltò, e lui notò come il vestito la coprisse dalla testa ai piedi, un particolare che avrebbe allettato l'immaginazione di qualsiasi uomo.

    Stava già per andarle incontro quando sollevò gli occhi verso il suo viso. Si fermò di scatto, come avesse sbattuto contro un muro di mattoni.

    Samira.

    Sussultò con tanta forza che sentì le costole dolere. Samira. Espirò, quasi assaporando i ricordi sulla lingua.

    Ma non era la stessa Samira di un tempo. Questa era una donna diversa: sicura, sensuale ed esperta. Una donna che stava lasciando il proprio marchio nel mondo.

    Esitò per un attimo, poi il cervello si rimise in moto. Aiutandolo a ricordare tutte le ragioni per cui quella donna non faceva per lui, nonostante il dolore che gli attanagliava la parte inferiore del corpo.

    Si voltò verso la bionda alla propria destra e le sorrise. Qualche minuto più tardi lei gli si aggrappò al braccio, gli occhi colmi di un invito antico quanto il tempo. E Tariq si ritrovò a sorridere, domandandosi se lei non avesse capito o piuttosto non le importasse che la sua attenzione fosse ormai da un'altra parte.

    Samira lo osservò attraverso la folla. Tariq era la persona più adatta per parlare a quell'asta di beneficenza. Incarnazione del leader, sarebbe stato capace di tenere l'audience nel palmo della mano. Sicuro, eloquente e arguto, attirava su di sé l'attenzione di chiunque senza il minimo sforzo.

    Ricordò un giovane smilzo e allampanato che era stato sempre gentile con lei, la sorellina del migliore amico. Questo Tariq era invece carismatico, con un'aura di autorità senza dubbio acquisita durante gli anni di governo. Sembrava non riuscisse a distogliere gli occhi dalla sua alta figura e dal modo in cui lo smoking ne sottolineava i muscoli solidi e la struttura ossea perfetta.

    Sussultò, disorientata dall'improvvisa ondata di desiderio che la sommerse, quindi spostò lo sguardo sul suo viso audace e affascinante. Fu allora che comprese. Comprese ciò che davvero voleva. Ciò di cui aveva bisogno.

    La famiglia che desiderava. Dei bambini da crescere e amare. Un compagno degno di rispetto e con cui condividere la vita.

    Con lo sguardo fisso su Tariq realizzò che c'era davvero un modo per diventare parte di una famiglia. La soluzione perfetta alla propria insostenibile situazione, una soluzione che si sarebbe rivelata vantaggiosa per tutti. Se solo avesse avuto il coraggio di perseguirla.

    L'idea fu così improvvisa, così bizzarra che quasi Samira oscillò sui tacchi, il cuore in gola, lo stomaco vacillante.

    «Sicura di star bene?» Celeste la afferrò per il gomito quasi a sostenerla. «Non eri te stessa neanche questo pomeriggio.»

    «Io...» La principessa deglutì lo shock per la rivelazione davanti alla quale si trovava. «Sto bene, grazie. È solo un po' di stanchezza.»

    Celeste tornò a fissare Tariq. «È travolgente, non trovi? Specialmente in abiti formali. Se non fosse un re, qualcuno lo scambierebbe di certo per un modello.»

    Samira fissò la possente figura sul palco mentre la voce del dubbio, la stessa che aveva governato i primi venticinque anni della sua vita, le suggerì che forse lei era pazza. Pazza a desiderare ciò che non avrebbe mai potuto avere. Dopotutto, lei e Tariq non si vedevano da anni. Non c'era nessuna garanzia che l'avrebbe ascoltata.

    Ma un'altra parte di lei approvava. La parte che era diventata più forte negli ultimi tempi, nutrita dalla famiglia e dalla determinazione a trascinarsi fuori dal pantano di disperazione per fare finalmente qualcosa della propria vita. La voce della sopravvissuta che era diventata.

    Sapeva esattamente ciò che voleva. Perché non provarci? Certo non era il suo stile. Non lo era mai stato. L'unica volta in cui aveva sfidato le convenzioni per ottenere ciò che desiderava, aveva ottenuto soltanto dolore. Ne portava

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