Accordo sexy col magnate: Harmony Destiny
Di Robyn Grady
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Info su questo ebook
Il milionario e magnate alberghiero Zack Harrison ha una vita perfetta: un buon lavoro, numerose donne pronte a cadere fra le sue braccia e una villa meravigliosa al riparo da inopportuni scocciatori. Dunque, trovare un bambino abbandonato non era certamente nei suoi programmi. In più, si trova costretto a condividere quella responsabilità e la propria casa con l'affascinante Trinity Matthews, giornalista d'assalto a caccia di scoop. Quella donna è troppo sexy per essere ignorata, e finché si troveranno a dividere lo stesso tetto Zack farà in modo che condividano anche il medesimo letto.
Robyn Grady
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Accordo sexy col magnate - Robyn Grady
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Strictly Temporary
Harlequin Desire
© 2012 Robyn Grady
Traduzione di Franca Valente
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-160-2
1
Freddo, composto.
Nulla poteva scalfire la corazza di Zack Harrison.
Considerava la nevicata fuori stagione che si era abbattuta su Denver come un dono pittoresco, non un inconveniente. Allo stesso modo, la sconfitta subita quel giorno riguardo alla sua ultima acquisizione costituiva per lui una sfida, non un motivo per lamentarsi. Per raggiungere l’obiettivo avrebbe dovuto spendersi ancora di più, decise Zack dopo essersi infilato il cappotto e aver raccolto la ventiquattrore. Era semplicemente necessario diventare più... fantasioso, ecco la parola giusta.
Tuttavia, la sua pazienza veniva sottoposta a dura prova dai giornalisti. Il mese prima lo avevano messo alla gogna, descrivendolo come il demonio che buttava sulla strada le famiglie povere al fine di espandere il proprio impero del male. E che dire di quell’articolo che recentemente aveva criticato il modo in cui aveva trattato un’attrice ambiziosa con cui era uscito per un certo tempo? Lui trattava sempre con rispetto le donne, e fin dall’inizio lui e Sally erano stati d’accordo che si sarebbero divertiti senza impegni reciproci, nulla a che vedere con se non vedo un anello di diamanti rivelerò i tuoi segreti più nascosti. Come se le minacce servissero a qualcosa.
A differenza di suo padre e dei suoi fratelli non gli importava nulla di ciò che pensava la gente.
Tuttavia in quel pomeriggio di tarda primavera, mentre usciva dall’hotel, apriva la porta del taxi in attesa ed entrava nell’abitacolo, la calma lo abbandonò e fece un salto indietro sul sedile. Gli ci volle un momento per calmarsi ed esaminare quell’inaspettata compagnia, poi si sporse in avanti per richiamare l’attenzione dell’autista.
«Il suo ultimo passeggero ha dimenticato qualcosa.»
Il taxista si voltò. «Un portafoglio?»
«No» disse Zack. «Un bambino.»
L’altra portiera del taxi si spalancò. Una donna che indossava un cappotto rosso col cappuccio entrò portando con sé una ventata di aria fredda. Sedette appoggiandosi la valigetta in grembo, poi chiuse velocemente la porta per difendersi dal freddo. Si scaldò le mani col fiato guardandosi intorno. Sotto il cappuccio rosso un paio di occhi viola si fissarono sul seggiolino, per poi posarsi su Zack.
Lui studiò quegli occhi dal colore incredibile, incastonati come due gemme in un viso bellissimo e si sentì incendiare il sangue nelle vene. Si domandò se l’avesse già incontrata prima... Impossibile. Non sarebbe mai riuscito a dimenticare un profilo così splendido.
«Andavo talmente di fretta da non accorgermi che lei era già dentro» disse la donna. «In realtà non riuscivo a vedere bene. Voglio dire, è strana tutta questa neve, vero?»
Zack la fissò con un lento sorriso. «Già, strana.»
«Avevo chiesto alla reception di chiamare un taxi tempo fa. Pensavo che non sarebbe mai arrivato.»
Il sorriso di Zack si spense. Le aveva rubato la corsa? Quando aveva lasciato l’albergo, pochi minuti prima, la reception aveva chiamato un taxi anche per lui e trovandone uno all’uscita aveva creduto fosse appena arrivato.
Si rivolse al conducente. «È stato chiamato qui?»
«In verità, no. Stavo tornando dall’aeroporto e ho pensato di passare qui davanti per vedere se per caso avessi trovato qualche passeggero. Non c’è molta gente in giro con questo tempo.»
«L’aeroporto.». Cappuccetto rosso si sporse in avanti. «È dove sono diretta. Devo tornare a New York per un’intervista domani mattina presto. Scrivo per Story Magazine.» Il suo sguardo luminoso diceva ne avrete sentito parlare certamente.
Zack annuì fingendosi informato e impressionato, nonostante la sua avversione per i giornalisti. Lei si tirò indietro il cappuccio mettendo in luce il viso, e in quell’istante Zack si dimenticò di respirare.
Oltre alle guance dal colorito rosa, la sua pelle era perfetta come una porcellana. I capelli, una massa folta e lucente, coprivano come un mantello nero le snelle spalle erette. I suoi occhi viola erano talmente vibranti da penetrare e illuminare tutto intorno a sé.
Era uscito con tante donne belle, abili nell’esercitare il loro fascino sugli uomini, ma Zack non aveva mai incontrato una femmina la cui compagnia lo lasciasse senza fiato, non solo per la sua bellezza. Si trattava di qualcosa che proveniva dalla limpida profondità dei suoi occhi, insieme al suo modo di ascoltare e parlare sicuro ma innocente.
In poche parole, quella donna irradiava luce.
Dopo quell’incontro improduttivo col proprietario dell’edificio, era pronto ad andare nella villetta a due piani in cui soggiornava quando decideva di trascorrere del tempo lontano da New York. Ma l’affascinante Cappuccetto rosso sembrava ansiosa di lasciarsi alle spalle Denver e il suo clima pazzo. Sarebbe stato contento di fare il gentiluomo e lasciarle il taxi.
Il che significava lasciare a lei e all’autista la responsabilità di decidere che cosa fare del bambino che, per fortuna, stava dormendo profondamente.
Zack lo guardò meglio. Forse dormiva troppo profondamente. Avvertì l’urgenza di controllare ciascun minuscolo dito delle manine che stringevano la coperta per accertarsi che fossero calde.
Anche Cappuccetto rosso lo stava osservando. «Vedo che ha una piccolina a cui badare. È bellissima.» Sospirò poi si scostò. «Chiederò alla reception di informarsi sul mio taxi.»
Mentre la donna si voltava per aprire la porta lui l’afferrò per la manica. Lei non poteva andarsene, non aveva capito la situazione.
Quando lo sguardo di lei, insicuro e preoccupato, si posò su Zack, lui lasciò la presa con una rauca risata, poi guardò il bambino.
«Non è mio.»
Il taxista grugnì. «Sicuro come l’oro che non è nemmeno mio.»
La donna lo scrutò perplessa con le labbra che tremavano come se avesse voluto ridere ma non osasse. «Sembra un po’ troppo giovane per viaggiare da sola.»
«Come fa a sapere che è una bambina?» Tutto il suo equipaggiamento era bianco.
«Il suo viso è talmente dolce.» Con espressione colma di tenerezza la donna passò una mano sulla testolina coperta da un berretto, e in quel momento le piccole labbra della creaturina si mossero come se stessero sognando di succhiare il latte. «Una bocca come un bocciolo di rosa» continuò lei. «È carina e dolce, troppo graziosa per essere un maschio.»
Il taxista stava diventando impaziente, e Cappuccetto rosso decise di scendere dall’auto.
Zack cominciò a perdere la calma. Quel pomeriggio sarebbe dovuto terminare con un bicchiere di brandy davanti al caminetto, non con una patata bollente come quella.
«Che cosa dobbiamo fare con lei?» domandò alla donna.
«Non mi metta in mezzo, amico» interloquì il taxista, innescando una marcia per partire.
Zack si rivolse all’uomo con decisione. «Le ho detto che non è mia.»
Cappuccetto si voltò verso di lui, sempre più perplessa. «Che cosa ci fa qui allora?»
«Non ne ho idea. Chi ha accompagnato per ultimo?» domandò all’autista.
«Un ottantenne col bastone. Andava di fretta e non aveva nessun bambino con sé.»
L’espressione del taxista diceva: non so a che gioco tu stia giocando ma non cercare di riversare su di me i tuoi problemi.
Zack grugnì. Quante volte doveva ripeterlo? Non era il suo bambino! Almeno sembrava che Cappuccetto gli credesse.
Il viso della ragazza era sbiancato e la sua domanda uscì come un sussurro strozzato. «Pensa che qualcuno l’abbia abbandonata?»
«Credo che siano le autorità a doverlo stabilire.»
A Zack quella situazione non piaceva per niente. Non sapeva quasi nulla di bambini, e adesso il destino gli stava chiedendo di assumersi la responsabilità di una bambina che non aveva mai visto prima.
Accidenti, che scelta aveva? Cappuccetto aveva fretta ed era stato lui a fare la scoperta. O l’uomo al volante era un attore consumato, oppure non aveva veramente il minimo indizio. Dio solo sapeva come aveva fatto un bambino a finire da solo sul sedile di un taxi.
Osservando la piccola addormentata Zack sentì una stretta al cuore. Certe cose non potevi scrollartele semplicemente di dosso.
Afferrando la maniglia della porta, dichiarò sottovoce: «La porto alla stazione di polizia». Non voleva che si svegliasse e piangesse. «Da lì possono contattare i servizi per i minori.»
«Ma potrebbero impiegarci secoli prima di trovare qualcuno che possa andare a prenderla.»
«So solo che un bambino non può continuare a dormire per sempre e io non ho pannolini di ricambio nel bagaglio» ribatté lui.
Cappuccetto frugò in fondo alla coperta. «Ecco un biberon e un po’ di latte in polvere. Ci sono anche dei pannolini.»
«I poliziotti te ne saranno molto grati.»
Lei sollevò un sopracciglio. «Sono certa che me ne saranno grati per sempre.»
Zack la guardò perplesso. Che cosa intendeva.
Il taxista sistemò lo specchietto retrovisore. «Voi due piccioncini volete che vi prepari un caffè così potete risolvere la questione?»
«Non siamo piccioncini.» Zack strinse la maniglia mentre Cappuccetto trattenne il suo sguardo a lungo per poi sorprenderlo di nuovo. Le sue delicate narici fremettero e sollevò il mento con fierezza.
Poi allungò la mano verso quella di Zack, che era poggiata sul seggiolino, e la strinse.
La sensazione di quella mano vellutata che stringeva la propria gli mandò le pulsazioni alle stelle. Divenne improvvisamente consapevole del suo profumo agrumato. Notò anche che non portava anelli alla mano sinistra. L’idea che forse era libera e disponibile gli stuzzicò la mente.
Quando la mano della donna si fu infilata nella sua per sottrargli la presa sul seggiolino, le sue unghie gli solleticarono il palmo e un flusso di calore si irradiò per le sue vene. Piacevole e tentatore. I suoi pensieri si scatenarono verso mille fantasie che non avevano nulla a che fare con un bambino, tranne forse il concepirlo.
«Lei vada pure» disse Cappuccetto afferrando la maniglia del seggiolino. «La riporto dentro con me. Non sopporto il pensiero di lei che aspetta in una stazione di polizia l’arrivo degli assistenti sociali. Chi lo sa quali tipacci si possono aggirare lì intorno.»
Zack aprì la bocca per dissuaderla e ricordarle che aveva un aereo da prendere. Ma in realtà non poteva darle torto, una stazione di polizia non era l’ambiente migliore per un neonato. L’istinto, che non lo tradiva mai, gli diceva che la ragazza era degna di fiducia e competente. Il bambino sarebbe stato in buone mani fino all’arrivo delle autorità. Dopo...
Dopo la madre si sarebbe fatta sicuramente viva in lacrime ma sollevata, e la famiglia avrebbe avuto una bella storia da raccontare al bambino una volta divenuto adulto.
Per ora, comunque, Cappuccetto aveva bisogno di una mano per sfidare la neve e andare al caldo.
Lui si sporse verso di lei. «L’aiuto a tornare dentro.»
«Non ce n’è bisogno.»
Prima che potesse insistere lei aveva già aperto la porta. Con la ventiquattrore in una mano si avviò verso l’hotel facendo un cenno in direzione del portiere in uniforme, che le si avvicinò con un largo ombrello. Zack osservò attraverso il finestrino posteriore.
James Dirkins, il proprietario dell’hotel, aveva rifiutato la sua offerta ma ora Zack era più deciso che mai a lanciare una controproposta. Una volta riuscito ad acquistare l’hotel, la sua prima mossa sarebbe stata quella di costruire un tettoia che coprisse l’ingresso dell’albergo. Possibile che la struttura fosse sprovvista di una cosa così semplice e fondamentale? Nessuna meraviglia che la clientela stesse calando.
Dopo aver consegnato la valigetta all’usciere, Cappuccetto tornò a prendere il bambino, ed ebbe la buona grazia di accennare a un sorriso di saluto prima che la porta si richiudesse. Poi Zack li vide scomparire nel bianco della neve.
«Allora va all’aeroporto, amico?»
Con lo sguardo ancora rivolto indietro, Zack mormorò: «Un indirizzo privato».
«Lo devo indovinare?»
Ma Zack non lo stava ascoltando.
Cappuccetto...
Non sapeva neppure il suo nome.
«Il costo del passaggio sta salendo talmente tanto che a questo