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Passione dietro la maschera: Harmony Destiny
Passione dietro la maschera: Harmony Destiny
Passione dietro la maschera: Harmony Destiny
E-book156 pagine2 ore

Passione dietro la maschera: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Per Royce Brazier organizzare un ballo in maschera per beneficenza è solo un'occasione per allargare il proprio giro d'affari, e per fare in modo che sia un evento memorabile si rivolge alla più bella ed esperta organizzatrice di eventi di Savannah. Non poteva immaginare che Jasmine Harden, in men che non si dica, avrebbe penetrato la sua corazza di imprenditore senz'anima, per il quale esiste solo il lavoro.



Jasmine non avrebbe mai voluto finire nel letto dello scapolo più ambito della città, e meno che mai innamorarsi di lui. In breve tempo si rende conto che l'avversione alla famiglia di Royce è un ostacolo che nasconde un dolore più profondo, ma chissà che non sia proprio lei a fargli cambiare idea...
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2018
ISBN9788858980309
Passione dietro la maschera: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Passione dietro la maschera - Dani Wade

    1

    «Mi aspetto il massimo riserbo da parte sua riguardo al contenuto di questo nostro incontro.»

    «Non ne dubiti» assicurò Jasmine Harden, sebbene non si fosse mai trovata nella situazione di dover garantire nulla del genere a un potenziale cliente.

    Guardò incuriosita Royce Brazier che camminava su e giù davanti a lei, impeccabile in un completo sartoriale, camicia inamidata e cravatta. Le finestre a tutta parete del suo lussuoso ufficio affacciavano sul fiume e regalavano lo sfondo perfetto. Eh sì, era proprio un bel vedere... l'uomo e il panorama.

    Notò l'accenno di un qualcosa sul collo quando lui si fermò un istante, un tatuaggio, molto probabilmente, che fuoriusciva appena dal colletto della camicia. Abbassò subito lo sguardo. Sapeva quanto fosse facile leggere l'espressione sul suo volto, per cui si sforzò di orientare i pensieri verso una direzione decisamente più professionale.

    «Ovvio che» continuò lui, affilando lo sguardo, «se dovesse trapelare qualcosa, saprei a chi dare la colpa. Giusto?»

    Cos'era quello, un avvertimento? Bene, bene, il signor Brazier era un osso duro. A maggior ragione, doveva restare concentrata sul lavoro.

    «La mia flotta navale va alla grande, ma è giunto il momento di fare un salto di qualità. Per questo avevo in mente di attirare l'attenzione di una certa famiglia che spererei entrasse in affari con me.» Una ruga di tensione gli attraversò la fronte liscia. Jasmine riusciva quasi a vedere i pensieri che gli arrovellavano la mente. «I signori in questione sono noti per il loro spirito filantropico, pertanto vorrei organizzare un evento finalizzato a una raccolta fondi che possa richiamare il loro interesse.»

    «C'è di mezzo un suo tornaconto economico» osservò lei a quel punto. Sebbene comprendesse la logica imprenditoriale alla base del ragionamento di Royce, la conclusione era nondimeno deludente. Il sexy presidente della fiorente compagnia navale di Savannah a quanto pareva non aveva un cuore.

    «Nessuno fa niente per niente a questo mondo. Io stacco l'assegno, lei esegue il lavoro. Siamo d'accordo?»

    Jasmine era allibita. Per quanto abituata a lavorare con uomini d'affari di alto profilo, mai nessuno si era rivolto a lei in quel modo. «Come mai ha scelto me?»

    «Ho svolto le mie ricerche» rispose lui, indirizzandole uno sguardo diretto che la mise a disagio. «E l'ho scelta per una serie di ragioni. Lei è ben conosciuta nella cerchia di persone che intendo attirare, la clientela si ritiene pienamente soddisfatta del suo operato e poi ci serviamo degli stessi fornitori, i migliori qui a Savannah.» I complimenti avrebbero dovuto lusingarla, no? «Il mio assistente ha ricevuto dei riscontri altamente positivi sul suo conto. Lei è considerata la migliore organizzatrice di eventi sulla piazza, e io sono abituato a trattare sempre con il meglio del meglio. Ecco perché mi sono rivolto a lei.»

    Perché diavolo doveva essere così bello? Sì, un bel... robot. Il tatuaggio sul collo l'aveva depistata, inducendola ad aspettarsi qualcosa di diverso. E invece era un gelido automa senz'anima.

    Una risata sommessa le sfuggì dalle labbra mentre con la sua fervida immaginazione se lo figurava nelle vesti di uno di quegli androidi che aveva visto in qualche film di fantascienza, un essere artificiale tutto circuiti e ingranaggi.

    «C'è qualche problema?» chiese lui, socchiudendo gli occhi con aria sospettosa. Quel sorriso lo aveva infastidito. Non era uno che accettava di essere preso in giro.

    «Nessuno.» Quantomeno era riuscita a non ridergli in faccia. Non sarebbe stato professionale. «Ha in mente qualche associazione di beneficenza in particolare a cui devolvere il denaro?» gli chiese, sforzandosi di rimettersi in carreggiata.

    «No. Scelga quella che le pare o che ritiene più appropriata.» Jasmine era senza parole. Non le era mai capitato nulla del genere. «Mi serve solo un evento di una certa risonanza che attragga i tizi che ho in mente» proseguì lui. «Pare che i Jefferson siano molto sensibili all'argomento. Insomma, solidarietà sociale, umanitarismo... quelle cose lì. Ah, l'evento deve essere fra non più di due mesi.»

    Santo cielo.

    «Crede che sia abilitata per i miracoli?»

    Questa volta, lo vide rilassarsi al punto tale da offrirle un debole sorriso. «Mi auguro di sì. Altrimenti, non se ne fa nulla. Allora, posso contare su di lei?»

    Jasmine ripercorse con la mente tutta la conversazione. No, no e poi no.

    «Ascolti, io non credo di essere la persona adatta per questo incarico.» O meglio, per colui che glielo stava offrendo. Aveva la sensazione che lavorare con un tipo così sarebbe stato uno scontro continuo, e con la sua vita già sottosopra, ultimamente, non aveva bisogno di ulteriori complicazioni.

    Royce Brazier non si aspettava una simile risposta e le puntò addosso gli occhi.

    «Perché no?»

    Sei troppo bello, con una mentalità troppo affaristica, e troppo cinico e arrogante per i miei gusti.

    Solo che non poteva dirlo ad alta voce.

    Aveva sentito tanto parlare di Royce Brazier, uno dei giovani imprenditori più facoltosi della città, però non lo aveva mai conosciuto di persona, nonostante il suo lavoro l'avesse messa in contatto con tutta l'élite di Savannah. Questo perché lo schivo armatore non era un gran frequentatore della scena mondana e partecipava solo a pochi, selezionati eventi. E, da scaltro uomo d'affari quale era, pretendeva ora che lei lo aiutasse a trasformare un'operazione economica in una festa di beneficenza.

    Esaminò il suo uomo con occhio critico.

    Era un tipo dall'aria autorevole e dall'aspetto professionale e impeccabile. Talmente impeccabile che le veniva voglia di infilargli la mano fra quei capelli biondi, perfettamente in ordine, e scompigliarglieli. Anche lei si riteneva una professionista seria e competente, benché le sembrasse di girare a vuoto ultimamente, soprattutto da quando era arrivata Rosie, e temeva che si vedesse.

    «Ascolti» provò a spiegare, cercando le parole giuste. «Sono consapevole che un galà di beneficenza sia un ottimo sistema per ottenere consensi da parte dell'opinione pubblica e farsi, quindi, una pubblicità positiva, tuttavia io sono abituata a organizzare eventi che abbiano un cuore.»

    «Bene. Allora ne dia uno al mio.»

    Jasmine non sapeva proprio come fargli capire che quello non era un incarico adatto a lei. A salvarla, arrivò una telefonata.

    «Che c'è, Matthew?» chiese lui, rispondendo alla chiamata.

    «Scusa se ti disturbo, ma l'avvocato ha appena ricevuto i documenti da te richiesti.»

    «Mi devo occupare di una certa faccenda» spiegò Royce, rivolgendosi a Jasmine. «Voglia scusarmi un attimo.»

    «Prego.» Le ci voleva proprio qualche minuto per raccogliere le idee.

    Guardandosi intorno, Jasmine notò che non vi era alcun tocco personale in quell'ufficio. Niente romanzi, riviste, né fotografie di familiari, o di lui con amici. Solo la foto di un enorme edificio su una porzione di parete in bella vista.

    Non riusciva a concepire come si potesse essere così freddi e distaccati. Lei conosceva tante persone, voleva bene a tante persone, ma la sua famiglia restava sempre il punto di riferimento più importante. Pochi altri riuscivano a vedere la vera Jasmine dietro la sua immagine pubblica. Dopo aver perso i genitori da ragazzina, impazziva all'idea di perdere qualche altro familiare. Tutto il suo mondo, quello che contava veramente, era all'interno delle mura domestiche.

    Royce voleva che lei gli organizzasse un evento, e dopotutto organizzare eventi era il suo mestiere. Tuttavia, quella assoluta mancanza di coinvolgimento emotivo la destabilizzava. E, anche se sapeva che c'erano associazioni di beneficenza che non richiedevano un coinvolgimento in prima persona da parte del benefattore, non era così che lei era abituata a lavorare.

    Come faceva a convincerlo della necessità di un approccio più partecipato?

    «Allora, cosa ha deciso?» Il sorriso che Royce le rivolse quando ebbe concluso la telefonata era così attraente da farle battere forte il cuore. Aveva conosciuto una moltitudine di uomini potenti e affascinanti con il suo lavoro ma Royce li batteva tutti. Francamente, però, non sapeva cosa farci. Non le interessavano i belli senz'anima. «Possiamo cominciare a prendere degli accordi precisi, a pensare a un contratto da firmare?»

    Jasmine annuì, augurandosi che la sua espressione restasse neutra.

    «Sì, tuttavia ho qualche richiesta da rivolgerle.»

    Royce guardò la donna davanti a sé con un velo di preoccupazione che riuscì bene a nascondere.

    Jasmine Harden non gli sembrava il tipo di persona avvezza a contrattare. Non pareva avere nulla in comune con certi affaristi scaltri e navigati con cui era abituato a relazionarsi quotidianamente. Allora cos'era quel guizzo che aveva visto accendersi in fondo al dolce azzurro dei suoi occhi?

    «Un po' inusuale per un'organizzatrice di eventi avviare un affare avanzando delle richieste al cliente, non le pare?»

    La vide inarcare le sopracciglia con espressione di sfida, ma a giudicare dal modo in cui si torceva le mani in grembo, era tutta scena.

    «È vero, non è il mio modus operandi» ammise, «d'altra parte, per me, è necessario che certi standard vengano rispettati.»

    Non aveva provato a tergiversare. Gli piaceva. «Su, spari il suo prezzo.»

    «Non è una questione di soldi.» Lei osservò una pausa, mentre lo scrutava con sguardo inamovibile. «Bensì di partecipazione.»

    Royce era talmente rapito dalla sua bellezza che non riusciva a cogliere dove volesse andare a parare. «Non la seguo...»

    «Sarei felice di occuparmi del suo evento, avrei già delle idee. E non mi fraintenda. Avere libertà di movimento è il sogno di tutti coloro che operano nel mio settore. Tuttavia come le ho già detto, ci sono degli standard da rispettare, dei principi etici e delle regole deontologiche da cui non posso prescindere. Non si tratta di scegliere la via più facile per me... o per lei. Se stipuliamo un contratto, lei dovrà poi seguire l'organizzazione passo passo.»

    «Saremo in contatto telefonico, no?» Anche se, tutto sommato, vederla non sarebbe stato un sacrificio per lui. Quegli occhi azzurri e quei lineamenti delicati, d'altra parte, continuavano a deconcentrarlo, e ciò non era affatto positivo.

    «Dovrà partecipare a tutti gli appuntamenti con i fornitori e i responsabili dell'associazione di beneficenza che sceglieremo di sostenere.»

    Che cosa? «Forse non ci siamo capiti. Io ho un'attività lavorativa da portare avanti. E un sacco di altri impegni. Per questo mi sono rivolto a una professionista come lei.»

    «Ho anch'io il mio lavoro e una reputazione da difendere. Lei dovrà lasciarsi coinvolgere. È così che opero io. Prendere o lasciare.»

    Royce era confuso. La situazione gli stava sfuggendo di mano.

    «Guardi che ci sono tanti

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