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Un erede da soddisfare: Harmony Destiny
Un erede da soddisfare: Harmony Destiny
Un erede da soddisfare: Harmony Destiny
E-book158 pagine2 ore

Un erede da soddisfare: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

L'ambizione gli suggerisce di pretendere l'eredità che gli spetta.

Ryder Bramson non ha molto tempo. Per ottenere ciò che è convinto gli spetti di diritto, e cioè l'eredità paterna, deve persuadere una perfetta sconosciuta, Macy Ashley, a sposarlo. E per farlo decide di giocare sul terreno che gli è più congeniale: gli affari.



La saggezza le consiglia di votarsi alla carriera invece che a un uomo.

Per tutta la vita Macy ha inseguito l'indipendenza e il successo e ora, finalmente, è a un passo dall'ottenerli. Certo, accettare di lavorare a stretto contatto con il ricchissimo e affascinate Ryder comporta alcuni rischi. Come quello di essere baciata. E di ricevere una bizzarra proposta di matrimonio.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2017
ISBN9788858973257
Un erede da soddisfare: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Un erede da soddisfare - Rachel Bailey

    1

    La stava fissando di nuovo.

    Il suo capo, Ryder Bramson.

    Macy fuggì quello sguardo e tornò a concentrarsi sull’imminente riunione. E di nuovo gli occhi le caddero sull’uomo vestito Armani, con una ruga d’espressione tra le sopracciglia. Conosceva Ryder Bramson di nome – e chi no? – ma quel giorno lo vedeva per la prima volta di persona, perché era arrivato a Melbourne dagli Stati Uniti per verificare i progressi del progetto a cui stava lavorando.

    Alto un metro e novanta, coi capelli scuri ben tagliati e i lineamenti marcati, le pareva che si sarebbe fatto notare ovunque, tuttavia ciò non era sufficiente a giustificare l’inaspettato, vibrante desiderio che l’aveva pervasa sin dal primo sguardo rivolto a quell’uomo per cui stava lavorando da due settimane. Né il modo in cui tratteneva leggermente il fiato ogni volta che i suoi occhi color caffè si posavano su di lei.

    Seduto immobile la guardava anche ora, la testa piegata in una posa arrogante, a formare un angolo di quarantacinque gradi sulla sinistra, come se nessuno fosse degno di essere guardato dritto in faccia. Incredibilmente snervante.

    E non che non fosse mai stata fissata prima, era una delle poche costanti della sua vita. Prima di fuggire in Australia a diciotto anni, aveva vissuto in una gabbia dorata di ricchezza e lusso, sempre alla ribalta. Figlia di un magnate dell’industria e di un’attrice, aveva ricevuto la sua parte di attenzioni indesiderate.

    Ma lo sguardo di quell’uomo era diverso. Più intenso. Più penetrante. Come se riuscisse a vedere attraverso tutti gli strati protettivi che si era costruita.

    Il contabile terminò il suo intervento e, superato il momento di distrazione, Macy proseguì senza difficoltà. «In questa relazione sono raccolti i dati relativi a tutti i potenziali concorrenti di Chocolate Diva.»

    Passò una pila di documenti alla sua assistente personale che li distribuì.

    Ryder prese il suo e, senza degnarlo di uno sguardo, lo allungò direttamente alla segretaria. «Me li illustri lei» disse con voce profonda e autoritaria.

    Senza perdere la calma, Macy iniziò a presentare i risultati della ricerca. «Se vogliamo entrare nell’economia australiana, è necessario trovare una collocazione nell’attuale mercato di prodotti al cioccolato, già ben sviluppato. Tenendo in considerazione le nostre ricerche e previsioni, consigliamo di cominciare con tre prodotti, adattati alle esigenze dei consumatori australiani e inseriti nei punti vendita già esistenti, oltre ad aprire due rivenditori ufficiali a Sydney e Melbourne.»

    Aveva dedicato al progetto ogni sua energia per le due settimane precedenti alla riunione. Conosceva i grafici a memoria.

    Tuttavia Ryder non pareva impressionato, il viso dai lineamenti marcati rimaneva impassibile, immobile... fatta eccezione per gli sguardi penetranti che sempre più spesso le lanciava.

    Come in quel momento.

    Si irrigidì e il battito si fece irregolare. Macy, tuttavia, si mostrò a sua volta impassibile e proseguì con l’illustrazione dei profitti previsti. Avrebbe scommesso che proprio quello sguardo fosse una delle ragioni del suo incredibile successo nell’impero delle industrie alimentari di famiglia; gli avversari rimanevano spiazzati e i dipendenti erano stimolati a dare il meglio per lui.

    Lei, tuttavia, non avrebbe dato a vedere quanto la turbasse. Era cresciuta circondata da uomini potenti ed emozionalmente assenti, a cominciare da suo padre. L’uomo che si era allontanato da lei dopo la morte della madre, quando aveva solo tredici anni. Comprendere che, distrutto dal dolore, non sopportava di starle vicino perché era troppo simile alla sua defunta moglie non aveva diminuito la sofferenza. Soprattutto quando si era avvicinato ancora di più a sua sorella, il cui aspetto e personalità non gli ricordavano così tanto la moglie scomparsa.

    Macy raddrizzò le spalle. Quell’esperienza l’aveva cambiata, aveva fatto di lei quel che era. Una donna forte e indipendente.

    Poteva gestire il signor Bramson e il suo sguardo.

    Osservando il portatile, schiacciò un pulsante e sei persone abbassarono lo sguardo per leggere.

    Il settimo mantenne gli occhi fissi su di lei, la testa voltata da una parte, a formare quell’angolo insolente.

    Macy fu presa da un attacco di irritazione, cosa che raramente le succedeva a un incontro di lavoro. Ma, a quella riunione, il capo sembrava completamente disinteressato ai risultati per cui l’aveva assunta. E quando la guardava in quel modo, lei si trovava a pensare più come una donna in carne e ossa che come una donna in carriera. La pelle le bruciava e il respiro si faceva affannoso.

    No, non si sarebbe fatta distrarre dalle reazioni fisiche che quell’uomo le provocava. Specialmente non ora. In nessun caso si sarebbe lasciata sfuggire l’opportunità di diventare il primo direttore generale della sezione australiana di Chocolate Diva.

    «C’è un problema col suo schermo, signor Bramson?»

    Lui sollevò il sopracciglio destro, la prima reazione che lasciava trasparire da quando era entrato nell’edificio. «Non ho attraversato il Pacifico per guardare grafici e relazioni che avrei potuto analizzare in tutta comodità nel mio ufficio, signorina Ashley.»

    Macy annuì, cercando d’ignorare il senso di inquietudine. Certo che no. Era il momento di cambiare strategia, e lei era senza dubbio un tipo flessibile. Versatile. Il tipo giusto per una promozione.

    Quando l’aveva contattata per assumerla, Ryder le aveva fatto una promessa. Durante il loro colloquio telefonico aveva detto che se quel progetto di due mesi fosse andato a buon fine, lei sarebbe stata in corsa per una posizione di prestigio alla Chocolate Diva, la principale marca di cioccolata e dolciumi in espansione in Australia. Il tipo di posizione a cui aveva aspirato fin dalla laurea con lode in Marketing. Un passo importante verso l’obiettivo di dirigere una società pari a quella di suo padre.

    Quindi, se il capo non voleva essere annoiato dalla lettura delle relazioni, lei era più che d’accordo. «Abbiamo preparato alcuni campioni di possibili variazioni del prodotto da farvi assaggiare.»

    Dopo aver osservato gli altri membri dello staff, Ryder tornò a guardarla; l’intensità della sua imponente presenza sembrava quasi raggiungerla e sfiorarla attraverso il tavolo.

    Sostenne il suo sguardo, senza battere ciglio né mostrare di subire il minimo segno d’intimidazione. «Forse, lei e il suo staff vorrete concedervi il pomeriggio libero per riprendervi dal jetlag, ci vedremo domani mattina per l’assaggio del prodotto.»

    Il sopracciglio scuro si curvò di nuovo, come se Ryder Bramson non avesse mai bisogno di riprendersi da niente. Probabilmente era così.

    Macy rimase in attesa. Spettava a lui la mossa successiva.

    «Se i campioni sono pronti, li proverò adesso. Gli altri possono tornare in hotel e ripresentarsi domani mattina alle nove in punto. Signorina Ashley, devo fare una telefonata. Ci rivediamo qui tra dieci minuti.»

    Shaun, un americano del Missouri, magro e dai capelli grigi, uscendo dalla porta le sussurrò: «Non farti scoraggiare, è il suo modo di fare. È un buon capo, ma da noi lo chiamano La Macchina».

    Macy annuì con discrezione. Non c’erano problemi per lei. Le piaceva concentrarsi sul lavoro, fare del suo meglio.

    E poi, sembrava che Ryder Bramson potesse essere il capo perfetto... finché fosse riuscita a controllare le reazioni al suo sguardo. Sentiva ancora il cuore in gola, il ricordo del brivido caldo lungo la schiena.

    Decisamente un male.

    Aveva già dato fin troppo spazio alle fantasie su di lui da quando si erano incontrati.

    Dieci minuti dopo, Macy verificava che nella sala riunioni fosse tutto in ordine.

    Tina entrò con una ciotola di frutta e la posò sul tavolo. «Come vuoi gestire la dimostrazione?»

    Macy aveva programmato l’attività per un gruppo, ma non sarebbe stato un problema adattarla alla nuova situazione. «Mentre tu prepari gli assaggi e li passi a Bramson, io illustrerò le scelte.»

    «Va bene» disse, mentre accendeva la fontana di cioccolato.

    Con la coda dell’occhio Macy percepì un movimento e si voltò. Si imbatté in Ryder Bramson che si era levato sia la giacca grigio antracite sia la cravatta e aveva arrotolato le maniche della camicia verde acqua. I peli scuri coprivano la pelle abbronzata delle forti braccia che terminavano con mani grandi e squadrate, dalle dita lunghe.

    Senza volerlo, l’immagine di quelle mani sulla sua pelle le affiorò alla mente, quelle braccia attorno al suo corpo, che la tenevano stretta. Lo sguardo si spostò sul viso di lui, sul carnoso labbro inferiore, poi sugli occhi che indugiavano su di lei.

    Macy deglutì. Indietreggiò di un passo. Mise una sedia tra di loro.

    Tina alzò lo sguardo e sorrise, il ritratto della professionalità. «Ah, signor Bramson, siamo a sua disposizione.»

    Gli occhi rimasero su Macy per un altro lungo momento prima di spostarsi sulla sua assistente. «Tina, vero? Sembra proprio che abbia fatto un gran lavoro qui, ma non la tratterrò dai suoi impegni. Sono certo che la signorina Ashley sarà in grado di aiutarmi.»

    Il battito di Macy si fece irregolare. Dato che Ryder era l’unico a partecipare agli assaggi, aveva senso che se ne occupasse da sola. Ma, considerata la forte attrazione che provava, e il modo in cui si sentiva sciogliere ogni volta che il suo capo la guardava, le avrebbe fatto piacere avere un’altra persona con sé.

    Macy si interruppe. Non si era mai lasciata distrarre dai suoi obiettivi prima, e non aveva intenzione di cominciare adesso. Chiuse gli occhi, fece un respiro, poi li riaprì e sorrise a Tina. «Va bene, me la caverò.»

    Ryder passò in rassegna il cibo sul tavolo, prima di incontrare di nuovo gli occhi di lei. «Dove mi vuole?»

    Si immobilizzò, ma il viso marcato di Ryder rimase impassibile; gli occhi scuri erano puntati su di lei, niente lasciava intendere che la stesse provocando o stesse flirtando con lei. Favoloso, ora trovava perfino dei doppi sensi nelle sue parole.

    Rimediò un sorriso cortese e indicò l’estremità del tavolo. «Lì andrà bene.»

    Ryder prese posto e lei sedette alla sua destra, così da avere tutti gli ingredienti a portata di mano, poi cominciò il discorso che si era preparata. «La barretta al cioccolato Diva ha dato buoni risultati nei test ed è unica. A questo punto crediamo che possa entrare nel mercato australiano così com’è. Abbiamo svolto alcuni test preliminari a campione e il riscontro è stato straordinariamente positivo.»

    Ryder tamburellava le dita sotto il mento, i gomiti appoggiati ai braccioli della sedia. Ma non diceva niente.

    Il silenzio minacciava di prolungarsi, procurando a Macy una sensazione di frustrazione a cui non era abituata, così fece un respiro e proseguì col discorso.

    «Il secondo prodotto che stiamo considerando come opzione sono le gocce Diva.» Pezzi di frutta secca ricoperti da uno spesso strato di cioccolato. «Tenuto conto del desiderio di utilizzare prodotti australiani dove possibile, valuteremo la possibilità di introdurre alcune varianti, come la sostituzione di ciliegie e mirtilli con frutti locali.»

    Ryder accennò col mento alle ciotole che avevano di fronte. «Come il mango.»

    Macy annuì e infilò un pezzetto di mango con uno stecchino, poi lo immerse nella fontana di cioccolato. «Questo è mango essiccato Bowen. Cresce abbondante nel nord durante l’estate e attualmente abbiamo alcuni contatti preliminari con i coltivatori.»

    Attese finché la cioccolata non si fu solidificata, poi gli passò il bastoncino, rendendosi conto troppo tardi della vicinanza tra l’estremità dello stecchino e le loro dita. Il pollice e l’indice di lui circondarono le sue dita, catturandole la mano in una presa gentile.

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