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Le regole del playboy: Harmony Bianca
Le regole del playboy: Harmony Bianca
Le regole del playboy: Harmony Bianca
E-book161 pagine2 ore

Le regole del playboy: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Può un playboy incallito diventare un affidabile padre di famiglia?

La solitudine dell'Outback non potrebbe essere più distante dalla vita eccitante e frenetica che l'infermiera Emma Matheson conduceva a Londra. Tuttavia la solitudine è l'unica cura di cui il suo cuore spezzato ha bisogno. Certo, Emma non poteva prevedere che l'affascinante dottor Harry Connor sarebbe venuto addirittura dal cielo a portare scompiglio nella sua vita.

Harry non può negare la potente attrazione che lo lega a Emma e, quando si tratta di lei , non riesce a mettere il pilota automatico. Per averla è disposto a tutto, anche a sovvertire ogni regola.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2019
ISBN9788858997468
Le regole del playboy: Harmony Bianca
Autore

Emily Forbes

È lo pseudonimo letterario di due sorelle, che con questo romanzo debuttano ufficialmente in Harmony Bianca.

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    Anteprima del libro

    Le regole del playboy - Emily Forbes

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Breaking the Playboy’s Rules

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Emily Forbes

    Traduzione di Claudia Cavallaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A..

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-746-8

    1

    Emma!

    Quando verrai a trovarci? Sai che parlo sul serio... Usa un po’ dell’eredità per mettere il sedere su un aereo. Potrai andare in giro con i vecchi fino a quando ti sarai ripresa dal jet lag e poi volare da me.

    Qui ti piacerà moltissimo... ricordi quando da ragazzina amavi tutto ciò che era australiano? Ricordi quella serie televisiva che ti piaceva tanto, sui medici che usano l’aereo per fare le visite? (Come potresti dimenticarla... hai portato con te in Inghilterra tutti i video!) Be’, è qui che ci sono quelli in carne e ossa! Dai, DEVI venire a trovarmi.

    Ti prometto che nel minuto stesso che vedrai l’entroterra e ti presenterò dei veri australiani dimenticherai tutti i tuoi problemi. Ti darò la possibilità di prendere le distanze e cambiare prospettiva e TOGLIERTI DI DOSSO quel peso!!!

    Non pensarci, Emma, fallo e basta!

    A presto,

    Con affetto, Sophie xx

    Dalla lettera di Sophie si capivano esattamente il suo carattere e il suo stile di vita.

    Tutto quello che faceva, lo faceva in fretta e con passione. Sembrava che non si fermasse mai ed era stato proprio il suo entusiasmo a convincere Emma a salire su quell’aereo. Senza le lusinghe di Sophie, in quel momento lei sarebbe stata ancora in Inghilterra, depressa e incerta se fare o meno quel viaggio da sola. Senza l’insistenza di Sophie, forse non avrebbe prenotato il volo. Ma adesso era quasi arrivata.

    Emma piegò la lettera e la infilò nella busta, attenta a non strapparla. Nell’ultimo mese l’aveva letta ogni giorno e cominciava a mostrare i segni dell’usura, ma pur conoscendola ormai parola per parola non si decideva a buttarla via.

    La lettera di Sophie non era forse stata la ragione principale per cui aveva fatto i bagagli e detto addio alla matrigna e alle sorellastre, ma era stata il catalizzatore.

    Aveva bisogno di quella lettera. Era la sua ancora. La teneva legata alla realtà. Contribuiva a rendere quell’avventura più reale. Anche se ancora non riusciva a credere di essere davvero agli antipodi.

    Ripensare agli eventi che l’avevano portata lì era destabilizzante e preferì concentrarsi sul paesaggio sotto di lei e pensare a cose più positive, più felici.

    Ma guardando fuori dal finestrino quello strano paese si sentì un po’ a disagio. Il mese prima aveva avuto alcuni momenti di trepidazione, ma guardando la terra arida e rossa sotto le ali dell’aereo mise in dubbio la saggezza della decisione di lasciare la familiarità dell’Inghilterra per volare all’altro capo al mondo.

    Ma in Inghilterra eri infelice, ricordò a se stessa. Sì, ma potresti essere infelice anche qui.

    A quel punto non era sicura di che cosa fosse preferibile, se essere infelice in un ambiente familiare o essere infelice in un mondo nuovo e sconosciuto. Si augurò che avesse ragione Sophie e che sarebbe stata troppo occupata per accorgersi di essere infelice. Secondo la cugina, era difficile essere depressi in un luogo dove splendeva quasi sempre il sole, e siccome era da molto tempo che lei desiderava tornare in Australia, aveva deciso di crederle. E ora era arrivata. Quasi.

    Accorgendosi che l’aereo stava iniziando la discesa, Emma infilò la busta fra le pagine di un romanzo che stava leggendo e lo mise nella borsetta. Fece un profondo sospiro. Ormai era troppo tardi per tornare indietro.

    «Va tutto bene?»

    Le ci volle un momento per rendersi conto che a parlare era stata la ragazza seduta al suo fianco. E un altro momento per capire che glielo aveva chiesto sentendola sospirare forte.

    Si girò a guardarla. Non si erano parlate per tutto il volo, solo un sorriso quando si erano sedute, poi lei aveva tirato fuori il libro per scoraggiare eventuali conversazioni.

    Ma guardandola ora si chiese se non fosse stata troppo scortese. La ragazza era più o meno della sua età, sui venticinque anni, e sembrava davvero preoccupata.

    «Sì, sto bene, grazie» rispose. «Stavo solo pensando.»

    «Lei è inglese?»

    Emma annuì.

    «Viene per una vacanza o per lavoro?»

    Emma non era del tutto certa di come descrivere la sua visita. Cercava di convincersi che fosse una vacanza, ma più che altro era una fuga. Stava scappando dalla sua vecchia vita, solo temporaneamente, ma non voleva ammetterlo ad alta voce. Non con un’estranea, e nemmeno con se stessa.

    «Sono venuta in visita alla mia famiglia» disse, ed era la verità, ma non tutta la verità.

    «Si fermerà molto?»

    «Non lo so ancora» rispose lei. A parte il viaggio per Broken Hill, non aveva programmato altro. Capitava troppo spesso che i suoi programmi, quando li faceva, andassero a monte, perciò evitava di farne. In quel momento l’unico suo obiettivo era di raggiungere Broken Hill. Una volta lì, avrebbe avuto abbastanza tempo per decidere il seguito.

    Sentendo che il rumore dei motori era cambiato, si voltò a guardare dal finestrino. Cercò tracce di vita nella terra rossa che intravedeva sotto le ali. Dov’era la città? Chiaramente il pilota intendeva atterrare da qualche parte, ma da quel che riusciva a vedere c’erano chilometri e chilometri di nulla. Durante il suo precedente viaggio in Australia, non si erano mai allontanati dalla costa e quel paesaggio era del tutto diverso. C’erano delle ondulazioni nel terreno, ma da quell’altezza poteva avere un’idea della loro dimensione solo dalle ombre che gettavano. Non c’era una macchia verde visibile, persino gli alberi e i cespugli sembravano sbiaditi e grigi.

    Si erano lasciati alle spalle già da tempo l’oceano e le montagne a ovest di Sydney e il mondo in cui stava entrando ora sembrava indomito e ostile.

    La regione era vasta e arida e sembrava che potesse inghiottire le persone. Non era difficile immaginare che qualcuno potesse scomparire e non fare più ritorno. Sarebbe sopravvissuta in quel posto?

    Provò un’improvvisa nostalgia di casa che la colse di sorpresa. Sebbene fosse nata e cresciuta in Inghilterra, aveva sempre desiderato conoscere lo stile di vita australiano. Dopo tutto, era per metà australiana, e quella era l’occasione per immergersi in quella cultura, per vivere un’esperienza nuova. L’ultima volta che ci era venuta, era un’adolescente egocentrica e concentrata su se stessa.

    Sperava che quel viaggio le offrisse la possibilità di riprendersi da quelli che erano stati dodici mesi orribili e di capire che cosa l’avrebbe resa felice, ma guardando quel paesaggio sconosciuto cominciava a dubitare di potervi trovare le risposte che cercava. Forse le ci sarebbe voluta tutta la sua forza solo per sopravvivere e il viaggio si sarebbe rivelato un grosso errore.

    L’aereo continuò ad abbassarsi e sentì che i carrelli d’atterraggio si aprivano, ma un minuto dopo l’aereo riprese quota e i flap si richiusero. Guardò fuori dal finestrino. Il paesaggio era lo stesso di prima. I carrelli si aprirono una seconda volta, e altrettanto rapidamente si richiusero. Emma corrugò la fronte e guardò l’aereo girare in tondo. A un certo punto, vide sotto di loro gli edifici del terminal. Se non altro, era un segno di civiltà. Le fu di conforto.

    Tuttavia, le parole successive che sentì non lo furono per niente.

    «Signore e signori...» La voce del pilota era diffusa dall’impianto audio dell’aereo. «A causa di un problema tecnico imprevisto ai carrelli, vi informo che dovremo effettuare un atterraggio di emergenza.» Seguì una pausa e il silenzio fu totale, tutti i passeggeri erano ansiosi di sentire il seguito. «Comunque, non c’è ragione di allarmarsi. Vi prego di restare seduti ai vostri posti con le cinture ben allacciate. Il personale provvederà ora a mostrarvi la posizione più sicura da assumere e le procedure d’atterraggio.»

    Il tono intendeva suggerire che si trattasse soltanto di un disagio, e non di un problema, ma Emma si chiese quale fosse il livello di esperienza dei piloti che venivano assunti per viaggiare nell’Outback australiano. Probabilmente sarebbero tornati a Sydney, no? Ma aspettando altri annunci, si rese conto che quell’idea era ridicola. Il problema non si sarebbe miracolosamente risolto solo tornando a Sydney, e non avrebbero certo potuto aggiustare i carrelli stando in aria. Allora, che cosa avrebbe fatto il pilota? Non potevano girare in tondo per sempre, prima o poi avrebbero esaurito il combustibile...

    Mentre anche gli altri passeggeri sommavano due più due, sentì la paura crescere a poco a poco intorno a lei.

    Nessuno parlava. Pensavano forse allo schianto al suolo o erano troppo terrorizzati per emettere un suono?

    «Sarà un atterraggio difficile ma non impossibile» proseguì il pilota. «L’aeroporto è provvisto di una pista in terra battuta, che potremo usare in questa situazione, ma vi chiedo di seguire attentamente le istruzioni dell’equipaggio.»

    L’ultima frase riuscì a interrompere il silenzio.

    Ci furono grida, lacrime e urla. Sembrava che tutti avessero ritrovato la voce contemporaneamente. Emma ebbe la sensazione che il cuore le si fosse spostato alla base della gola, e lo spazio vuoto che aveva lasciato era stato riempito dalla nausea. Gli assistenti di volo si muovevano con calma, alzarono gli schermi dei finestrini e diedero istruzioni ai passeggeri di tenere la testa china in grembo o di puntellarsi sul sedile di fronte.

    Gradualmente, mentre l’aereo continuava a girare in tondo, riuscirono a tranquillizzare i passeggeri e il rumore tornò sopportabile.

    Emma chinò la testa sull’addome. Immaginò che nel frattempo i vigili del fuoco e le ambulanze stessero accorrendo ai bordi della pista. Era venuta dall’altra parte del mondo in cerca di pace, ma non si era aspettata di trovare quella eterna.

    Era quella la ragione per cui non faceva mai programmi. C’era sempre qualcosa che andava storto. Sarebbe morta a ventisette anni. Proprio come sua madre. No. Quei pensieri non l’avrebbero certo aiutata. Doveva credere che il pilota era sicuro di sé come sembrava. Fece un respiro profondo e incrociò le dita, le luci si spensero e la cabina piombò nell’oscurità. La luce pomeridiana che rimbalzava dal deserto ed entrava dai finestrini bastava soltanto ad attutire le tenebre.

    Emma chiuse gli occhi e aspettò il momento di cui tutti parlavano. Non si aspettò che l’intera vita le passasse davanti agli occhi mentre rimpiangeva le cose non fatte. Invece, a venirle in mente furono le cose perdute, non quelle non fatte. La madre era morta quando lei era ancora molto piccola e se la ricordava appena, ma il padre era deceduto di recente e sentiva molto la sua mancanza. Erano stati molto legati, e avrebbe tanto voluto che facesse ancora parte della sua vita.

    Aveva cercato di riempire il vuoto lasciato dalla sua morte con altri rapporti, ma la scelta di Jeremy, il suo ultimo ragazzo, si era rivelata disastrosa.

    Si rese conto che c’era un’altra cosa di cui sentiva la mancanza, ed era il suo lavoro di infermiera, che aveva sempre amato. Ma forse era arrivato il momento di voltare pagina. Jeremy aveva detto e fatto delle cose crudeli che l’avevano indotta a mettere in dubbio le sue capacità professionali, ma non doveva permettergli di imporle la via da percorrere. Non più. Non intendeva fare domanda per riavere il suo posto, mai più avrebbe lavorato con Jeremy, ma poteva sempre esercitare la sua

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