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Sabbia dorata: Harmony Collezione
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Sabbia dorata: Harmony Collezione
E-book155 pagine2 ore

Sabbia dorata: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

LA BAIA DEI SOGNI - Fingere che il loro amore sia finito è impossibile per tutti e due.

Per Olivia, incontrarlo di nuovo è un vero shock. Vederlo sul suo lussuoso yacht in compagnia di una favolosa bionda, apparentemente felice e spensierato, le fa pensare che la conclusione a cui era arrivata in passato è esatta: Dimitri Angelaki è un uomo freddo e calcolatore. E lei una stupida, per averlo sposato tre anni prima e per essersi illusa di essere amata. Decisa a rimediare a quell'errore di gioventù, Olivia cerca il coraggio di affrontare Dimitri per chiudere in modo definitivo; ne trova, ma non abbastanza per affrontare anche i suoi occhi. Occhi che hanno sempre avuto il potere di ipnotizzarla, e che ora, silenziosamente, cercano di raccontarle una verità che lei ignora.

LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2016
ISBN9788858945704
Sabbia dorata: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Sabbia dorata - Madeleine Ker

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Millionaire Boss’s Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2004 Madeleine Ker

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-570-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

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    1

    Non era mai stata tanto in ritardo. E non era neppure colpa sua.

    Quando l’aereo sorvolò la baia, Amy ebbe una perfetta panoramica della città nella quale era attesa ore prima. Molte ore prima. Controllò l’orologio. Per la verità il giorno precedente.

    Il sole nascente illuminava Hong Kong, facendo risplendere le migliaia di finestre dei grattacieli. Era una vista da togliere il fiato. Con l’abituale precisione che la caratterizzava, Amy aveva studiato ogni dettaglio della città sulle guide turistiche e ora, a migliaia di piedi d’altezza, poteva cogliere qualche particolare.

    Il porto, il Peak, Kowloon, il reticolato delle strade che, anche a quell’ora mattutina, erano invase da innumerevoli autoveicoli.

    Cercò di individuare la torre di cristallo che costituiva la sua destinazione, ma l’aereo era troppo veloce. No... eccola! Un attimo, un luccichio di vetri ai raggi del sole ed era sparita. Se non altro l’aveva vista. Sarebbe dovuta essere là, all’ora di colazione, il giorno precedente.

    Amy Worthington sentì sobbalzare lo stomaco all’unisono con la rapida discesa dell’aereo. Erano le otto di mattina e il colloquio con Anton Zell apparteneva ormai alla storia. E anche l’impiego che avrebbe potuto fruttarle.

    Zell era ormai in un altro paese. Le era stato chiarito che il signor Zell si sarebbe fermato a Hong Kong un giorno soltanto. Tuttavia, ovunque fosse, Anton Zell era noto per non accettare giustificazioni. Le era stata offerta una chance che capita una sola volta nella vita e le era sfuggita di mano.Stava a lei fare in modo di essere presente per il colloquio. Per vari motivi aveva scelto una linea aerea che le avrebbe consentito di raggiungere Hong Kong con quattro ore di anticipo. Invece era arrivata con diciotto ore di ritardo.

    Si era mai verificato un volo tanto sfortunato? I guai avevano avuto inizio a Londra, dove era stato annunciato un ritardo dopo l’altro. Poi il laconico annuncio del comandante che informava che, in seguito a problemi a un motore, avrebbero dovuto atterrare in una cittadina asiatica, il cui nome lei non riusciva neppure a pronunciare, per le necessarie riparazioni.

    Amy avrebbe voluto piangere. Quel lavoro era d’importanza vitale per lei. Sapeva perfettamente di essere in grado di svolgerlo e le condizioni erano fantastiche. Stipendio incredibile, sistemazione a Hong Kong a carico della compagnia, viaggi...

    Ma, soprattutto, per lei rappresentava una sfida. Non aveva mai avuto una posizione a quel livello. Disponeva di tutto: intelligenza, sicurezza di sé, titolo di studio... tutto, a eccezione dell’esperienza.

    Stava a lei, quindi, convincere Anton Zell, noto come uno degli uomini d’affari più esigenti e potenti, a offrirle una possibilità. A lei, giovane e senza esperienza, tra le diverse candidate con anni di impiego nell’industria petrolifera alle spalle.

    In che modo avrebbe cercato di convincerlo era un problema che l’assillava da diverso tempo. Tecnicamente sapeva di poter rispondere con precisione a qualsiasi domanda le fosse stata posta. Aveva accuratamente studiato ogni informazione che aveva raccolto sulla compagnia.

    Ma non era questo il problema.

    Il problema era convincere Anton Zell che, nonostante la giovane età, sarebbe stata in grado di resistere alla pressione dell’incarico.

    Lo zio Jeffrey Cookson, che si era dato da fare per ottenere quel colloquio, l’aveva messa in questi termini: «Zell si muove a un passo tale da ridurre in cenere la maggior parte degli esseri umani. Il colloquio sarà un inferno, mia cara. Ma se lo superi ti troverai in una dimensione spaziale».

    L’aspetto fisico non le sarebbe stato d’aiuto. Spesso la definivano una donna con sembianze angeliche, probabilmente per i vaporosi capelli biondi, i profondi occhi grigi, la carnagione delicata e un viso dall’espressione dolce. Inoltre non dimostrava un solo mese in più dei suoi vent’otto anni. Benché la vita non fosse stata un letto di rose, i dispiaceri e i drammi non avevano segnato la sua bellezza. Ma c’erano occasioni, come questa, in cui avrebbe preferito esibire un aspetto più maturo e provato.

    Ricordò l’ultima raccomandazione di zio Jeffrey. «Zell ha la base operativa a Hong Kong e molti lavori nel sudest asiatico. Vorrebbe che l’assistente parlasse le lingue locali. Quindi tu devi offrirgli qualcosa di speciale, Amy.»

    L’aereo atterrò all’aeroporto di Kai Tak. Guardando dal finestrino Amy notò i tetti delle case appena sotto le ali del velivolo. Aveva sentito parlare di questa particolarità dell’aeroporto, ma vivere un atterraggio del genere era tutt’altro discorso!

    Non sapeva se un dipendente della Zell Corporation sarebbe stato ad accoglierla. Probabilmente avevano rinunciato. L’unica sua speranza, ed era molto esigua, era fare in modo di ottenere un altro colloquio, in una qualsiasi parte del mondo. Ma di sicuro il ritardo l’avrebbe esclusa dalla rosa delle candidate.

    Dopo aver percorso infinite claustrofobiche gallerie, Amy riuscì a entrare in possesso dei propri bagagli. Erano ormai le dieci. Era stanca, avvilita, aveva bisogno di una doccia e di fare colazione.

    Emergendo dalle porte scorrevoli, studiò ansiosa la folla, nella speranza di trovare qualcuno con un cartello con scritto il suo nome.

    Ma non ebbe fortuna. Un mare di visi le stava di fronte, visi del tutto disinteressati alla sua presenza. C’erano cartelli in arabo, cinese, hindi e in lingue che neppure conosceva e che la mettevano in confusione.

    Si fermò, lottando contro il flusso dei passeggeri che la sospingevano, la urtavano con i bagagli, facendola vacillare.

    «Sta bloccando l’uscita.» Il richiamo era accompagnato da una mano robusta che si chiuse sul suo braccio spingendola all’esterno. «Lao Tzu ha detto: ‘’Nuota controcorrente, ma evita di occludere lo scorrere dell’acqua’’.»

    Amy alzò lo sguardo, confusa. L’uomo che la sospingeva verso l’uscita indossava jeans e una camicia blu di seta e il suo viso abbronzato, il più affascinante del mondo secondo Vogue, le era familiare.

    «Signor Zell?» ansimò attonita.

    «Signorina Worthington, immagino» rispose laconico.

    «Oh, mi dispiace di essere così in ritardo» si affrettò a scusarsi, cercando di stargli al passo mentre lui fendeva la folla. «Il mio volo era in ritardo e...»

    «So tutto del suo volo» la interruppe. «Segua il mio consiglio e non viaggi più con quella compagnia. Gli aerei sono antiquati e non paga a sufficienza il personale di terra.»

    «Non immaginavo che venisse lei di persona a prendermi.»

    «Ci sono solo io, Worthington.»

    «Scusi?»

    «È domenica mattina» le fece presente lui. Le posò una mano sulla schiena per sospingerla in avanti. «Mi aspetto che i miei impiegati lavorino sodo sei giorni la settimana. Non chiedo a nessuno di lavorare di domenica.»

    «Oh, mi dispiace» balbettò. «Non avrei voluto procurarle tanto disturbo...»

    «Bisogna lasciare qui il trolley.» Apparentemente senza nessuno sforzo, Zell sollevò la valigia. «Faccia attenzione a non incastrare il cappotto nell’ascensore.»

    «Signor Zell, sono mortificata per tutto questo disturbo...»

    Lui si voltò a fissarla, gli occhi blu cobalto. «È la quarta volta che si scusa» disse, «non crede che sia sufficiente?»

    «Sì, signor Zell.»

    «Allora la smetta.»

    «Sì, signor Zell.»

    Lo studiò accuratamente mentre l’ascensore saliva. Aveva un fisico formidabile, spalle ampie, stomaco piatto, e si trovò d’accordo con Vogue. Probabilmente era di gran lunga l’uomo più attraente del mondo. Gli occhi e la bocca erano sexy. Aveva poco più di quarant’anni e, a eccezione di qualche striatura argentea alle tempie, i capelli erano neri con un taglio perfetto.

    L’abito non tradiva l’immensa ricchezza. L’orologio era un modello sportivo in acciaio, nessun brillante alle dita. L’oggetto più costoso doveva essere il cellulare che in quel momento stava usando per ordinare all’autista di raggiungerli all’uscita principale.

    Spense il cellulare e si voltò verso di lei. «Qualcosa non va?»

    «Sa... sapevo che lei si sarebbe fermato a Hong Kong un giorno soltanto. Spero che non abbia dovuto cambiare programma per colpa mia.»

    «Ho previsto di andare in volo a Sarawak oggi pomeriggio alle due» replicò. «Vorrei concludere subito questo colloquio.»

    «Naturalmente.»

    «Andiamo in ufficio.» La percorse con uno sguardo indagatore che le risvegliò la consapevolezza degli abiti stazzonati e dello stato dei capelli.

    «Mi dispiace. Non sono molto in ordine...»

    «Vuole cambiarsi? Vuole andare prima in albergo?»

    «Oh, no, grazie» si affrettò a rifiutare. Il cuore le batteva impazzito. Non riusciva a credere alla propria buona sorte. Dopo tutto avrebbe sostenuto il colloquio. Le veniva offerta una seconda opportunità.

    «Ha fatto colazione?»

    «No, ma non ho fame, signor Zell» sostenne coraggiosamente.

    «Molti mi considerano un mostro» replicò aspro lui. «Le farebbe piacere lavorare per un mostro?»

    «No, signor Zell.»

    «Non sono un mostro. Se ha fame o sete, si senta libera di dirlo.»

    «Be’, per la verità...»

    «Andiamo.»

    La mano possente posata sulla schiena la sospinse all’esterno, nell’umida mattina di Hong Kong. Una limousine si fece strada nel traffico e accostò accanto a loro. L’autista, in livrea verde, balzò fuori e sistemò il bagaglio di Amy nel portabagagli mentre Anton Zell la aiutava a salire.

    La portiera fu richiusa e

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