L ammiratore di Dulcie (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Uno scandalo si profila all'orizzonte della famiglia Middleworth quando la figlia minore, Dulcie, non viene invitata al ballo che, per tradizione, segna l'inizio della Stagione mondana londinese. E mentre la madre e le sorelle si danno da fare per cercare alla fanciulla il tanto agognato pretendente, l'interessata non sembra preoccuparsi troppo. L'unico suo problema è infatti quello di riuscire a suscitare l'interesse dell'uomo di cui si è innamorata, e che, purtroppo , non ha sangue nobile nelle vene. Sono ben altre le doti di quel giovane che suscitano l'interesse di Dulcie, e infatti entrambi frequentano il Club degli Esploratori, lui per prepararsi alla spedizione che lo porterà nelle foreste dell'Amazzonia, lei per ritrarre manufatti antichi ritrovati dagli archeologi. Uniti dallo stesso amore per l'avventura e per l'arte, sembrano però non riuscire a parlare la stessa lingua, quando si tratta d'amore...
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Anteprima del libro
L ammiratore di Dulcie (eLit) - Victoria Alexander
successivo.
1
Londra, 1868
Alla veneranda età di ventitré anni, Miss Dulcie Middleworth, la figlia minore del Visconte Middleworth, era appena stata dichiarata un fallimento sociale.
Dulcie fissava il foglio di carta sulla tavoletta davanti a lei, ancora quasi del tutto bianco, e cercava di concentrarsi sul primo schizzo a matita di un frammento di antica ceramica. Il lavoro che aveva appena iniziato faceva parte del compito che da tempo le era stato affidato, ossia quello di documentare attraverso la pittura l'interminabile collezione del Club degli Esploratori.
In realtà fino a quel momento i suoi sforzi erano stati vani. Proprio non riusciva a concentrarsi sul suo lavoro. Per quanto le importasse poco della propria posizione nella società, trovava piuttosto irritante essere considerata un fallimento. Di certo sua madre ne era sconvolta.
D'accordo, non c'era stata una nota sul Times, né alcun tipo di annuncio ufficiale su Notes for Ladies, la rivista femminile londinese che la madre e le sorelle divoravano per scoprire le ultime notizie sulle attività del ton, nonché sulle scappatelle. Queste ultime venivano narrate con discrezione e raramente venivano fatti dei nomi, anche se per identificare il protagonista dell'ultimo pettegolezzo bastava trascorrere un pomeriggio tra amiche davanti a una tazza di tè. No, nel bel mondo della società londinese non c'erano annunci ufficiali che rendessero noto chi aveva fatto cosa, ma il risultato finale era lo stesso.
Per la prima volta dal suo debutto, Dulcie non era stata invitata al gran ballo di Lady Scarsdale, che era sempre stato considerato l'inizio della Stagione mondana da quando la figlia di Lady Scarsdale aveva debuttato vent'anni prima o giù di lì.
La madre di Dulcie le aveva ripetuto che quel ballo aveva avuto lo scopo di assicurare alla figlia di Lady Scarsdale una posizione di un certo prestigio in società, nonché di farle ricevere attenzioni da parte del pubblico. Secondo lei, quella ragazza non era tra le più belle, però aveva uno spirito e un'intelligenza che non si notavano a un primo sguardo. Da quando poi i figli degli Scarsdale si erano felicemente sposati, quel ballo era diventato, per tutte le ragazze che ambivano a entrare in società e a conquistare un buon partito, l'evento ideale a cui partecipare e mostrarsi.
Mentre le debuttanti della nuova Stagione era consuetudine che venissero tutte invitate al ballo, le ragazze che avevano già preso parte alle Stagioni precedenti ricevevano dei prestigiosi inviti sulla base di una serie di fattori misteriosi, noti solo a Lady Scarsdale e alla sua cerchia.
Quell'anno, il suo quinto anno in società, a Dulcie l'invito al ballo di Lady Scarsdale non era arrivato. La madre era livida in volto e dava la colpa al marito. Le tre sorelle maggiori erano quasi sconvolte per quello sgarbo e determinate a raddoppiare i propri sforzi per trovare a Dulcie un fidanzato adatto.
Non era che Dulcie non desiderasse sposarsi. Lei avrebbe voluto farlo, ma solo per motivi sentimentali. Dulcie Middleworth cercava l'amore, anzi, a dire il vero temeva di averlo trovato. Peccato che sembrava non essere corrisposto.
Il suo sguardo si spostò casualmente attraverso la biblioteca dell'impressionante palazzo di Bloomsbury, che ospitava il Club degli Esploratori, incrociò l'unica persona oltre a lei che in quel momento si trovava nella stanza, e Dulcie cercò di trattenere un sospiro. Non che lui ci avrebbe fatto caso.
Michael Shepard spostava gli occhi avanti e indietro tra il libro aperto alla sua sinistra e il quaderno che aveva davanti a sé. I suoi capelli scuri erano leggermente scompigliati, come se vi avesse appena passato le mani sopra, cosa che aveva sicuramente fatto. La sua penna scorreva sulla pagina del quaderno come se avesse vita propria. Da un momento all'altro avrebbe smesso di risistemarsi di continuo gli occhiali, che avevano la buffa tendenza a scivolargli giù per il naso perfettamente dritto.
Nonostante non avesse alzato lo sguardo, lei sapeva che i suoi occhi erano del grigio più profondo, come il cielo durante un temporale. Le sue spalle erano larghe, il che presupponeva che facesse parecchia attività fisica, ed era una spanna più alto di lei. Non che lei gli si fosse mai avvicinata tanto da poter confrontare le rispettive altezze.
Dulcie e Michael – lei non riusciva a pensare a lui come Mr. Shepard – occupavano un tavolo ciascuno, dei sei presenti nella biblioteca, quasi tutti i giorni da circa tre mesi, e ancora si erano scambiati poco più che qualche educato saluto. Le loro conversazioni raramente variavano.
«Buongiorno, Mr. Shepard» lo salutava lei quando gli passava davanti. Aggiungendo poi: «Bella giornata» oppure «Che brutto tempo che fa oggi», a seconda di come fosse il tempo fuori.
«Davvero, Miss Middleworth» le rispondeva allora lui con un sorriso educato. Oppure, se al suo arrivo lei era già dentro la biblioteca, era solito salutarla con un cortese: «Buongiorno, Miss Middleworth».
A quel punto lei replicava inevitabilmente: «Buongiorno, Mr. Shepard», accompagnandolo con un commento sul tempo, quando in realtà avrebbe voluto dirgli: «Santo cielo, Michael, non pensi sia ora che tu mi prenda tra le tue braccia e mi dia un bacio mozzafiato o mi scaraventi sopra un tavolo facendomi tua?».
Non avrebbe mai detto una cosa del genere, ma si chiedeva cosa sarebbe successo se l'avesse fatto. Lui ne sarebbe senz'altro rimasto terribilmente sconvolto, il che era già qualcosa.
Finora Dulcie non si era mai posta alcun problema a parlare con dei gentiluomini, e neppure a corteggiarli. Ma in Michael Shepard c'era qualcosa che la trasformava da giovane donna sicura di sé a persona estremamente timida e riservata. Prima di allora la maggior parte dei gentiluomini era stata molto più propensa a parlare con lei che non viceversa, mentre Michael a malapena si accorgeva della sua presenza.
Non era molto più grande di lei, forse di quattro o cinque anni, e aveva fama di essere brillante in campi come storia, botanica e altre svariate discipline che nel Club degli Esploratori venivano promosse tra i giovani promettenti che mostravano un certo interesse per l'esplorazione e le nuove scoperte.
Nonostante la sua inclinazione per gli studi, Michael aveva un'aria particolare: una promessa di avventure e di emozioni da vivere al più presto. Queste sensazioni riempivano la biblioteca, quando lui era lì dentro, ed erano al tempo stesso intriganti ed estremamente inebrianti. A dire il vero, Michael aveva in programma di unirsi a una spedizione il mese successivo. La cosa era piuttosto problematica, poiché restringeva il tempo che Dulcie aveva a disposizione per conquistare il suo cuore. Se era questo ciò che voleva.
Lei sapeva già molte cose su di lui. Non era affatto difficile ottenere informazioni nell'atmosfera rarefatta del Club degli Esploratori. Dato che le signore non potevano entrarne a far parte – era vietato anche solo pensarlo – le mogli dei membri alcuni anni addietro si erano riunite e avevano formato il Comitato delle Dame. Avevano avuto la gentile autorizzazione a organizzare attività di società, cene in onore di membri di rilievo – anche se non sempre erano autorizzate a prendervi parte – e anche a dare una mano nella gestione della biblioteca del club e della vasta raccolta di reperti e cimeli delle spedizioni da esso organizzate.
Dulcie aveva familiarizzato con diverse donne che frequentavano la biblioteca, molte delle quali avevano un sacco di tempo libero, dato che i rispettivi mariti erano perlopiù in giro in qualche sperduto angolo del mondo, impegnati ad attraversare qualche giungla tropicale o a scavare in cerca di tracce di civiltà antiche.
Queste donne avevano molta della libertà che di solito avevano le vedove e uno spirito indipendente davvero ammirevole. Ma, del resto, non avevano molta scelta. I loro mariti avevano deciso di esplorare l'ignoto, lasciandole a prendersi cura della casa in attesa di quelle rare volte in cui avevano la possibilità di tornare in Inghilterra. Non sembrava affatto giusto, ma era così che stavano le cose.
Dulcie aveva stretto una buona amicizia con una di queste dame, Mrs. Persephone Fitzhew-Wellmore, che quel giorno era lì da qualche parte, anche se aveva la strana tendenza a scomparire per poi riapparire nei momenti più inaspettati. Aveva mostrato interesse per il lavoro di Dulcie, confidandole che anche lei era una sorta di artista ed era molto impressionata dal fatto che Dulcie venisse addirittura pagata per il suo lavoro. Aveva insistito perché la chiamasse Poppy, poiché Mrs. Fitzhew-Wellmore era una sorta di scioglilingua.
Dulcie aveva avuto l'opportunità di dedicarsi alla sua arte grazie al padre. Era nata dodici anni dopo l'ultima sorella e, dopo aver avuto tre figlie, suo padre aveva sperato che l'ultimo, inaspettato bambino fosse maschio. Quando aveva visto che aveva avuto un'altra femmina era stato preso dalla rassegnazione, ma anche dalla determinazione: quella figlia sarebbe stata il figlio che non aveva mai avuto.
L'aveva incoraggiata a diventare un'eccellente cavallerizza e un'ottima tiratrice. Mentre la madre cercava di trasmetterle tutte le doti necessarie a una brava padrona di casa, lui le insegnava i trucchi per amministrare una proprietà e le trasmetteva il proprio interesse per tutte le cose antiche e i luoghi sconosciuti. E infatti, mentre le sue sorelle erano tutto ciò che la madre avrebbe potuto desiderare da delle figlie responsabili, Dulcie era tutta suo padre.
Quando aveva voluto applicarsi allo studio dell'arte, dopo aver completato un livello d'istruzione superiore a quello delle sorelle, sua madre ne era rimasta sconvolta. Ma suo padre le aveva detto che anche le donne avrebbero dovuto essere incoraggiate a raggiungere livelli di apprendimento più elevati, se dotate di un talento naturale. Dulcie non avrebbe mai dimenticato lo sguardo della madre, ignara del fatto che il marito avesse quelle idee progressiste. In ogni caso, suo padre non solo aveva consentito a Dulcie di frequentare la South Kensington School of Art, ma aveva sfruttato anche la propria influenza all'interno del Club degli Esploratori per assicurarle la posizione che in quel momento occupava.
Lui era membro di quel club praticamente da sempre, anche se tutto ciò che aveva esplorato erano un buon brandy e un pregiato sigaro.
Forse il padre assecondava i sogni della figlia perché lui stesso in passato aveva avuto dei sogni impossibili. Se le illustratrici donne che avevano successo erano poche, erano ancora meno i lord inglesi che avevano rinunciato alle proprie responsabilità per provare l'ebbrezza di avventurarsi per le giungle africane, seguendo le orme dello sfortunato dottor Livingstone. Eppure, non c'era niente che il padre di Dulcie preferisse rispetto a invitare a casa sua quei gentiluomini che si