Lezioni di felicità
Di Mollie Molay
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Mollie Molay
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Anteprima del libro
Lezioni di felicità - Mollie Molay
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Marriage In Six Easy Lessons
Harlequin American Romance
© 2004 Mollie Molay
Traduzione di Velia De Magistris
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-887-1
Frontespizio. «Lezioni di felicità» di Molay MolliePrologo
LE REGOLE DI SULLIVAN
1 – Affinché una relazione sia ben riuscita, la donna deve sempre far sentire il suo uomo forte e sicuro.
2 – Poiché l’uomo non è monogamo per natura, è più incline a considerare una donna come una potenziale compagna di vita se non instaura subito con lei una relazione di tipo sessuale.
3 – Una donna deve saper reprimere i propri desideri, anche quelli sensuali, per il bene della relazione.
4 – Una donna deve mostrarsi compiacente piuttosto che seducente.
5 – Una donna deve saper dimostrare al suo uomo quanto lo apprezza e lo stima. Per far ciò, deve essere in grado di ignorare le proprie esigenze e le proprie frustrazioni quotidiane.
6 – Una donna deve essere disponibile, allegra, spontanea e generosa nei confronti del suo uomo, sostenendolo e aiutandolo a raggiungere sempre gli scopi che si è prefisso.
Gli ultimi invitati al matrimonio Morgan-Blair presero frettolosamente posto sulle panche della splendida chiesa di St. James. Le note del Tema di Lara dal Dottor Zivago si librarono nell’aria, il segnale per indicare che la cerimonia sarebbe iniziata dopo venti minuti.
Sul retro della chiesa, nella stanza riservata alla sposa, April Morgan osservò con un crescente senso di disagio il bouquet di rose e gardenie che stringeva in mano.
Rita Rosales, una delle testimoni, porse alla sposa un ciondolo d’oro portafortuna. «Ecco, questo farà in modo che oggi tutto proceda senza intoppi» dichiarò. Rise e passò le mani sull’ampia gonna verde pallido che indossava. «La riuscita della luna di miele invece dipenderà solo da te» aggiunse, rivolgendole un’occhiata ammiccante.
Il viso di April sbiancò.
«Basta così, Rita» la redarguì Lili Soulé, l’altra testimone. «Non vedi che April è già abbastanza nervosa?» commentò, poi sollevò il cesto pieno di petali di fiori che la più piccola delle damigelle d’onore, sua figlia Paulette, avrebbe dovuto spargere lungo la navata. Paul, il fratello gemello di Paulette, già stringeva fra le mani il cuscinetto di velluto sul quale erano state appoggiate le fedi nuziali.
«Sto bene» mormorò April, per quanto il suo nervosismo stesse aumentando con il passare dei minuti. «Rita, perché non chiedi alle damigelle se hanno bisogno di aiuto?»
Rita si girò per guardare le giovani donne assorte a controllare la loro immagine riflessa allo specchio. «Direi che tutte e cinque se la stanno cavando benissimo» replicò.
«Cinque!» esclamò April. «Ma dovrebbero essere sei!»
«Claire è uscita un attimo» spiegò Joyce, una delle damigelle.
«Ha detto se sarebbe tornata in tempo per la cerimonia?»
Joyce scrollò le spalle. «Claire è Claire. Chi può immaginare cosa le passa per la mente?»
April si costrinse a credere che l’improvvisa sparizione della ragazza non fosse un cattivo presagio, e si costrinse anche a ignorare il suo nervosismo in crescente aumento, quel nervosismo che le sue amiche avevano interpretato come l’ansia tipica di ogni sposa. La verità però era che i dubbi sulla saggezza della sua decisione di sposare Jim Blair stavano crescendo a dismisura.
Qualcuno bussò concitatamente alla porta. Un attimo dopo, nella stanza apparve un usciere. Dopo essersi scusato per l’intrusione, l’uomo fece un cenno alla madre della sposa. Eve Morgan batté lievemente una mano sulla spalla della figlia, poi si affrettò a seguirlo.
Un momento dopo, era di nuovo al fianco di April, il viso pallido, un foglio di carta in mano. «Oh, cara, forse dovresti sederti» mormorò.
Tutte le presenti tacquero. Il cuore di April ebbe un tuffo. Ancora prima di prendere il biglietto che sua madre le stava porgendo, capì che dovevano esserci problemi, problemi molto seri.
«Cosa c’è scritto?» chiese Rita, cercando di sbirciare il messaggio.
April lesse ad alta voce la succinta comunicazione. «Claire e io siamo fuggiti insieme. Jim.
»
«Non ha neanche chiesto scusa» commentò Eve, il tono della voce sbalordito. «Ma forse è meglio così.»
Invece di lasciarsi andare a un’ovvia crisi isterica, April si tolse il velo e sospirò per il sollievo.
Finalmente qualcosa di giusto.
1
Sei mesi dopo.
Affinché una relazione sia ben riuscita, la donna deve sempre far sentire il suo uomo forte e sicuro.
Il Gioco delle Coppie. Dott. Lucas Sullivan.
April Morgan, redattrice della famosa rivista di Chicago Today’s World, guardò incredula il foglio appoggiato sulla scrivania. Come redattrice di una testata che spesso dava spazio a nuovi scrittori, ne aveva viste di tutti i colori. Ma quello scritto superava di gran lungo ogni altro nella sua assurdità.
L’articolo era basato su uno studio a sfondo sociologico condotto dallo stesso autore, pubblicato in precedenza su un periodico scientifico, e aveva l’intento di illuminare le donne sul comportamento che gli uomini si aspettavano da loro nell’ambito di una relazione amorosa destinata a concludersi in un matrimonio.
Con crescente sconcerto, April lesse le sei regole che l’autore, un professore universitario, indicava come norme basilari cui le donne dovevano attenersi per attrarre un uomo in primo luogo, e mantenere viva una relazione in secondo.
Dal suo punto di vista – quello di una sposa abbandonata sull’altare non più di sei mesi prima – l’articolo era semplicemente ridicolo. L’autore doveva essere un uomo molto ingenuo, o molto deluso, dedusse. Le sue credenziali, posto che fossero vere, erano eccellenti, ma come era possibile che esistessero ancora uomini in cerca della Donna Perfetta e non di quella reale?
Inoltre, come era possibile che un uomo sano di mente credesse di poter condizionare la sua compagna fino a farla diventare perfetta?
April aggrottò la fronte. Esistevano tante altre teorie che avrebbero dovuto governare i rapporti di coppia, in particolare lei ne preferiva una. Ogni persona era spinta dall’esigenza naturale di accompagnarsi con una del sesso opposto, e quell’esigenza naturale si concretizzava nel desiderio di produrre una prole forte e in buona salute. Uno scopo che lei aveva tutte le intenzioni di raggiungere prima che fosse troppo tardi, e che l’aveva spinta così erroneamente verso l’altare.
In effetti, era stata costretta ad ammettere di aver accettato la proposta di Jim principalmente perché spinta dal ticchettio sempre più urgente del suo orologio biologico.
Ma secondo quello che affermava il dottor Sullivan, un uomo sceglieva la sua compagna basandosi esclusivamente sul suo comportamento sociale! Anche un professore come lui, o specialmente un professore come lui, avrebbe dovuto sapere che non era possibile individuare la persona con cui dividere la vita basandosi su sterili regole che definivano una sorta di gioco.
Lei aveva imparato la lezione a sue spese. Essere stata abbandonata sull’altare alla non più verde età di trentadue anni l’aveva resa molto più saggia per quello che riguardava gli uomini. Era giunta alla conclusione che gli esponenti del sesso maschile erano esseri egocentrici, interessati solo a se stessi, e che nessuno di loro, almeno nessuno di quelli che lei conosceva, meritava un secondo sguardo da parte sua.
Non che restare zitella fosse stata una sua scelta, rifletté. Se tutto fosse andato come previsto, lei sarebbe partita per la luna di miele alle Hawaii in compagnia di quel traditore di James Elwood Blair con il sorriso sulle labbra e il cuore pieno di speranza.
Prese una matita e annotò ai margini del manoscritto una serie di domande che esigevano risposte precise. Continuò a leggere l’articolo, solo per scoprire che diventava più insensato a ogni riga. Fece del suo meglio per mantenere un atteggiamento professionale e per non scoppiare a ridere, ma un sorriso divertito incurvò comunque le sue labbra.
«Sono proprio felice di vedere che stai lavorando al Gioco delle Coppie» commentò una ben conosciuta voce.
April alzò lo sguardo su Thomas Eldridge, il caporedattore, proprietario del giornale e suo diretto superiore. Sfortunatamente, Thomas non era solo. «Sai, se devo essere onesta, stavo leggendo questa assurdità cercando di non ridere» affermò.
«Ridere?» ripeté Tom scuotendo la testa, poi indicò l’uomo al suo fianco. «Se pensi di riuscire a trattenerti per qualche istante, vorrei presentarti Lucas Sullivan. Io e Lucas abbiamo frequentato l’università insieme. Lucas, lei è April Morgan, una delle nostre... migliori redattrici.»
April sentì il viso andarle in fiamme, ma Tom non le lasciò il tempo per replicare. «Sullivan è un sociologo molto noto» riprese il caporedattore. «Gli ho chiesto io di scrivere l’articolo che è sulla tua scrivania. Lo studio da cui è tratto è stato pubblicato su una rivista scientifica di tiratura nazionale.»
Per quanto fosse consapevole di aver appena commesso una terribile gaffe, April riuscì a restare calma e a esibire un’espressione interessata.
«Devo dirti di essere rimasto molto colpito dalle conclusioni cui è giunto Lucas» continuò Tom, «conclusioni con le quali io concordo perfettamente. Sono certo che, se rileggerai con attenzione il suo articolo, sarai in grado di lavorare con lui senza alcun problema, e soprattutto con la serietà che ti è propria.»
April annuì educatamente mentre il significato delle parole del suo capo assumeva un senso ben preciso nella sua mente. O collabori con lui, o ti ritrovi senza un impiego... Aveva lavorato abbastanza a lungo in quella redazione per sapere che Tom Eldridge avrebbe fatto di tutto pur di risollevare le vendite del giornale, che di recente avevano subito un brusco calo. Ma affidarsi all’articolo di Sullivan per raggiungere un tale scopo? A lei sembrava un miracolo improbabile, tuttavia, se voleva continuare a percepire lo stipendio a fine mese, doveva fare in modo da realizzare quel miracolo.
«Ho deciso di pubblicare l’articolo di Sullivan come pezzo centrale del numero di settembre» affermò Tom. «So che il tempo a disposizione è poco, ma credo che ce la faremo. Tu che cosa ne pensi, April?»
April non replicò. Osservò Lucas Sullivan, che a prima vista aveva in tutto e per tutto l’aspetto del tipico studioso con la testa fra le nuvole, con la sua gran massa di riccioli castani ribelli e i vestiti un po’ spiegazzati.
Ma guardandolo meglio... Doveva aver passato da poco la trentina, era alto e aveva spalle larghe, labbra carnose e una luce indubbiamente sensuale nei begli occhi color nocciola. A giudicare dagli sguardi che le altre impiegate gli stavano lanciando dal di là della parete di vetro, non doveva essere la sola a reputarlo attraente, concluse April. Ma, per quanto lo stesse osservando lei stessa con malcelato interesse, l’uomo non sembrava rendersi conto di aver catturato le attenzioni di tutto il personale femminile della redazione.
«April?» la sollecitò Tom con tono seccato. «Allora, che