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Bodyguard (eLit): eLit
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E-book153 pagine1 ora

Bodyguard (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO

Natasha Lancer, Tasha per gli amici, conduce un'esistenza serena e tranquilla grazie ai proventi che le derivano dalla gestione del suo amatissimo negozio di fiori. Un bel giorno la sua vita viene sconvolta dalla improvvisa apparizione di David Marquis, una guardia del corpo che le comunica che da quel momento lei sarà al sicuro perché lui è stato incaricato di proteggerla da ogni pericolo. Tasha non ne vuole proprio sapere, ma un rocambolesco susseguirsi di pericolosi imprevisti la convince che...
LinguaItaliano
Data di uscita1 apr 2019
ISBN9788858999929
Bodyguard (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Bodyguard (eLit) - Cassie Miles

    successivo.

    1

    Teso e imbronciato, il signor Green sedeva fuori al bar dell'angolo. Aveva l'ordine di non ferire la signorina Lancer. Per nessuna ragione. Il suo compito era di spaventarla, per evitare che si rivolgesse alla polizia. Avrebbe dovuto portarla a un appuntamento e non era il genere di incontro che si potesse organizzare con un invito stampato.

    Sorseggiando il suo caffè, Green continuò a sorvegliare la vetrina di Bloom's in Cherry Creek. La rivendita di fiori si trovava sull'angolo opposto a quello dove sedeva lui con il giornale steso sul tavolino. Il traffico sulla Third Avenue era intenso e i marciapiedi brulicavano di passanti, molti dei quali attratti da quell'elegante quartiere di negozi che comprendeva tra l'altro un salone di bellezza e una famosa gioielleria.

    Troppe persone.

    Troppo traffico.

    Dovunque guardasse Green, c'erano testimoni. Il posto non sarebbe potuto essere peggiore. Ma dopo due giorni di sorveglianza sapeva almeno come rapire la preda.

    Si sarebbe fatta male, ma non vedeva come altro procedere. Tra l'altro aveva sempre pensato che il dolore fosse istruttivo. Se la signorina Lancer avesse capito che faceva sul serio, sarebbe stata più disposta a collaborare.

    Green guardò l'orologio quando lei si affacciò sulla soglia di Bloom's. Erano le quindici passate. A quell'ora, di solito, Tasha Lancer passava da Bagel Bonanza per uno spuntino veloce. Quel giorno, tuttavia, si fermò all'incrocio. Il suo taglio scalato sembrava in disordine, ma Green supponeva che i capelli corti, apparentemente spettinati, fossero considerati chic. I languidi occhioni castani della ragazza scrutarono l'angolo opposto della strada.

    Stava guardando lui?

    Green finse di concentrarsi sul giornale. Con la coda dell'occhio, vide la donna attraversare l'incrocio. Aveva una figura minuta, delicata. I suoi modi e la sua andatura indicavano che era un tipo deciso. Con quella minigonna gialla e quel maglioncino nero a collo alto, ricordava una piccola ape. Gli ronzò accanto ed entrò nel bar.

    Non appena fu dentro, lui si alzò in piedi, buttò il giornale nel cestino e svoltò l'angolo. Green era un uomo poderoso. Spiccava tra la folla e non voleva che lei lo notasse. Non ancora, almeno.

    Quando fosse stato il momento, la signorina Lancer avrebbe imparato a conoscerlo. E a temerlo.

    Tasha Lancer rientrò dal bar con tè e brioche per sé e per la sua giovane aiutante, Mandy Jones. Una volta tanto, era felice che non ci fossero clienti nel negozio. Doveva completare un'ordinazione importantissima e non era del tutto soddisfatta di come stava procedendo la sua ultima composizione floreale.

    Aggrottando la fronte, posò lo spuntino sul banco di vendita e indietreggiò per esaminare l'elaborata corbeille. «Mandy, vieni a dare un'occhiata e dimmi che cosa c'è che non va.»

    Con un sospiro, la biondina pilotò il pancione intorno al banco. La diciassettenne Mandy, che vestiva sempre di nero, era in realtà troppo cupa e scostante per lavorare in un negozio di fiori. La sua espressione chiusa e il suo rossetto color prugna si addicevano tutt'al più alle corone funebri.

    Ma Tasha apprezzava il talento artistico della ragazza, che era nubile, incinta di otto mesi e con un disperato bisogno di un'occupazione.

    «Che cosa ne pensi?» le chiese.

    Mandy addentò una brioche. «Direi che va bene» osservò. «Carini quei fiori rossi e schiacciati.»

    «Si chiamano anthurium.»

    «Oh. Be', sono belli.»

    Tasha si morse il labbro inferiore. Quella sera, le sue composizioni avrebbero abbellito il negozio accanto, il Pola and Tweed Jewelry. Janet Pola, la proprietaria della gioielleria, aveva invitato la sua elegante clientela alla presentazione inaugurale dei Rubini dello Sceicco. La favolosa parure comprendeva un collier e due bracciali che valevano un patrimonio soltanto in pietre, senza contare il valore storico e la lavorazione. Sarebbero intervenuti gli esponenti del bel mondo e Tasha voleva far colpo su di loro. Voleva che si rendessero conto che il suo piccolo negozio d'angolo, aperto da sei mesi soltanto, era in grado di fornire addobbi per le occasioni più importanti.

    Tre delle cinque composizioni erano alte, ma semplici. Dato che il tema era la tenda di uno sceicco nel deserto, Tasha aveva utilizzato fronde di palma e papiro con grappoli di esotiche orchidee rosse che avrebbero sprigionato una piacevole fragranza. Quelle composizioni in particolare erano già state sistemate tra rossi tendaggi all'interno del Pola and Tweed Jewelry.

    Le altre due creazioni di Tasha impiegavano protee e ginger scarlatti. «Adoro la più piccola» confessò a Mandy. «Sono stata così fortunata a trovare dal rigattiere quella vecchia lampada d'Aladino!»

    «E io sono stata così fortunata a doverla lustrare» ironizzò la ragazza.

    «Peccato che non sia apparso il genio e non ti abbia concesso tre desideri.»

    «Già.» Mandy finì la brioche. «Avrei desiderato come prima cosa un milione di dollari. Come seconda, che fosse già nato il bambino. E come terza, un bel viaggio a San Francisco.»

    Tasha non le disse che l'arrivo del bimbo avrebbe pressoché cancellato la possibilità di viaggiare. Pur avendo frequentato dietro suo consiglio un corso per future mamme, la ragazza continuava a ignorare la realtà dei pannolini sporchi e delle cure quotidiane.

    «E tu, Tasha? Se avessi un genio, che cosa gli chiederesti?»

    «Non saprei.» I suoi desideri principali erano stati esauditi. Dopo aver faticato per gran parte dei suoi ventisette anni, aveva infine aperto un negozio. Lavorando coi fiori, era sempre circondata da colori, profumi e bellezza. L'appartamento in cui viveva sarebbe potuto essere più grande, ma lei si accontentava di due camere e gli arredi erano di suo gradimento.

    «Andiamo» la incalzò Mandy, incuriosita. «Che cosa vorresti avere?»

    «I Rubini dello Sceicco.»

    Tasha rimpianse di averlo detto. Non aveva senso spasimare per quelle pietre. Valevano perlomeno due milioni di dollari e superavano di gran lunga le sue possibilità. Ma quel collier favoloso e quei bracciali monopolizzavano i suoi pensieri sin da quando aveva appreso che sarebbero stati esposti nel negozio accanto.

    «Strano» commentò l'aiutante. «Possiedi gioielli splendidi. Perché mai dovresti desiderare quella parure? Sembrava così antiquata in fotografia.»

    «I rubini sono veri.» Il fatto solo di pensare al leggendario collier le mozzava il respiro. «Non vedo l'ora di vederli stasera. La pietra del pendente è enorme. Ventotto carati. Un rubino sangue di piccione. Oh, Mandy, non puoi immaginare che cosa si provi a toccare una pietra vera. Quasi ne senti il calore...»

    Tasha scosse il capo e si richiamò all'ordine. La sua era una fantasia pericolosa. Tornò a concentrarsi sulla composizione floreale che aveva dinanzi. I bianchi pennacchi dell'erba delle pampas formavano un piacevole effetto di contrasto con il fogliame verde scuro e gli anturi rossi. Nell'ideare quella corbeille, Tasha si era rifatta alle tecniche giapponesi dell'ikebana, sfruttando il vuoto e l'eleganza dello spazio per deliziare l'occhio e stimolare i sensi. Ma non era ancora soddisfatta. «Che cosa manca?»

    «Non saprei.»

    «Magari più respiro al centro...» Prima di ritoccare l'insieme, si infilò un paio di guanti gialli di plastica che s'intonavano con la minigonna. Lavorare con le spine le aveva insegnato a fare attenzione e cercava di proteggersi le mani quanto più possibile. Sebbene gran parte dei fiorai preferisse lavorare a mani nude, i guanti erano diventati il suo biglietto da visita. Sotto il bancone, ne conservava una scorta d'ogni colore e materiale.

    Consultò l'orologio. «Si avvicina il momento della consegna e questo cesto deve essere perfetto.» Sfilò un paio di pennacchi al centro e li aggiunse ai lati. Mentre indietreggiava per studiarne l'effetto, lo scampanellio della porta annunciò l'arrivo di un cliente.

    Girando su se stessa, Tasha sorrise in modo automatico. Era importante fare buona impressione sulla clientela anche quand'era presa dal lavoro.

    Si ritrovò davanti a un uomo dall'espressione seria in abito blu. Erano così vicini da sfiorarsi. Ma lui non si spostò, né lo fece lei. La sua vicinanza era una sorta di tacita sfida a indietreggiare o a farsi più avanti ancora.

    Il sorriso di Tasha vacillò e si spense. Non era il genere d'uomo che si potesse conquistare con uno sfoggio di educazione standard. Chi era? Un vero duro, pensò lei. Sexy e determinato. Riscaldava l'aria con la sua presenza, sprigionando un incredibile magnetismo animale che l'attraeva a livello istintivo. Se non fosse stata una rispettabile commerciante, forse si sarebbe tuffata tra le sue braccia e gli avrebbe sussurrato: «Prendimi, sono tua».

    Ma Tasha aveva lavorato sodo per elevarsi agli standard sofisticati dell'esclusivo quartiere di Cherry Creek. E sapeva che saltare addosso a un uomo non costituiva un buon biglietto da visita. Costringendosi a parlare, esordì: «In che cosa posso servirla?».

    «A dire il vero, sono qui per servire lei.»

    D'accordo, pensò Tasha. Doveva essere un sogno. Un sogno fantastico. Era assurdo credere che quel fusto fosse entrato in negozio per prendersi cura di lei. «Come ha detto, scusi?»

    L'uomo vestiva con gusto e ricercatezza. I capelli castani erano tagliati alla perfezione. Gli occhi grigi erano fermi e glaciali. Il suo sguardo tradiva un'intensa concentrazione. Ma l'uomo si manteneva neutro e distaccato.

    «Sto parlando con Natasha Lancer?» domandò lui.

    «Sì.»

    «Mi chiamo David Marquis e sono stato ingaggiato per farle da guardia del corpo nelle prossime due settimane.»

    «Guardia del corpo?» ripeté lei indietreggiando perplessa. Doveva esserci un equivoco. «Temo che sia venuto nel posto sbagliato. Senz'altro è richiesta la sua presenza qui accanto, alla gioielliera. Sa, stanno ingaggiando molte guardie per sorvegliare i Rubini dello Sceicco.»

    «No» obiettò lui. «Sono qui per lei.»

    «Ne dubito.» Che cos'era, uno scherzo? Tasha non aveva bisogno di una guardia del corpo!

    Cercò di esprimere la propria contrarietà con un'occhiata truce, ma la vista di David Marquis le toglieva parecchia determinazione. Era d'altezza media, ma con un fisico eccezionale. Aveva il genere di spalle a cui appoggiarsi. Il genere di bocca da baciare... Che cosa le stava succedendo? Era soltanto un uomo! «Non ho tempo da perdere.»

    «Ehi!» esclamò Mandy. «In che razza di pasticcio ti sei cacciata?»

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