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La fortuna della babysitter: Harmony Collezione
La fortuna della babysitter: Harmony Collezione
La fortuna della babysitter: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

La fortuna della babysitter: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ieri era soltanto una normale babysitter...
Rafael Almirez è diretto in Argentina per rintracciare Sofia Suarez, la donna che erediterà l'azienda che lui sta per rilevare. Quando finalmente la trova rimane scioccato nel constatare che è una focosa ma ingenua babysitter. Così come Sofia rimane senza parole alla notizia di essere un'ereditiera.

... ma oggi è una ricca ereditiera!
Lei è completamente impreparata a dirigere un'azienda, ma Rafael ha la soluzione giusta: un matrimonio che risulterà vantaggioso per entrambi, un semplice contratto d'affari. Tuttavia la potente attrazione che il magnate prova per Sofia potrebbe cambiare ogni cosa.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9788830516762
La fortuna della babysitter: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    La fortuna della babysitter - Cathy Williams

    successivo.

    1

    «A ogni modo... Sono contento che tu sia venuto, Rafael. Pensavo non ce l'avresti fatta, con questo affare che stai trattando. È su tutti i giornali. È bello che tu riesca a trovare un po' di tempo per questo vecchio moribondo.»

    Rafael lanciò al padrino uno sguardo beffardo.

    David Dunmore poteva sembrare il ritratto della bonarietà, con i suoi occhialini tondi, i ciuffetti di capelli grigi e l'aspetto gioviale da Babbo Natale, ma Rafael sapeva bene che, dietro quell'apparenza, batteva il cuore di un uomo scaltro come una faina e per nulla avverso a qualche piccolo ricatto sentimentale.

    Sapeva anche che il padrino non avrebbe mai richiesto la sua presenza, se non si fosse trattato di una questione urgente. Tanto più ci girava intorno, prima di arrivare al punto, tanto più rilevante sarebbe stata la richiesta e, in quel preciso momento, dopo un'ora di chiacchiere a vuoto, l'entità del favore era cresciuta in modo esponenziale.

    Rafael si appoggiò allo schienale, con un bicchiere in mano, e si armò di pazienza.

    Era un pezzo che non andava a casa del padrino. Almeno un paio di mesi e mai una volta da quando il vecchio era stato costretto a letto, confinato tra le mura domestiche. Di solito si incontravano al vecchio club per gentiluomini, di cui David era membro e dove, come amava dire, un uomo riusciva a pensare senza distrazioni, davanti a un discreto whisky e a un buon piatto non alterato dai soliti chef famosi. «Cavolo e pasticcio di carne: e chi li vuole?» ribatteva Rafael regolarmente. Lì erano entrambi a loro agio, in una relazione in cui l'intimità era frutto del rispetto reciproco e dell'amore.

    Rafael aveva quasi scordato lo splendore di quella casa a Belgravia, con le sue linee armoniose e un disordine ricco, che rimandava a un tempo in cui il minimalismo non era ancora di moda. Folti tappeti persiani ricoprivano il pregiato parquet, bizzarri manufatti, ricordo di viaggi all'estero si contendevano lo spazio con opere d'arte inestimabili e delicate sculture.

    «Pensavo avessi smesso di giocare la carta del moribondo» scherzò. «Dopo che il medico ha detto che è tutto a posto e che sei sano come un pesce.»

    «Che vuoi che ne sappiano i medici?»

    «Parecchio, considerando gli anni che hanno passato a praticare la medicina. Si dà il caso che Hilman sia il migliore tra i cardiologi, quindi, se per lui è tutto a posto, possiamo dire che la carta del moribondo non è più appropriata.»

    «Forse, in apparenza, può sembrare che io sia in via di guarigione, ma non hai idea dello stress a cui sono stato sottoposto in questi ultimi mesi.»

    Il sorriso sul volto di Rafael si spense. «Freddy? Continua a farla da padrone? Ci penso io a quel bastardo.»

    «Non puoi. Non hai voce in capitolo nella mia azienda e minacciarlo non servirà a niente. In questo momento, magari, sta dicendo a tutti che sono sul letto di morte. Non ho più la forza per andare in ufficio come facevo prima, e lui sta facendo danni. Ma conosci la situazione, Rafael. È il mio figliastro, nel bene e nel male, e grazie all'accordo di divorzio è anche uno degli azionisti principali. Non posso fare niente con lui. Tre miei direttori fidati hanno rassegnato le dimissioni e temo che lui stia cercando di rimpiazzarli con dei suoi amichetti. Cinque anni fa, avrei ancora avuto energie per tenere d'occhio il ragazzo, ma...»

    Sospirò. «La vecchia guardia è pronta ad andarsene. Stanno solo aspettando di essere estromessi prima del previsto. Ma questo è irrilevante, per il momento. No, ti ho chiesto di venire per discutere di una faccenda completamente diversa.»

    Rafael non disse nulla. Le sue antenne captavano un turbinio di correnti sotterranee. Il silenzio si protrasse, poi, finalmente, David Dunmore frugò nella valigetta sul tavolino in noce e ne estrasse una busta.

    Si sporse in avanti, la consegnò a Rafael e poi si risistemò a sedere, con le dita incrociate sullo stomaco prominente, e osservò il figlioccio con interesse.

    «Che cos'è?»

    «Leggila.»

    Rafael incrociò lo sguardo del padrino, i suoi occhi scuri non tradivano nulla dell'improvviso gelo di inquietudine che lo stava assalendo. Aprì la busta. Un foglio. Si stupì nel vedere che era scritto a mano, quando ormai tutti usavano l'email. La calligrafia era decisa, denotava una persona con una volontà forte, e sinuosa, segno che l'autore poteva essere una donna.

    Sentì lo sguardo del padrino su di sé, sapeva che si aspettava una risposta, ma dopo avere letto e, per sicurezza, riletto la lettera, per la prima volta in vita sua, si trovò a corto di parole.

    «So che probabilmente il contenuto ti avrà lasciato un po' sorpreso.»

    «Un po' sorpreso? Questo sì che è minimizzare! Quando ti è caduta addosso questa bomba e quanto ti costerà?»

    «Aspetta, aspetta, non saltare a conclusioni affrettate, Rafael. Innanzitutto, è vero.» David sospirò e chiuse gli occhi per un istante, poi guardò il figlioccio. «Ho conosciuto Maria Suarez più di vent'anni fa, quando io ne avevo quasi cinquanta. Lei ne aveva solo ventisei ed era la donna più bella che avessi mai visto. Ero nel periodo tra una moglie e l'altra.» Fece una smorfia. «Stavo sborsando una fortuna in alimenti a Fiona ed ero piuttosto nauseato dal sesso opposto. Maria fu... una ventata di aria fresca.»

    «Okay» tagliò corto Rafael. «Prima che inizi a magnificare le belle donne e le ventate di aria fresca, arriviamo al punto.» L'impulso di protestare – una forza primordiale che risaliva a un tempo lontano, in cui David era stato il suo porto sicuro in acque burrascose – proruppe come una vendetta.

    «Questa donna, ammesso che sia davvero lei, ti contatta per dirti che hai una figlia che non hai mai visto, all'altro capo del mondo. Dice che sta per tirare le cuoia e che la coscienza ha preso il sopravvento. Come fa a sapere dove vivi? E se sa dove vivi, immagino che sappia anche che sei molto ricco.»

    David si spostò inquieto e lanciò al figlioccio un'occhiata ostile.

    «Come l'hai conosciuta?»

    Una figlia mai vista? Probabilmente povera in canna. Le serviva denaro? Sempre che esistesse davvero una figlia e che la misteriosa autrice della lettera fosse chi sosteneva di essere! Non è che quella storiella tenera e commovente aveva delle altre falle?

    Se il padrino era così pazzo da credere a fesserie del genere, solo Rafael poteva salvarlo. Non avrebbe permesso ad altre cacciatrici di dote di calpestarlo, e la tattica astuta della figliola prodiga sembrava proprio quel tipo di trappola in cui il padrino sarebbe cascato. Ci stava già cascando, a quanto pareva.

    «Sono stato in Argentina molti anni fa» rifletté David, con un'espressione nostalgica che fece venire voglia a Rafael di digrignare i denti per la frustrazione. «Ci sono rimasto un anno, per scegliere i luoghi per i miei boutique hotel del Sud America. L'ho conosciuta là. Una bellissima donna dai capelli corvini. Dolcissima. Me ne sono innamorato perdutamente.»

    «Nessun lieto fine, però.» Rafael lo riportò alla realtà. «Considerando che sei tornato a Londra, hai sposato Ingrid in quattro e quattr'otto, e poi hai detto addio a un'altra bella fetta del tuo patrimonio, quando hai divorziato. Per non parlare delle azioni dell'azienda, che il tuo caro figliastro ha intenzione di rilevare.» Sospirò. «E non hai ancora risposto alla mia domanda. Com'è che questa donna, se è davvero chi dice di essere, sa dove vivi?»

    «Può avere trovato il contatto tramite uno dei miei hotel, o in Internet. Ormai non esiste più la privacy.»

    «Eppure, adesso non vedo nessuna donna dai capelli corvini, accanto a te, e non l'ho mai vista. Allora, che cos'è successo?»

    «Mi avevano richiamato per una faccenda familiare urgente. Sono dovuto partire all'improvviso, nel cuore della notte. Avevano portato mia madre in ospedale per un infarto. Lasciai un messaggio ad Antonio, il mio braccio destro. Gli dissi di spiegarle... Be', quando tornai, lei era fuggita. A quanto pareva, pensava di non essere all'altezza, che i nostri mondi fossero troppo diversi, temeva che avrebbe finito per essermi di intralcio, anche se io non le ho mai dato motivo di crederlo. È ovvio che non era innamorata come lo ero io. Non se l'è sentita di provare. Mi ha spezzato il cuore, Rafael. Mi ha devastato.»

    «Mondi troppo diversi... E qual era il suo mondo?»

    «Faceva la cameriera al piano nell'hotel dove alloggiavo. È stata l'amore della mia vita, Rafael, e adesso... dal nulla... ricevo questa lettera, che mi dice che ho una figlia. Sangue del mio sangue.»

    Rafael non disse nulla. Una cameriera di hotel? Il suo padrino aveva davvero pensato di potersi legare a una che faceva la cameriera? Non che avesse potuto essere peggio di quell'orrore che alla fine aveva sposato, un'amazzone svedese che gli aveva preso tutto ciò su cui era riuscita a mettere le mani, quando, tre anni dopo il matrimonio, si erano lasciati in un crescendo di acredine e di infedeltà da parte sua. Non solo se n'era andata con un proficuo contributo in denaro e tre case, era anche riuscita a procurare al suo inutile figlio una buona fetta di azioni. Il padrino stava ancora pagando il prezzo di quella folle corsa all'altare in cerca d'amore.

    «Sto riempiendo i tasselli mancanti» continuò David. «Penso sia fuggita, ma che a un certo punto sia tornata nella sua città, perché è lì che si trova la ragazza. Lavora come babysitter per una coppia di espatriati, in periferia.»

    «Hai fatto fare un test del DNA?» chiese Rafael, dopo un istante di silenzio.

    David si stizzì. «I tempi combaciano.»

    «Non credere a quello che vuoi credere.»

    «Non voglio neanche affrontare la cosa, dando per scontato che sia finita prima ancora di cominciare.»

    «Va bene.» Rafael si passò una mano tra i capelli. «Hai già contattato la donna? O la figlia?»

    «Maria è mancata.» Gli occhi gli si velarono. «È tutto quello che so. Naturalmente, ho avviato delle indagini. Ho le informazioni che mi servono per contattare mia figlia e ho avuto tempo a sufficienza per pensare... al modo giusto per farlo.»

    «Un volo in Argentina?» Rafael guardò il padrino. «Bisogna chiedere il parere del medico. Meglio evitare altri inutili allarmismi per il tuo cuore.» Quel pensiero gli provocò una fitta, un misto di paura e panico.

    «Non si è trattato di un inutile allarmismo!»

    «Dimmi perché mi hai fatto venire, David» lo incalzò Rafael con gentilezza. «Per farmi una confidenza, o c'è un altro motivo?»

    «Io non posso andarci, in Argentina, ma tu sì, ragazzo mio, puoi e devi.» Si sporse in avanti e lo guardò serio. «Ti prometto che ne varrà la pena...»

    Sofia Suarez batteva il piede, impaziente, mentre guardava fuori dalla finestra, verso gli imponenti cancelli di ferro battuto, che proteggevano i proprietari di quella tenuta da favola da qualsiasi vagabondo a cui fosse venuto in mente di poter tentare la fortuna con l'elemosina.

    In quell'enclave esclusiva fuori Buenos Aires, i ricchi si assicuravano sempre di essere ben protetti, aprivano di rado la porta a chi non conoscevano.

    E facevano in modo che fossero i domestici a prendersi cura di tutto ciò che ritenevano indegno di loro. Ecco perché lei era lì, pensò Sofia, battendo il piede con foga crescente e continuando a guardare l'orologio, per aspettare un giardiniere che sarebbe dovuto arrivare un'ora e mezza prima.

    James ed Elizabeth Walters erano andati a sciare con i due figli.

    «Non so proprio perché ci abbiano rifilato questo giardiniere, quando mi andava benissimo far venire una squadra una volta a settimana» si era lamentato James giorni prima, apparendo all'improvviso sulla soglia della sua camera. «Ma il mio capo mi ha chiesto di prendere quest'uomo a titolo di favore, per un suo amico di Londra. A ogni modo, io e Lizzy saremo via, quindi dovrai essere tu a spiegargli tutto.»

    «Sì, certo, anche se, a dire il vero, mi aveva promesso un periodo di ferie» aveva risposto Sofia, facendo un respiro profondo e contando fino a dieci. James ed Elizabeth Walters amavano molto ordinarle cosa fare nel tempo libero, nonostante le sue ore fossero indicate con chiarezza nel modulo di accettazione, che lei aveva firmato l'anno prima.

    Però di quel lavoro ne aveva bisogno. Lo stipendio era fantastico.

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