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Notte di trasgressione (eLit): eLit
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E-book263 pagine3 ore

Notte di trasgressione (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Dopo un sensazionale matrimonio le 5 damigelle d'onore sono pronte ad affrontare la notte più audace della loro vita.
Bridget, contabile, sembra gradire di essere "guardata" da vicino dal più sensuale degli agenti.
Leah, spogliarellista, si concede uno strip-tease in limousine e uno sconosciuto sexy apprezza la performance.
Mia, avvocato di grido, è pronta per il miglior sesso della sua vita. Unico dettaglio: non conosce il suo partner.
Vanessa, ballerina, ritrova una sua vecchia fiamma e insieme scoprono che le scintille tra loro ardono ancora.
Gloria mette a rischio il proprio matrimonio per una notte mozzafiato con un seducente amante.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2018
ISBN9788858985380
Notte di trasgressione (eLit): eLit
Autore

Leslie Kelly

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Notte di trasgressione (eLit) - Leslie Kelly

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Wild Wedding Night

    Harlequin Blaze

    © 2008 Leslie Kelly

    Traduzione di Giorgia Maria Lucchi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-538-0

    Prologo

    Fissare un matrimonio a Chicago per febbraio probabilmente non era stata l’idea più brillante del secolo. Soprattutto perché la Città Ventosa quella settimana era stata colpita da una mostruosa nevicata, che sembrava voler durare per il resto dell’inverno.

    A ogni modo, nonostante i fiocchi enormi che turbinavano intorno alla chiesa, tutto era andato come previsto. E in quel momento un fantastico paesaggio invernale circondava l’albergo dove era stato organizzato il ricevimento pomeridiano.

    Secondo Izzie Santori, la giornata era stata perfetta.

    «Sei felice, Pasticcino?» le domandò il suo nuovo marito mentre, avendo le mani occupate, chiudeva con un calcio la porta della camera da letto. Aveva le mani occupate perché teneva tra le braccia Izzie, con tanto di abito bianco dotato di strascico.

    «Alla follia.»

    Le premette un bacio sul collo mentre la posava a terra. «Solo tu avresti potuto rendere peccaminoso un abito bianco.»

    «Sono una peccatrice nata.»

    «Come se io non lo sapessi. In caso te ne fossi dimenticata, noi due lavoriamo insieme.»

    Protendendosi verso di lui, lei gli insinuò le dita tra i folti capelli neri, cresciuti da quando Nick aveva lasciato i Marine. Quella lunghezza gli donava molto, soprattutto quando lui raccoglieva i capelli in una coda di cavallo bassa al Leather and Lace, l’elegante locale di spogliarelli dove ambedue lavoravano. «Sono contenta che ci siamo sposati di mattina, così tutti sono potuti venire al matrimonio.»

    «Anch’io. Dubito che in quella chiesa ci fossero mai stati contemporaneamente tante spogliarelliste, cameriere e buttafuori.» Le baciò il lobo dell’orecchio. «Eri stupenda oggi, Iz. Come sempre, le altre donne sembravano quasi insignificanti paragonate a te.»

    «Non è vero. Avevo delle damigelle molto carine» controbatté lei.

    Lui annuì, alzando una mano per cominciare a sbottonarle i minuscoli bottoni intorno al polso. «Hai ragione. Ed erano tutte una diversa dall’altra. Una bella varietà.»

    Era vero, le damigelle di Izzie non sarebbero potute apparire più diverse. La prima, sua cugina Bridget, era una brunetta tranquilla dal viso dolcissimo, incapace di essere scortese con chiunque. Fin dall’infanzia era la migliore amica di Izzie.

    Bridget era completamente diversa da Leah, la vivace spogliarellista che lavorava al club con Izzie. La ragazza era giovane e più dolce di quanto si potesse pensare, considerate le dure prove cui la vita l’aveva sottoposta. Bionda e con curve generose, Leah era l’opposto di Mia, la sorella di Izzie, con i corti capelli neri e il fisico asciutto.

    La professione forense, nel corso della quale si era trovata a lavorare a crimini efferati, l’aveva resa ancor più dura di quanto già non fosse da ragazzina. Un maschiaccio combattivo, Mia si era tenuta alla larga dal sogno da brava ragazza della sorella maggiore Gloria di diventare una casalinga e da quello da cattiva ragazza della sorella minore Izzie di essere una ballerina. Izzie aveva trattenuto il respiro, subito dopo aver chiesto a Mia di essere una delle damigelle al suo matrimonio, sapendo che quello non era esattamente il genere di occasione per cui sua sorella stravedesse, ma la famiglia era la famiglia e Mia aveva accettato.

    Poi c’era Vanessa. Benché anche lei, come Mia, avesse un caratterino per niente accomodante, Vanessa emanava calore e sex-appeal. La bellissima afroamericana era amica di Izzie fin dai tempi in cui entrambe avevano ballato insieme al Radio City.

    Infine c’era Gloria, la maggiore delle sorelle Natale. Sposata, sulla trentina, bella in modo materno, Gloria era testarda e all’antica, ecco perché Izzie le aveva chiesto di essere una delle sue damigelle: sua sorella si sarebbe offesa a morte se l’avesse esclusa.

    Incontestabilmente un quintetto di damigelle assai variegato; tutte erano bellissime con indosso l’abito rosso scarlatto. Izzie adorava ciascuna di loro per la sua forza e la gentilezza, l’intelligenza e la lealtà. «Sono state magnifiche e mi hanno aiutata moltissimo» mormorò lei.

    «Speriamo che stasera qualcuno dei miei cugini single stia tenendo loro compagnia nel salone dell’albergo.»

    «Spiacente di deludere te e i tuoi cugini, ma Leah le ha portate in un locale poco lontano da qui.»

    Nick si rabbuiò per la prima volta da giorni. «Con questo tempaccio?»

    «Non nevica più e sono certa che gli spazzaneve stiano pulendo lentamente le strade.» Izzie si morse il labbro inferiore, poi aggiunse: «È solo a un paio di isolati da qui e ho dato all’autista della limousine una bella mancia perché si assicuri che stasera tornino sane e salve nelle loro camere».

    «Attenta, Chicago. Ci sono in giro quattro damigelle su di giri!»

    «Non credo potrà succedere qualcosa di troppo scandaloso, con loro c’è anche Gloria.»

    Gloria era felicemente sposata con il fratello maggiore di Nick ed era parsa sollevata quando suo marito si era offerto di portare i loro tre figli a casa, lasciandola libera di trascorrere il resto della serata con le altre damigelle. «Le terrà d’occhio lei.»

    «Me l’immagino proprio. Tenere d’occhio un’avvocatessa, una contabile, una spogliarellista e una Rockette

    «Hai per caso qualcosa contro spogliarelliste e Rockette?» gli domandò Izzie, sollevando un sopracciglio in segno di sfida.

    Nick aveva appena finito di sbottonarle le maniche e si spostò dietro di lei per occuparsi della lunga fila di bottoni sul retro del vestito.

    A mano a mano che li sbottonava, baciava il sottile lembo di pelle scoperto, sfiorando ciascuna vertebra con le labbra con un autocontrollo e una sensualità straordinari.

    «Assolutamente no, Pasticcino. Alcune delle persone che preferisco sono proprio spogliarelliste e Rockette

    Izzie lasciò cadere il capo in avanti, sospirando di piacere mentre lui continuava a spogliarla. Conversare era l’ultima cosa che potesse interessarle in quel momento; il pensiero delle damigelle cominciò piano piano a svanire.

    Prima di allontanare definitivamente dalla sua mente quel pensiero, tuttavia, Izzie rassicurò entrambi. «Andrà tutto bene. Sono donne adulte, non devono guidare e sono fuori in gruppo. Che cosa potrebbe mai succedere?»

    In una notte speciale, quando sei RAPITA DAL PIACERE...

    1

    Durante le ultime, concitate settimane, Bridget Donahue era riuscita a mantenere un’espressione felice. Ma non era stato facile. Perché, benché fosse sinceramente felice per sua cugina Izzie, che era riuscita a conquistare l’uomo che amava, la mente di Bridget era tormentata quasi costantemente da due grossi crucci.

    Per prima cosa, di là a due giorni avrebbe dovuto testimoniare in tribunale contro il suo ex datore di lavoro. Seconda, la sua ultima esperienza con l’amore l’aveva lasciata parecchio amareggiata.

    No, non si era trattato di amore, ricordò a se stessa. Non era innamorata dell’uomo che le aveva spezzato il cuore. No, maledizione, no! Non era mai nemmeno uscita con lui per un vero appuntamento.

    Però si erano baciati. Altroché se si erano baciati! Un giorno d’agosto dell’anno precedente si erano baciati con passione folle nell’ufficio di lei. E i suoi baci le avevano fatto tremare le ginocchia. Quindi le era importato di lui, forse anche più di quanto volesse ammettere. Dean Willis le si era insinuato nel cuore quando Bridget credeva fosse solo un semplice venditore di auto usate. Il fatto che lui si fosse servito di Bridget era ciò che rendeva tutto più difficile.

    Lui lo aveva fatto per lavoro. Il bastardo.

    «A che stai pensando?» le chiese sua cugina Gloria, la sorella maggiore di Izzie. Benché sedessero a un tavolo con le altre damigelle, circondate dalla clientela rumorosa di uno dei locali più trendy di Chicago, evidentemente Gloria aveva notato l’umore pensoso di Bridget. «Sei tesa per il processo?»

    «Un po’. Avrei preferito non dover testimoniare, ma pare che la difesa non abbia più alternative e così questa settimana dovrò andare in tribunale.»

    La brunetta minuta, madre di tre figli, che riusciva allo stesso tempo a essere sexy e materna, agitò una mano nell’aria. «L’hanno colto con le mani nel sacco. Quel verme usava la rivendita di auto usate per riciclare denaro sporco ricavato dalla droga. E si spacciava per una brava persona.» Si rabbuiò. «E pensare che mi era piaciuta la sua pubblicità in cui invitava tutti a recarsi dall’uomo più onesto della città

    «Ciò conferma che sei una donna con gusti assolutamente discutibili» commentò la bellezza con i capelli neri alla destra di Gloria, un sorriso divertito sulle labbra.

    Gloria rispose con una smorfia a sua sorella Mia, nata tra lei e Izzie. Agitando la mano sinistra davanti alla faccia dell’altra, ribatté: «Una donna sposata con gusti assolutamente discutibili». Ora che due delle sorelle Natale erano sposate, lo stato civile di Mia sembrava maggiormente degno di attenzione.

    «Stai facendo la cosa giusta» disse Gloria a Bridget. «Più gente dovrebbe prendersi la responsabilità di farsi avanti e compiere il suo dovere di cittadino.»

    Mia intervenne. «Vorrei ci fossero più persone come te. Di certo il mio lavoro sarebbe più facile.» Fino a poco tempo prima Mia era stata un’avvocatessa penalista a Pittsburgh; era tornata a Chicago da qualche settimana, ma Bridget non avrebbe potuto dire di averla vista più spesso negli ultimi tempi, Mia era sempre stata molto sulle sue.

    Bridget non dubitava di aver preso la decisione giusta, accettando di testimoniare contro Marty, il suo ex datore di lavoro e titolare dell’autosalone Honest Marty’s Used Cars. Sfortunatamente il processo, che sarebbe cominciato il lunedì successivo, avrebbe potuto portarla faccia a faccia con lui. Dean Willis, l’agente dell’FBI che si era servito di Bridget per ottenere le prove necessarie contro il suo capo.

    «La tua non mi sembra l’espressione di una persona nervosa. Mi pare piuttosto quella di una che si sta chiedendo chi sia il tizio che l’ha fatta stramazzare a terra» intervenne Vanessa McKee, amica della sposa dai tempi delle Rockette. La splendida donna sollevò le sopracciglia in modo allusivo. «Coraggio, stavamo giusto parlando di uomini.»

    «Non Mia» intervenne Gloria, con tono alla saccarina.

    Sua sorella rispose con un gesto volgare, che lei ignorò, divertita.

    L’ultima del gruppo, Leah, una ragazza dal viso dolcissimo che lavorava al Leather and Lace con Izzie, tamburellò le dita sul tavolo e si rabbuiò. Era carinissima mentre cercava di assumere un’espressione severa con quel viso da bambolina, i riccioli biondi, le guance rosee e le labbra piene. «Ignorale. Non devi dirci niente se non ne hai voglia, Bridget.»

    Le altre tacquero all’improvviso. Bene. Bridget non aveva alcuna voglia di parlarne; solo Izzie conosceva tutti i dettagli della storia, come Dean Willis avesse finto un interesse nei suoi confronti per tornare sui propri passi non appena aveva capito che lei non era coinvolta nelle attività illegali di Marty.

    Si era preso gioco di lei e Bridget non aveva alcuna voglia di parlarne, soprattutto non con un gruppo di damigelle sbronze reduci da un matrimonio meravigliosamente romantico.

    Fortunatamente l’argomento cambiò rapidamente e l’attenzione generale fu sviata dal problema di Bridget grazie all’arrivo di un fusto davvero notevole che passò accanto al tavolo delle ragazze. Lei approfittò della distrazione generale per accomiatarsi. «Sono molto stanca, credo sia meglio tornare a casa. Rimanderò indietro la limo a prendervi.»

    Un coro di no esplose al tavolo, quando le altre cercarono di trattenerla, ma Bridget fu irremovibile; le ultime settimane erano state lunghe e faticose. In qualità di damigella di Izzie, aveva organizzato cene e addii al nubilato, senza contare la costante preoccupazione per il processo, tanto forte da darle quasi la nausea.

    Inoltre, non le era mai piaciuto molto frequentare locali, preferiva trascorrere serate tranquille con qualcuno di speciale. Non che le fosse capitato spesso negli ultimi tempi... E considerato quanto era stato difficile riprendersi dopo Dean, dubitava che la situazione sarebbe cambiata nell’immediato futuro.

    Con sua sorpresa, anche Leah si alzò. «Devo cercare di smaltire quei Mai Tai con un pisolino, in caso stasera decidessi di andare a lavorare» spiegò con uno sbadiglio.

    Dopo un giro di abbracci della buonanotte, Bridget si diresse per prima all’uscita. Il locale era già affollato e lei e Leah ricevettero parecchie occhiate ammirate. Probabilmente grazie agli splendidi abiti scarlatti, benché, a onore del vero, Leah fosse davvero sexy, con un corpo da sogno. Non per niente faceva la spogliarellista.

    Bridget, invece, dubitava seriamente di poter risvegliare la passione in un uomo. Era una contabile, con noiosi capelli lunghi color castano e una corporatura del tutto normale. Le occhiate che ricevette le dissero che molti degli avventori del locale avevano già bevuto troppi Martini per notarlo, benché i cocktail costassero venti dollari l’uno.

    Uscita sul marciapiede, vide la limousine che le aspettava; poi ne notò un’altra, molto simile, parcheggiata subito dietro la prima. «Qual è la nostra?» si chiese ad alta voce, rabbuiandosi.

    Sperando che Gloria lo sapesse, decise di chiamare la cugina sul cellulare, invece di rientrare nel locale. Quando aprì la borsetta, però, si accorse di non avere più il telefono. «Oh, no! Ho perso il cellulare!» Poco prima, quando era andata in bagno, la borsetta le era caduta, rovesciando il suo contenuto sul pavimento. Probabilmente era stato in quel momento che aveva perso il telefono.

    Leah si voltò, pochi passi davanti a lei; Bridget le fece cenno di proseguire. «Va’ avanti. Sarebbe inutile tornare indietro in due.»

    Senza aspettare di vedere se Leah le avrebbe dato retta, si affrettò a tornare all’ingresso. Il buttafuori la accolse con un sorriso. «Già di ritorno?»

    «Temo di aver perso il cellulare nel bagno delle signore.»

    Vedendola in difficoltà, l’uomo le disse: «C’è un’entrata sul retro, se non vuoi tornare dentro». Aprì una porta con il cartello Riservato al personale. «Va’ fino in fondo al corridoio. L’ultima porta a destra si affaccia sui bagni.»

    Bridget lo ringraziò con un sorriso, poi seguì le sue indicazioni. Il lungo corridoio stretto sembrava lontanissimo dalle insegne al neon e dagli avventori rumorosi; i tacchi di Bridget riecheggiarono sul pavimento, ricordandole a ogni passo che era completamente sola.

    Trovò facilmente i bagni delle signore. «Speriamo che sia qui» mormorò sottovoce entrando.

    Per essere un bagno pubblico non era poi così male, ma lei dovette nascondere una smorfia disgustata quando si chinò per tastare il pavimento ricoperto di piastrelle dove le era caduta la borsetta. I suoi polpastrelli sentirono qualcosa di umido. Bleah! Poi...

    «!» Le era andata bene. Rimesso il cellulare in borsetta, tornò indietro, affrettandosi verso il corridoio buio.

    Era talmente scuro, che Bridget non vide l’uomo finché quasi gli andò addosso. Lui era immobile nell’ombra, alto, le spalle larghe. Forse pericoloso. Lei non avrebbe saputo dire perché le fosse venuto in mente un pensiero del genere, quell’uomo avrebbe potuto essere là fuori ad aspettare la sua fidanzata.

    Ma quel corridoio era riservato al personale.

    Uh, oh... Il respiro di Bridget accelerò e il suo corpo si mise in allerta, pronto alla fuga o al combattimento.

    Non essere ridicola, sei in un locale pubblico.

    Giusto, c’erano centinaia di persone nella sala attigua. Il suo cuore non poteva battere tanto solo perché Bridget si era scontrata con un uomo alto con le spalle larghe, vestito di nero, che emanava un calore incredibile e la induceva a pensare a pericoli nascosti. Un uomo che sembrava restare deliberatamente nell’ombra. Un uomo che aveva lo stesso profumo di...

    «Oddio» sussurrò lei, reagendo istintivamente alla fragranza intensa del dopobarba che aveva sentito solo addosso a un altro uomo prima.

    Il cuore che batteva rapido si fermò per un secondo buono, prima di esplodere in un palpito tanto forte che lo si sarebbe potuto sentire nella sala attigua. Confusa, Bridget cercò di ritrovare la calma, ma fu inutile. Rabbia, paura e rammarico lottarono per prendere il controllo delle sue emozioni.

    Tentò di voltarsi, di tornare da dove era arrivata, ma la mano ferma di lui le strinse il braccio, bloccandola. «Sta’ ferma.»

    «Lasciami andare.»

    «Devi venire con me. Subito.»

    «Non vengo da nessuna parte con te» ribatté lei, dura. «Toglimi le mani di dosso!»

    «Non c’è tempo da perdere.» Lui la strinse forte a sé, ma a giudicare da come tenne l’attenzione fissa sull’ingresso del corridoio, da dove Bridget era entrata con l’aiuto del buttafuori, era là che si concentrava il suo interesse.

    Bene, perché Bridget intendeva proprio andare dal robusto buttafuori. Lui sarebbe stato perfettamente in grado di vedersela con quel prepotente che, finalmente, si era distratto tanto da allentare la presa. Lei ne approfittò, cercando di divincolarsi; vide una lama di luce emergere dietro la porta in fondo al corridoio e si preparò a gridare per chiedere aiuto.

    Non poté. Prima che riuscisse a emettere anche un solo suono, si ritrovò premuta contro un corpo duro come la roccia e una bocca incandescente calò sulla sua. Bridget boccheggiò, dischiudendo inavvertitamente le labbra e lui ne approfittò, tuffando la lingua verso la sua, rubandole il respiro e ogni facoltà intellettiva. Bridget si abbandonò tra le sue braccia come una bambola di pezza, troppo sorpresa per ritrarsi e schiaffeggiarlo.

    Per la verità, non si ritrasse anche perché quel bacio cominciava a piacerle. Ma appena fu pronta ad ammetterlo con se stessa e a ricambiare quel gesto, lui allentò la presa.

    «Se ne sono andati.»

    Era freddo, determinato, non senza fiato e scosso come si sentiva Bridget. Ciò la fece infuriare ulteriormente. Aprì la bocca per dirglielo, ma prima che potesse parlare una mano forte le coprì le labbra. «Non fiatare.»

    Le capacità intellettive tornarono, insieme con la rabbia. Basta prendere ordini e lasciarsi distrarre! Cercò di gridare, mordendogli le dita.

    «Maledizione!» imprecò lui, sollevandola da terra come se fosse priva di peso. Cercò tastoni un allarme antincendio lungo il muro. «Ti spiegherò tutto dopo. Adesso dobbiamo andarcene di qui.»

    Senza dire altro, abbassò di scatto la leva; l’urlo acuto di una sirena partì sopra di loro. Prima che Bridget avesse il tempo per rendersi conto che lui aveva azionato realmente l’allarme antincendio del locale, si ritrovò caricata di peso sulla sua spalla. Espirò bruscamente quando il suo stomaco impattò contro i muscoli contratti di lui. Un calore rovente la pervase, sentendo il suo corpo aderire a quello di lui, benché in una posizione alquanto atipica.

    Una mano di lui premuta sul fondoschiena, le palme di Bridget sul dorso del suo rapitore, lei faticò a capire cosa fosse successo negli ultimi momenti. Non la aiutò il fatto che il profumo dolorosamente sensuale della pelle di lui le riempisse le narici, offuscandole i pensieri. Né che lei sentisse il respiro caldo sul fianco, attraverso il soprabito e il vestito leggero.

    A giudicare dal trambusto, i rumorosi avventori del

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