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Dolce e piccante (eLit): eLit
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Dolce e piccante (eLit): eLit
E-book265 pagine10 ore

Dolce e piccante (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Kate Jones, la ragazza nata dalla parte sbagliata della città, è diventata una donna d'affari di successo d è tornata a casa con un piano ben preciso. Per vendicarsi dell'uomo che ha umiliato la sua famiglia, Kate farà cadere ai suoi piedi il figlio, John Winfield Jr., e poi lo pianterà in asso. Si renderà contro troppo tardi, solo dopo essere stata sedotta da uno sconosciuto sexy di nome Jack, che la situazione si è capovolta.
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2020
ISBN9788830519961
Dolce e piccante (eLit): eLit
Autore

Leslie Kelly

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Dolce e piccante (eLit) - Leslie Kelly

    successivo.

    Prologo

    Tenendo sollevato il bordo dell'abito da sera di taffetà rosa, Kate Jones si diresse verso casa camminando goffamente, impacciata dall'ampia gonna.

    Il suo unico desiderio era che la terra le si aprisse sotto i piedi e la inghiottisse. Meglio precipitare all'inferno ed essere scorticata viva dai demoni che passare un'altra notte, una sola, a Pleasantville, una ridente cittadina dell'Ohio. Ridente? Ghignante, era il termine esatto. Ghignante come una iena...

    Come la chiamava sua cugina? Schifoville. Nessun soprannome sarebbe mai stato più azzeccato. Il termine rendeva bene l'idea.

    Se avesse dovuto redigere una classifica delle esperienze peggiori della sua vita, senz'ombra di dubbio quella serata disastrosa si sarebbe piazzata al primo posto. Decisamente le batteva proprio tutte. A ripensarci bene, c'era un'altra esperienza che contendeva la vetta della top ten: quando suo padre era morto. Subito dopo, infatti, veniva il giorno in cui sua madre l'aveva portata a vivere a Pleasantville. Kate aveva scoperto ben presto che in quella città la sua famiglia veniva trattata come feccia, e non era stata una bella scoperta.

    Comunque, in termini di esperienze adolescenziali, quella sera si era verificata una tragedia da manuale: Kate era stata scaricata senza complimenti. E la sera del ballo scolastico, per giunta. Che cosa c'era di più sacro della festa di fine anno al termine delle superiori? Quale verme schifoso poteva piantare in asso una ragazza proprio quella sera?

    Hai fatto male ad andartene, le sussurrò una vocina insidiosa nella testa. Dovevi restare.

    Impossibile. Come avrei fatto a rimanere?, obiettò mentalmente, scuotendo la testa mentre arrancava e ragionava fra sé e sé. Chi le avrebbe dato il coraggio di fare finta di niente dopo essere stata mollata da Darren McIntyre, che le aveva preferito Angela Winfield, la strega più strega del mondo?

    Cassie non sarebbe scappata, insistette la vocina fastidiosa.

    Era vero. Sua cugina Cassie avrebbe appioppato ad Angela una bella sberla, mollato a Darren un calcio nel posto giusto e poi detto a entrambi di andare a quel paese, in termini decisamente più schietti. Era un vero peccato che Cassie fosse andata via dalla festa presto.

    Kate si affrettò, passando davanti alle case dalle finestre buie. Gli abitanti di Schifoville a quell'ora erano tutti al calduccio nei loro lettini, a sognare tende nuove per la cucina o foderine per i sedili dell'auto luccicante, che facevano brillare la domenica mattina a forza di cera per carrozzeria e olio di gomito. Nessuno si sarebbe preoccupato nel vederla correre a casa con l'abito da sera tirato su fino al ginocchio e tutta scarmigliata. Dopotutto che cosa ci si poteva aspettare da una ragazza che aveva nelle vene il sangue dei Tremaine?

    Anche se di cognome faceva Jones, nessuno le permetteva di dimenticare che sua madre da signorina era una Tremaine. Nonostante Kate fosse stata un'alunna modello per tutte le superiori e avesse sempre preso il massimo dei voti in tutte le materie, senza mai dare scandalo né mettersi nei guai, i suoi concittadini erano convinti che, in fondo, una Tremaine fosse sempre una poco di buono, per quanto mascherata da brava ragazza.

    Kate imboccò Petunia Avenue, facendo una smorfia per la milionesima volta nel guardare il cartello che indicava la via. Tutte le strade di Pleasantville avevano nomi di fiori. Che imbecilli!, si disse. Le facevano venire voglia di spruzzare sull'intera città un bottiglione gigante di diserbante.

    Be', in quel preciso momento la gramigna che avrebbe voluto estirpare con maggior piacere era di sicuro Darren.

    Non avrebbe dovuto recarsi al ballo con lui, specialmente considerato che la madre di Darren la odiava. Però almeno per una sera voleva sentirsi parte del giro di quelli che contano, degli eletti, invece di essere sempre la ragazza tranquilla e scialba che cercava di compensare la povertà della sua famiglia con i buoni voti, impegnandosi per ottenere un profitto migliore di quello che gli altri si aspettavano da lei.

    Quella sera, al ballo, Angela si era abbarbicata a Darren, insistendo affinché piantasse Kate e andasse con lei. Tutta la scuola sapeva che Angela era una ragazza di facili costumi e Kate no, nonostante il suo legame di sangue con le malfamate Tremaine. Era stata una scelta difficile per Darren: la spudorata Angela, della famiglia più rispettata della città, oppure la pura e casta Kate, imparentata con una serie di lascive? Per un diciottenne perennemente eccitato, il dilemma era durato due nanosecondi.

    Darren se l'era filata con tale velocità che Kate non aveva fatto in tempo a girare la testa e lui era già sparito.

    Era quasi arrivata a casa quando aveva sentito cadere le prime gocce di pioggia.

    «Cos'ho fatto per meritare tutto questo?» aveva mugolato sentendo la pioggia che picchiettava sulla testa e sulle sue spalle nude.

    Alzò il viso al cielo; ormai aveva superato da un pezzo il momento in cui le importava di rovinarsi il vestito. Inoltre non doveva preoccuparsi del trucco, che era già sbavato per le lacrime che le rigavano il volto. La pioggia era solo l'ultimo affronto del destino avverso.

    Arrivata nei pressi della bifamiliare in cui abitava, occhieggiò verso le finestre per vedere quali fossero illuminate. Sperava che sua madre stesse dormendo e Cassie fosse rientrata. Sua cugina e la zia Flo abitavano accanto a lei e la camera di Cassie era adiacente alla sua. Sin da quando erano bambine, le cugine comunicavano bussando alla parete che le divideva. Se Cassie fosse stata a casa, Kate le avrebbe fatto il segnale convenuto e la cugina sarebbe sgattaiolata dalla porta sul retro per andare da lei, così avrebbero potuto chiacchierare fino a notte fonda e Kate si sarebbe sfogata con lei.

    D'un tratto notò un'auto parcheggiata davanti casa sua. Sua madre aprì lo sportello e scese dalla macchina.

    Kate si stava chiedendo con chi fosse stata fino a quell'ora, ma il conducente scese a sua volta e Kate ebbe la risposta al suo interrogativo.

    «John Winfield?» mormorò, sbigottita. «Il sindaco?»

    Il padre di Angela, il ricchissimo John Winfield, era il datore di lavoro della madre di Kate, Edie, che sfacchinava per pulire la sua lussuosa dimora a Lilac Hill. Con un moto di risentimento, Kate pensò che il sindaco non si faceva certo alcuno scrupolo di trattenerla a lavorare fino a tardi, come se non passasse già quaranta ore alla settimana a lustrare i pavimenti di villa Winfield.

    Sotto lo sguardo di Kate, che osservava la scena senza essere vista, facendo capolino da dietro l'angolo, John Winfield accompagnò Edie alla porta, con un inatteso gesto galante.

    Vattene, sparisci, non guardare, l'ammonì la solita vocina interiore. Però Kate rimase inchiodata dov'era e, con orrore, vide che i due si stavano baciando.

    Ebbe un tuffo al cuore. La sua dolce e mite mammina aveva una relazione con un uomo sposato, che per giunta era il sindaco! John Winfield era stimato e conosciuto, un padre di famiglia integerrimo. Oltre ad Angela, aveva anche un maschio, J.J., che era andato all'università qualche anno prima e non era più tornato a Pleasantville.

    Staccatosi da Edie, Winfield le disse con dolcezza: «Non so che cosa farei senza di te. Solo tu mi hai reso la vita sopportabile in tutti questi anni».

    Tutti questi anni?, pensò Kate. Il signor sindaco retto e pio aveva una relazione extraconiugale da anni con la sua donna delle pulizie?

    «Ah, quasi lo dimenticavo, il tuo stipendio» aggiunse, infilandosi una mano in tasca. «Mi dispiace di essere in ritardo con il mensile, però sai com'è fatta quella...»

    Edie sorrise indulgente. «Non fa niente, John.»

    «Pensavo che ti avesse pagato, e invece... Ma ti faccio subito un assegno. Hai una penna?» le chiese tirando fuori il blocchetto degli assegni.

    «Lascia stare» lo bloccò Edie, coprendogli una mano con la sua. «Magari un'altra volta, eh? Non c'è fretta.»

    Non c'è fretta?, pensò Kate. Non avevano pagato la bolletta del telefono, era una settimana che mangiavano tonno e minestra in barattolo per cena e sua madre rinunciava a un assegno dell'uomo più ricco della città? Peggio ancora, quel bastardo non insisteva neppure.

    Ingoiando lacrime di stizza e di vergogna, Kate si ritirò dietro l'angolo e si diresse verso il retro, pensando con incredulità che sua madre, una donna che riteneva di sani principi, era l'amante di un uomo sposato. Non era la persona che lei credeva fosse. Istintivamente si diresse verso la casetta sull'albero, il suo rifugio di bambina. Erano quattro assi tenute insieme alla bell'e meglio con un tavolaccio per pavimento, ma lei e Cassie ci avevano passato interi pomeriggi a giocare da bambine.

    Alzò lo sguardo e vide la brace rossa di una sigaretta accesa all'interno della casetta. Evidentemente c'era Cassie.

    Kate esitò. Non voleva dire alla cugina quello che aveva visto. In effetti Cassie avrebbe potuto capirla, visto che sua madre Flo era un'anticonformista disinibita, fatta oggetto dei pettegolezzi di tutte le donne per bene di Pleasantville per il suo abbigliamento provocante e la sua movimentata vita sentimentale. Cassie e Kate le volevano bene comunque, ma Edie era sempre stata una vera figura materna per tutte e due. Dolce e gentile, ascoltava i loro guai, le abbracciava per consolarle e le incoraggiava con il suo sostegno incondizionato.

    Kate non avrebbe più potuto guardare sua madre con gli stessi occhi, ma non voleva distruggere anche l'immagine che Cassie aveva della zia. Anche se esteriormente sembrava una dura, Cassie ne avrebbe sofferto quanto lei, Kate lo sapeva. Per questo motivo non avrebbe potuto rivelarle il suo segreto.

    «Sei tu?» bisbigliò Cassie.

    Kate si asciugò le lacrime e salì a fatica la scala di corda che portava alla casetta mentre Cassie accendeva una candela, che illuminò i suoi capelli biondi. «Ciao.»

    Cassie aspirò una boccata di fumo. «Ciao.»

    «Ne hai una per me?»

    Kate si sedette accanto alla cugina, notando che la gonna voluminosa dell'abito occupava quasi tutto lo spazio. Ma mentre lei era banalmente in rosa, Cassie indossava un vestito nero succinto che grondava seduzione e valorizzava la sua figura tutta curve.

    «Lascia perdere. L'ultima volta che hai provato a fumare hai tossito così tanto che per poco non ti strozzavi.»

    Kate annuì. «Hai ragione» mormorò, rinunciando alla sigaretta. «Tutto bene? Sei andata via presto.»

    «Sì. Scommetto che la gioventù bene di Schifoville ha sentito la mia mancanza» rispose Cassie con sarcasmo.

    «Io ho sentito la tua mancanza» replicò Kate. «Che ti è successo?»

    Cassie fece una risata secca, aspra. «Biff mi ha invitato a una festicciola per pochi intimi. È saltato fuori, poi, che i pochi intimi eravamo solo io e lui e che saremmo dovuti diventare ancora più intimi.»

    «Che porco!» esclamò Kate, indignata. «E poi com'è andata a finire?»

    «Che è stato fermato per guida in stato di ubriachezza.»

    «Anche tu hai bevuto?»

    «No.» Cassie sospirò e appoggiò la testa contro la parete. «Però non mi va di parlarne. E tu perché sei tornata? A quest'ora ti credevo sul palco, incoronata reginetta della festa dal tuo Darren.»

    Stavolta fu il turno di Kate di sospirare. Le raccontò tutto, omettendo solo quello che aveva visto e sentito una volta giunta a casa. «Mi sa che il ballo di fine anno non è stato memorabile per nessuna delle due» concluse.

    Cassie prese la mano di Kate. «Darren... Mancava un altro porco bastardo sulla lista» borbottò. «Spero che tu gli abbia detto di ficcarsi la coroncina da reginetta dove non batte il sole.»

    Kate sorrise malinconica. Sarebbe stata una bella battuta, se solo ci avesse pensato. Però era così abituata a essere gentile, che le volgarità non le venivano neanche in mente.

    «No, gli ho detto solo che meritava una come Angela, poi me ne sono andata» ammise.

    «Meglio così, credimi.»

    Cassie aprì una vecchia scatola di sigari in cui tenevano le cose che non volevano far vedere alle loro mamme. C'erano i loro diari, dei mozziconi di matita, fiammiferi, le sigarette di Cassie e un paio di candele di riserva, oltre a qualche ritaglio di giornale.

    «Odio questa schifosa stramaledetta città» sospirò poi Cassie.

    «Anch'io» le fece eco Kate, ripensando alla mortificazione che aveva provato nel vedere la madre baciare il sindaco.

    «Darei qualsiasi cosa per andare via di qui, fare un sacco di soldi e poi tornare per dire a tutti di prendersela in quel posto.»

    Kate annuì. Aveva passato ore e ore al cinema Rialto a fantasticare guardando posti fantastici in cui le sarebbe piaciuto andare, persone che avrebbe voluto conoscere, modelli di donna da imitare, molto diversi dalla cittadina media di Pleasantville. «Non sarebbe stupendo? Le svergognate cugine Tremaine che tornano per fargliela vedere a tutti!» esclamò in tono di sfida. «Sai che mi piacerebbe? Aprire un negozio di film porno accanto alla sala da tè della signora McIntyre!»

    Cassie rise di gusto. «Biscottini e riviste porno. Sai che spasso!»

    «La madre di Darren avrebbe bisogno di qualcuno che le spiegasse le figure» ridacchiò Kate.

    «Ci metteremo i sottotitoli apposta per le signore di Pleasantville» sghignazzò Cassie.

    «Diventeremo ricche e famose vendendo fantasie erotiche a questi perbenisti.»

    «Sai, mentre ero qui ho fatto un elenco di tutte le cose che voglio fare per pareggiare i conti con certa gente. Perché non la fai anche tu? Vedrai, dopo ti sentirai meglio.»

    Kate annuì.

    «Passami il diario. Uno, voglio umiliare pubblicamente Darren McIntyre e Angela Winfield» disse mentre scriveva.

    Su una cosa Cassie aveva torto, pensò quando ebbe finito di scrivere. Non si sentiva affatto meglio, perché continuava a pensare a sua madre e al sindaco Winfield, provando un dolore sordo per la perdita dei suoi sogni ingenui di bambina, per la fine della sua età dell'innocenza.

    Con la vista offuscata dalle lacrime, aggiunse un ultimo punto all'elenco. Farla pagare ai Winfield, in particolare a John Winfield.

    Non sapeva come, ma un giorno avrebbe fatto a quella famiglia ciò che il sindaco e la figlia Angela avevano fatto a lei.

    Le avevano spezzato il cuore e lei avrebbe spezzato il loro.

    Lo giuro.

    1

    Dieci anni dopo

    Kate Jones percorse un tratto di Magnolia Avenue e parcheggiò davanti al Rose Café, poi fece un respiro profondo e guardò ai due lati della strada, che era il cuore di Pleasantville.

    Forse non era il termine più azzeccato, si corresse. La città non aveva mai avuto un cuore; non ce l'aveva dieci anni prima, quando se ne era andata, e anche ora ne era priva, almeno a giudicare da quello che le aveva riferito sua madre nell'ultima telefonata. In quei dieci anni l'anatomia di Pleasantville non era cambiata di una virgola.

    A prima vista la strada era identica ad allora, benché Kate la trovasse forse leggermente più sporca di quanto ricordasse. I palazzi erano avvolti da una patina grigiastra, malsana. A guardare meglio, alcune delle vetrine di negozi, un tempo prosperi, ora erano coperte da assi marce, oppure erano vuote e impolverate, con le ragnatele in bella mostra negli angoli. Sul marciapiede c'era solo qualche sparuto passante e la squillante vernice verde delle panchine, poste tutte intorno alla fontana nella piazzetta della cittadina, era sbiadita fino a diventare di un verdino malsano.

    Benvenuti a Schifoville, pensò Kate.

    Per fortuna non era lì per fermarsi in pianta stabile. Aveva uno scopo ben preciso e una volta portata a termine la sua missione, sarebbe fuggita a gambe levate da Pleasantville per non tornarvi mai più. Stava per aprire la portiera e scendere quando sentì squillare il cellulare.

    «Pronto?»

    «Kate, sto diventando matto!» esclamò un uomo in tono lamentoso, senza neanche salutarla. «Quando torni?»

    Kate rise, riconoscendo la voce di Armand, il suo socio. «Tesoro, sono via solo da un giorno!» protestò. «E poi eri già matto prima di conoscermi.»

    «Questo è vero» ammise Armand. «Ero matto e povero. Però adesso sono un matto ricco e non posso sopportare di stare sotto pressione in questo modo. La pagherai per avermi lasciato a gestire tutto da solo. Qualsiasi cosa succeda al Lady Godiva in tua assenza non è colpa mia, intesi?»

    «Che cosa vuoi che possa andare storto per due o tre giorni che mi assento?» obiettò Kate. «È successo qualcosa in particolare?» gli chiese poi, insospettita dal suo tono isterico.

    «Non è arrivata la consegna che aspettavamo dalla California. Di set Notte intima ce n'è rimasto uno solo e, se ben ricordi, dovevamo metterlo in promozione perché sabato esce l'annuncio dell'offerta speciale su Playgirl. Come è possibile fare pubblicità a un articolo che non è disponibile?»

    «Non credo che il mondo smetterà di girare per così poco» ribatté Kate, filosofica. «Abbiamo tanti altri prodotti. Il set Amore infinito si vende altrettanto bene, per esempio» gli fece notare senza scomporsi.

    «Ma se la pubblicità è su Notte intima, che cosa dico alle clienti?» protestò Armand. «Già mi vedo preso d'assalto da orde di donne infuriate perché non hanno trovato il set in promozione... Nugoli di femmine in calore che agitano il tagliando dell'offerta speciale e mi tramortiscono a colpi di vibratore... Non potrei neanche chiamare la polizia per denunciare l'aggressione. Che cosa credi che potrei dire?»

    «Tieni a freno l'immaginazione, se ci riesci. Non mi sembra una catastrofe di proporzioni bibliche» insistette Kate, serafica. «Però prova comunque a fare una telefonata al fornitore per sollecitare la spedizione.»

    «Forse dovrei chiedere a tua cugina di usare qualche suo contatto.»

    «Cassie è ancora in Europa, o almeno credo.»

    Per Kate era difficile seguire i movimenti di sua cugina, che era una famosa modella di biancheria intima. Aveva cercato di rintracciarla dopo aver parlato con sua madre e aveva lasciato dei messaggi per Cassie alla sua agente, ma fino a quel momento non aveva avuto risposta. Cassie era sparita nel nulla; sembrava quasi che si stesse nascondendo da tutto e da tutti. Kate cominciava a preoccuparsi, come se non avesse già abbastanza grattacapi.

    «Allora, come vanno gli affari oggi, a parte questo piccolo inconveniente?»

    «A gonfie vele, come al solito» rispose Armand. «Stamattina sono venute due comitive per l'addio al nubilato e come puoi immaginare hanno fatto man bassa di perizomi, giarrettiere e gadget per la sposa. È per questo che mi è rimasto un solo set Notte intima

    «Adoro le feste di addio al nubilato!» sospirò Kate. «Per noi sono una vera miniera d'oro.»

    «Dobbiamo riassortire anche gli accessori per le damigelle. Sai, le coroncine, i cerchietti con le cornine da diavoletto e i completi di biancheria intima coordinati.»

    «Hai ragione. Vanno via come il pane.»

    «E siamo anche a corto di manette rivestite in ecopelliccia.»

    «Rossa o rosa?»

    «Tutte e due.»

    «Allora fai subito l'ordine, vedi tu, regolati per la quantità. Ha chiamato qualcuno per me?»

    Kate era sulle spine perché sperava che sua madre si mettesse in contatto con lei ma fino a quel momento non aveva ancora avuto sue notizie, dopo il suo arrivo in Florida, dove si era stabilita. La loro ultima telefonata era finita piuttosto bruscamente, anche se Kate era dispiaciuta per quello che le aveva raccontato sua madre. Gli abitanti di Pleasantville l'avevano veramente tormentata nelle ultime settimane, prima della sua partenza. Kate aveva ascoltato le sue lamentele con pazienza, pur senza rivelarle che sapeva tutto sulla sua relazione con il sindaco Winfield.

    «Nessuno d'importante» rispose Armand. «Però ti avverto, se dovesse telefonare o passare qui Philip Sayre, cercherò di portartelo via. È troppo bello! Quindi faresti meglio a sbrigarti a

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