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Relazione proibita: Harmony Collezione
Relazione proibita: Harmony Collezione
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E-book168 pagine2 ore

Relazione proibita: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Stergios non vede Jodie Little, la sua sorellastra, dalla notte in cui hanno ceduto alla loro proibita attrazione. Quando scopre che lei è tornata ad Atene proprio nel bel mezzo di un accordo per lui di cruciale importanza, decide di portarla contro la sua volontà sulla sua isola privata e lì tenerla per qualche tempo, per non mettere a repentaglio la chiusura dell'affare.

Jodie vorrebbe fare ammenda per il proprio passato, ma il ritrovarsi così vicina a Stergios la rende di nuovo schiava del loro irresistibile e distruttivo desiderio. Un'ultima notte insieme, ecco cosa metterà fine alla loro relazione proibita una volta per tutte!
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2016
ISBN9788858954614
Relazione proibita: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Relazione proibita - Susanna Carr

    successivo.

    1

    Stergios Antoniou fu colto dall'ansia mentre si trovava da solo sulla balconata della lussuosa villa di suo cugino. Ignorò la splendida vista del Partenone che si stagliava contro il cielo blu di settembre, concentrandosi invece sulla donna bionda presente alla festa in giardino.

    Jodie Little. La sua sorellastra. Il suo più oscuro segreto.

    Una rabbia cocente prese a divorarlo, mentre la osservava scivolare tra la folla dell'alta società di Atene.

    Sembrava diversa. Aveva tagliato i lunghi ricci biondi, che adesso le ricadevano lungo il viso in morbide onde fino al mento appuntito. Il vestito giallo a fiori che indossava era sobrio e avvolgeva la sua figura snella. L'audace rossetto rosso era in netto contrasto con il suo aspetto delicato.

    Lui sapeva bene quanto quell'immagine fosse fittizia. Erano passati anni dall'ultima volta che l'aveva vista, ma era certo che il tempo non aveva cambiato la sua vera natura.

    «Eccoti finalmente» disse sua madre. «Quando sei arrivato? Vieni, unisciti alla festa.»

    Stergios non distolse lo sguardo da Jodie. «Da quanto tempo è in Grecia?» chiese.

    Mairi Antoniou sospirò poi si appoggiò alla balaustra, osservando la figliastra ammaliare un'altra ospite. «Da due giorni. Se crede che l'accoglieremo a braccia aperte, si sbaglia di grosso.»

    «Perché è tornata?»

    «A quanto pare le mancava il padre.»

    Stergios studiò Jodie attentamente. Quella seduttrice non poteva capire il valore della famiglia: si era allontanata da suo padre per quattro anni e adesso, all'improvviso, voleva un ricongiungimento. «Quale credi che sia la vera ragione?»

    «Non lo so» rispose lei piano. «Gregory non ha soldi suoi.»

    «E Jodie ha appena ereditato una fortuna...» mormorò lui, distogliendo lo sguardo dalla ragazza e individuando tra la folla il padre di lei.

    Gregory Little aveva un particolare talento nel riuscire a sposare donne facoltose. Stergios sapeva che il suo patrigno era assolutamente innocuo, ma non poteva dire lo stesso della figlia.

    «Gregory non sapeva che sarebbe venuta» insistette Mairi. «Sono rimasti in contatto dopo la morte della madre all'inizio di quest'anno, ma lui non l'ha invitata.»

    Il patrigno di Stergios aveva ricevuto una cospicua eredità dopo quell'episodio, tuttavia una figlia così facoltosa voleva dire un'altra fonte di entrate. «Tu gli credi?»

    «Certo. Jodie non gli ha causato altro che guai e imbarazzo.» La voce di sua madre era colma di rabbia. «Quella ragazza ha quasi provocato una frattura nella nostra famiglia solo perché non è stata in grado di tenere chiuse le gambe.»

    Il sangue cominciò a ribollirgli nelle vene al solo ricordo. Jodie sapeva sempre come creare problemi senza il minimo sforzo, grazie a un commento durante una cena formale o creando uno scandalo in uno dei locali notturni più famosi di Atene. Eppure tutto ciò non era nulla in confronto al tentativo di sedurre suo cugino Dimos. Se ci fosse riuscita, avrebbe distrutto un brillante avvenire per la famiglia Antoniou.

    «Non dovrebbe trovarsi qui» affermò lui. «Dimos sa che c'è anche lei?»

    Mairi si irrigidì. «Gli ho chiesto io d'inserirla nella lista degli invitati » ammise riluttante.

    Stergios imprecò allontanandosi dalla balaustra. Scrutò tra la folla, senza però riuscire a scorgere suo cugino tra gli invitati, cosa che lo insospettì. Dimos stava sempre intorno a Jodie.

    «Ciò che è successo tra loro fa parte del passato» decise sua madre. «Dimos era in piena ribellione adolescenziale, ed è stato facile ingannarlo per una simile sgualdrina.»

    Jodie aveva incantato suo cugino sin dal primo istante, eppure lui non era stato una vittima innocente. Stergios sapeva che sua madre si rifiutava di accettarlo, preferendo pensare che un Antoniou avesse standard più alti.

    «Ci abbiamo messo troppo tempo per capire che era una bugiarda manipolatrice» dichiarò la donna. «Quando ha detto che tu l'avevi seguita nella cantina dei vini quella notte... nessuno le ha creduto.»

    Stergios chiuse gli occhi per un momento. Tutti in famiglia sapevano della sua avversione per gli spazi bui e angusti, ma quella sera aveva messo da parte la sua riluttanza solo per Jodie.

    «Di certo non poteva ingannare te, ma Dimos era un tale sciocco allora» continuò sua madre. «Il solo ricordo di quello che lei ha fatto mi...»

    «Non può essere una coincidenza che sia tornata proprio adesso che stiamo cercando di creare un'alleanza con la famiglia Volakis. È qui per vendicarsi.»

    Mairi rise a quell'idea.

    «Non è tipo da leggere o capire le notizie finanziarie. Per l'amor del cielo, non ha nemmeno finito gli studi.»

    «Non l'hanno cacciata da tutte quelle scuole per incapacità» le ricordò lui.

    «Non le interessa distruggerci» disse sua madre. «Vuole essere una di noi.»

    Il silenzio calò tra loro. Stergios inspirò a fondo mentre si concentrava per scacciare i ricordi.

    «Non c'è bisogno che tu ci protegga da lei.» La voce di Mairi era piena di preoccupazione.

    Ma sua madre si sbagliava. Doveva stare all'erta, accumulare sempre più potere e ricchezza. Non poteva permettere che qualcuno della sua famiglia si ritrovasse a passare quello che aveva passato lui.

    «Abbiamo affrontato di peggio» gli ricordò lei allegra. «Non può continuare a recitare la parte dell'innocente a lungo. Presto rivelerà la sua vera natura. Quelli come lei lo fanno sempre.»

    «E mentre noi aspettiamo, sedurrà Dimos e manderà all'aria il matrimonio» predisse Stergios.

    Sua madre sussultò. «No. Dimos non ci tradirà.»

    «Dimos ci andrà a letto alla prima occasione» ribatté lui.

    «No, non lo farà. Sa quanto è importante questa fusione per la nostra famiglia.»

    Tutto ciò non lo aveva fermato quattro anni prima, pensò Stergios cupamente.

    «Lo sa anche Jodie» la avvertì, mentre la accompagnava verso la festa. «È tornata perché ha delle faccende in sospeso e i soldi per poterle portare a termine. È una vera minaccia per questo matrimonio. Noi abbiamo bisogno di questa unione e non le permetterò di farla naufragare.»

    Alcune cose non cambiano mai, si disse Jodie. Lanciò un sorriso amichevole a una delle donne più anziane della famiglia. La donna vestita di nero non ricambiò, mentre conduceva la giovane ereditiera al sicuro dall'altra parte del giardino per strapparla dalle sue grinfie. Sembrava che quella famiglia credesse che lei potesse corrompere la ragazza con la sua sola presenza.

    Passeggiò per il giardino, sorseggiando un bicchiere d'acqua e ignorando tutti gli sguardi puntati su di lei. Molti membri della famiglia Antoniou avevano assunto un atteggiamento indifferente nei suoi confronti quando aveva vissuto ad Atene, adesso però sembravano non gradire la sua presenza.

    Era come se si aspettassero un disastro da un momento all'altro e si stessero stringendo gli uni agli altri per poter contenere l'impatto finale.

    Avrebbero atteso invano. Quella era la vecchia Jodie. Sorrise. Ormai era cambiata, era molto più saggia e capace di controllare le proprie emozioni. Stavolta era determinata a farcela. Raddrizzò le spalle e fece un respiro profondo, inalando l'inebriante profumo dei fiori.

    «Jodie?»

    Trasalì quando riconobbe la voce maschile. Si voltò e vide suo cugino Dimos Antoniou. D'istinto fece un passo indietro.

    «È da tanto tempo che non ci vediamo» affermò l'uomo baciandola su entrambe le guance.

    «È vero» rispose lei. Dimos era proprio come se lo ricordava, con il suo viso allungato, il fisico allampanato e i capelli neri che gli ricadevano sulla fronte. «Grazie per avermi invitata nella tua nuova casa. È bellissima.»

    «È il regalo di nozze della famiglia di Zoi.»

    «Sono certa che sarete molto felici qui.» A quel punto lui si infilò le mani in tasca e cominciò a spostare il peso da un piede all'altro, imbarazzato.

    «Riesci a immaginarmi sposato?» le domandò poi.

    Jodie annuì in silenzio. Dimos aveva tre anni più di lei, ma era sempre stato troppo immaturo per la sua età.

    «E sei diventato vicepresidente dell'Antoniou Group

    «La notizia non sarà resa ufficiale fino al mio ritorno dalla luna di miele.»

    «La tua famiglia è molto orgogliosa di te e vogliono che tu abbia il meglio. Te lo meriti» disse lei con voce roca. Dimos aveva capito sin da subito cosa si aspettavano da lui e aveva dato loro ciò che volevano. In cambio era stato lautamente ricompensato.

    Jodie si chiese cosa si provasse a essere amati e accettati dalla famiglia. Dopo la morte di sua madre pochi mesi prima, a causa di un attacco di cuore, si era pentita della propria mancanza di iniziativa. Sapeva di dover fare subito qualcosa se voleva ristabilire un rapporto con suo padre, il suo unico parente ancora in vita.

    Ma quali sacrifici avrebbe dovuto compiere perché lui l'accettasse?

    Il sorriso di Dimos si allargò. «È davvero gentile da parte tua, Jodie. Soprattutto dopo quello che è successo tra noi.»

    Rimase scioccata, ma fece del suo meglio per mantenere un'espressione vagamente interessata. Non era ancora pronta per poter affrontare un discorso su quella notte con lui, o qualunque altro membro della famiglia Antoniou.

    Dimos si passò una mano tra i capelli poi distolse lo sguardo. «Non ho gestito bene la situazione» le confessò sottovoce.

    Lei combatté contro l'impulso di fuggire. «Nessuno lo ha fatto...» mormorò. Era passata per una sgualdrina, una che voleva rovinare il futuro di un membro della famiglia.

    «Non credevo che la cameriera ci avesse visti.»

    Jodie sbatté le palpebre, incredula.

    Per quale motivo Dimos stava cercando di scusarsi? Forse perché loro due erano stati visti? Interrotti? Avrebbe voluto rispondergli per le rime, ma si sforzò di controllarsi.

    «Non immaginavo che sarebbe corsa a dirlo a Stergios» continuò lui. «Che cosa diavolo aveva in mente?»

    Lei si morse la lingua per non ribattere. La donna aveva capito perfettamente le intenzioni di lui, e Jodie avrebbe voluto essersene resa conto prima a sua volta. All'epoca vedeva Dimos come il cugino che l'aveva aiutata a inserirsi, e non come un possibile amante.

    «So che sono passati molti anni, ma avrei dovuto parlare. Non potevo immaginare che saresti stata punita così severamente.»

    Lei avrebbe voluto puntualizzare che non lo aveva mai incoraggiato in alcun modo, o che era ormai troppo tardi per rimediare a quell'errore. Lui avrebbe potuto proteggerla in qualsiasi momento, ma non gliene sarebbe venuto nulla in tasca, quindi non lo aveva fatto.

    E se c'era qualcosa che aveva imparato, soprattutto dopo quella notte, era che gli uomini non capivano il senso dell'onore, del rispetto o della protezione. Si prendevano quello che serviva loro e poi scappavano in fretta.

    «Per quanto tempo pensi di trattenerti in Grecia?» le domandò Dimos.

    Jodie lanciò un'occhiata verso suo padre. Il suo primo obiettivo era di scusarsi con lui per il proprio comportamento. «Non lo so ancora» mormorò pensierosa.

    «Allora devi assolutamente venire al mio matrimonio» affermò lui, gli occhi spalancati per l'entusiasmo.

    Jodie sollevò la mano per bloccarlo. «No, non voglio imbucarmi.»

    «Imbucarti? Non sarebbe possibile. Sei un membro della famiglia.»

    Le sarebbe piaciuto credergli, ma era sempre stata un'estranea. Ormai ci aveva fatto l'abitudine e, a volte, aveva portato addirittura quel titolo quasi con onore. Ma era cambiato tutto dopo la morte di sua madre. Adesso voleva essere amata e fare parte di una famiglia.

    «Devi accettare» insistette suo cugino.

    «Che cosa dovrebbe accettare?»

    Jodie si irrigidì quando sentì quella voce bassa e virile. Stergios Antoniou. Deglutì. Era accanto a lei. Il suo battito prese ad accelerare mentre le si attorcigliava lo stomaco. Cominciò a sentire la pelle bruciare, ma si rifiutò di guardare verso di lui.

    «L'ho invitata al mio matrimonio» spiegò Dimos, un po' diffidente.

    «Dubito ci sia posto» rispose Stergios.

    «Non credo proprio ci siano dei problemi»

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