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Incantesimo d'estate: Harmony Collezione
Incantesimo d'estate: Harmony Collezione
Incantesimo d'estate: Harmony Collezione
E-book137 pagine1 ora

Incantesimo d'estate: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

La fiera estiva di Trouble è al suo culmine, quando il fascinoso ipnotizzatore Damon ordina ad Allie: "A me gli occhi!". La suggestione riesce così bene che la donna, ignara di sé, lo bacia con travolgente passione. Favoriti dal destino e da un pizzico di magia, Allie e Damon si innamorano l'uno dell'altro. Purtroppo, né lei né lui hanno detto la verità sul proprio conto. E il risveglio dall'incantesimo rischia di essere troppo brusco per la loro unione appena sbocciata.

LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2014
ISBN9788858921173
Incantesimo d'estate: Harmony Collezione
Autore

Leslie Kelly

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Incantesimo d'estate - Leslie Kelly

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Getting Into Trouble

    Harlequin Anthology

    © 2007 Leslie Kelly

    Traduzione di Silvana Mancuso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-117-3

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    In casi normali, sarebbe stato singolare vedere bere un cammello scuro e peloso da un secchio nel giardino di qualcuno, o quantomeno lo sarebbe stato per chiunque non fosse nato in un paese la cui caratteristica principale era la sabbia. Tuttavia, Damon Cole non fu affatto sorpreso. Perché lì in Florida, nell’area destinata ai camper in cui vivevano i suoi nonni, la cosa non era poi così strana, né più né meno di tante altre.

    Improvvisamente si ritrovò a sorridere.

    Si meravigliò della propria reazione. Da tempo non c’era nulla che suscitasse il suo sorriso. Settimane? Mesi? Era difficile ricordare quale fosse stato l’ultimo momento in cui si era sentito felice e sereno in vita sua. Eppure, mentre svoltava nel breve vialetto di ghiaia, che si trovava davanti alla casa mobile dei nonni, provò una sensazione di contentezza.

    Poteva essere causata dai bei ricordi che gli erano rimasti della sua infanzia in quel luogo, o da quanto gli fossero mancati i suoi cari. Oppure, semplicemente, dalla presenza del cammello. Qualunque fosse la ragione, per Damon era un gran bel passo avanti. Quelle emozioni avevano allontanato il sentimento di rabbia impotente che aveva provato nelle ultime settimane.

    Quando era partito da Jacksonville, quella mattina, non sapeva quale fosse la sua direzione. Aveva solo bisogno di andare via... di fuggire dal suo lavoro, dalla sua vita, dalla realtà. In fondo, forse, non era poi così strano essersi ritrovato a Gibsonton, dove aveva conosciuto un altro genere di realtà durante l’infanzia. Da bambino, non c’era posto al mondo in cui avrebbe preferito stare. Era un luogo che lo eccitava e lo spaventava al tempo stesso, e che gli aveva procurato molte avventure e tantissime fantasie. Di fuga.

    «Già, non c’era da stupirsene» mormorò. Fuggire era l’unica cosa a cui riusciva a pensare da settimane, ormai, da quando aveva toccato il fondo sia da un punto di vista professionale sia emotivo. Dal momento che adesso era ufficialmente senza lavoro, dopo aver lasciato il proprio impiego in qualità di consulente e assistente sociale presso il Dipartimento dei Servizi Sociali della Florida, era pronto per attuare quella fuga.

    Deglutendo, allontanò dalla mente alcune immagini orribili e spense il motore della macchina. Si guardò intorno, cercando di ricordare quanto tempo fosse passato dalla sua ultima visita ai nonni. Due anni, almeno. Non avrebbe certo vinto il premio come migliore nipote dell’anno.

    Non c’erano stati molti cambiamenti. La segnaletica stradale risultava difficile da leggere perché era sbiadita, e la stradina era piena di buche. Prati verdi, tenuti con molta cura e ordinati, si alternavano a chiazze di erbacce scure nelle vicinanze. Fenicotteri rosa e nani da giardino facevano da contorno su un letto di fiori colorati.

    A prima vista, l’isolato aveva l’aspetto di una tipica comunità di pensionati, costituita in prevalenza da ex operai che, per problemi di salute, giungevano in Florida perché non potevano sopportare gli inverni rigidi, o perché non potevano permettersi la vita costosa del Nord. Sembrava tutto straordinariamente normale. Tranne per il cammello... un uomo sui trampoli che camminava nel bel mezzo della strada e... l’elefante impegnato a mangiare l’erba delle aiuole.

    «Damon!»

    Guardando verso il portico, Damon vide la nonna, Nona, che correva fuori, andandogli incontro per salutarlo.

    Agile come lo era dieci anni prima, indossava un tipico abito a fiori da anziana signora e un grande cappello. Se non fosse stato per il giardino zoologico lì fuori e la scintilla di malizia che le brillava negli occhi, chiunque avrebbe potuto scambiarla per una lavoratrice stagionale che svernava in Florida.

    Pochi avrebbero riconosciuto Madame Natasha, la donna che aveva predetto i destini di migliaia di persone che abitualmente frequentavano le fiere itineranti o le feste popolari nei vari stati. A meno che non si fosse tolta quel cappello e avesse sciolto i capelli lunghi fino alla vita, un tempo nerissimi come l’inchiostro e oggi di un bianco candido...

    «Nona» disse Damon, non appena scese dalla macchina. Si preparò a ricevere un grande abbraccio, o anche una botta in testa per non essersi fatto vivo per così tanto tempo.

    Ricevette un abbraccio. La nonna corse tra le sue braccia, il cappello le scivolò dalla testa mentre lo baciava su entrambe le guance. «Sapevo che saresti venuto!»

    Damon rise mentre la lasciava andare. «Certo che lo sapevi.»

    «Dubiti di me?» Prendendogli il braccio, lo tirò verso casa, facendo un ampio giro per scansare il cammello. Vedendo i fili di bava che pendevano dalla bocca dell’animale, Damon seguì l’esempio della nonna. Lo sputo di cammello era un ulteriore oltraggio di cui non aveva bisogno.

    Quando furono in casa, Nona indicò la tavola, chiaramente apparecchiata per tre, con un piatto pieno di ostriche fumanti e pannocchie arrostite. «Il nonno è andato a prendere la tua birra preferita» spiegò lei.

    «D’accordo. Mi aspettavate.»

    «Non è stata la mia sfera di cristallo» ammise l’anziana donna. «Ho letto l’ultimo articolo nel giornale di oggi e ho pensato che saresti potuto venire a bussare alla mia porta.» Con un’espressione tormentata, aggiunse: «Sono così dispiaciuta, Damon».

    Già. Anche lui lo era.

    «Hai lasciato veramente il lavoro? Hai dato le dimissioni, in preda all’angoscia, come diceva l’articolo?» Lo spinse verso una sedia mentre parlava, mettendogli davanti un piatto e riempiendolo di cibo con il suo tipico fare che diceva: mangia e non fare tante cerimonie.

    «Non potevo più andare avanti» disse lui, con la gola tanto stretta che gli sembrava di non poter neppure respirare aria a sufficienza per far sì che il cuore continuasse a battere. A volte si chiedeva perfino se ne possedesse uno, dal momento che il suo era finito a pezzi quel giorno di cinque settimane prima. Era stato ferito quando Damon si era reso conto di non poter mantenere le promesse fatte a un bambino che aveva contato su di lui perché lo tenesse al sicuro. Era stato schiacciato, straziato dal dolore, il giorno in cui aveva appreso del tragico destino di quel bambino. L’immagine di lui nella piccola bara era sempre presente nella mente di Damon.

    La nonna scosse il capo e mugugnò sconcertata, baciando una piccola medaglia di san Giuda che teneva appesa al collo con una catenina d’argento. «Sia benedetta la sua preziosa anima.» Sedendosi a tavola di fronte a Damon, si riempì un piatto. «Allora, dove andrai?»

    Bella domanda. Una domanda alla quale Damon non sapeva rispondere. Sapeva solo che aveva bisogno di andare via. Di tenersi in movimento, finché non avesse capito che cosa ne avrebbe fatto della propria vita, adesso che aveva abbandonato la carriera per la quale aveva tanto studiato. «Non lo so. Ho messo in valigia gran parte delle mie cose e ho lasciato che un amico si trasferisse nel mio appartamento per l’estate.»

    La nonna spalancò gli occhi di un viola intenso. «Per tutto questo tempo?»

    «È un inizio.» Tre mesi non sembravano neanche tanto lunghi per capire dove avesse sbagliato, che cosa avrebbe potuto fare di diverso, e quale direzione avrebbe preso il resto della sua vita.

    Ma poi, tre mesi probabilmente potevano sembrare anche troppo per la gente normale abituata a lavorare tutto il giorno, dalle nove alle diciassette, e ad avere solo due settimane di vacanza all’anno. Immaginò che provenire da una famiglia di gente itinerante, che lavorava nelle fiere, rendeva non solo possibile, ma anche molto seducente, l’idea di abbandonare per qualche tempo il mondo reale. Se solo avesse saputo dove andare dopo aver rinunciato a tutto...

    Cancun? Fiji? Non con lo stipendio di un ex impiegato dello stato.

    «Puoi permettertelo?»

    Facendo spallucce, Damon si servì altre ostriche, ritrovando di colpo l’appetito. «Per un po’.»

    All’età di ventinove anni, non aveva debiti, a parte un paio di prestiti scolastici che ancora doveva rimborsare. Aveva saldato l’affitto per alcuni mesi e la macchina era stata pagata. Già. Poteva permettersi qualche mese di vagabondaggio da surfista, anche se Cancun o le Fiji erano al di là delle sue possibilità.

    Non che sapesse fare surf. I nonni potevano anche vivere in Florida, ma Damon era cresciuto nell’Indiana, e lì non c’era il mare. La madre era stata la pecora nera della famiglia per aver sposato un dentista ed essersi trasferita a Fort Wayne. E non aveva ancora perdonato Damon per essersene andato a vivere in Florida dopo l’università.

    «Sai, tuo cugino Paulie sta avendo problemi a mettere insieme spettacoli per questo tour estivo degli Slone Brothers. Le cose cambiano così in fretta e tanto... ormai tutti hanno dei tatuaggi, quindi chi fa più caso

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