Una sorpresa per il milionario: Harmony Jolly
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Una sorpresa per il milionario - Kandy Shepherd
978-88-3052-395-1
1
A Eliza Dunne sembrava di vivere una favola mentre ballava il valzer con Jake Marlowe nell'enorme salone da ballo di un castello medievale europeo. Attorno a loro, sulle note di un'orchestra da camera, volteggiavano centinaia di altri invitati. Il chiacchiericcio che punteggiava la musica era una mescolanza di lingue provenienti da tutto il mondo. La luce di giganteschi candelabri faceva brillare gioielli inestimabili e sete dai colori dell'arcobaleno.
Eliza non aveva gioielli inestimabili, ma si sentiva comunque affascinante con il suo abito vintage blu notte con il corpetto decorato di perline, la gonna che si apriva a campana dalla vita stretta, i capelli bruni raccolti con due pettinini di strass e i tacchi alti. Jake indossava un abito da sera italiano tagliato su misura.
L'eccitazione le scorreva nelle vene simile a bollicine di champagne, ma non era dovuta all'atmosfera da favola che la circondava, bensì alla vicinanza di Jake. Alto, massiccio e persino più affascinante del principe a cui aveva appena fatto da testimone, l'aveva attratta fin dalla prima volta che lo aveva incontrato.
Il loro ballo era intimo, come un bacio. Eliza era intensamente consapevole dei punti del suo corpo che toccavano quello di Jake: il braccio di lui attorno alla sua vita, la mano di lei sulla sua ampia spalla, la guancia piacevolmente ruvida di lui contro quella morbida di lei. Inspirò il suo avvolgente profumo speziato, fresco e virile con gli occhi chiusi... il modo migliore per assaporare l'effetto che aveva sui suoi sensi. Attorno a loro ballavano decine di altre coppie, ma per lei era come se non esistessero: era troppo persa nel ritmo della sua danza privata con lui.
Aveva incontrato Jake la prima volta due anni prima, durante il matrimonio a sorpresa della sua amica e socia Andie Newman con Dominic Hunt, amico e socio di Jake. Gli avevano fatto rispettivamente da damigella e da testimone e c'era stata un'immediata connessione tra loro.
L'aveva rivisto una sola volta dopo, a un appuntamento di lavoro, e avevano parlato per quasi tutta la sera. Eliza aveva rivissuto quei momenti molte volte, incapace di dimenticarli. Era così diverso...
E adesso, erano di nuovo il testimone e la damigella del matrimonio di altri amici in comune.
L'altra sua socia, Gemma Harper, aveva appena sposato Tristan, Principe di Montovia. Quel pomeriggio lei e Jake avevano camminato lungo la navata di una cattedrale antica di secoli e avevano guardato i loro amici scambiarsi i voti durante una splendida cerimonia. Ora stavano festeggiando con un ricco ricevimento.
Seguendo la tradizione, Eliza aveva ballato prima con Tristan e poi con Dominic. Jake era diventato sempre più impaziente e, alla fine, l'aveva rivendicata come sua dama per quel valzer. Il salone era pieno di reali e aristocratici, e Gemma l'aveva informata su quali di loro erano single, ma Eliza voleva solo ballare con Jake. Quella era la prima vera occasione che aveva di passare del tempo con l'uomo che l'aveva impressionata tanto.
Sospirò felice quasi senza accorgersene.
Jake si ritrasse leggermente e la studiò. Le mancò il fiato di fronte al sorrisino che gli illuminava gli occhi verdi mentre la osservava. Con i capelli biondi arruffati, la mascella squadrata e i denti bianchi e perfetti, era bello come un modello o un attore, eppure sembrava ignorare le occhiate civettuole – per non dire fameliche – che gli lanciavano le invitate.
«Ti stai divertendo?» le domandò con dolcezza.
Eliza rabbrividì alla sua voce profonda e sicura.
«Non so se divertirsi sia il termine esatto per definire qualcosa di così spettacolare. Voglio stropicciarmi gli occhi per assicurarmi di non stare sognando» gli rispose, alzando la voce per farsi sentire sopra la musica.
«È straordinaria, vero? L'esagerata opulenza di un matrimonio reale. A un normale ragazzo australiano non capita spesso di vedere certe cose...»
Tu non sei un normale ragazzo australiano.
Eliza dovette mordersi la lingua per trattenere quelle parole. A trentadue anni, Jake aveva la sua società di soluzioni tecnologiche ed era diventato milionario ad appena venti. Probabilmente poteva finanziare una serata del genere con un solo click sul suo conto in banca. Nelle occasioni in cui l'aveva incontrato, però, le era sembrato una persona senza pretese.
«Sono cresciuta in una fattoria dove allevavano pecore, nel New South Wales occidentale» gli spiegò. «I matrimoni si celebrano con una festa campestre. Questa è una roba da favola per una campagnola come me. Ho visto posti del genere solo nei film.»
«Mi sembri una sofisticata ragazza di città. Il capo di una delle migliori società di organizzazione di eventi di Sydney.» Jake strizzò gli occhi, guardandola dritto in faccia. «La più adorabile delle Party Queens.» Il suo tono diventò profondo.
«Grazie» rispose lei, pavoneggiandosi un po' per quel complimento e sforzandosi di non arrossire perché le aveva detto che era adorabile
. «Non sono il capo della Party Queens, però. Andie, Gemma e io siamo socie paritarie.»
Lei era la business director, Andie si occupava del design e Gemma del cibo.
«Le altre due sono sveglie, ma sei tu ad avere la testa per gli affari. Non c'è dubbio in proposito.»
«Puoi dirlo forte.»
Non era presunzione la sua: il successo della Party Queens era in parte dovuto alla sua gestione finanziaria. Il lavoro era molto importante per lei e aveva dedicato tutta se stessa a quella società da quando lei e le sue amiche l'avevano fondata, tre anni prima.
«Tristan mi ha raccontato che è stata Gemma a organizzare il matrimonio» disse Jake. «Con l'aiuto a distanza tuo e di Andie.»
«Vero» confermò Eliza.
Jake, il normale ragazzo australiano, era un buon amico del principe. Si erano incontrati, le aveva spiegato, sulle piste da sci di Montovia, alcuni anni prima.
«Ovviamente la sua audacia nel rompere con la tradizione ha shockato diverse persone, a corte.»
«Invece, guarda che festa magnifica è diventata... un altro successo della Party Queens. Non posso credere che la mia migliore amica sia la principessa ereditaria. E un giorno diventerà regina.» Eliza scosse la testa con orgoglio e meraviglia. «Ma a Gemma non interessa diventare una reale, lo sai. A lei importa solo stare con Tristan. È così felice, così innamorata.»
Non poté evitare di assumere un tono leggermente triste. Quel genere di felicità a lei era preclusa. Sì, desiderava l'amore che avevano trovato le amiche, ma le sembrava un obiettivo impossibile da raggiungere, al punto che, a ventinove anni, aveva rinunciato a sperare. Aveva un divorzio alle spalle e una serie di appuntamenti disastrosi. Non si sarebbe risposata. Non si sarebbe fatta intrappolare di nuovo da un maschio dominante, come era accaduto con il suo ex marito e suo padre. Essere single le si addiceva, anche se si sentiva un po' sola, a volte.
«Anche Tristan è felice. Ha detto che è grazie a me, se ha conosciuto sua moglie.»
Jake aveva raccomandato la Party Queens al suo amico principe per organizzare un evento a Sydney. Tristan viaggiava in incognito, quando aveva conosciuto Gemma e si erano innamorati. Questo aveva portato un'enorme pubblicità alla loro società, ed Eliza sarebbe stata sempre grata a Jake per questo.
Lui la scrutò in viso. «Ma sei preoccupata per l'impatto che il nuovo status di Gemma avrà sulla vostra impresa...»
«Come lo sai?» gli domandò con la fronte corrugata.
«Chi fa affari sa leggere chi è simile a lui. E il modo in cui hai aggrottato la fronte quando ho nominato Gemma ha fatto il resto.»
«Non pensavo di essere così trasparente» rispose lei e si accorse di essere di nuovo accigliata. «Sì, lo ammetto, sono preoccupata. Gemma vuole continuare a lavorare con noi, ma non capisco come possa riuscirci a quindicimila chilometri di distanza dalla nostra sede.» Si guardò attorno. «È entrata in un mondo diverso, e ora ha tutta una serie di nuovi obblighi da adempiere.»
Eliza sapeva che toccava a lei trovare la soluzione al problema. Andie e Gemma erano le menti creative, lei l'elemento razionale che si preoccupava, risolveva, programmava. Le due amiche la prendevano in giro perché era una maniaca del controllo, facendole capire quando diventava troppo autoritaria, ma le tre Party Queens si completavano a vicenda.
Jake le strinse più forte la vita. «Non permettere alle preoccupazioni di rovinarti la serata. Sicuramente, non voglio che rovini la mia.»
La sua voce profonda e forte le provocò un brivido di consapevolezza lungo la schiena.
«Hai ragione, voglio godere ogni momento di questa festa.»
Ogni momento con te.
Chiuse gli occhi quando Jake la strinse tra le braccia mentre ballavano. Non aveva mai neppure sognato che esistesse un uomo del genere.
«Altro champagne?» le domandò quando il valzer di Strauss finì. «Possiamo berlo fuori, in terrazza.»
«Ottima idea» rispose Eliza e il suo cuore sobbalzò all'idea di stare da sola con lui.
La terrazza era lunga quanto il salone e dava sui giardini illuminati del castello e sul lago, su cui riluceva alta in cielo una pallida luna. Oltre il lago, all'orizzonte, c'erano delle montagne innevate le cui punte si intravedevano appena.
Soffiava una leggera brezza autunnale e a Jake parve naturale metterle un braccio attorno alle spalle mente lei ammirava il paesaggio. Eliza accolse con piacere il suo calore e si premette leggermente contro il suo petto. Doveva nascondere dei bei muscoli sotto il suo abito da sera...
«Questo posto non sembra reale» gli sussurrò, tenendo la voce bassa come per rispetto all'incanto che li circondava.
«Impressionante, nel vero senso della parola.»
Lei prese un lento sorso dal suo flûte. Il vino era una sorta di hobby per lei, e sapeva che quella particolare annata era la più pregiata e aveva un costo esorbitante. Aveva consigliato a Gemma la lista dei vini per il matrimonio, ma ora era troppo conscia di Jake per godere appieno di ciò che stava bevendo. Poteva anche essere una Lemon soda, per quanto la riguardava.
Posò il bicchiere su un tavolo antico lì accanto, poi si girò a guardarlo. Era alto, circa un metro e novanta, e fu felice di aver indossato i tacchi alti. Non le piaceva trovarsi in una posizione di svantaggio con gli uomini.
«È tutto il giorno che aspetto di stare da solo con te» le confessò Jake.
«Anche io» ribatté lei, sperando che non le tremasse troppo la voce.
Quanto da soli?
Lei alloggiava in una delle lussuose suite per gli ospiti del castello, dove sarebbero potuti stare veramente da soli. Ed era sicura che anche Jake avesse una suite...
La guardò dritto in faccia per un lungo momento, così vicino che Eliza sentì il suo respiro sfiorarle i capelli. Il verde dei suoi occhi sembrò incupirsi. Stava per baciarla. Si ritrovò a socchiudere le labbra, pregustando il suo tocco, tendendosi verso di lui.
Non c'era niente che volesse di più in quel momento che un suo bacio.
Eppure esitò.
C'era qualcosa di cui non avevano ancora parlato nei rari momenti in cui erano rimasti soli, in quella giornata. Qualcosa che non potevano ignorare.
Con un enorme sforzo di volontà, Eliza fece un passo indietro.
«Jake, è cambiato qualcosa dall'ultima volta che ci siamo visti alla festa di Tristan? Hai divorziato?»
Lui non rispose immediatamente e il suo cuore precipitò al livello delle sue scarpe con le paillettes.
«Per rispondere alla tua prima domanda: sì, ho avviato le pratiche di divorzio. Riguardo alla seconda: no, sto ancora aspettando la sentenza provvisoria di divorzio e non so quanto ci vorrà prima di ottenere quella definitiva.»
«Ah...» mormorò lei delusa. «Pensavo...»
«Pensavi che ormai fossi libero?»
Eliza si mordicchiò un labbro e annuì. Né lei né lui osavano parlare di certe cose. Per esempio, di cosa avrebbe potuto succedere tra loro due se Jake non fosse stato ancora legalmente sposato...
Lui corrugò la fronte. «Anch'io, ma non è così semplice. Le questioni legali... la divisione dei beni...»
«Certo.»
Allora quando sarai libero?
Deglutì quelle parole impazienti prima di poterle pronunciarle.
Jake serrò la mascella. «È frustrante, ma è una faccenda complicata.»
Lui e la sua prossima