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Un principe per Natale (eLit): eLit
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Un principe per Natale (eLit): eLit
E-book150 pagine2 ore

Un principe per Natale (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Claire Hoffman, talentuosa pasticciera di Manhattan, sta per perdere anche l'ultimo briciolo di pazienza che possiede. Suo fratello, che dovrebbe aiutarla, in realtà è un buono a nulla, e il periodo natalizio le ha portato un carico di lavoro che non sa proprio come affrontare. Per fortuna che incontra lo splendido ed enigmatico Phil, che le fa vivere momenti elettrizzanti al sapore di sesso e cioccolato. Finalmente ha conosciuto un uomo normale, di cui potersi fidare! Ma cosa accadrà quando lui le rivelerà di essere un principe?



ROMANZO INEDITO
LinguaItaliano
Data di uscita5 dic 2018
ISBN9788858995495
Un principe per Natale (eLit): eLit
Autore

Leslie Kelly

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un principe per Natale (eLit) - Leslie Kelly

    successivo.

    Prologo

    C'era una volta, in una terra molto lontana, in un mondo fatato chiamato Elatyria, un bellissimo principe, forte e gentile, che credeva fermamente nel vero amore.

    Questo principe – il suo nome era Philip – era stato allevato da due genitori che si adoravano. La loro vita era sempre piena di gioia e felicità. E anche lui non vedeva l'ora di incontrare l'anima gemella, una fanciulla con cui condividere i suoi giorni e il suo regno.

    Sfortunatamente, per quanto ci provasse, Philip non riusciva a trovare una sposa che lo amasse soltanto per quello che era. Tutte le damigelle che si presentavano a corte per conoscerlo si rivelavano molto più interessate alla corona, ai palazzi, alle terre e ai forzieri colmi di gioielli.

    Sempre più scoraggiato, Philip cominciò a trascurare i doveri di principe di Elatyria, per spostarsi nel mondo parallelo chiamato Terra e conoscere altre ragazze, sempre in cerca dell'unico grande amore, quello destinato a durare per sempre.

    Nella sua ricerca, tuttavia, si imbatté soltanto in relazioni di poco conto, che duravano lo spazio di un giorno o due.

    Il tempo passava, i suoi genitori invecchiavano e il regno aveva bisogno di un erede, perciò il principe Philip capì che era giunto il momento di prendere moglie e governare con saggezza sul trono di Elatyria.

    Cedendo alle pressioni della famiglia, ottenne di partire per un'ultima incursione nel mondo là fuori, in cerca della sua principessa, promettendo che, se non l'avesse trovata nemmeno in quella circostanza, ne avrebbe sposata una scelta dai suoi genitori.

    Ormai il tempo stava per scadere e non gli era rimasta che un'ultima speranza. E un ultimo posto in cui cercare la donna dei suoi sogni...

    Una magica città chiamata New York.

    1

    «Se non rimedio in fretta quei dannati soldi, per me sarà la fine.»

    Claire Hoffman drizzò le orecchie. Fino a quel momento si era ostinatamente sforzata di ignorare quel piantagrane di suo fratello Freddy che, da una buona mezz'ora, si era piazzato nella cucina della pasticceria per lagnarsi della sua ultima emergenza finanziaria.

    Capirai, sai che novità.

    Mancavano meno di quattro settimane a Natale e lei aveva una tonnellata di lavoro da sbrigare e zero tempo da perdere con le sue sceneggiate.

    Però... qualcosa nel tono melodrammatico di Freddy risvegliò di colpo la sua attenzione. Non stava scherzando, come al solito. Non faceva il buffone. Sembrava serio.

    Mortalmente serio.

    La mano di Claire tremò appena, quel tanto che bastava per rovinare il delicato ricamo di zucchero glassato con cui stava decorando un vassoio di biscottini al cocco. Posò la tasca da pasticcere.

    «Di che diavolo stai parlando, si può sapere?»

    Ignorandola per un istante, Freddy afferrò un tartufo al caffè e se lo infilò in bocca.

    «Metti giù quelle zampacce!» lo rimproverò lei.

    «E dai, fai la brava, sto morendo di fame. Non ho più nemmeno i soldi per comprarmi un panino.»

    Claire evitò di chiedergli spiegazioni. Da tre mesi Freddy faceva la maschera in un teatro di Broadway e guadagnava anche bene, ma aveva le mani bucate e tra uno stipendio e l'altro era perennemente al verde.

    Per questo non si era affatto preoccupata quando si era presentato a battere cassa piangendo miseria. Era abituata ad allungargli senza fiatare un biglietto da venti dollari. Non che le avanzassero, anzi. Ma era l'unica maniera per non farsi assillare da quel benedetto ragazzo.

    Stavolta però aveva il vago sospetto che venti dollari non sarebbero bastati per liberarsi di lui. «Che cosa hai combinato?»

    «Mmh...» Freddy finì di masticare il cioccolatino e poi si guardò i piedi, strofinandoli sul pavimento, avanti e indietro.

    Poteva essere un vezzo simpatico quando era un moccioso di dieci anni. Claire, che ne aveva cinque di più, lo aveva praticamente cresciuto, visto che la loro mamma, una étoile della danza classica, delicata e fragile, era spesso malata.

    Adesso però che ne aveva ventuno ed era un perdigiorno indolente che aveva interrotto gli studi e non prendeva niente sul serio, tanto meno la vita, quell'atteggiamento infantile era piuttosto irritante.

    Dopo aver dilapidato chissà come la sua quota dell'assicurazione sulla vita della mamma, Freddy aveva cominciato a spillare soldi alla sorella, contando sul suo buon cuore. Adesso che Claire aveva però investito fino all'ultimo centesimo per risistemare il vecchio edificio che le aveva lasciato in eredità lo zio e per aprire la sua pasticceria, non poteva più funzionare da sportello bancomat per Freddy.

    «Te lo chiedo una seconda volta: che cosa diavolo hai combinato?»

    «Mi avevano giurato che era una puntata sicura... e invece quello stramaledetto brocco si è piantato a tre metri dal traguardo e...»

    «Gesù, Freddy, ma come hai potuto essere così fesso?»

    Lo vide arrossire dal collo in su.

    «Quanto hai perso? Trenta dollari? Quaranta? Spara.»

    «Più o meno... però non è stata tanto quella dannata corsa a darmi la mazzata finale...»

    Claire addentò un cioccolatino al liquore, poi ne prese subito un altro. Era meglio tenere le mani occupate altrimenti lo avrebbe strangolato. E la bocca piena, per non mettersi a gridare.

    «... quando mi sono reso conto di quanto ero sotto, ho scommesso tutto quello che mi era rimasto sulle partite di calcio di questo fine settimana e...» Tentò di arraffare un dolcetto di marzapane, ma lei gli schiaffeggiò la mano.

    «Quanto

    Freddy bofonchiò una risposta, ma a voce così bassa che Claire non era sicura di aver capito bene.

    Oh Dio, ti prego, fa' che abbia sentito male.

    «Come hai detto?»

    «Ehm... dieci bigliettoni.»

    «Dimmi che per bigliettoni intendi dieci grossi biglietti da un dollaro.»

    Freddy scosse la testa con l'espressione affranta. «No. Dieci bigliettoni sono proprio diecimila dollari.»

    Per poco Claire non sputò il cioccolatino che aveva in bocca. Per qualche istante non riuscì più a connettere. Come se avesse inserito il pilota automatico, agguantò dallo scaffale una bottiglia di Grand Marnier che usava per inzuppare le torte, la stappò e ne mandò giù parecchie sorsate. Il liquore le bruciò la gola scuotendola dal torpore.

    Quindi, posata la bottiglia, allungò le braccia e si avvicinò al fratello con aria minacciosa, pronta a strozzarlo.

    «Ehi!» gridò lui, arretrando di scatto. «Che cosa hai intenzione di fare?»

    «Ho intenzione di strangolarti. Tanto hai stipulato un'assicurazione sulla vita, no?»

    «Non è divertente.»

    «Cosa ti fa credere che io stia scherzando? Sono così furiosa che potrei ucciderti davvero a mani nude, Freddy!»

    «Mi... mi dispiace» balbettò lui.

    La collera di Claire evaporò di colpo. «Come hai potuto fare una cosa del genere?» mormorò sconsolata, crollando a sedere su uno sgabello davanti al bancone d'acciaio.

    E sì che proprio Freddy avrebbe dovuto sapere che era meglio tenersi alla larga dalle scommesse. Invece, il fatto che il loro padre, inguaribile giocatore d'azzardo, avesse perso al tavolo verde tutti i suoi soldi e fosse morto d'infarto a cinquant'anni a quanto pareva non gli aveva insegnato nulla.

    «Non l'ho fatto apposta. Claire, tu mi devi aiutare. Se non mi procuro quei soldi, Big Louie, il Grande Ratto, mi sguinzaglierà dietro lo Schiaccianoci.»

    Lei lo ascoltò a bocca aperta. Le sembrava di essere entrata in un cartone animato. Ma non era per niente divertente. Cercò di dare un senso alle farneticazioni di Freddy.

    «Ricapitoliamo: chi ti manderà che cosa?»

    «Big Louie, il Grande Ratto, è un famoso allibratore di Brooklyn. E lo Schiaccianoci è il suo sgherro di fiducia. Un armadio a quattro ante che si occupa del... del recupero crediti.»

    Indecisa se scoppiare in una risata isterica o mettersi a urlare, Claire fissò il fratello che al momento aveva un'aria decisamente ebete. «Lo Schiaccianoci

    «Sì. Lo chiamano così perché se non paghi... lui... ecco... ti stritola le... i...» E si puntò un dito verso il cavallo dei pantaloni.

    Claire agitò una mano. «Lascia stare, credo di avere capito.» Considerando che aveva spesso sperato che Freddy si decidesse a tirare fuori gli attributi, non era sicura che quel brutto ceffo avrebbe trovato molto da schiacciare, là sotto.

    «Comunque sia, non posso aiutarti» gli disse con calma.

    Freddy strabuzzò gli occhi. «Cosa

    «Ho a disposizione sì e no quanto basta per pagare le bollette e i fornitori. Contavo proprio su queste feste di Natale per guadagnare finalmente qualcosa con la pasticceria. Non posso chiedere più nemmeno un soldo in banca.»

    «Però potresti affittare gli appartamenti al piano di sopra.»

    «No. Non se ne parla nemmeno e lo sai.» Avevano già affrontato parecchie volte quella discussione. «Cadono a pezzi. Sarebbero da dichiarare inagibili.»

    «Esagerata. E poi la posizione è ottima, siamo pur sempre a Midtown Manhattan, in pieno centro. C'è gente che pagherebbe cinque bigliettoni al mese per l'affitto senza fare storie. E chi se ne importa se c'è l'intonaco che si stacca dalle pareti e la muffa sul soffitto! Sono tutti dettagli che fanno atmosfera... Questa è New York!»

    Fossero stati solo l'intonaco scrostato e le macchie di muffa! Il prozio Harry le aveva lasciato in eredità quel palazzo in rovina, ma nemmeno un soldo per i restauri. E l'assicurazione sulla vita di sua madre era bastata appena per pagare la ristrutturazione dei locali al piano terra – dove Claire aveva aperto la pasticceria – e dell'appartamento sul retro, dove viveva lei, ma niente altro.

    Quelli ai tre piani superiori, due per pianerottolo, erano dei veri tuguri. Gli abusivi che li avevano occupati per un breve periodo avevano avuto il buon senso di traslocare altrove, sfrattati dalle folate di aria gelida che entravano dalle finestre rotte.

    Per non parlare dei buchi nei muri, dei bagni maleodoranti e della carta da parati che si sfaldava da sola. Non certo un bel quadretto da sottoporre a un'agenzia immobiliare. Un giorno però, appena la pasticceria avesse finalmente ingranato, Claire avrebbe potuto riprendere i restauri e il palazzo sarebbe diventato un buon investimento. Non adesso.

    L'unica maniera per ricavare dei soldi da quell'edificio sarebbe stata accettare di venderlo al tizio che il mese precedente era passato spesso da quelle parti, insistendo per comprarlo a tutti i costi. Si era presentato come un grosso immobiliarista del New Jersey, con un doppiopetto gessato, le scarpe lucide e il riporto impomatato di gel. Ma Claire aveva respinto ripetutamente la sua offerta.

    E ancora l'idea di dover rinunciare a costruirsi un futuro le procurava una stretta al cuore. Specialmente se avesse dovuto

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