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Vestita per sedurre (eLit): eLit
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Vestita per sedurre (eLit): eLit
E-book184 pagine2 ore

Vestita per sedurre (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Quell'abbigliamento era incredibilmente osé. Comunque, l'esperta di ristorazione Gina Thomas ha bisogno di un travestimento per una festa in costume, solo così può curiosare nell'ufficio dell'avvocato divorzista Mason Scott e rubare le foto che salveranno sua sorella, assoluto magnete di guai. Tuttavia quell'abito sexy sembra far emergere il lato più audace di Gina, tanto che Mason non può tenere in nessun modo i suoi occhi e le sue mani lontano da lei!
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2017
ISBN9788858976098
Vestita per sedurre (eLit): eLit
Autore

Samantha Hunter

Tra le autrici amate dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Vestita per sedurre (eLit) - Samantha Hunter

    successivo.

    1

    «Devo essermi rimbecillita» borbottò Gina Thomas percorrendo il Gulf Boulevard di St. Petersburg, Florida, in quella afosa serata di fine ottobre.

    Si fermò a un semaforo e si girò a guardare un folto gruppetto di bambini vestiti in maschera, armati di cestini a forma di zucca colmi di caramelle e scortati dai genitori. Non si accorse subito che era scattato il verde e saltò sul sedile quando il conducente dell'auto dietro di lei la avvisò con una strombazzata.

    «Ehi, un po' di pazienza!» disse fissando torva i fari che la abbagliavano attraverso lo specchietto retrovisore.

    Pigiò sull'acceleratore, sebbene non avesse nessuna fretta.

    Aveva i nervi a fior di pelle, anche per colpa di quello stupido costume che la strizzava da tutte le parti. Le sembrava di essere nuda. Ma questo era niente paragonato a quel che stava per fare.

    Provò a sistemarsi meglio l'attillato corpetto di lustrini rossi, scollato in un modo indecente. Aveva pensato di risparmiare tempo, rivolgendosi a un negozio che aveva contattato on line. Lei però aveva ordinato un costume da fantasma, proprio per essere coperta da capo a piedi. Un vestito anonimo, che le permettesse di passare inosservata.

    Aprendo la scatola che le era stata consegnata a domicilio, ci aveva trovato invece quell'inconsistente vestito di lurex rosso, un cravattino dello stesso colore, una bombetta di velluto nero e un bastone. Altro che fantasma, quindi!

    Quella sera, alla festa, avrebbe potuto interpretare solo una cantante di cabaret... o di un locale a luci rosse!

    Troppo tardi per richiamare il negozio e chiedere di rimediare all'errore, Gina aveva pensato di tirarsi indietro. Ma sua sorella Tracy aveva minacciato il suicidio.

    «Non puoi farmi questo!»

    Risentiva ancora la sua voce lamentosa mentre percorreva le strade affollate di St. John's Pass diretta a Pass-A-Grille Beach, un quartiere abitato da gente facoltosissima. Era lì che Mason Scott teneva ogni anno una indimenticabile festa in costume riservata a clienti e colleghi del suo studio legale.

    Non essendo invitata, Gina sperava di riuscire a intrufolarsi, e per questo sarebbe stato meglio indossare un vestito meno appariscente.

    Ma i negozi ormai erano chiusi, perciò non aveva scelta.

    Anche perché Tracy era nei pasticci. Tanto per cambiare.

    Gina fu tentata più volte di tornarsene a casa, di infilarsi il solito paio di jeans e di passare la serata a distribuire caramelle ai bambini che venivano a bussare alla sua porta.

    Tra l'altro, aveva due articoli da ultimare e doveva valutare seriamente la possibilità di cambiare lavoro: ci aveva pensato diverse volte, ma non si era mai presentata l'occasione giusta. E ora, su un giornale locale, aveva letto un annuncio interessante: cercavano una cronista di nera. Poteva provare a chiedere un colloquio.

    Era tutta un'altra cosa rispetto alla colonna nella quale recensiva i ristoranti della contea. Ma Gina aveva sempre sognato di diventare una vera reporter, di svolgere indagini, smascherare dei malfattori e magari scrivere storie al cardiopalma.

    Si era quasi convinta a presentarsi per un colloquio quando sua sorella le era piombata in casa, chiedendole l'ennesimo favore.

    Figlie della stessa madre ma di padre diverso, Gina e Tracy erano cresciute insieme. Si volevano un bene dell'anima, ma non avrebbero potuto essere più diverse. I genitori, ormai pensionati, vivevano a Palm Springs, e Gina andava a trovarli ogni volta che poteva. Tracy invece si faceva viva di rado, perché era sempre troppo impegnata a fare altro.

    Bella come una top model, spregiudicata e impulsiva, Tracy era tutto l'opposto di Gina. Finiva regolarmente per cacciarsi in qualche pasticcio... e altrettanto regolarmente correva a chiedere aiuto a sua sorella.

    Gina le aveva coperto le spalle in mille occasioni, da che ricordava. Alle superiori, l'aveva aiutata decine di volte a rientrare in casa ubriaca fradicia nel cuore della notte senza che i genitori se ne accorgessero. Ragazzate, in fondo.

    Più di recente, Tracy aveva avuto una sfilza di storie con altrettanti balordi, e Gina era spesso dovuta intervenire per aiutarla a troncare. L'ultima era quella con Rio Alvarez, il tipaccio che era diventato suo marito. E dal quale stava per divorziare.

    Gina l'aveva supplicata di non sposarlo, ma sua sorella non le aveva dato ascolto. Aveva cercato di farla ragionare e insistito al punto da avere con lei accese discussioni. Alla fine, Tracy le aveva fatto notare che con una vita sentimentale piatta e monotona come la sua, Gina non poteva certo darle consigli. Non si erano parlate per un mese, dopo di allora.

    Alla fine, era stata Gina a cercare sua sorella: non era mai stata capace di serbarle rancore troppo a lungo.

    Inoltre, Tracy aveva ragione da vendere. La sua vita sentimentale non era soltanto piatta e monotona: era assolutamente inesistente.

    Al college, Gina aveva avuto un ragazzo che, trovato un lavoro in Texas, le aveva chiesto di seguirlo. Gina non se l'era sentita.

    Da quel momento, c'erano state storie brevi, appuntamenti casuali, senza importanza. E quando aveva accettato di scrivere recensioni free-lance sui ristoranti, lavorando da casa, le occasioni di incontrare qualche bel maschione interessante erano diventate sempre più rare.

    Tracy invece ne incontrava abbastanza per tutte e due. E apparentemente aveva continuato a farlo anche dopo il matrimonio, stando alle dichiarazioni di Rio.

    Lui sosteneva di avere delle fotografie che dimostravano l'infedeltà della moglie. Tracy, dal canto suo, ammetteva di essersi concessa una scappatella di cui, però, si era pentita: si giustificava dicendo che Rio, al contrario, l'aveva tradita più volte.

    Eppure, crudelmente, suo marito le rinfacciava quell'unico errore. E a quello si appellava per pretendere il divorzio.

    A Gina non sembrava giusto. Tracy aveva sbagliato, certo. Ma il prezzo che suo marito voleva farle pagare era davvero troppo alto.

    Tra l'altro, Tracy aveva investito tutti i suoi risparmi, compresi quelli che ora le sarebbero serviti per terminare gli studi, nell'agenzia di noleggio di barche di Rio. Aveva lavorato al fianco del marito per cinque anni, ma anche l'attività era intestata a lui.

    Tracy chiedeva, adesso, la restituzione di quel denaro. Ma le prove della sua infedeltà complicavano la sua posizione, e la causa rischiava di trascinarsi per anni e lei non aveva materialmente di che campare. Senza quelle fotografie, Rio non avrebbe potuto provare niente: sarebbe stata la sua parola contro quella della moglie. E Tracy avrebbe avuto qualche possibilità in più di riavere quel denaro.

    Gina era convinta che sua sorella un tempo fosse davvero innamorata di Rio. Sì, aveva fatto tante scelte sbagliate in vita sua, ma non meritava quel che le stava capitando.

    Perciò si era fatta convincere da lei a introdursi nella casa dell'avvocato di Rio, Mason Scott. Lo scopo era rubare quelle fotografie: una missione che le sembrava sempre più pazzesca a mano a mano che si avvicinava alla sua destinazione. Tuttavia era l'unico aiuto che potesse dare a Tracy.

    Per sua sorella, quel succinto vestito da cabarettista non sarebbe stato un problema. Non avrebbe capito che intrufolarsi nello studio privato di un avvocato di successo dopo essersi presentata a casa sua mezza nuda forse non era il modo migliore per passare inosservata.

    Gina si concesse un sospiro. Non era nemmeno sicura che quelle fotografie fossero davvero lì. Ci sperava, sì, visto che Mason, in base a quanto letto in una recente intervista, svolgeva buona parte del suo lavoro a casa. Se invece fossero state conservate nello studio legale di cui era socio, che aveva sede in centro, in un palazzo postmoderno con un sofisticato sistema di sicurezza, non sarebbe stato possibile metterci le mani sopra.

    C'erano decine di macchine parcheggiate nel viottolo che conduceva alla casa dell'avvocato. Un posto incantevole, affacciato sul mare, con tanto di molo privato.

    La villa, quando la raggiunse, era illuminata a giorno da svariati lampioncini appesi sotto il porticato. Trovato a fatica un posto in cui parcheggiare, Gina arrestò l'auto e trasse un lungo respiro.

    Continuava a sentirsi tesissima.

    Notò diversi gruppi di ospiti che, con quella bella serata, si erano intrattenuti fuori. Buon per lei: non doveva far altro che aggregarsi ed entrare con loro. Si sistemò sugli occhi la maschera che le copriva la metà superiore del viso e si guardò brevemente nello specchietto.

    Quasi non si riconobbe.

    Aveva un'aria... misteriosa, esotica. Diversa dal solito. Non aveva mai incontrato Mason Scott, che pure era conosciutissimo nell'ambiente forense di Tampa, nella contea di Hillsborough: aveva fama di essere uno spietato divorzista che non deludeva mai i suoi clienti. Appariva spesso nelle pagine riservate alla cronaca mondana al braccio di qualche personaggio influente... o di donne di successo. Come avrebbe reagito, si chiese Gina, scoprendo che gli erano state rubate le foto compromettenti della moglie del suo cliente?

    Tornarono i dubbi, così feroci che Gina girò sui suoi tacchi, un attimo prima di salire i gradini del porticato. Ma che diavolo stava facendo? Se Mason avesse predisposto un servizio di sicurezza, potevano sorprenderla a frugare tra le sue cose...

    «Ehi, ma che fine avevi fatto? È un'ora che cerco di chiamare l'agenzia!» Una donna l'afferrò bruscamente per un braccio, tirandola verso la casa.

    «Scusi, ma...»

    «Dovevi essere qui entro le sette e sono le otto passate!»

    Gina aprì la bocca per parlare, ma la donna continuava a trascinarla senza tanti complimenti al di là di una pesante tenda coperta da una rete, sulla quale erano applicati grossi ragni finti. «I tuoi amici stanno suonando da un pezzo. Cominciavamo a chiederci che fine avesse fatto la cantante» continuò, senza darle il tempo di spiegarsi. «Hanno già tutti gli spartiti. Forza, sali su quel benedetto palco. Entra da quella porta...»

    «Aspetti, no! Io... non sono la cantante che avevate ingaggiato» provò a dire Gina.

    «Che cosa!? Ma a che razza di agenzia mi sono rivolta! Con quello che abbiamo pagato... No, carina. Tu adesso vieni con me.» Vestita da strega, con tanto di cappellaccio e nasone aquilino, la donna aveva un tono acido che sembrava naturale. «Questa è l'ultima festa che organizzo, quanto è vero Iddio. Non ne posso più. C'è sempre qualche contrattempo all'ultimo momento. Ora te la vedi direttamente con l'avvocato Scott...»

    «No!» esclamò Gina, terrorizzata all'idea di trovarsi faccia a faccia con Mason. E se lui avesse notato la somiglianza con la sorella? Rio poteva avergli parlato di una cognata. Non poteva correre un simile rischio.

    Allora, che fare? Provare a scappare non appena la donna le avesse voltato le spalle? E tornare da Tracy a mani vuote?

    L'alternativa era cantare. E Gina aveva una voce discreta: aveva partecipato a un paio di musical al liceo e cantava spesso in casa, mentre sfaccendava, o sotto la doccia. Aveva vinto anche diverse gare di karaoke con gli amici. Di solito, le bastava una birra per sciogliersi un po'...

    Decise in fretta. Anche perché la strega la stava trapassando da parte a parte col suo sguardo al vetriolo.

    «Voglio dire... la cantante che avevano contattato si è ritirata all'ultimo momento. E io... sì, insomma, non conosco il repertorio che avevate scelto.»

    «Be', poco male» tagliò corto la donna. «Dì ai ragazzi quali sono i tuoi pezzi forti e troveranno il modo di accompagnarti.»

    «Almeno può andare a spiegare loro cosa è successo?»

    «Va bene» sbuffò la strega. «Aspetta qui. Torno subito.»

    Rimasta sola dietro la tenda che faceva da sipario, Gina si schiarì la gola e ordinò a se stessa di calmarsi. Avrebbe cantato un paio di canzoni, poi sarebbe sparita per andare in cerca dello studio di Mason.

    Sarebbe andato tutto per il meglio.

    Oppure sarebbe stato un disastro!

    Quando la donna tornò dicendole di aver sistemato tutto, Gina deglutì rumorosamente e provò a muoversi. Ma era come se i suoi piedi si fossero incollati al pavimento. Era pietrificata da un panico folle.

    Ancora una volta, la strega intervenne. Le piantò entrambe le mani sulle spalle e, con una spinta ben assestata, la catapultò sul palco.

    Mason Scott si augurò che il pesante cerone e i canini aguzzi che sfoggiava da quasi due ore nascondessero almeno in parte la sua espressione annoiata.

    Perché continuava a dare quelle odiose feste?

    Perché era inevitabile.

    I soci dello studio, a turno, dovevano organizzare almeno una serata all'anno per mantenere i contatti coi clienti e per presentarli ai nuovi praticanti, agli associati e ai consulenti con cui collaboravano. Era parte del prezzo che doveva pagare per la comodità di lavorare da casa. Per questo doveva sorbirsi la compagnia di quelle decine e decine di persone che gli invadevano la casa.

    Suo fratello Ryan, che faceva il barman in un locale sul mare, gli si avvicinò. Sfoggiava un coloratissimo paio di Adidas e un costume a fiori: per il resto, si era fatto dipingere il corpo di strani disegni astratti.

    «Cos'è, un vestito in maschera? O vieni direttamente dal lavoro?» scherzò Mason.

    «Se vuoi sentire l'ennesima barzelletta sugli avvocati, ne ho giusto un paio nuove di zecca che ti potrebbero piacere» lo minacciò Ryan, ridendo.

    Si erano sempre stuzzicati a vicenda per il tipo di scelte professionali che avevano fatto. Praticamente

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