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Alibi sconosciuto: eLit
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E-book232 pagine3 ore

Alibi sconosciuto: eLit

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Info su questo ebook

A volte il sesso salva la vita. La serata non poteva finire peggio per Jill Lawson. Dopo essersi resa conto che l'uomo con cui ha fatto l'amore a una festa in maschera non era Trevor, il suo fidanzato, Jill torna a casa per ricevere un'altra pessima notizia: Trevor, che stava per andarsene in Brasile con un'altra donna, è stato assassinato e lei, ovviamente, è l'indiziata numero uno. Certo, ha un alibi per l'ora del delitto. Era a letto con uno sconosciuto, che però non sa come rintracciare. L'investigatore Mac Cooper gli assomiglia moltissimo... solo che ha un valido motivo per tacere.

LinguaItaliano
Data di uscita30 dic 2014
ISBN9788858928257
Alibi sconosciuto: eLit

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    Anteprima del libro

    Alibi sconosciuto - B. J. Daniels

    Immagine in copertina:

    mammuth / E+ / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Masked Man

    Harlequin Intrigue

    © 2003 Barbara Heinlein

    Traduzione di Maria Letizia Montanari

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-825-7

    Prologo

    La ragazza gli apparve nel cono di luce proiettato dai fari dell’auto nell’attimo stesso in cui svoltò la curva. Se ne stava accanto allo stretto sentiero che portava al lago, il pollice sollevato in aria. Lui rallentò per essere certo di aver visto bene prima di fermare, ma già sentiva il cuore accelerare i battiti.

    Sì. Lunghi capelli biondi. Gambe e braccia dorate dal sole, sedici, diciassette anni al massimo. Indossava una magliettina rosa e un paio di calzoncini blu che lasciavano scoperte le lunghe gambe snelle. Mentre fermava l’auto accanto alla ragazza, l’uomo vide che aveva il segno.

    Lui era un instancabile ricercatore del segno. Quella incosciente e incrollabile certezza che la vita era solo all’inizio, che avrebbe vissuto per sempre, che niente avrebbe potuto fare del male a lei. Era qualcosa che si possedeva solo in gioventù.

    «Ehi» l’apostrofò abbassando il finestrino dalla parte del passeggero e sporgendosi con un sorriso verso di lei. «Dove sei diretta?»

    Lei si avvicinò, chinandosi in avanti per guardarlo meglio. «A Bigfork...»

    Il suo dolce profumo si mescolò a quello caldo della notte. Lampone, pensò lui. Uno dei suoi preferiti.

    Lei appoggiò la mano al finestrino abbassato. Aveva le unghie smaltate di rosa pallido. Il particolare gli piacque veramente molto. Al polso sottile e abbronzato dondolava un braccialetto d’argento a cui era appeso un delizioso ciondolo a forma di cuore.

    Lui riuscì a trattenersi a stento. «Salta su. Io vado proprio in quella direzione. Vai a Bigfork perché hai trovato un lavoro estivo?» domandò. Non voleva ripetere l’errore di adescare una ragazza del posto.

    Lei annuì e si avvicinò ancora di più.

    Accadeva sempre in quei pochi, cruciali secondi.

    In quegli occhi azzurri lui vide un lampo di incertezza che avrebbe potuto salvarla. O distruggerla.

    «Grazie» disse la ragazza aprendo la portiera. Chi ha paura del lupo cattivo?

    Lui sorrise, mettendo in mostra i denti forti e bianchi.

    1

    Jill Lawson non riusciva a crederci.

    Trevor le aveva dato buca.

    Ancora una volta.

    Solo che questa volta era in occasione della festa in maschera organizzata dai genitori di lui per festeggiare l’anniversario di matrimonio. Questa volta lei era vestita come Rossella O’Hara e si sentiva terribilmente stupida mentre aspettava in una zona periferica della casa, sola. Però quella volta sarebbe stata anche l’ultima!

    «Non posso sposare quest’uomo. Ho tutte le intenzioni di rompere il fidanzamento!» Le parole riecheggiarono aspre nella stanza vuota e buia. «Questa notte stessa!»

    Osservò il temporale che si avvicinava attraversando il lago e rimase in attesa della propria reazione a quell’annuncio fatto ad alta voce. Si era aspettata di provare qualcosa di diverso dal... sollievo. Sicuramente un po’ più di dispiacere.

    Invece, non era così.

    In quella lontana ala orientale dell’immensa tenuta lacustre dei Forester i rumori della festa in svolgimento erano completamente soffocati. Quello era uno dei motivi per cui vi si era rifugiata. Per sottrarsi a tutta quella allegria che le ricordava che era sola, che l’anello di fidanzamento improvvisamente le sembrava serrarsi attorno al dito. E che il dolore che provava nel profondo del cuore era anche troppo familiare.

    Desiderava disperatamente qualcosa che non era nemmeno sicura che esistesse al di fuori delle pellicole cinematografiche.

    «Ti comporti come se ti aspettassi che da un momento all’altro possano esplodere i fuochi di artificio. O magari la terra ti si muova sotto i piedi. Coraggio, Jill, svegliati! Non essere così sciocca!» le aveva detto Trevor quando lei aveva cercato di dare voce ai propri dubbi l’ultima volta in cui si erano visti.

    Be’, senza alcun dubbio mi sento una stupida coi fiocchi questa sera, pensò. Praticamente non aveva più visto Trevor dopo che le aveva chiesto di sposarlo, però quando le aveva telefonato, le aveva promesso che quella sera sarebbe stato tutto diverso. Dopotutto era il trentacinquesimo anniversario di matrimonio dei suoi genitori e l’estate era quasi finita. Un’altra stagione se n’era andata...

    Ogni anno, alla fine di agosto, Heddy e Alistair organizzavano una festa in maschera per celebrare l’evento nella loro casa sulla sponda orientale del lago Flathead. Quell’anno il tema era dedicato agli amanti famosi e Trevor aveva insistito perché Jill intervenisse travestita da Rossella O’Hara così lui avrebbe potuto essere Rhett Butler. E poi l’aveva piantata in asso.

    «Francamente, non me ne importa niente, Rhett» borbottò lei alla stanza buia. Era una bugia. Le importava e molto. Aveva desiderato con tutto il cuore che Trevor Forester fosse l’uomo giusto. E in un primo momento lui glielo aveva anche fatto credere.

    Jill abbassò lo sguardo sul braccialetto d’argento che portava al polso, sul cuoricino appeso alla catena e ricordò la notte in cui lui glielo aveva dato. Per il suo compleanno, appena due mesi prima. Poco tempo addietro le aveva chiesto di sposarlo e le aveva regalato l’antico anello di fidanzamento che ora portava al dito.

    L’istinto le disse che le cose tra lei e Trevor erano andate troppo in fretta. Si era lasciata travolgere da lui che non le aveva concesso il tempo per riflettere. E nemmeno per reagire. Improvvisamente si era trovata fidanzata con un uomo che conosceva a malapena.

    Fin dall’inizio del fidanzamento, lui era stato impegnatissimo in un progetto di costruzione, una grandiosa località di soggiorno che lui aveva chiamato Inspiration Island, su un’isola nel bel mezzo del lago Flathead.

    E a onore del vero, doveva aver veramente lavorato parecchio. Una settimana prima Trevor si era fermato alla pasticceria di Jill che lo aveva a malapena riconosciuto. Era abbronzato, più asciutto, più muscoloso.

    Ora provò una strana sensazione al ricordo di quanto fosse apparso attraente e ricordò rapidamente a se stessa che Trevor aveva fatto l’amore con lei solo una volta, subito dopo l’annuncio del loro fidanzamento. Nelle settimane successive aveva sempre trovato una scusa: o era troppo stanco, o doveva incontrare uno dei finanziatori oppure doveva tornare sull’isola.

    «Sarà tutto diverso quando saremo sposati» le aveva promesso.

    «Bene» bisbigliò lei ora all’oscurità.

    Non credeva a quelle parole.

    Non credeva più a nessuna delle cose che Trevor le aveva promesso. «Non sapremo mai se le cose avrebbero potuto essere diverse perché non ho intenzione di sposarti, Trevor Forester.» Poi, si voltò di colpo, sorpresa. Qualcuno era entrato nella stanza buia senza che lei se ne accorgesse. Da quanto tempo era lì, ad ascoltare?

    Si accese una piccola lampada da tavolo, accecando Jill per qualche istante. In un primo momento pensò che l’altra persona fosse Trevor e si preparò a liquidare in fretta la spiacevole faccenda.

    Quell’ala separata e tranquilla sarebbe servita perfettamente allo scopo.

    Ma non era Trevor.

    «Ti ho sentita fare il nome di mio figlio» cominciò Heddy Foster. Era vestita da Cleopatra, ma a quanto pareva il suo Antonio, Alistair Forester, non era con lei.

    Ovviamente, Heddy l’aveva sentita parlare. Ma Jill non voleva rovinare la festa di anniversario di Heddy. La donna avrebbe saputo anche troppo presto del fidanzamento mandato a monte. E anche allora, in fondo in fondo, forse Heddy non sarebbe stata così sconvolta dalla notizia.

    «Sono agitata perché Trevor è così in ritardo» confessò Jill.

    «Sono certa che ha un ottimo motivo.» Heddy difendeva sempre il suo unico figlio. «Lavora sempre tanto su quell’isola.»

    «Sì, ma pensavo che avrebbe telefonato» replicò Jill, tentando di non mostrare quanto fosse turbata.

    «Forse non ha un telefono a portata di mano» suggerì la signora Forester, osservandola con attenzione. Dal patio arrivava il suono della musica frammisto alle chiacchiere degli invitati e allo scoppiettio dei fuochi di artificio. A quella festa dovevano essere presenti almeno un centinaio di persone.

    Jill fu sul punto di menzionare il fatto che Trevor aveva sempre un telefono cellulare con sé, ma tenne la bocca chiusa. «Sono certa che arriverà da un momento all’altro» concluse diplomaticamente. In lontananza brontolò il tuono, l’orizzonte del lago sempre più cupo e minaccioso.

    «O magari è rimasto bloccato sull’isola e non può tornare» incalzò Heddy guardando ansiosa fuori dalla finestra verso la tempesta che agitava le acque del lago. «Immagino che il suo cellulare non funzioni con un tempo del genere» affermò, contraddicendo quanto aveva supposto pochi secondi prima.

    «Credevo che oggi Trevor non sarebbe andato sull’isola.»

    Heddy sembrò non aver sentito.

    «Sarà meglio che faccia rientrare gli ospiti prima che scoppi il temporale. Manda Trevor da me non appena arriva.»

    Jill annuì. Heddy aveva ragione. Trevor doveva avere un ottimo motivo per essere così in ritardo. Per aver piantato in asso Jill. Ancora una volta.

    Dopo l’uscita di Heddy, Jill spense di nuovo la luce. Preferiva guardare la tempesta al buio, preferiva lasciare che Trevor la trovasse. Adorava i temporali con i loro lampi incandescenti., la potenza spaventosa, l’odore che poi la pioggia lasciava nell’aria estiva.

    Non seppe mai per quanto tempo rimase lì, osservando gli ospiti affrettarsi verso casa per ripararsi dalla tempesta imminente.

    Il vento scosse la chioma degli alberi che circondavano la casa e ne strappò le foglie gettandole sul pontile.

    Jill colse il bagliore delle luci di una barca sull’altro lato del piccolo cottage per gli ospiti dei Forester, sul bordo del lago, e si chiese quale pazzo potesse uscire sul lago con un tempo del genere.

    A proposito di pazzi... Lanciò uno sguardo all’orologio. Le otto e un quarto. Trevor aveva quasi due ore di ritardo. In lontananza ci fu il ruggito di un tuono. Le bandierine rosse e blu schioccarono sul patio sotto il tendone a strisce che sussultava sotto le raffiche. Il patio era vuoto: ormai tutti gli ospiti erano rientrati. Jill decise che doveva tornare a casa prima che cominciasse a piovere.

    Avrebbe rotto il fidanzamento il giorno seguente. Quando sarebbe stata meno arrabbiata e non fosse stata vestita con una gonna a cerchi e di velluto verde. In ogni caso, per quale motivo Trevor aveva insistito tanto perché loro due partecipassero alla festa travestiti da Rossella O’Hara e Rhett Butler?

    O forse, dopotutto, quello era il costume perfetto.

    «Augura la buonanotte, Rossella» disse Jill alla stanza e fece per allontanarsi dalla finestra.

    Un lampo infuocato esplose nel cielo, infilandosi come una spada nell’acqua e illuminando il patio e la rampa di gradini di pietra che dal prato conduceva verso il cottage sul lago. In quella luce accecante, lo vide.

    Rhett Butler. Entrò piegandosi in due nel cottage un istante prima che ci fosse lo scoppio del tuono. Le prime gocce d’acqua si abbatterono contro il vetro della finestra. Trevor doveva essere stato sulla barca che aveva visto e adesso era entrato nel cottage per aspettare che il temporale finisse.

    Quando non si videro luci accendersi nel cottage, Jill comprese che le imposte erano serrate. Trevor era solo lì dentro e le offriva l’opportunità di parlargli. Quella faccenda non poteva aspettare. Jill aveva il sospetto che la stesse evitando proprio perché, anche lui, aveva il sentore che il loro fidanzamento fosse un errore. Ma adesso non avrebbe potuto evitarla.

    Respirò a fondo, poi aprì la porta del patio. Con una mano sollevò l’orlo della gonna, con l’altra tenne fermo il cappello in testa: uscì correndo verso la rampa di gradini che conduceva al cottage.

    Alle sue spalle, il vento gemeva tra gli alberi, facendo stormire le foglie. Per qualche secondo sentì il suono della musica della festa che però ben presto fu soffocato dal fragore delle onde. Un fulmine cadde così vicino che le si rizzarono i capelli sulla nuca. Mentre correva verso il cottage, la pioggia cominciò a cadere torrenziale, con l’impeto di una grandinata e altrettanto gelida. I tuoni si susseguivano assordanti.

    Adesso era abbastanza vicina all’acqua e riusciva a sentire lo spruzzo delle onde. Aveva appena posato la mano sulla maniglia quando ancora una volta un lampo accese il cielo. Il tuono fu così possente che le fece vibrare il petto.

    Le luci sul patio si spensero e la casa alle sue spalle piombò nel buio.

    Jill aprì la porta del cottage.

    La stanza in cui si trovò era buia come una caverna. Gelata, fradicia e un po’ disorientata dall’oscurità, Jill avanzò in fretta e si chiuse la porta alle spalle.

    Socchiuse le labbra preparandosi a chiamare Trevor. Non lo aveva udito, ma un sesto senso le diceva che era vicino a lei.

    Ma prima che riuscisse a pronunciare il suo nome, sentì un braccio cingerle la vita e un bacio sigillarle le labbra.

    Lei rimase senza fiato per la sorpresa, poi gli appoggiò le mani sul petto per respingerlo.

    Il buio era così fondo che non riusciva a discernere il suo viso, poteva solo avvertire la non familiare sensazione di baffi del travestimento da Rhett Butler. L’aveva vista uscire di casa e aveva pensato di sistemare le cose portandola a letto? Non era una bella trovata.

    Cercò di allontanarlo, ma lui la baciò ancora più appassionatamente, stringendola come se non volesse più lasciarla andare, come se fosse stato sempre in attesa di lei.

    Quello non era il motivo per cui era andata lì. O invece lo era? Aveva forse segretamente sperato che Trevor fosse capace di farle cambiare idea?

    Lui gemette contro le sue labbra e Jill si sentì sciogliere tra le sue braccia.

    Non era mai stata baciata così, prima. Il corpo di lui era più forte e atletico da quella volta in cui avevano fatto l’amore...

    Se quello era il suo modo per dirle che gli dispiaceva... Jill si perse nel suo bacio e si fuse nel calore del corpo di lui, sconvolta da quella inattesa dimostrazione di ardore.

    Il cappello le cadde a terra quando lui immerse le dita tra i capelli, sospingendola contro la parete.

    Mai era stata desiderata così ardentemente. Invasa da un fuoco mai provato, si abbandonò senza alcuna inibizione alle sue carezze.

    Il tocco di lui era forte e sicuro: con la massima naturalezza le sfilò il costume ottocentesco.

    Fuori, il temporale imperversava.

    Con fretta febbrile, Jill lo aiutò a spogliarsi a sua volta, sempre senza smettere di baciarlo.

    Un attimo dopo stavano facendo l’amore con la stessa selvaggia violenza del temporale.

    Lui la portò più in alto di quanto avesse creduto possibile, in un luogo rarefatto dove le stelle l’accecavano e ogni respiro sembrava dovesse essere l’ultimo, fino a quando, in un crescendo finale in cui si mescolavano il fragore del temporale e la passione, Jill fu catapultata in un oscuro universo di infinito piacere.

    Sentì le lacrime salirle agli occhi mentre si raggomitolava sul pavimento accanto a lui che sembrava estatico e sbalordito quanto lei.

    Gli si strinse contro, soddisfatta per la prima volta in vita sua.

    Sapeva che non ci sarebbe stato ritorno.

    Si era appena legata a quell’uomo in un modo più vincolante di qualsiasi anello di fidanzamento o di promessa di matrimonio. Si era sbagliata sul suo conto. Si era terribilmente sbagliata sul loro futuro insieme.

    Chiuse gli occhi, la pelle ancora vibrante. Il cuore stava ancora battendo allo stesso ritmo della pioggia che colpiva il tetto.

    Non sentì la porta aprirsi.

    Una raffica gelida di vento si insinuò nella stanza, facendola rabbrividire. Nello stesso istante in cui Jill aprì gli occhi, un lampo si accese nel cielo illuminando il mondo esterno, la pioggia battente... e la sagoma scura che si stagliava nel riquadro della porta.

    Jill era così contenta e soddisfatta che le occorsero alcuni minuti per riconoscere quella sagoma familiare che indugiava sulla porta. Il cappello, i capelli, la gonna a cerchi. Un’altra Rossella. Le occorse ancora maggior tempo per comprendere le parole che l’altra Rossella pronunciò. «Trevor, tesoro, mi dispiace di essere in ritardo, ma...»

    In quell’istante, Jill vide l’altra Rossella rendersi improvvisamente conto dei vestiti disseminati disordinatamente a terra. Nel breve istante in cui un lampo rischiarò la stanza, la testa della donna si sollevò per guardare Jill stretta tra le braccia di Trevor. Poi tutto ripiombò nell’oscurità.

    «Brutto bastardo!» strillò la donna. «Tu, sporco...» Il fragore del tuono coprì le parole mentre la donna si voltava fuggendo dalla stanza.

    Per un attimo Jill non si mosse.

    Poi la verità si abbatté su di lei. Un grido le morì in gola, si sciolse dalle braccia di Trevor, tremando di vergogna.

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