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Finzione o realtà?: Harmony Collezione
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E-book149 pagine3 ore

Finzione o realtà?: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

È un gioco molto pericoloso, Celia Scott lo sa benissimo, ma l'affetto e la riconoscenza per suo padre, nonostante il suo caratteraccio, sono così smisurati da meritarlo. Deve trovare un marito "finto" e assumerlo con un regolare contratto, in virtù del quale reciterà la parte. Jethro Lathem, l'armatore che ha conosciuto nelle ultime settimane di lavoro, potrebbe essere l'uomo affascinante e spietato che le serve. Quando Celia gli propone l'affare, lui risponde cinicamente che...
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2016
ISBN9788858955833
Finzione o realtà?: Harmony Collezione
Autore

Sandra Field

Prolifica autrice inglese, cura con particolare amore la sua piccola collezione di bonsai.

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    Anteprima del libro

    Finzione o realtà? - Sandra Field

    successivo.

    1

    Era trascorsa un'ora da quando Celia Scott aveva iniziato il suo turno di dodici ore alla Capitaneria di porto. Il suo penultimo turno, pensò di malumore, fissando il mare attraverso le ampie vetrate. Un'altra notte ancora e sarebbe finita.

    Gli uffici della Capitaneria erano ubicati sulla spiaggia di Collings Cove, un piccolo sobborgo della Terranova, nella parte sudorientale del Canada. Era la fine dell'estate, verso l'imbrunire e il cielo era screziato da una mescolanza di rosso magenta e arancione. Fra quattro giorni sarebbe tornata a casa. A Washington, da suo padre.

    Già, ma dov'era la sua casa? Qui, o da lui? Poteva esistere un contrasto più evidente tra i viali alberati dove sorgeva la residenza di Ellis Scott e le strette vie di Collings Cove?

    Celia si strinse nelle spalle, cercando di allentare la tensione e riflettendo sul fatto che, dopo quattro anni, era giunta l'ora di un cambiamento importante. Qualcosa che l'avrebbe stimolata, proprio come era successo all'inizio con questo lavoro.

    Per l'ennesima volta dovette combattere contro il ricordo dell'oltraggiosa proposta che suo padre le aveva fatto prima di partire. Se avesse accettato, avrebbe dovuto affrontare una nuova sfida, ma lei non era ancora in grado di capire ciò che voleva realmente.

    Inoltre, desiderava comprendere quanto fosse grave la malattia di suo padre, anche se in cuor suo cercava di mantenersi ottimista.

    Si avvicinò al mucchio di posta impilato sulla sua scrivania ma, ancor prima di aver aperto la prima busta, la sirena dell'allarme iniziò a suonare. Celia lanciò uno sguardo alla telecamera e vide che, di fronte all'edificio, era parcheggiata una Nissan. Dopo aver cambiato inquadratura, si accorse che, davanti all'ingresso principale - che era sempre chiuso di notte - c'era un uomo, alto, dai capelli scuri, spalle larghe, in jeans e bomber di pelle. Incuriosita, ingrandì l'immagine e notò il suo aspetto rude, la sicurezza con cui aspettava una risposta. E quanto fosse straordinariamente attraente.

    «Posso esserti utile?» chiese lei al citofono.

    La voce di lui irruppe nella stanza e Celia la riconobbe subito; era la voce profonda e bassa dell'uomo che aveva lanciato via radio l'SOS qualche notte prima. «Sono Jethro Lathem, lo skipper dello Starspray. Posso entrare?»

    Aveva formulato la richiesta come se fosse una domanda, ma in realtà giungeva come un comando.

    «Mi dispiace, è vietato, durante i turni di notte» ribatté Celia con decisione.

    «Si possono fare delle eccezioni.»

    «Non questa, purtroppo.»

    «Tu sei la ragazza che ha raccolto il mio messaggio di soccorso in gergo Mayday -, vero?»

    «Sì»

    «Ho fatto parecchia strada, signorina Scott, e ho poco tempo; mi occorrono solo pochi minuti.»

    Come conosceva il suo nome? «Sono sola» ribatté Celia indispettita, «non ci sono case nei dintorni e dobbiamo osservare le norme di sicurezza cerca di metterti nei miei panni.»

    I lineamenti di lui si erano induriti. «A che ora finisce il turno?»

    Celia esitò prima di rispondere. «Alle sette ma»

    «Sarò qui a quell'ora.» replicò l'altro avviandosi verso la propria auto.

    Ora se ne era andato e Celia non aveva avuto il tempo di ribattere per spostare quell'incontro ad un momento più opportuno.

    Quando aveva sentito il suo Mayday, la voce di Jethro sembrava al limite della sopportazione, ma ancora ben controllata. Non si sarebbe mai aspettata di incontrarlo personalmente perché, perfino in quella situazione disperata, le aveva dato l'impressione di un uomo che difficilmente chiede aiuto a qualcuno, soprattutto a una donna.

    Celia aveva provveduto ad inviare un elicottero che aveva trasportato Jethro e il suo compagno all'ospedale St.John. Il fatto si era svolto al termine del suo orario di lavoro, ragione per cui lei non aveva ricevuto altre notizie riguardanti l'evento.

    Qualche ora di sonno a casa, una doccia veloce, poi Celia aveva preso il volo per Washington. Il pomeriggio successivo era nuovamente a Collings Cove, in tempo per riprendere il suo turno.

    Quello era il tipo d'uomo abituato a comandare, le era bastata un'occhiata nel monitor per capirlo. Un'al tra cosa lampante era che lei non aveva alcuna voglia di incontrarlo.

    Come mai questa reazione da parte sua? Jethro era un fusto notevole, d'accordo, ma lei sapeva trattare con individui simili. Celia era considerata una ragazza stupenda - lo sapeva anche se non se ve vantava - e molti ragazzi di Collings Cove e dintorni avrebbero desiderato corteggiarla, ma lei sapeva già come andavano a finire certe passeggiate al tramonto! Perché, dunque, si sentiva così irrazionalmente impaurita all'idea di incontrare Jethro Lathem? Dopotutto, lei gli aveva salvato la vita e lui intendeva solo sdebitarsi.

    Dopo aver dialogato alcuni minuti col capitano di un peschereccio sulle ultime previsioni atmosferiche, Celia realizzò mestamente che più della metà del tempo trascorso lì dentro si consumava nell'attesa che succedesse qualcosa. Non poteva aspettare oltre, doveva cambiare vita al più presto.

    La prima lettera che aprì era del suo capo, che si congratulava con lei per il tempestivo intervento allo Starspray e la invitava alla cena di tutto lo staff per il sabato sera. Lo squillo del telefono la fece trasalire.

    «Sono Dave Hornby. Ero con Jethro Lathem, la notte che lo Starspray è affondato e volevo ringraziarti per averci inviato i soccorsi.» La sua voce era piacevole, diversa da quella di Jethro, più baritonale e autoritaria.

    «Esiste un'altra ragione per cui ho telefonato: Jethro non ha nessuna colpa per quello che è successo. Ero io al timone dello Starspray quella notte, perché lui aveva l'influenza; mi devo essere addormentato quando un'improvvisa burrasca ha scaraventato lo yacht contro le rocce. Probabilmente non me lo perdonerà mai! Amava quella barca come un figlio. Nell'urto sono stato sbalzato fuori e Jethro, senza lasciarsi prendere dal panico, è riuscito a ripescarmi, a lanciare il Mayday e ad azionare le pompe. È stato eccezionale!

    «Sono felice che l'intera vicenda si sia conclusa al meglio» rispose Celia diplomaticamente, provando una certa irritazione nei confronti dell'onnipotente signor Lathem che, non solo era dotato di un bel fisico, ma anche di una personalità interessante.

    Agganciato il ricevitore, provò a raffigurarsi la situazione in cui si erano trovati i due uomini: le linee eleganti dello yacht sventrate sulle rocce frustate dal vento e la terrificante tempesta di spruzzi e di onde vorticose. Era stato un miracolo, se non erano annegati, e il merito era di Jethro Lathem; di quell'uomo slanciato, dai capelli scuri, che lei avrebbe incontrato tra poche ore.

    All'improvviso, Celia realizzò quale sarebbe stato il suo aspetto dopo la notte di lavoro: logori jeans e solo un velo di rossetto arancione chiaro sulle labbra. Si stava creando dei problemi che non si era mai posta quando doveva incontrare Paul.

    Con decisione, si diresse in cucina, dove divorò una fondina di minestra: si sentiva affamata e stanca. Fedele alle regole della buona educazione che le aveva insegnato suo padre, l'indomani avrebbe accettato i ringraziamenti di Jethro e poi avrebbe detto addio al lavoro, allo Starspray, a Paul e al misterioso signor Lathem.

    Mentre il tempo trascorreva lentamente, Celia ripensò all'ultima ora trascorsa nella casa del padre a Fernleigh, vicino a Washington.

    Il dottor Norman Kenniston, che era il medico della famiglia Scott da sempre, stava per arrivare alla conclusione del suo lungo discorso. «Tre mesi di vita Celia È una tragedia, capisco, suo padre è stato molto sfortunato» sentenziò arrotolandosi l'estremità dei lunghi baffi grigi.

    Pur intuendo la gravità dello stato di salute di suo padre, lei non si aspettava un verdetto così crudele. «Non possiamo tentare qualche altra strada?» chiese con tono rattristato.

    «È stato fatto tutto il possibile» replicò il dottor Kenniston, quasi offeso, e movendosi per andarsene.

    Appena il medico ebbe lasciato la stanza, Ellis Scott notò il volto preoccupato della figlia. «Il medico ha pronunciato la sua prognosi, è inutile farsi delle illusioni. Sarò sincero con te, figliola: sono preoccupato per il tuo futuro e vorrei che almeno questa volta seguissi i miei consigli.»

    Celia si lasciò cadere pesantemente sulla sedia più vicina e, mentre suo padre prendeva posto di fronte a lei, osservò i suoi occhi stanchi e la rigidità delle sue spalle. Si rese conto di non averlo mai conosciuto profondamente, di essersi sentita vicina a lui, ma ora era tutto diverso: capiva di amarlo e di aver bisogno di lui.

    «Prima di morire, vorrei vederti sistemata, Celia, come tuo fratello Cyril. Sposata con un bravo ragazzo che ami la famiglia e occupata con un lavoro meno faticoso e più vicino a casa»

    Le unghie quasi conficcate nel palmo della mano, Celia avrebbe voluto reagire come al solito, ma come avrebbe potuto ora, sapendo che suo padre aveva così poco da vivere? «Ti ho promesso che avrei dato le dimissioni e che sarei tornata a casa presto» sussurrò fermamente.

    Ellis la incalzò, come se non l'avesse sentita. «Sei sempre stata una ragazza impulsiva e testarda, Celia. Non hai mai voluto ascoltare i miei suggerimenti: ora sei una donna e devi assumerti le tue responsabilità. Sposarti, avere dei figli. Non sei innamorata di qualcuno, Paul forse?»

    «È un amico, nulla di più» tagliò corto lei, valutando che a suo padre non dovesse interessare il fatto che Paul la amasse.

    «Nessun altro?»

    «Ci sarebbe Pedro. Non ha una gran posizione e mi sposerebbe al volo se sapesse che sono ricca. Se un giorno mi sposerò, voglio essere amata per me stessa e non per la mia condizione sociale.»

    Anche Darryl, l'unico con cui aveva avuto una relazione, era interessato al suo denaro e la cosa, al tempo, l'aveva fatta soffrire parecchio.

    «Papà, al momento, non conosco nessuno che sposerei» ammise Celia in tutta sincerità.

    Ellis, improvvisamente, apparve come era diventato negli ultimi tempi: vecchio, fragile e ammalato. «Stai negandomi anche l'ultimo desiderio

    Un incredibile senso di colpa le colpì lo stomaco. Durante il suo secondo anno di università, Celia e Ellis avevano avuto un terribile scontro perché lui, senza nemmeno chiedere il parere alla figlia, le aveva messo alle costole una guardia del corpo. Era veramente imbarazzante essere seguita ovunque da un angelo custode grande e grosso e, ben presto, Celia aveva dato segni di insofferenza. Senza ascoltare le motivazioni di Ellis, lei si era talmente infuriata che, per alcuni anni, aveva rifiutato di vedere il proprio padre, non senza provare dei rimorsi per quella lunga separazione.

    Poi, due anni prima, Celia aveva fatto il primo passo per riconciliarsi, al quale, però, il padre aveva risposto tiepidamente, riprendendo, tuttavia, qualche pur minino contatto.

    Ora capiva di aver commesso degli sbagli e che era giunto il momento di mettere la testa a posto, come le ripetevano spesso. Come avrebbe voluto somigliare a suo fratello, un figlio perfetto, famiglia e lavoro Doveva dimostrare a suo padre

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