Natale a New York: eLit
Di Toni Collins
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Info su questo ebook
Natale è alle porte e la giornalista Casey Tucker diventa ogni giorno sempre più acida. Se dipendesse dalla sua volontà, se ne starebbe rintanata in casa fino alla fine delle feste. Ma il destino ha altri progetti per lei, ad esempio farle conoscere Gabe Wheeler e le persone emarginate che lui aiuta. Già, Gabe... Gabe è un uomo con una sensibilità e una disponibilità verso il prossimo davvero speciali, un uomo che sa ascoltare e comprendere, ma soprattutto un uomo che sa amare. E adesso lui chiede solo di poter amare Casey!
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Recensioni su Natale a New York
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Anteprima del libro
Natale a New York - Toni Collins
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Miss Scrooge
Silhouette Romance
© 1994 Toni Collins
Traduzione di Fabio Pacini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 1996 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-609-1
www.harlequinmondadori.it
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1
«Buone feste, Casey!»
«Sì, proprio» bofonchiò Casey Tucker senza nemmeno sollevare lo sguardo dai fogli che aveva davanti. Sarebbe andata in onda fra meno di un’ora e non aveva ancora memorizzato l’ordine dei servizi che avrebbero composto il telegiornale della sera. Doveva prepararsi e, mentre lo faceva, non avrebbe tollerato interruzioni da parte di nessuno. Era una perfezionista, a volte anche un po’ rompiscatole, ma non aveva alcun desiderio di cambiare, perché, in fin dei conti, era stato grazie a quel suo modo di lavorare che era diventata una delle più quotate giornaliste di New York.
Nina Blair, però, era la sua produttrice e questo le dava il diritto di interromperla quando voleva. «Che programmi hai per Natale?» chiese, sapendo benissimo quanto la stava infastidendo.
Casey scrollò le spalle, sempre concentrata sui suoi appunti. «Niente di speciale. Perché?»
«Perché?» Nina era il ritratto dell’incredulità. «Ehi, ma è del Natale che stiamo parlando! E tu mi dici che non hai programmi? Nemmeno una cena in famiglia?»
«Io non ho una famiglia» replicò Casey a bassa voce. Non più, aggiunse mentalmente.
«Niente parenti?» ripeté la produttrice.
«Nemmeno mezzo.»
Nina si accigliò e Casey non ebbe difficoltà a intuire il corso dei suoi pensieri. Era passata alla WRBC da appena quattro mesi, quindi era normale che i suoi colleghi sapessero poco della sua vita privata, ma era successa la stessa cosa anche alla WATC, dove era rimasta per dieci anni. A lei, comunque, andava bene così. Era là per lavorare, non per fare amicizia con persone alle quali era legata da un rapporto esclusivamente professionale.
Hai un senso del dovere ossessivo, l’aveva rimprove rata una volta Andy. Anzi, più di una volta e l’ultima era rimasta impressa a caratteri di fuoco nella sua memoria.
«Mio marito ha comprato un tacchino da dieci chili» disse Nina con aria speranzosa. «Ce ne sarà in abbondanza per un mezzo esercito, perciò se vuoi venire...»
Casey scosse la testa. «Sei molto gentile, Nina, ma...»
«Non si tratta di gentilezza» precisò subito l’altra donna, interrompendola. «Joe ti ha presa in simpatia fin dal primo momento e i bambini ti adorano. Per noi sarebbe un piacere.»
Casey scosse di nuovo la testa. «Grazie, ma non credo che verrò.»
«Be’, nel caso cambiassi idea, la porta è sempre aperta.»
«Non succederà, ma fa’ conto che abbia accettato.» Casey non aveva nessuna voglia di trascorrere la vigilia in compagnia della famiglia di Nina. Sarebbe servito solo a peggiorare le cose, lo sapeva per esperienza.
Odiava il Natale e tutte le altre feste comandate co me il giorno del Ringraziamento, Pasqua, la festa della mamma o del papà e via dicendo. Per lei non erano occasioni felici, bensì una maniera di ricordare quello che non aveva più.
Tutti gli affetti che aveva perso.
Le festività la facevano pensare ai genitori scomparsi quando era bambina e al marito che aveva perso in tempi molto più recenti, rendendola acutamente consapevole della propria solitudine, ma quelle erano cose che avrebbe ammesso solo e soltanto a se stessa.
Non lasciare che vedano le tue lacrime, era il motto che governava la sua vita e lei aveva imparato a tenersi dentro sentimenti ed emozioni, senza far trapelare nulla di quello che avveniva nel suo animo. In questo modo non rischiava di soffrire. O almeno si riducevano fortemente le probabilità che questo avvenisse.
E se un giorno la solitudine si fosse fatta insopportabile, poteva sempre comprarsi un cane. O un gatto.
«Ehi, Casey! C’è una chiamata per te sulla due!» gridò la centralinista della WRBC, riscuotendola dalle sue riflessioni.
«Grazie.» Casey staccò il ricevitore e disse: «Qui Casey Tucker. Chi parla?».
«Signora Tucker» iniziò una voce maschile dall’altra parte, «mi chiamo Gabe Wheeler e sono il direttore del Rifugio dell’Angelo Custode, un centro di assistenza per emarginati, ragazze madri e bambini maltrattati.»
Casey sospirò. In quel periodo dell’anno era sempre così. A volte diventava una tortura. «Guardi, signor...»
«Wheeler.»
«Signor Wheeler, se cerca una donazione, forse...»
«Sì, signora Tucker, sto cercando una donazione, ma non in denaro. Anche se di soldi c’è sempre bisogno» ammise l’uomo. «No, quello che mi servirebbe è un po’ del suo tempo.»
«Temo di non seguirla.»
«Una storia per il suo programma. Airtime» spiegò quindi lui.
«Ho paura che...»
«Ho abbastanza materiale per tenerla occupata per un anno intero» insistette lui con voce seria. «E per il Rifugio dell’Angelo Custode sarebbe una pubblicità preziosa.»
«Non saprei...» Esattamente quello che non mi serve, pensò lei. Un angelo custode a New York...
«Almeno ci pensi» insistette lui.
«Senz’altro» promise Casey, ma a quel punto avrebbe detto qualsiasi cosa pur di liberarsi di quello scocciatore. «La richiamerò. E adesso mi scusi, ma sto per andare in onda, quindi...»
«Come fa a richiamarmi se non ha il numero?»
«Cosa? Oh, sì, naturalmente.» Lei impugnò la penna. «Me lo dia.»
L’uomo eseguì, poi, senza neanche riprendere fiato, chiese: «Quando potremo sentirci?».
«Presto.»
«Entro la prossima settimana?»
«Sì, al più tardi.»
Liquidato, pensò Gabe Wheeler, riabbassando lenta mente il ricevitore. Sono stato liquidato.
Ma non si sarebbe arreso. Casey Tucker aveva promesso che avrebbe riflettuto sulla sua proposta e lui aveva tutte le intenzioni di farle mantenere la parola. Fra i suoi molti difetti, aveva una qualità: la tenacia e anche stavolta l’avrebbe usata al meglio.
Il Rifugio dell’Angelo Custode aveva bisogno di aiu to, ora più che mai, altrimenti rischiava di crollare a pezzi assieme a tutte le persone che da esso dipendevano. Gabe sapeva che la televisione sarebbe potuta essere la risposta a tutte le sue preghiere, ma, quando aveva scelto Casey Tucker, lo aveva fatto per una ragione un po’ bizzarra: perché gli sembrava una persona gentile.
L’aveva studiata con attenzione, giorno dopo giorno, e quel che aveva visto gli era piaciuto. L’intelligenza dei suoi grandi occhi azzurri, il calore del suo sorriso, la serica, pulita lucentezza dei suoi capelli biondi... Alla fine si era convinto che fosse la migliore e aveva scommesso su di lei.
Adesso, però, dopo averle parlato per telefono, non era più così sicuro. La sua freddezza, il suo distacco emotivo lo avevano sorpreso negativamente. Forse si era sbagliato. Forse sarebbe stato costretto a...
«Ehi, Gabe, hai da fare?»
Lui si girò. Sulla soglia del suo microscopico, disordinatissimo ufficio si era affacciato un vecchio che lo guardava con la stessa aria triste che tanto lo aveva colpito la prima volta che lo aveva incontrato all’ospedale. «Che cosa succede, Delbert?» chiese, cercando di infondere una nota di allegria nella sua voce.
«Ci sono novità?» si informò il vecchio, continuando a fissarlo.
Gabe scosse la testa. «Non ancora, Del, ma tu sai che non siamo tipi da arrenderci così facilmente.»
Delbert annuì. «È solo che... Be’, più tempo passa, più diminuiscono le probabilità di trovarla.»
«Stiamo facendo il possibile, Del.»
Il vecchio annuì di nuovo e tornò zoppicando verso la cucina. La sua gamba era peggiorata, notò Gabe con una smorfia. Delbert gli piaceva, gli piaceva moltissimo. Era arrivato dallo Iowa tre settimane prima, in cerca della nipote, una diciottenne che era fuggita di casa poco dopo la morte della madre. Delbert Cramer aveva investito tutti i suoi magri risparmi in quel viaggio e quattro ore dopo essere sbarcato dall’aereo era stato aggredito e derubato. Gabe lo aveva conosciuto nell’ospedale dove era stato ricoverato e, visto che era rimasto senza soldi e senza un posto dove andare, quando lo avevano dimesso se lo era portato al centro. Da allora, aveva continuato a cercare la nipote e l’idea di abbandonare l’impresa non aveva mai attraversato la sua mente.
E quello era solo un esempio, pensò Gabe, dell’aiuto che avrebbe potuto dargli la televisione...
Un’altra giornata come questa, pensò Casey mentre scendeva dal taxi di fronte al palazzo dell’Upper West Side dove abitava, e potrei decidere di andare in pen sione.
Si lamentò per tutta la durata della salita in ascensore e continuò a farlo anche quando si infilò nel suo appartamento liberandosi delle scarpe con un sospiro di sollievo. Era tutta colpa di quello stupido Natale! Non c’era scampo, dovunque uno andasse, s’imbatteva sempre in uno sconosciuto sorridente che si sentiva in dovere di farle gli auguri. Dei negozi, poi, meglio non parlare. L’affollamento era terrificante!
Se poteva, lei faceva a meno di entrarci