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Minacce senza volto (eLit): eLit
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E-book234 pagine3 ore

Minacce senza volto (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Il terrore non ha identità. È passato un mese dalla conferenza stampa segreta tenuta da un gruppo di terroristi in esclusiva per sei reporter. Tre di loro hanno già subito una morte violenta e tutto lascia pensare che i rimanenti corrano lo stesso rischio. Tra loro, la giornalista Piper Ryan, il cui zio si è rivolto in segreto alla Colby Agency per garantirle protezione. Il nuovo membro dell'agenzia, Ric Martinez, sostituirà il suo cameraman per non perderla mai di vista. Piper protesta vivamente, ignara del pericolo: non può lavorare con un uomo così affascinante al suo fianco.
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2016
ISBN9788858956700
Minacce senza volto (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Minacce senza volto (eLit) - Debra Webb

    d'acqua.»

    1

    «Sono orribilmente in ritardo» borbottò irritata Piper Ryan. Strinse più forte il volante mentre fissava la fila interminabile di auto che, i paraurti a pochi centimetri l'uno dall'altro, invadevano le tre corsie procedendo nella sua stessa direzione. Detestava le ore di traffico del mattino.

    Specialmente il lunedì.

    Soprattutto quando era già in ritardo.

    La linea infinita delle costruzioni di quella parte in rapida crescita nel centro di Atlanta riusciva solo a mettere in risalto la sgradevole condizione. Il fatto che ci fossero quasi trentotto gradi di temperatura e che fossero quasi le nove non aiutava di sicuro. I giorni attorno a Ferragosto erano caldi come l'inferno negli stati del buon, vecchio Sud. Un po' della tanto agognata pioggia adesso sarebbe stata una vera benedizione. Qualsiasi cosa che raffreddasse un po' la situazione. Piper dovette ammettere che l'unica nota gentile di quel periodo dell'anno era la meravigliosa fioritura della lagerstroemia. E delle magnolie dalle foglie lucide, aggiunse ripensandoci. Anche quelle erano gradevoli a vedersi, alcuni grandi fiori profumati sparsi qua e là nella chioma verde.

    Piper lanciò uno sguardo allo specchietto retrovisore in cerca di qualcosa di meglio di ciò che in quei giorni era risultata la presenza meno piacevole della sua vita. L'anonima berlina scura che seguiva tutte le sue mosse era a tre macchine di distanza, sulla corsia di destra. Piper dubitava di essere l'unica a lamentarsi del traffico quel giorno. Nemmeno i due agenti dell'FBI assegnati alla sua sicurezza dovevano essere molto contenti in quel momento. Tuttavia, la consapevolezza che erano lì era decisamente confortante, anche se lei non voleva ammetterlo.

    Sbuffando di frustrazione, cercò di mettersi più comoda sul sedile e lanciò uno sguardo al caos disorganizzato delle auto che aveva davanti. Così è la vita in una grande città, si disse. Ma solo il giorno prima non aveva dichiarato quanto fossero piacevoli l'emozione e l'energia di vivere in una delle città in più rapida crescita nell'America attuale?

    Forse, lasciando da parte il traffico, avrebbe potuto anche ripetere l'asserzione.

    Chissà se sarebbe riuscita ad avanzare ancora di qualche centimetro quando finalmente l'addetto alle segnalazioni fosse uscito dal suo stato di catalessi. Ammesso che questo potesse mai accadere. Già sentiva di tanto in tanto innalzarsi il fastidioso suono dei clacson e le voci irose dei guidatori impazienti. In giorni come quelli, non erano solo i motori a surriscaldarsi...

    Il rumore di qualcuno che tentava di aprire la portiera della sua auto richiamò l'attenzione di Piper dalla parte del posto del passeggero. Il suo sguardo mise a fuoco la canna nera di una pistola. Batté le palpebre, incapace di accettare di vedere veramente l'immagine che gli impulsi del nervo ottico mandavano al suo cervello. Come al rallentatore, sollevò lo sguardo incontrando gli occhi freddi e determinati di un uomo che la fissava con espressione di puro odio.

    Prima che un urlo erompesse dalla sua gola, una persona grande e grossa, indubbiamente di sesso maschile, si scagliò contro l'uomo che stringeva la pistola in mano. Il fracasso lacerante dello sparo e dei vetri che andavano in briciole riecheggiò attorno a Piper. La paura l'avvolse come un sudario togliendole il respiro.

    «Vai!» ordinò una voce maschile.

    Senza ripensamenti, Piper premette il piede sull'acceleratore e la macchina scattò in avanti. Aspettandosi di sentire lo schianto della lamiera del veicolo contro il quale si abbatteva, Piper puntò l'attenzione verso l'auto che aveva di fronte. La fila si stava movendo. Grazie al cielo.

    Il cuore le batteva così forte che stentava a prendere respiro. Il sangue le rombava nelle orecchie. Lanciò uno sguardo allo specchietto laterale e vide due uomini che lottavano sull'asfalto tra una corsia e l'altra, in mezzo al traffico in movimento. E se l'uomo che le aveva salvato la vita fosse stato travolto da un'auto? E chi diavolo era? Sicuramente non si trattava di uno dei due Federali addetti alla sua protezione. Proprio mentre tendeva la mano verso il cellulare per chiamare il 911, una berlina grigio scuro si fermò di traverso un paio di auto dietro di lei, bloccando il traffico nelle due corsie all'interno.

    Gli agenti dell'FBI, facilmente riconoscibili per via dei vestiti scuri e degli occhiali da sole, schizzarono fuori dall'auto correndo verso i due uomini che ancora lottavano sull'asfalto.

    Adesso era tutto in ordine. Piper lasciò andare un lungo sospiro tremante. Stai bene, disse a se stessa mentre si allontanava. Però, maledizione, ci sei andata vicino. A suo zio Lucas sarebbe venuto un colpo quando fosse venuto a conoscenza dell'episodio.

    Aveva voglia di urlare. Non poteva nemmeno andare in macchina al lavoro senza che qualcuno tentasse di avvicinarla. Ovviamente se non ci fosse stato tanto traffico e così poca organizzazione, Piper non avrebbe indugiato tanto a lungo in quel posto permettendo così all'incidente di verificarsi.

    L'immagine del vigile che l'aveva trattenuta immobile così a lungo sulla strada le balenò nella mente: la possibilità che l'uomo avesse fatto parte del gioco la lasciò senza fiato.

    «Stai calma, ragazza» si incitò a voce alta, cercando di aggrapparsi agli ultimi rimasugli di forza che le restavano. Ma il mese appena trascorso aveva già messo a dura prova la sua capacità di affrontare quella follia. Non aveva alcun modo di riconoscere il suo nemico. Avrebbe potuto essere chiunque. Piper rabbrividì. «Non permettere che l'abbiano vinta» mormorò ferocemente, serrando i denti per tenere a bada la paura. Non sarebbe caduta in mille pezzi proprio ora. Più tardi, quando fosse stata a casa, da sola, si sarebbe lasciata andare. Ma non adesso. Aveva un lavoro da svolgere.

    Mentre rallentava per entrare nel parcheggio della rete televisiva WYBN, Piper sentì la rabbia cominciare a ribollire dentro di sé con tanta forza da spazzare via ogni paura. Almeno per il momento. Non avrebbe permesso che quella gente vincesse. Non sarebbe stata prigioniera in casa sua o in una di quelle case protette, come voleva suo zio.

    Nessuno le avrebbe portato via la sua vita.

    Nessuno.

    L'ira rovente alimentò la sua spavalderia spaventata. Piper posteggiò nel garage chiuso sotto gli studi della televisione e uscì dall'auto. Sospirò, disgustata alla vista del finestrino infranto. Adorava la sua piccola macchina sportiva rossa. Perciò, quella mattina, il suo primo pensiero sarebbe stato quello di telefonare alla compagnia di assicurazione e poi portare l'auto in carrozzeria. Ma almeno non si trovava su un'ambulanza, diretta all'ospedale più vicino... Il ricordo del suo sconosciuto salvatore le riempì la mente. Sperava che non fosse rimasto ferito.

    Poi, mentre si dirigeva a grandi passi verso la scala e la guardia di sicurezza in attesa, Piper prese in considerazione l'eventualità di poter tenere nascosto l'episodio allo zio e al suo capo.

    Ma si rese conto che era inutile mantenere il segreto. Sicuramente uno degli infaticabili agenti dell'FBI doveva aver già comunicato telefonicamente allo zio quanto era accaduto. E Dave doveva esserne già a conoscenza, dal momento che la guardia era evidentemente in paziente attesa di lei.

    Sorridendo, l'uomo le aprì educatamente la porta e poi la seguì all'interno. La sconfitta pesò come piombo sulle spalle di Piper mentre saliva le scale che portavano in redazione. Tre dei cronisti che avevano presenziato a quella maledetta conferenza erano già morti. Restavano lei e altri due.

    L'immagine della canna della pistola balenò davanti ai suoi occhi. Forse avrebbe fatto meglio a nascondersi fino a quando tutto questo non fosse finito.

    «Non ci penso nemmeno» borbottò Piper sollevando il mento e raddrizzando le spalle. «Nemmeno per sogno.»

    «Ferma qui» ordinò Piper mentre studiava le scene sul monitor. «Adesso punta sul profilo dei grattacieli e sfuma.»

    «D'accordo.» Le dita agili di Ned volarono sulla tastiera e la scena si concluse esattamente come l'aveva immaginata Piper, completa della sua voce in sottofondo. Il servizio era pronto per essere trasmesso.

    «Perfetto.» Si alzò dalla sedia, una sensazione di trionfante soddisfazione. «Dave vuole questo servizio pronto per il notiziario di mezzogiorno.»

    «Glielo porto al più presto» rispose Ned con un sorriso. «Ottimo lavoro, Piper. Gli indici d'ascolto schizzeranno alle stelle.»

    «Grazie.» Piper assestò a Ned una pacca di apprezzamento sulla spalla. «Dirò a Jones che l'hai approvato. Non avrei potuto farlo senza di lui.»

    «Jones è senz'altro in gamba» ammise Ned. «E lo sei anche tu.»

    Piena di orgoglio, Piper attraversò la redazione della rete televisiva. Jones era il cameraman migliore sul mercato. Lavorano insieme fin da quando lei aveva iniziato come cronista novellina, ma già agguerrita, quasi quattro anni prima. Dave, il direttore del notiziario, aveva fatto una buona scelta mettendoli insieme in squadra e Piper gli sarebbe sempre stata grata. Non aveva importanza quanto duramente potesse lavorare un cronista: se lei e il suo cameraman non fossero stati in sintonia, i risultati sarebbero stati disastrosi ai fini di una carriera giornalistica.

    Se quel servizio sui problemi provocati dalle bande giovanili in perenne crescita avesse catturato l'attenzione, come era certa, Piper avrebbe invitato a cena Jones da Ray's. Sorrise. Un tavolo da Ray's con vista sul fiume Chattahoochee avrebbe garantito loro un pasto ben diverso dai soliti panini che trangugiavano in macchina tra un servizio e l'altro. Non c'era mai tempo da sprecare in quel mestiere. Il motto di Dave era Le notizie accadono ora. Era un deciso assertore della necessità di non perdere l'occasione.

    I telefoni che squillavano e il brusio della conversazione facevano da sottofondo al continuo ronzio affaccendato della redazione. Su alcuni monitor a metà parete apparivano le immagini di notiziari trasmessi ventiquattro ore su ventiquattro. Un assistente passava di corsa di scrivania in scrivania con il suo taccuino consegnando messaggi telefonici e istruzioni da parte del direttore del notiziario.

    I cronisti spostavano pile di carte fruscianti sulla scrivania per trovare uno spazio libero sul quale annotare l'informazione appena ricevuta. Piper si scoprì a sorridere di nuovo. Quello era il cuore della rete televisiva. La linfa vitale della WYBN scorreva in quella stanza, grazie ai suoi cronisti.

    E Piper Ryan era incredibilmente grata del fatto di esserne parte. Secondo il suo agente, la recente notorietà che aveva acquisito con gli ultimi servizi era il primo passo sulla lunga scala del successo. Dave non sarebbe riuscito a trattenerla ancora a lungo. E lei sicuramente avrebbe sentito la mancanza di quel posto. Il suo agente stava già valutando mercati di lavoro più ampi. Ma lei non sarebbe andata dove non potesse seguirla anche Jones. Loro erano una squadra. Dave Sullenger doveva prepararsi all'idea di perdere entrambi.

    «Piper!»

    A parlare del diavolo... Piper si voltò a guardare verso l'ufficio del direttore. Lui le rivolse un cenno dalla soglia perché lo raggiungesse. La riunione dello staff del lunedì mattina si era già tenuta: era poco probabile che qualcosa fosse cambiato in quell'ultima ora. Piper non aveva spiegato il motivo per cui era arrivata in ritardo ed era rimasta un po' più che sorpresa che Dave non le avesse rivolto domande al riguardo. Molto probabilmente i Federali avevano deciso di seguire il protocollo e di avvertire i loro superiori. Piper non vedeva l'utilità di far salire a livelli di guardia la pressione sanguigna di Dave così presto la mattina. Ne aveva già viste di tutti i colori per via di quella brutta faccenda, ne era sicura. E poi non appena i Federali avessero riferito a Lucas l'episodio, quest'ultimo si sarebbe attaccato al telefono intimando a Dave di non permettere più a Piper di uscire dalla stazione televisiva per un servizio.

    Piper si affrettò a mettere da parte quel pensiero. Doveva trovare Jones e mettersi in movimento. Aveva fissato un'intervista con parecchie famiglie residenti a Hope Place, la zona della città più bersagliata dai problemi derivanti dalle bande giovanili. La settimana successiva ci sarebbe stato un blocco proprio nell'area circostante. Era una situazione in continua via di evoluzione. Ma questa volta qualcuno avrebbe tentato di cambiare qualcosa, tentando di spezzare quel circolo vizioso.

    Perciò ora era stato progettato quel servizio, serio e approfondito, sui crescenti problemi provocati dalle bande nelle zone meno fortunate di Atlanta. Piper aveva programmato cinque puntate. E tutto questo aveva finito per richiamare l'attenzione delle autorità. Inoltre, nello sforzo di aiutarsi, le famiglie della zona più colpita si erano riunite in una specie di servizio di sorveglianza. Questo era già un buon risultato, ma era necessario un appoggio più sostenuto delle locali forze di polizia. E se solo spiattellando la verità nel modo più brutale fosse riuscita ad attirare l'attenzione sui residenti della zona, Piper avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere.

    «Che succede?» domandò Piper fermandosi sulla soglia dell'ufficio del suo capo in attesa di sapere che cosa volesse da lei.

    «Dobbiamo discutere di una faccenda che non ho ritenuto opportuno trattare durante l'incontro con lo staff questa mattina.»

    Dave aveva un'espressione troppo grave sul viso. Piper capì al volo che non le sarebbe piaciuto affatto quello che stava per dirle e si irrigidì. «Che genere di faccenda?»

    «Jones ha dovuto chiedere un permesso per un'emergenza: rimarrà fuori città per un paio di settimane.»

    Piper batté le palpebre, colta alla sprovvista. «Ma... ho parlato con Jones ieri sera! Non mi ha assolutamente menzionato questo fatto.»

    «Lo ha saputo solo stamattina. È una faccenda di famiglia di cui non ha voluto discutere. Quindi è partito per Detroit sul primo volo disponibile questa mattina stessa.»

    Doveva essersi trattato di una questione veramente urgente se Jones era partito senza nemmeno telefonarle. Non ricordava che si fosse comportato nemmeno una volta così, in precedenza. Loro due erano qualcosa di più che semplici colleghi. Erano amici. «Dovrei chiamarlo e chiedere se posso essergli utile in qualche modo» replicò, più a se stessa che a Dave.

    «Ecco... io non sono certo che sia una buona idea» borbottò Dave imbarazzato. «Jones mi ha dato l'impressione che si trattasse veramente di una faccenda molto personale. Ci chiamerà non appena potrà farlo.»

    Piper alzò le mani in aria con un gesto di stupore. Tutta quella faccenda le sembrava troppo ambigua e non aveva alcun senso. «Va bene, d'accordo... se è così che deve essere.»

    «Nel frattempo ho trovato un nuovo cameraman per te» proseguì Dave. Davanti all'espressione sgomenta di Piper, aggiunse: «Non preoccuparti. È solo una cosa temporanea fino a quando non tornerà Jones».

    «Non sapevo che ci fossero state nuove assunzioni.» Piper cercava di tenersi al corrente sulla rotazione del personale alla stazione. Era un accorgimento che le rendeva più facile la vita ogni volta che aveva bisogno di qualcosa in fretta. Ed era relativamente certa che nessun viso nuovo era apparso di recente, a parte un galoppino, arrivato però da almeno un paio di settimane.

    «Ho avuto un colloquio con lui pochi minuti fa» le spiegò Dave. «Adesso è qui.» Il direttore del notiziario sollevò lo sguardo oltre Piper. «Martinez, vorrei presentarti Piper Ryan.»

    Irritata, Piper si voltò per salutare il nuovo elemento della rete televisiva WYBN. Nel momento stesso in cui posò lo sguardo su di lui, rimase a bocca aperta, troppo stupita per riuscire a chiuderla subito. Un uomo alto e straordinariamente bello avanzò verso di lei. I capelli, neri come l'ala di un corvo, erano tagliati corti. La mascella decisa e i lineamenti cesellati contribuivano a formare un volto virile che si poteva solo descrivere come perfetto. E poi, c'era quel fisico atletico. Piper rimase senza fiato, lo sguardo incollato su quel bellissimo corpo. Le spalle ampie erano coperte da una camicia nera lasciata fuori dai jeans larghi. Sembrava un modello uscito dalla copertina di un giornale di moda maschile.

    Sicuramente non assomigliava a nessuno dei cameraman che Piper aveva conosciuto prima. E a peggiorare la situazione, più le si avvicinava e più Piper era convinta che anche lui sapesse quanto fosse incredibilmente bello. Ogni muscolo liscio e tonico della sua incredibile struttura fisica emanava un'aura di sicurezza. La sua andatura, la sua postura, ogni parte di lui sprigionava un'impertinente e spavalda mascolinità che le fecero inaridire la bocca. Ma solo quando le si fermò dinnanzi, Piper fu certa di quel che aveva immaginato. Era scritto a chiare lettere in quegli occhi scuri e sconvolgenti che le dicevano: Chiudi la bocca, piccola, perché io so già quanto sono bello.

    Quell'uomo non poteva stare dietro una telecamera, protestò silenziosamente dentro di sé Piper. Quell'uomo doveva sfilare sulla passerella dell'ultima collezione di Ralph Lauren. Oppure doveva apparire in una videoclip cantando una canzone spagnola e dimenando quel corpo incredibile in mille mosse seducenti. Ma sicuramente non poteva essere lui il cameraman che Piper avrebbe dovuto trascinarsi dietro per Atlanta le due settimane seguenti. E sicuramente il suo egocentrismo doveva essere insopportabile.

    «Ric Martinez» si presentò il fusto latino, tendendo poi la mano. «È un piacere conoscerla, signorina Ryan» aggiunse, la voce profonda appena venata da un leggero accento.

    Passarono alcuni secondi prima che Piper avesse la presenza di spirito di accettare la stretta. Non appena lo fece, perse tutto il terreno guadagnato. Le lunghe dita di lui si serrarono attorno alla sua mano provocandole un brivido intenso che fu subito seguito da un'ondata di calore.

    «Vuole scusarmi un attimo, signor Martinez?» disse bruscamente, ritirando la mano con la stessa malagrazia. Passando il palmo che vibrava sul fianco, Piper si girò verso il suo capo e lo spinse dentro l'ufficio. Poi, aspettò che la porta si chiudesse alle spalle prima di cominciare a parlare. «Non puoi dire sul serio» sussurrò, in un bisbiglio teatrale.

    Dave si accigliò, poi lanciò uno sguardo

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