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Scandalo rosso sangue (eLit): eLit
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E-book233 pagine3 ore

Scandalo rosso sangue (eLit): eLit

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Info su questo ebook

I segreti costano cari. L'agente Miller della contea di Raleigh è stato trovato morto nella sua auto. Accanto a lui, ferita, c'era Alexandra Preston, della Colby Agency. Ricoverata in ospedale sotto stretta sorveglianza, Alex è sospettata di aver ucciso il poliziotto e non può difendersi dalle accuse, perché non ricorda nulla dei giorni precedenti. Convinto che qualcosa non quadri, lo sceriffo della contea, Mitch Hayden, vuole vederci chiaro. Sembra che Alex fosse sulle tracce di una ragazza croata sparita nel nulla... Ma la direzione che prendono le indagini non gli piace, come non gli piace l'attrazione che prova per la principale indiziata.

LinguaItaliano
Data di uscita30 gen 2015
ISBN9788858933640
Scandalo rosso sangue (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Scandalo rosso sangue (eLit) - Debra Webb

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Physical Evidence

    Harlequin Intrigue

    © 2002 Debra Webb

    Traduzione di Letizia Montanari

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-364-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Victoria Colby osservò i primi pendolari del mattino affannarsi lungo le strade affollate al di là del parcheggio quattro piani più in basso. Nel profondo del cuore, dove conservava i pensieri più segreti e le sensazioni più intime, sapeva che c’era qualcosa di molto sbagliato. Quella mattina di settembre avrebbe portato cattive notizie. Se lo sentiva nelle ossa.

    Traendo un profondo sospiro, pensò che aveva lavorato duramente dopo la morte del marito per far diventare la Colby Agency la prima nel settore. Utilizzava solo gli elementi migliori nel campo della ricerca e dell’investigazione. Sapeva bene che nessuna strategia o programmazione poteva mettere completamente al riparo dai bruschi mutamenti della vita.

    Qualcuno bussò alla porta dell’ufficio e Victoria riportò subito l’attenzione al presente. Raddrizzò la schiena e si voltò per accogliere il rappresentante legale che aveva convocato quella mattina presto.

    Zach Ashton entrò nell’ufficio, un’espressione tesa sul volto. «Hayden non è ancora arrivato?» domandò.

    «Non ancora» rispose Victoria indicando con un gesto una delle comode sedie a fianco della scrivania mentre si accomodava a sua volta. Si preparò ad ascoltare il rapporto di Zach. «Sei riuscito a metterti in contatto con Alex?»

    Lui scosse piano la testa da una parte all’altra. «L’ho chiamata almeno una dozzina di volte nelle ultime ore senza alcuna fortuna.» Distolse per un attimo lo sguardo e Victoria comprese che si trovava in difficoltà nel dover prendere in considerazione il motivo per cui Alex non aveva chiamato. «E non sono riuscito a mettermi in contatto nemmeno con quella Bukovak.»

    Un’insolita sensazione di sconforto oppresse il cuore di Victoria. Tuttavia, non era una condizione del tutto insolita per lei: l’aveva conosciuta bene nei lunghi mesi che erano seguiti alla morte del marito. E l’aveva provata anche un’altra volta che si rifiutava di prendere in considerazione dopo tutti quegli anni. Mettendola caparbiamente da parte, posò uno sguardo deciso sul suo fidato legale. «Avremo alcune risposte quando arriverà lo sceriffo Hayden.»

    Zach fissò il pavimento per qualche istante. Victoria sapeva che stava valutando la situazione per arrivare alle sue stesse conclusioni. E i risultati non erano certamente rassicuranti, ma nessuno dei due era desideroso di ammetterlo. Non ancora.

    Alexandra Preston lavorava per la Colby Agency almeno da tanto tempo quanto Zach. Era molto brava nel suo lavoro. Addestrata a Quantico come agente speciale per l’FBI, Alex non era una sprovveduta. Era attraente, intelligente e tosta. Ma adesso risultava dispersa in azione. Non avevano più sue notizie da quarantotto ore. Nessuno rimaneva senza dare proprie notizie così a lungo, a meno che non avesse difficoltà a mettersi in contatto per problemi tecnici. O peggio...

    Victoria avrebbe voluto risparmiare a Zach quell’attesa snervante, ma l’avvocato conosceva Alex meglio di chiunque altro in agenzia. Victoria aveva bisogno del suo parere. Di solito evitava di mettere in squadra due persone che fossero state coinvolte reciprocamente a livello sentimentale. Ma qualsiasi cosa fosse successa tra Alex e Zach, ormai si era conclusa da molto tempo. Entrambi sembravano averla superata, tuttavia erano rimasti grandi amici. E in quel momento Alex aveva bisogno di Zach nella squadra, esattamente come Victoria aveva bisogno della sua esperienza legale per l’incontro che stava per avvenire.

    Zach sollevò uno sguardo preoccupato su Victoria. «Probabilmente dovremo affrontare una situazione molto difficile. Forse avresti bisogno del consiglio di qualcun altro. Non sono certo di poter essere obiettivo. Se dovessero esserci brutte notizie...» Si interruppe, lasciando spazio a un solenne silenzio.

    Victoria scelse con cura le parole prima di parlare. «Possiamo solo sperare, augurandoci il meglio, ma dubito che lo sceriffo della contea di Raleigh, Tennessee, mollerebbe tutto saltando sul primo volo senza un motivo grave. E quanto a te, Zach, credo che tu sia l’uomo più indicato in questo caso.»

    L’interfono gracchiò impedendo qualsiasi replica da parte di Zach. «Lo sceriffo Hayden è qui» annunciò Mildred.

    «Fallo entrare.» Victoria si alzò, imitata da Zach, preparandosi ad accogliere l’uomo che l’aveva buttata giù dal letto all’alba per chiedere un incontro.

    Lo sceriffo Mitchell Hayden attraversò a grandi passi senza esitare l’ufficio di Victoria fino a quando non venne a trovarsi di fronte alla sua scrivania. La prima cosa che attirò l’attenzione di Victoria furono i suoi intensi e gelidi occhi azzurri, e subito dopo notò la sua aria un po’ trasandata.

    L’uomo tese la mano. «Sono Mitch Hayden, signora Colby. Grazie per avermi ricevuto.»

    La voce profonda e armoniosa conteneva un innegabile accento del Sud. Era alto, più di un metro e ottanta, pensò lei. E costruito solidamente. Victoria resistette all’impulso di aggrottare la fronte mentre considerava i jeans sbiaditi e la camicia kaki. Nemmeno gli scarponcini da fatica le quadravano. Non riusciva a ricordare di aver mai visto un uomo di legge vestito in quel modo.

    «Sceriffo Hayden» rispose Victoria mentre accettava la sua energica stretta di mano. «Questo è Zach Ashton, il legale dell’agenzia.»

    Sempre in piedi, Zach strinse a sua volta la mano dello sceriffo. «Spero che abbia fatto un volo piacevole, sceriffo.»

    «Sì, tutto bene» tagliò corto lui, riportando poi la propria attenzione su Victoria. «Ho parecchie domande che necessitano di una risposta.»

    «Si accomodi, sceriffo» lo invitò indicando una comoda sedia accanto a quella di Zach mentre anche lei tornava sedersi. «Perché non mi dice quale motivo l’ha condotta a Chicago questa mattina?»

    Lo sceriffo mantenne una postura rigida mentre si sistemava sulla sedia che gli era stata offerta. Era all’erta, pronto ad affrontare tutto quello che potesse presentarsi sulla sua strada. «Perché la sua agenzia ha spedito un’investigatrice a curiosare nella mia contea?» domandò brusco.

    «Se si riferisce ad Alex Preston, ha ragione, è una delle mie investigatrici» riconobbe Victoria. «Comunque, si renderà conto, sceriffo, che le informazioni sul caso su cui Alex sta indagando sono riservate. C’era qualcos’altro che voleva sapere?»

    Solo un lieve irrigidimento della mascella rivelò l’irritazione di Mitch Hayden. Victoria ne rimase impressionata. Quell’uomo non aveva compiuto un lungo viaggio solo per ottenere un rifiuto immediato.

    «Non cerchi di menare il can per l’aia con me, signora Colby» l’avvertì. «Non ho dormito tutta la notte e ho viaggiato a lungo. Ho bisogno di risposte.»

    «Lei è qui perché Alex si trova in qualche pasticcio?» domandò Zach, riuscendo a nascondere la propria ansia solo grazie alla professionalità acquisita nella aule di tribunale.

    Un profondo silenzio si protrasse per alcuni insopportabili secondi.

    «Credo che lei conosca già la risposta a questa domanda» replicò lo sceriffo con calma. Troppa calma.

    «Se è accaduto qualcosa ad Alex, voglio che lei ce lo dica subito» ribatté con fermezza Victoria.

    Lui posò uno sguardo scrutatore su Victoria. «Uno dei miei agenti è morto e Alex Preston è in ospedale, sotto vigilanza. È anche la mia prima sospettata.»

    Mitch sapeva di aver ottenuto la loro completa attenzione con quell’annuncio. L’avvocato sembrava in preda a un attacco improvviso di nausea. Ma la donna pareva quasi sollevata, come se avesse temuto di peggio. Forse, adesso, Mitch sarebbe riuscito a ricevere qualche risposta.

    «Che cosa è successo?» domandò Ashton.

    «Alex sta bene?» volle sapere la signora Colby.

    «Sta bene, però non è riuscita a spiegarci che cosa sia accaduto» disse Mitch senza entrare nei dettagli. «I due sono stati trovati nella macchina dell’agente Miller ieri mattina presto da un gruppo di ragazzi che campeggiavano lì vicino. Miller era morto. Sembra che si siano sparati a vicenda. C’era della cocaina nel veicolo.» Mitch fece una pausa lasciando che ciò che aveva detto venisse assimilato dai suoi interlocutori. «Se volete aiutarla a discolparsi da un’accusa di omicidio, vi suggerisco di cominciare a parlare.»

    «Le posso assicurare, sceriffo Hayden, che la nostra indagine non aveva a che vedere con la droga e che Alex non ne è consumatrice» asserì Victoria, con maggior calma di quanta lui si fosse aspettato.

    «Lei sta evitando il punto saliente» scattò Mitch. Sapeva di mostrare impazienza, ma ormai non gli interessava più.

    «E lei no?» ritorse lei.

    «Posso richiedere un mandato di arresto» avvertì.

    La signora Colby sorrise. «Come lei saprà, Zach è uno degli avvocati più abili del paese. Lei potrebbe aspettare a lungo.»

    «Questa è una minaccia?»

    «Assolutamente no» rispose in tono enfatico Zach, offrendo allo sceriffo il suo sorriso più collaudato. «Era solo un avvertimento.»

    Mitch soffocò l’imprecazione che gli era salita alle labbra. «Guardi, io voglio arrivare in fondo a questa faccenda quanto voi. E come voi, conosco i miei uomini. L’agente Miller non avrebbe mai sparato a qualcuno a meno che non avesse dovuto difendersi e lui non era sicuramente coinvolto in faccende di droga.»

    «Sceriffo Hayden, le posso assicurare che faremo del nostro meglio per aiutarla a scoprire che cosa sia successo» gli garantì la signora Colby.

    Mitch sapeva che parlava sul serio. Aveva la netta impressione che Victoria Colby fosse una donna di parola. Ma l’ultima cosa di cui aveva bisogno era trovarsi invischiato con un’agenzia investigativa. Lui in quel momento voleva solo delle risposte.

    «Allora» continuò Mitch rilassandosi per la prima volta da ventiquattro ore. «Questo significa che siete disposti a collaborare?»

    «Solo se lei sarà disposto a fare altrettanto» replicò con franchezza Victoria.

    Mitch inclinò il capo e considerò quell’esasperante signora seduta dietro la grande scrivania di quercia. «Quanto ci vorrà per avere la risposta che mi serve subito? Oggi!»

    «Se il suo ufficio collaborerà completamente con il mio, le restituirò il favore» spiegò lei. «Considerando le distanze, le chiederei che uno dei miei la riaccompagnasse in Tennessee. Voglio un rapporto completo sullo stato di Alex. E vorrei anche che il mio rappresentante avesse il permesso di partecipare a ogni fase delle indagini al fine di chiarire la situazione.»

    «È tutto?» domandò sarcastico Mitch.

    Victoria annuì. «Credo che sia sufficiente.»

    Mitch trasse un lungo sospiro. Era tentato di rifiutare, ma aveva la sensazione che Victoria Colby non fosse persona da lasciarsi scaricare con tanta facilità. Avrebbe conservato l’informazione di cui lui aveva disperatamente bisogno fino a quando qualche giudice non l’avesse costretta a rivelarla. Mitch non voleva sprecare tempo. Miller era morto. Era stato suo amico e uno dei suoi migliori agenti e lui aveva ogni intenzione di chiudere quella faccenda il più celermente possibile. Niente, né Victoria Colby né la sua bella agenzia, lo avrebbe fermato.

    «D’accordo, signora Colby. Dica al suo uomo di prepararsi in tre ore per prendere il mio volo. E adesso...» Mitch si chinò in avanti con aria di aspettativa. «... mi vuole dare i dettagli sul caso di Alex Preston?»

    «Certamente» rispose Victoria in tono accomodante. «Zach le dirà tutto durante il viaggio. Non è necessario che aspettiate tre ore. Vi farò accompagnare a Nashville con l’aereo dell’agenzia.»

    L’aereo dell’agenzia? Mitch nascose la sorpresa, ma non poté celare la sua rinnovata irritazione. Lo aveva messo di nuovo all’angolo. «Il caso, signora Colby» insistette. «Mi parli del caso.»

    Lei si alzò, congedandolo. «Zach risponderà a tutte le sue domande strada facendo. Voglio che sia con Alex al più presto. Lei ha diritto a una tutela legale.»

    Accigliandosi, Mitch si alzò un po’ esitante. Proprio quello che gli serviva: un avvocato agguerrito e dalla lingua lunga che gli stesse alle costole! Soprattutto un avvocato che sembrava più che disposto a staccargli la testa dal collo! «Non sono certo che...»

    «Mi dispiace interrompervi» annunciò la segretaria dalla porta. «Ma c’è una chiamata urgente per lo sceriffo Hayden.»

    «La signora Colby spinse il telefono sulla scrivania verso Mitch. «Può rispondere da qui, sceriffo.»

    Stanco, seccato, Mitch afferrò il ricevitore. «Hayden» rispose secco. Era Russ Dixon, uno dei suoi agenti. «Rallenta, Dixon, e dimmi qual è il problema.» Le parole che seguirono lasciarono di sasso Mitch mentre un misto di ira e ansia gli chiudeva la bocca dello stomaco. «Parto subito» disse agganciando.

    «C’è qualche problema, sceriffo?» domandò la signora Colby, osservandolo intensamente.

    «Era uno dei miei uomini» spiegò Mitch con voce piatta. «Alex Preston è sparita e l’agente che la sorvegliava è morto.»

    1

    «La prima pallottola è entrata qui» disse l’agente Dixon puntando il dito verso uno dei buchi nella finestra dell’ospedale.

    Mitch Hayden fissò il foro d’entrata e la ragnatela di crepe che si allargava sul vetro attorno. «Deve essere arrivata dall’albergo di fronte» suggerì, pensando ad alta voce. Le stanze dell’albergo a quattro piani avevano balconi e finestre con imposte scorrevoli protette da pesanti tendaggi che offrivano una perfetta copertura e un’ottima angolazione di tiro.

    «È quello che ho immaginato anch’io» convenne Dixon. «La prima pallottola deve essere quella che si è conficcata nel cuscino, a destra, sul quale la signorina Preston avrebbe dovuto tenere appoggiata la testa. A quanto pare deve essersi scostata bruscamente in cerca di riparo, facendo cadere il telefono.»

    Un’imprecazione soffocata vicino al letto attirò l’attenzione di Mitch in quella direzione. Zach Ashton, il brillante avvocato della Colby Agency, stava fissando il sottile cuscino sul quale era evidente il foro della pallottola.

    Ashton sollevò lo sguardo, incontrando quello di Mitch. «Deve essersi rotolata su un fianco oppure deve essersi alzata al momento giusto» suppose con aria cupa, una sottile emozione nel tono che travalicava la pura preoccupazione professionale per una collega.

    Senza fare commenti, Mitch tornò a voltarsi verso Dixon in modo che potesse continuare la descrizione.

    «Probabilmente il rumore ha messo in allarme Saylor che si è precipitato nella stanza. O forse la ragazza ha gridato.» Dixon indicò il secondo foro nel vetro. «Questo colpo lo ha preso dritto al petto.»

    Serrando la mascella per contenere la ridda di emozioni che divampava in lui, Mitch lanciò un’occhiata verso il punto dove era caduto l’agente. A metà strada tra la porta e il letto. Lì Saylor aveva perduto la vita.

    Seguendo apparentemente lo stesso filo di pensieri, Ashton studiò l’impronta di sangue rappreso sul pavimento, accanto al posto dove era stato trovato l’agente.

    «Immaginiamo che la signorina Preston sia rotolata giù dal letto da quella parte» disse Dixon indicando la parte opposta a quella dove si trovava Ashton. «Forse per cercare riparo, oppure per tentare di aiutare Saylor. L’impronta insanguinata sul pavimento non appartiene a Saylor e nemmeno a qualcuno del personale dell’ospedale. Pensiamo che lei abbia tentato di fermare l’emorragia o di prestargli soccorso.»

    Le parole dell’agente evocarono una scena completa nella mente di Mitch. L’immagine di Alex Preston inginocchiata accanto a Saylor che cercava di arginare il flusso di sangue che fuoriusciva dal petto gli fece provare un’ulteriore stretta al cuore.

    «Buon lavoro, Dixon.» Mitch fece per allontanarsi dalla finestra, poi esitò. «Avete già dato un’occhiata a quell’albergo?»

    «Certamente» rispose l’agente prendendo dalla tasca un taccuino. «Roy e Willis hanno passato al setaccio l’intero edificio e hanno anche controllato gli alberi accessibili su questo lato dell’ospedale.» Dixon scosse la testa. «Non hanno trovato niente. Abbiamo interrogato dozzine di persone, ma nessuno sembra aver visto o sentito qualcosa di sospetto.» Sospirò. «È come se l’assassino si fosse dissolto.»

    Mitch si passò una mano sul viso e tentò di rimanere concentrato sulla conversazione: desiderava con tutto se stesso dedicarsi alla ricerca di Alex, ma prima doveva occuparsi di quello. «Be’, noi sappiamo bene che non può essere scomparso nel nulla. Dovremo cercare con maggiore attenzione, ecco tutto. Qualcuno avrà pur visto o sentito qualcosa.» Diede un’occhiata all’orologio: la sparatoria era avvenuta pressappoco quattro ore prima. «Voglio tutti i volontari a disposizione per una battuta. Voglio trovare la ragazza prima che faccia buio.»

    «Una buona parte dei nostri uomini e della protezione civile la sta già cercando insieme a una dozzina di volontari» assicurò Dixon. «Se è ancora qui, la troveremo.»

    «Così si parla» commentò Mitch mentre mentalmente passava in rassegna la lista delle cose da fare. «Ashton e io ci uniremo alle ricerche non appena sarò passato in ufficio. Voi assicuratevi che la scena del crimine rimanga intatta. I tecnici della Scientifica vorranno ispezionarla ancora.»

    «Va bene» rispose Dixon sfregandosi la fronte come per combattere un mal di testa incipiente. «Ancora una cosa, sceriffo. Il Capo Loden ha detto che lascerà la responsabilità delle indagini a noi, visto che Saylor era uno dei nostri. Ma ha

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