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La verità di Laura (eLit): eLit
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E-book195 pagine2 ore

La verità di Laura (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Colby Agency 1
Dov'è il suo bambino? L'aveva messo in salvo, quando volevano ucciderla! Si, l'aveva lasciato a Bay Break. E perché suo fratello insiste per farle curare i nervi? I suoi nervi stanno benissimo. Vogliono farla passare per pazza?Fuggire, deve fuggire. Sì, ma dove?Potrebbe andare da Nick, la sua ex guardia del corpo. Forse lui le crederà. Forse la aiuterà a ritrovare suo figlio... Deve aiutarla, in fondo quel bambino è anche suo. Sì, Laura non è affatto pazza e sa quello che vuole...
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2018
ISBN9788858987780
La verità di Laura (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    La verità di Laura (eLit) - Debra Webb

    Titoli originali delle edizioni in lingua inglese:

    The Bodyguard’s Baby

    Harlequin Intrigue

    © 2001 Debra Webb

    Traduzioni di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-778-0

    Prologo

    Victoria Colby studiò per un lungo momento il bel profilo di Nick Foster, in piedi davanti alla parete a vetri del suo ufficio. Il taglio perfetto dei capelli, piuttosto corti, metteva in risalto la bellezza classica dei suoi lineamenti. Anche l’abbigliamento era curato nei minimi particolari, e la giacca accentuava le spalle ampie e la vita stretta. Aveva l’aspetto di un indossatore più che di un investigatore.

    Quell’uomo era un perfezionista, una qualità che nel suo lavoro poteva rappresentare un vantaggio. Victoria aveva profuso molte energie per fare della Colby Agency la migliore in assoluto, e vantava uno staff eccezionale, composto da persone specializzate e competenti.

    Victoria si schiarì la gola per annunciare la sua presenza, anche se non era necessario. Era probabile che Nick si fosse accorto del suo arrivo nel momento in cui lei era uscita dall’ascensore. Non gli sfuggiva niente. «Buongiorno, Nick» lo salutò, andando a sedersi alla sua scrivania.

    «Victoria... Volevi vedermi, non è vero?» Nick prese posto nella comoda poltrona di fronte. Il gesto gli strappò una lieve smorfia, ma lui mascherò il più possibile il dolore causato da una vecchia ferita.

    «Sì.» Victoria non era entusiasta all’idea di quel colloquio, ma non poteva più rimandarlo. Aveva notato subito come si erano accentuate le rughe intorno alla bocca di Nick, e le ombre scure che gli segnavano gli occhi. Erano tutti sintomi di un imminente esaurimento. «Nick» esordì con voce ferma. «Lavoriamo insieme da cinque anni e ti conosco troppo bene perché tu riesca a ingannarmi fingendo che sia tutto normale. Sei cambiato molto negli ultimi due anni. Non sei più lo stesso da...»

    «Faccio solamente il mio lavoro» la interruppe lui sulla difensiva.

    «Sì, sei un elemento prezioso per l’agenzia. Fai molto di più del tuo lavoro. Per questo sono sicura che capirai che quello che sto per dirti fa parte del mio lavoro.» Victoria fece una pausa, per dare tempo a Nick di prepararsi. «Da oggi considerati in ferie. Non rimetterai piede in questo edificio per almeno due settimane.»

    Lo sguardo di Nick divenne duro di colpo. «Non è necessario, Victoria. Sono pronto a...»

    «No. Mi sono sempre fidata del tuo giudizio, Nick, ma non questa volta. Avevo sperato che il rimorso che premeva sulla tua coscienza si sarebbe attenuato con il tempo, ma non è stato così. Stai ancora lottando con demoni che non puoi sperare di vincere ammazzandoti di lavoro.» Victoria sollevò una mano per bloccare le sue proteste. Nick serrò le labbra, in preda a una palese tensione.

    A Victoria dispiaceva essere così dura con il migliore dei suoi investigatori, anzi il suo braccio destro. «Non puoi mantenere questo ritmo per sempre, Nick. O avrai un crollo nervoso o finirai per farti uccidere, e io non voglio perderti. Va’ a casa, passa un po’ di tempo con tuo fratello, trovati un hobby.» Victoria inarcò un sopracciglio. «O magari una donna. Ti farebbe bene.»

    Nick socchiuse gli occhi. «Non ricordo di aver visto la voce Vita privata nella valutazione delle mie prestazioni.»

    Victoria assunse un tono più autoritario. «Vedi questa scrivania?» disse, battendo con l’unghia sulla lucida superficie di legno. «È da qui che partono le decisioni. In questo edificio sono io la massima autorità e, malgrado la tua anzianità di servizio, solo a me spetta l’ultima parola. Tu da adesso sei in ferie. È chiaro?»

    Nick Foster non batté ciglio. «È assolutamente chiarissimo.»

    «Bene.»

    Nick si alzò in piedi. L’unico segno che il gesto gli costasse fu il rapido guizzo di un muscolo nella mascella.

    «Due settimane, Nick» ribadì Victoria mentre lui si avviava alla porta, zoppicando in modo un po’ più accentuato del solito. «E voglio vederti tranquillo e riposato quando tornerai al lavoro.»

    Lui si fermò sulla porta e le rivolse uno di quei suoi affascinanti sorrisi che dovevano aver fatto battere più di un cuore.

    «Sì, signora» rispose in tono flemmatico.

    Due settimane.

    Come diavolo le avrebbe passate?, pensò Nick, gettando il suo ultimo rapporto nell’apposita cassetta. Victoria non capiva che il lavoro era la sua vita. Se ne infischiava altamente di quello che dicevano gli strizzacervelli... Nick Foster non aveva bisogno di niente altro.

    Soprattutto non di una donna.

    Sentì l’ira che gli ribolliva dentro mentre rifletteva sulle parole di Victoria. Già, dava sempre il massimo durante un incarico. In quell’ultimo caso, per esempio, nessun altro dell’agenzia avrebbe corso tanti rischi per un cliente, ma lui non aveva assolutamente niente da perdere.

    Se fosse rimasto ucciso, chi avrebbe sentito la sua mancanza?

    Nick non si disturbò a rispondere a quella domanda. Si alzò, stringendo i denti per la fitta di dolore che si diffuse dal ginocchio destro fino alla coscia. Non c’era niente di meglio di un pungente ricordo del passato per costringerti a restare in contatto con la realtà.

    Proprio tre anni prima, infatti, si era fracassato quel ginocchio mentre stava proteggendo un cliente. Ma nonostante questo lui era comunque l’elemento migliore dell’agenzia. Anzi, in tutti gli anni di servizio non aveva mai fallito... tranne una volta. Ma era certo che non sarebbe più successo. Non puoi perdere se il tuo obiettivo non è il guadagno.

    Nick s’infilò il cappotto e prese la cartella. Diamine, erano secoli che non andava a pesca. Perché non passare due settimane a contatto con la natura? Forse avrebbe anche chiamato il fratello, Chad, l’unico parente che gli era rimasto.

    Le sue riflessioni furono interrotte dal suono modulato del telefono. Nick fissò la luce rossa lampeggiante con fastidio mescolato a una leggera curiosità. In agenzia non doveva più esserci nessuno, Victoria compresa. Solo lui si fermava fino a quell’ora tarda. Perché avrebbe dovuto disturbarsi a rispondere? Victoria non gli aveva detto che la sua vacanza iniziava da subito?

    Staccò il ricevitore con un gesto un po’ brusco. «Foster.»

    «Nick, sono Ray Ingle.»

    Nick s’irrigidì, e la tensione salì alle stelle. «Ray» ripeté, sicuro di aver udito male.

    «È per caso passato troppo tempo, amico?» C’era un tono di velato rimprovero nella voce di Ray.

    «Già.» Nick lasciò cadere la cartella a terra e si passò le dita nei capelli mentre aspettava la mossa successiva del suo interlocutore.

    «È da un po’ che non ti chiamo» disse Ray, e non fu necessario che aggiungesse: Da quando abbiamo rinunciato a trovarla. «Mi è sembrato inutile, visto che non rispondevi mai ai messaggi che ti lasciavo.»

    «Sono molto occupato» si scusò Nick, ma la verità era che Ray risvegliava troppi ricordi. «Ascolta, stavo uscendo. Va tutto bene?»

    «L’ho vista.»

    A Nick si rizzarono i capelli sulla nuca. «Laura?» mormorò, incredulo. Se Ray l’aveva vista, non poteva essere morta. Lui l’aveva sempre saputo.

    «Se non era lei, era la sua gemella.»

    «Dove?» chiese Nick, inumidendosi le labbra.

    «Stavo pedinando il testimone di un omicidio a Bay Break e...»

    «Sei sicuro che fosse lei?»

    «Sicurissimo, Nick. Diavolo, abbiamo messo a soqquadro buona parte del vecchio Sud per trovare quella ragazza. E lei, eccola là.» Ray sospirò. «Non so come o perché, ma doveva essere lei. Non l’ho detto a nessun altro. Detesto sconvolgere il nostro governatore alla vigilia di un’elezione. Inoltre, immaginavo che tu volessi essere il primo a saperlo. Posso concederti un vantaggio di un paio di ore, ma poi dovrò informarlo.»

    Nick si sentì stringere il petto dall’emozione. «Sto arrivando.»

    1

    Dio, la stavano seguendo.

    In preda al panico, Laura Proctor accelerò il passo. Il vento di novembre le sferzò il viso mentre si univa a un gruppo di pedoni diretti alla piazza principale.

    Non si era travestita come avrebbe dovuto. Il desiderio di evitare di essere riconosciuta non era più una priorità. Adesso l’unica cosa che importava era trovare un luogo dove nascondersi.

    Doveva andarsene. Doveva andare da suo figlio. Non poteva farsi prendere. Non ora.

    La gente che si affollava all’ingresso del Palazzo di Giustizia attirò la sua attenzione.

    Giorno di elezioni. Grazie al cielo.

    Laura si mescolò alla folla e si lasciò trascinare nel vasto atrio rivestito di marmi. Aprendosi un varco tra le manifestazioni di entusiasmo dei votanti, si diresse alle scale che portavano al seminterrato.

    Se fosse riuscita a raggiungere l’estremità opposta del palazzo, a salire le scale che portavano in piazza, avrebbe avuto la possibilità di arrivare alla casa percorrendo Vine Street.

    La casa della signora Leeton.

    E di suo figlio. Dio, doveva raggiungere Robby.

    Ma la porta che le avrebbe permesso di mettersi in salvo era chiusa a chiave.

    Laura si costrinse a riflettere, e in quel momento udì dei passi riecheggiare nel silenzio. Si girò di scatto verso il rumore. Lui stava scendendo le scale. Tra pochi secondi avrebbe imboccato la rampa che portava al seminterrato...

    Oh, Dio, doveva nascondersi. Laura si precipitò a una porta, ma anche quella era chiusa. Così come le successive. Perché tutti gli uffici erano chiusi?

    Giorno di elezioni.

    Per fortuna, la toilette delle signore era aperta. Muovendosi in silenzio, Laura corse a rifugiarsi nell’ultima cabina e richiuse la porta. Ma quando fece per inserire il chiavistello, scoprì che era rotto. Salendo sul water, rimase accovacciata, pregando in silenzio.

    Tremando per la tensione e per lo sforzo di restare immobile, si concentrò per controllare il respiro. Il cuore le batteva come impazzito contro la cassa toracica. Laura non riusciva a capire come avesse fatto lui a rintracciarla. Era stata così prudente da quando era tornata a Bay Break... Ricacciò indietro le lacrime mentre si chiedeva quanto suo fratello fosse disposto a pagare gli scagnozzi che mandava a rintracciarla.

    Dio, che cosa sarebbe successo a Robby se lei fosse stata uccisa nei prossimi minuti? L’angoscia le chiuse la gola al pensiero del suo dolce bambino. Avrebbe voluto gridare, piangere, fuggire!

    Stupida! Stupida! Come aveva potuto essere così imprudente da uscire di casa senza prendere le necessarie precauzioni per mascherare la sua identità? Ma la signora Leeton aveva insistito sul fatto che Doc aveva bisogno di lei alla clinica, con urgenza. Dopo tutto ciò che quell’uomo aveva fatto per suo figlio, come avrebbe potuto rifiutarsi di andare? Chiuse gli occhi e ingoiò le lacrime.

    Il suo cuore si fermò per un attimo udendo il cigolio della porta della toilette che si apriva, e rivide in un flash tutta la sua breve vita.

    Aveva fallito.

    Non era riuscita a proteggere l’unico uomo che avesse mai amato.

    E, cosa ancor più importante, non era riuscita a provvedere all’incolumità di suo figlio nel momento in cui si era trovata in una situazione difficile.

    Ora sarebbe morta.

    Che ne sarebbe stato di Robby? Chi avrebbe avuto cura di lui?

    Nessuno. Non aveva nessuno su cui contare. Una lacrima le scivolò lungo la guancia.

    Ma subito dopo, qualcosa di primitivo scattò dentro di lei. Non si sarebbe arresa senza lottare.

    Deglutì la bile che le era salita in gola, mentre udiva i tonfi di stivali sul pavimento di piastrelle.

    Udì il suo inseguitore aprire una dopo l’altra le porte delle varie cabine, avvicinandosi sempre di più al suo nascondiglio.

    Il cuore le balzò in gola e le lacrime le bruciarono gli occhi. Dentro di sé, si concentrò sull’ultimo ricordo che aveva di Robby, tutto sorrisi, che trotterellava verso di lei con le braccia tese.

    Il sangue le rombava nelle orecchie mentre il suo assassino si arrestava davanti alla porta che li divideva. Sapeva che lei era lì dentro? Avvertiva l’odore della sua paura? Udiva il battito martellante del suo cuore?

    Puntellandosi con le mani contro le pareti, Laura strinse i denti e, con tutte le proprie forze, sferrò un calcio alla porta. La risposta fu un urlo, che le confermò di aver colpito il bersaglio. Si affrettò a scendere dalla tazza e, infilandosi sotto la parete divisoria, passò nella cabina accanto, quindi nella successiva. Doveva uscire da lì. Doveva fuggire!

    La porta della cabina dove si era appena rifugiata si spalancò di colpo. «Non muoverti» ordinò una rabbiosa voce maschile.

    Laura aggrottò la fronte. C’era qualcosa di vagamente familiare in quel tono basso e profondo. Come al rallentatore, sollevò lo sguardo dai lucidi stivali, su per le lunghe gambe fasciate nei jeans, fino alla pistola puntata contro di lei. Alzò quindi gli occhi per guardare in faccia il suo assassino.

    Nick.

    Era Nick.

    «Non farmi pentire di aver messo via la pistola» le borbottò Nick all’orecchio.

    Avvertì un pugno allo stomaco quando inalò la delicata fragranza che apparteneva soltanto a Laura. Nessuno dei profumi in commercio avrebbe potuto uguagliare quell’essenza naturale. Strinse i denti e l’afferrò più saldamente per il braccio mentre si avviavano verso la sua auto a noleggio.

    Sapeva che la Beretta era stata un’esagerazione. Laura non aveva con sé nemmeno una borsa, tanto meno un’arma. Ma Nick non intendeva correre rischi. Anche l’ultima volta lei non era armata.

    Gli pulsava la gamba destra, ma lui la ignorò. Aveva trovato Laura, viva e in buona salute, e al momento era l’unica cosa che gli importasse.

    Per sua fortuna, le strade di Bay Break erano deserte. La maggior parte dei residenti doveva essere in fila davanti alle cabine elettorali. Nick non seguiva la politica del Mississippi, ma sapeva che chiunque fosse il candidato appoggiato da James Ed Proctor II era il sicuro vincitore.

    Il vento freddo gli sferzò la faccia non rasata. Dopo un volo notturno, un lungo tragitto in auto e un ancor più lungo appostamento, Nick era grato che la temperatura rigida lo aiutasse a restare sveglio.

    Si era aspettato che a Bay Break facesse molto più caldo che a Chicago, ma si era sbagliato. Ascoltando le chiacchiere in un bar, aveva

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