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Sullo yacht del capo: Harmony Collezione
Sullo yacht del capo: Harmony Collezione
Sullo yacht del capo: Harmony Collezione
E-book162 pagine2 ore

Sullo yacht del capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una delle sue dipendenti è in possesso di informazioni che potrebbero mandare a monte l'affare più importante che gli sia mai capitato, così Lucas Cipriani non può fare altro che ospitare Katy Brennan nel suo yacht, allontanandola da qualsiasi contatto con il mondo esterno fino a quando il contratto non sarà firmato.


Katy è infuriata a causa di quello che lei ritiene un vero e proprio rapimento, ma allo stesso tempo è affascinata da quell'uomo seducente e carismatico al punto da mettere in discussione tutti i suoi valori, pur di passare una notte fra le braccia del suo capo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2018
ISBN9788858984673
Sullo yacht del capo: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Sullo yacht del capo - Cathy Williams

    successivo.

    1

    «Il signor Cipriani ora può riceverla.»

    Katy Brennan sollevò lo sguardo verso la donna di mezza età dal viso lungo e sottile che l'aveva accolta poco prima nell'atrio della Cipriani Head Office per poi farle strada fino alla sala d'aspetto del piano dirigenziale, dove ormai attendeva da più di venti minuti.

    Non voleva essere nervosa, ma lo era. Era stata contattata nel suo ufficio a Shoreditch, dove lavorava come esperto d'informatica con altri tre colleghi, e informata che Lucas Cipriani, il dio al quale tutti dovevano obbedienza, richiedeva la sua presenza.

    Non sapeva di preciso quale fosse il motivo di quella convocazione, ma sospettava che fosse coinvolto in qualche modo il complesso progetto al quale stava lavorando, e per quanto continuasse a ripetersi che con ogni probabilità il boss voleva solo esaminare gli ultimi dettagli con lei, il suo nervosismo non accennava ad attenuarsi.

    Si alzò, desiderando di aver avuto almeno il tempo per prepararsi a quell'incontro e indossare qualcosa di più adatto all'occasione. Invece era nella sua solita uniforme, jeans, maglietta e giubbotto, la tenuta perfetta per il fresco clima primaverile ma del tutto inadatta all'atmosfera lussuosa del palazzo di cristallo.

    Tirò un profondo respiro poi, fissando un punto davanti a sé, seguì la segretaria lungo un corridoio, oltrepassando le stanze dei dirigenti e le sale riunioni dove affari da milioni di dollari venivano conclusi quasi ogni giorno, fino ad arrivare a un'enorme porta, talmente imponente da intimorire chiunque stesse per essere ammesso alla presenza del capo della società, un uomo reso leggendario dalla sua abilità di trasformare in oro tutto ciò che toccava.

    Quell'incontro era un pessimo modo per concludere una giornata orrenda, pensò Lucas Cipriani, in piedi accanto alla parete di vetro che lo separava dal vuoto, ma non poteva essere evitato. C'era stata una fuga d'informazioni riguardo all'affare al quale lavorava ormai da parecchio tempo, e quella tizia doveva assumersene la responsabilità.

    Tutto qui.

    Si trattava probabilmente dell'affare più importante di tutta la sua vita, e non avrebbe permesso che qualcuno lo mettesse a rischio.

    Si voltò quando Vicky, la sua segretaria, bussò e aprì la porta. Affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, guardò la donna che la seguiva e che, pur non sapendolo ancora, ormai era disoccupata, e si ripromise di mantenere maggiori contatti con le persone alle sue dipendenze nel futuro, perché non aveva previsto nulla del genere. Quello che aveva previsto era un secchione con spesse lenti da vista, mentre la ragazza che aveva davanti sembrava una hippy piuttosto che un genio dell'informatica.

    Indossava un paio di jeans consumati e una maglietta di cotone con stampato sopra il nome di una band a lui sconosciuta. Calzava un paio di anfibi di cuoio nero, adatti per un cantiere edile. Aveva uno zaino appoggiato su una spalla, con un giubbotto all'interno che sporgeva dall'apertura e che doveva essersi appena tolta. Tutta la sua tenuta sarebbe stata molto più adatta a un'adolescente ribelle piuttosto che a una donna adulta, ma aveva anche degli straordinari capelli ramati e un grazioso viso da elfo dominato da un paio di enormi occhi verdi che, per motivi che lui non immaginava, al momento seguivano con attenzione ogni sua mossa.

    «Signorina Brennan» esordì, camminando verso la scrivania mentre Vicky usciva dall'ufficio per poi richiudere la porta alle sue spalle. «Si sieda, per favore.»

    Katy sussultò al suono di quella voce profonda e sensuale e si rese conto che stava trattenendo il fiato. Conosceva l'aspetto del suo capo, un uomo senza dubbio attraente, perché le era capitato di vedere delle sue fotografie nelle riviste aziendali che periodicamente venivano consegnate anche a Shoreditch, nonostante la distanza che lo separava dal grattacielo di cristallo sede degli uffici di chi contava davvero, a partire da Lucas Cipriani, che sedeva sulla cima del Monte Olimpo, passando poi per i suoi fidi dirigenti, che provvedevano a gestire il suo impero. Lì c'erano le persone le cui voci occasionalmente risuonavano nelle linee telefoniche ma che non si facevano mai vedere di persona, almeno non a Shoreditch, che era riservato alle ultime ruote del carro.

    Dunque, quando era entrata nella stanza era stata sicura di sapere cosa aspettarsi, e mai avrebbe immaginato che Lucas Cipriani, visto di persona, fosse addirittura magnifico, perché davvero non c'era altro modo per descriverlo. Non erano solo i lineamenti perfetti del suo viso, o la sfumatura dorata della sua pelle. Non era nemmeno la forza della sua struttura muscolare. La bellezza di Lucas Cipriani esulava dal fisico, era una miscela di carisma, forza e fascino, e mozzava il respiro.

    Ecco perché continuava a fissarlo, un buco nero dove avrebbe dovuto essere la sua mente, la gola così secca che non avrebbe potuto pronunciare un monosillabo nemmeno se lo avesse voluto.

    Rammentò vagamente che le aveva ordinato di sedersi, cosa che voleva davvero fare, così in qualche modo raggiunse l'enorme poltrona di pelle posta davanti alla scrivania, e con un sospiro di sollievo vi sprofondò.

    «Lei ha lavorato all'affare con i cinesi» esordì Lucas.

    «Sì» replicò Katy senza esitazione. Perché di lavoro poteva parlare, ed era in grado di rispondere a ogni domanda al riguardo anche se era profondamente turbata dalla sua prorompente sensualità. «Ho elaborato un programma molto articolato che darà accesso immediato a qualsiasi punto dell'accordo sia richiesto, evitando di esaminare decine di documenti nell'ambito di una ricerca. Spero che non ci siano problemi... In realtà, sono in anticipo rispetto allo schedulato. Sarò onesta con lei, signor Cipriani, è uno dei progetti più eccitanti ai quali abbia mai collaborato. Complesso, ma interessante. Una sfida.» Si schiarì la voce e azzardò un sorriso, che fu accolto da un gelido silenzio, di conseguenza i suoi già tesi nervi si tesero ancora di più. Occhi scuri ombreggiati da ciglia lunghissime la fissarono, bucando la sottile armatura costituita dalla fiducia in se stessa e lasciandola confusa e imbarazzata.

    Lucas prese posto dietro la scrivania, un avvenieristico pezzo di mobilio di vetro e acciaio sul quale trovavano posto un computer dal monitor gigante, una lampada di metallo e una serie di orologi regolati ognuno sull'orario di una delle città dove avevano sede le filiali della sua azienda. Abbassò lo sguardo e, continuando a tacere, girò il computer in modo che lei potesse vedere lo schermo. «Riconosce quest'uomo?»

    Certa che il sangue le fosse defluito dal viso, Katy sgranò gli occhi e fissò Duncan Powell, il tizio per cui aveva perso la testa tre anni prima. Capelli biondi, occhi azzurri che si accendevano di malizia quando sorrideva e un fascino da ragazzo avevano congiurato per conquistare una ragazzina poco più che maggiorenne. «Non capisco...» mormorò, un milione di campanelli di allarme che le risuonava in testa.

    «Non le sto chiedendo di capire. Le sto chiedendo se conosce quest'uomo.»

    «S... sì» balbettò lei. «O meglio, lo conoscevo qualche anno fa...»

    «E sembrerebbe che lei, bypassando alcuni sistemi di sicurezza, abbia scoperto che al momento lui è un dipendente dell'azienda cinese che io sto per acquistare spendendo milioni di sterline, corretto? No, non mi serve una risposta. Ho controllato e quello che sto dicendo non ha bisogno di una conferma.»

    Confusa, Katy ripensò alla sua disastrosa relazione con Duncan. Lo aveva conosciuto poco dopo aver conseguito la laurea ed essere tornata a casa dei suoi genitori, nello Yorkshire. Contesa fra il restare dov'era o affrontare la vita a Londra, dove le luci erano più brillanti e le possibilità di lavoro decisamente migliori, aveva accettato una supplenza presso una delle scuole locali per concedersi il tempo per pensare e concertare una strategia per il futuro.

    Duncan era un dipendente della banca in fondo alla strada, a pochi passi di distanza dal liceo. In tutta onestà, non si era trattato di amore a prima vista. Lei aveva sempre avuto una preferenza per i tipi eccentrici. Duncan era l'esatto contrario. Sempre elegante, l'aveva corteggiata con determinazione, e prima ancora che lei avesse la possibilità di decidere se le piacesse o meno, l'aveva invitata per un caffè, poi per cena, e così avevano iniziato a frequentarsi.

    Era stato insistente e divertente, e proprio quando lei aveva cominciato ad avere dei dubbi sul trasferimento a Londra, tutta la faccenda le era esplosa fra le mani perché aveva scoperto che l'uomo che le aveva rubato il cuore non era onesto, e soprattutto non era single come le aveva fatto credere.

    E nemmeno era un residente stabile nel piccolo paese dei suoi genitori. Era stato mandato lì per una trasferta di un anno, un dettaglio che convenientemente si era dimenticato di comunicarle. Come del resto si era dimenticato d'informarla riguardo alla moglie e le due figlie gemelle che lo aspettavano nella loro accogliente casa di Milton Keynes.

    Lei era stata solo un'avventura e quando la verità era venuta a galla, Duncan si era limitato a scrollare le spalle e alzare le mani in segno di resa.

    Per fortuna durante i due mesi che erano usciti insieme, dando ascolto a un istinto tutto femminile, lei si era rifiutata di andare a letto con lui.

    «Non capisco...» mormorò di nuovo distogliendo lo sguardo dal monitor. «Dunque Duncan adesso lavora per i cinesi. Onestamente non ho cercato questo tipo d'informazioni.» Anche se, quando le era capitato d'imbattersi nel suo nome, in effetti qualche controllo lo aveva fatto, ma solo per curiosità, solo per verificare se si trattava proprio dello stesso Duncan Powell, un'ipotesi confermata grazie a un paio di clic.

    Lucas si sporse in avanti in un atteggiamento decisamente minaccioso. «Forse, ma questo non risolve alcuni problemi» affermò.

    Poi con fredda precisione iniziò a elencare quei problemi mentre lei ascoltava, preda di una crescente ansia. Un affare condotto nella segretezza più totale, un'azienda di famiglia fondata su forti valori tradizionali, un incostante mercato azionario che dipendeva da un'estrema riservatezza, e la minaccia che il suo legame con Duncan costituiva in quella fase delle negoziazioni.

    Era molto brava con i computer, ma del tutto incapace di capire i misteri dell'alta finanza. La corsa alla ricchezza non rientrava fra i suoi interessi. Sin da piccola i suoi genitori le avevano insegnato a riconoscere il valore nelle cose che i soldi non potevano comprare. Suo padre era un pastore protestante e, come la moglie, credeva nel mettere le esigenze degli altri sempre al primo posto. Di conseguenza a lei non importava quanto denaro guadagnavano le persone, e soprattutto come lo guadagnavano. «Non vedo come tutto questo possa riguardarmi» precisò Katy quando riuscì a inserirsi nell'elenco delle sue trasgressioni che lui stava snocciolando.

    E le sembrava proprio qualcosa da precisare poiché stava iniziando ad avere la sgradevole sensazione che il suo capo si stesse preparando a sferrarle l'attacco finale.

    Aveva intenzione di licenziarla? Bene, anche in quel caso sarebbe sopravvissuta. E poi era il peggio che le potesse succedere, ragionò. Il signor Cipriani non era una sorta di signore della guerra medioevale che aveva il potere di condannarla all'impiccagione solo perché lei gli aveva disobbedito.

    «Che le importi o meno del buon fine di una trattativa che comunque non avrà alcun impatto su di lei, non è pertinente. È pertinente invece il fatto che lei è in possesso d'informazioni che potrebbero inficiare lunghi mesi di faticose negoziazioni.»

    «Per iniziare, sono molto dispiaciuta per quello che è successo. È stato un incarico complicato e se svolgendolo ho accidentalmente violato le regole della riservatezza, ebbene, mi scuso anche per questo. In tutta onestà non sono per nulla interessata alle sue trattative, signor Cipriani. Lei mi ha affidato un compito che io ho svolto al meglio delle mie capacità.»

    «Capacità che chiaramente non sono all'altezza degli standard promessi, perché un errore della magnitudine di quello che ha commesso lei è davvero imperdonabile» sentenziò Lucas.

    «Ma questo non è giusto!»

    «Non stiamo discutendo di cosa sia giusto o sbagliato» precisò lui. «Quello che voglio è trovare una soluzione al problema che lei ha creato.»

    Ma lei era brava nel suo lavoro, pensò Katy indignata per quelle critiche, e non permetteva a nessuno di mettere in dubbio la sua abilità professionale. «Se esaminerà il mio operato, signore,

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