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Come nelle favole... (eLit): eLit
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E-book163 pagine1 ora

Come nelle favole... (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Alla festa di compleanno del principe Richard de Thierry, Christina Armstrong, studentessa americana, si infila al dito un anello appartenente alla famiglia reale da secoli. La leggenda vuole che colei che riuscirà a indossare l'anello sarà la futura sposa del principe. Richard non crede nelle leggende, ma...
LinguaItaliano
Data di uscita30 mar 2018
ISBN9788858981771
Come nelle favole... (eLit): eLit
Autore

Melissa Mcclone

Laureata alla Stanford University, ha lasciato il lavoro di ingegnere meccanico per scrivere.

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    Anteprima del libro

    Come nelle favole... (eLit) - Melissa Mcclone

    successivo.

    Prologo

    La leggenda dell'anello

    C'era una volta un principe che non riusciva a trovare moglie. Temendo che la dinastia si estinguesse, sua madre gli diede un anello magico, che sarebbe andato bene solo all'anulare del suo unico, vero amore. Dozzine di fanciulle arrivarono da vicino e da lontano per provare il prezioso gioiello, ma senza successo. Poi, un giorno, la figlia di un mercante di passaggio s'infilò l'anello al dito e... le stava alla perfezione! Durante le nozze, il principe s'innamorò della sua sposa e il loro matrimonio fu molto, molto felice. La prosperità, la gioia e la pace regnarono sovrane e tutti vissero felici e contenti.

    Con il passare degli anni, la leggenda dell'anello di fidanzamento magico divenne una tradizione. Ancor oggi, se il principe regnante o ereditario non si è ancora sposato al compimento del suo trentesimo anno, fanciulle nubili in età da matrimonio vengono incoraggiate a provare l'anello. Se questo va bene a una di loro, il principe la deve sposare nel giro di una settimana, o abdicare.

    E qui comincia la nostra storia...

    1

    «Lo sa che ha appiccato il fuoco alla Casa Bianca, Sua Altezza?» bisbigliò Didier Alois.

    Sua Altezza Serenissima, il principe Richard de Thierry di San Montico fissò l'improbabile piromane... una ragazza con il viso a forma di cuore e due occhi color smeraldo, come l'abito che indossava. Il corpetto aderente del vestito metteva in risalto la curva fra i suoi seni e il suo vitino di vespa. I suoi capelli ondulati e ramati, lunghi fino alle spalle, mandavano bagliori alla luce del lampadario di cristallo. Percorrendo il salone, s'inchinava e sorrideva ai dignitari e ai reali presenti.

    «Chi è?»

    «Christina Armstrong, Sua Altezza» rispose Didier, a voce abbastanza alta per tentare di coprire il brusio degli invitati, ma fu udito solo da Richard.

    Figuriamoci se Didi non conosceva vita, morte e miracoli di tutti gli invitati che partecipavano alla sua festa di compleanno. In fin dei conti, però, essendo il consigliere reale, era uno dei suoi compiti.

    Richard si domandò che cos'altro sapeva il suo migliore amico sul conto di Christina Armstrong. Era certo di non averla mai vista prima, ma qualcosa in lei gli era familiare. Poi notò l'uomo anziano che l'accompagnava e rammentò. «Armstrong! La figlia di Alan Armstrong, il milionario capostipite di una delle famiglie più famose degli Stati Uniti d'America?»

    «Sì, Sua Altezza.»

    Richard conosceva il tipo... era stato fidanzato con una come lei... la figlia di un uomo ricco che usava ancora le carte di credito di suo padre. Piena di soldi, viziata e pronta a tutto pur di diventare una principessa.

    «Avevo detto a mia madre di non invitare ragazze americane» sibilò a denti stretti, serrando a pugno le mani guantate. «Sai come la pensano a proposito dei titoli nobiliari.»

    «Dubito che sua madre avrebbe potuto non invitarla, considerando l'ingente donazione che la Armstrong International ha fatto alla sua fondazione di beneficenza» replicò Didier. Poi, dopo un attimo di esitazione, mormorò: «Inoltre, non tutte le ragazze americane sono come...».

    «Lei non c'entra» lo interruppe Richard, ma il tono con cui pronunciò quelle parole fece capire a Didier che lei c'entrava, eccome! «È il mio compleanno» continuò lui, riacquistando il controllo. «Avrei dovuto essere consultato per stilare la lista degli invitati.»

    «A giudicare dalla qualità delle donne che sono arrivate, credo che la principessa Marguerite se la sia cavata bene anche senza il suo contributo, Sua Altezza.» Didier sorrise, prima di soggiungere: «E devo ammettere che Christina Armstrong sembra proprio una principessa. È davvero carina. E con la sua educazione e le sue conoscenze...».

    «È soltanto un'ereditiera americana.»

    «Alla leggenda non importa.»

    «La leggenda?» Il solo pronunciare quella parola faceva star male Richard. «Credi veramente che l'anello di fidanzamento reale andrà bene a una di queste donne, che io e lei troveremo il vero amore e vivremo per sempre felici e contenti e che l'isola prospererà grazie al nostro matrimonio?»

    «Sì, Sua Altezza.»

    Era ridicolo, assolutamente ridicolo. Perfino un uomo intelligente e pratico come Didier credeva nella Leggenda dell'anello, nella magia. Ma Richard non era così ingenuo. La ricerca del vero amore... di qualunque amore... portava solo dolore. La magia non esisteva. Tuttavia, i doveri che aveva verso la sua famiglia e il suo paese lo legavano mani e piedi alla leggenda. Se soltanto si fosse sposato...

    Le note di un celebre brano di Vivaldi, eseguito dall'orchestra di settanta elementi, inondarono la sala da ballo. A Richard, il motivo sembrò quello di un Requiem. Sapeva che cosa l'aspettava e ne era terrorizzato.

    Le donne, che indossavano splendidi abiti da sera firmati, non vedevano l'ora di provare l'anello. Gli uomini che le accompagnavano, in smoking, erano pronti a consolare quelle a cui l'anello non fosse andato bene. I baci e le strette di mano, i brindisi privi di senso, le conversazioni senza capo né coda. I suoi cosiddetti invitati avevano meno consistenza delle bollicine evanescenti del costosissimo champagne che sua madre aveva ordinato.

    Non avrebbe mai dovuto permettere di dare quella farsa di festa. Mai. In quel momento avrebbe dovuto essere a bordo del suo yacht, in alto mare, e bere la sua birra preferita. Se non fosse stato per la leggenda...

    La Leggenda.

    Richard non voleva averci nulla a che fare. Non credeva nella leggenda più di quanto credesse al topino dei denti o ai colpi di fulmine. Forse diverse centinaia d'anni prima le leggende avevano un qualche significato, ma non al giorno d'oggi.

    Lui stava cercando di realizzare il desiderio di suo padre e di modernizzare San Montico, ma era un'impresa difficilissima. Ogni passo verso il progresso era una battaglia contro la maggioranza che era contraria al cambiamento. Più Richard premeva l'acceleratore, più i suoi sudditi frenavano. Gli abitanti dell'isola erano attaccati alle antiche tradizioni e ai miti come naufraghi alle scialuppe di salvataggio.

    Richard non ci aveva messo molto a capire che le vecchie usanze, come la Leggenda dell'anello, che la sua gente aveva tanto a cuore, impedivano a San Montico di progredire. Perciò, bisognava abbandonarle. Una volta che lui avesse dimostrato che la leggenda non era nient'altro che una favola, San Montico avrebbe fatto passi da gigante verso la modernizzazione. Era la soluzione migliore per il suo paese e per se stesso.

    «La leggenda è pura fantasia, Didi, e io lo dimostrerò. Allo scoccare della mezzanotte, sarà tutto finito.»

    «Forse sarà solo l'inizio, invece. La leggenda si è dimostrata vera in passato, Sua Altezza.»

    Richard non voleva crederci. «Non è niente di più che una profezia che si adempie di per sé. La leggenda si è dimostrata vera perché i miei antenati, inclusi i miei genitori, hanno deciso di renderla tale. Ma io ho deciso altrimenti. Sposati tu, piuttosto, e smettila di farmi pressioni!»

    «La tradizione vuole che io non mi sposi prima di lei, Sua Altezza» gli rammentò Didi con un sospiro.

    Un'altra usanza stupida. Lo stato civile di Richard non avrebbe dovuto avere nulla a che fare con quello del suo consigliere! Ah, se solo Didi non avesse tanto amato le vecchie usanze! «Ecco perché insisti tanto affinché io mi sposi, allora!»

    «Si sbaglia!» protestò Didi, offeso. «Insisto solo per il bene del nostro paese. Deve trovare una moglie, Sua Altezza.»

    «Ci ho provato, Didi.» Richard aveva fatto tutto il possibile per non cadere preda della leggenda. Era uscito con un numero incredibile di donne e fino a sei mesi prima era convinto di aver trovato quella giusta, ma si era sbagliato. Da allora, aveva disperatamente tentato di trovarne un'altra. Però non riusciva più ad aprire il proprio cuore a nessuna. «Mi sono fatto in quattro. Conterà pure qualcosa.»

    «Ma nessuno dei suoi sforzi ha avuto successo, Sua Altezza. È ancora scapolo e San Montico ha bisogno di un erede al trono.»

    Richard era stanco di sentirsi dire che cosa i suoi sudditi si aspettavano da lui. Lo sapeva fin troppo bene. Gliel'avevano ripetuto dal giorno in cui era nato. «Posso dare un erede al mio paese anche senza sposarmi» borbottò.

    «Sua Altezza!» esclamò Didier, inorridito.

    Forse Richard aveva esagerato, ma non era riuscito a trattenersi. Nessuno stava dalla sua parte. L'intera isola, compresi sua madre e suo zio, si aspettava che lui s'innamorasse e sposasse una delle ragazze che partecipavano alla sua festa di compleanno. «Guarda i problemi che hanno avuto altre famiglie reali, specialmente gli Windsor. Un matrimonio combinato al solo scopo di dare un erede al trono al paese non ha senso e non fa che screditare un'istituzione antiquata.»

    «Si riferisce al matrimonio o alla monarchia, Sua Altezza?»

    Richard scoppiò a ridere. Doveva riconoscerlo: il suo consigliere riusciva sempre a metterlo di buonumore!

    «Finiremo questa discussione più tardi» mormorò Didier. «Il signor Armstrong e sua figlia si stanno avvicinando.»

    Richard annuì.

    L'elegante Alan Armstrong s'inchinò davanti a Richard. «Sono lieto di presentarle mia figlia, Christina, Sua Altezza» affermò in tono assolutamente compito.

    Attraente, sì. Adatta a fare la principessa, no. Il rossore che le imporporava le guance e i suoi occhi sgranati fecero capire a Richard che era molto colpita da lui, forse perfino intimorita. Del resto, che cos'altro poteva aspettarsi da una donna americana! Quando si fosse sposato, avrebbe scelto per moglie una persona che lo apprezzava principalmente come uomo. Nel frattempo, si appiccicò un sorriso alle labbra e replicò: «È un piacere per me conoscere la sua bella figlia».

    «Buon compleanno, Sua Meravi... Sua Altezza!» tubò lei inchinandosi.

    Richard si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al cielo e ribatté educatamente: «Grazie, signorina Armstrong». Poi si portò la sua piccola mano tremante alla bocca e la baciò. La sua pelle era morbida e calda e profumava di burro di cacao. «Sono contento che sia potuta venire alla mia festa.»

    Quando le lasciò andare la mano, lei fece cadere la sua borsetta da sera. Richard si chinò a raccoglierla, lei fece altrettanto e... sbatté la testa contro la sua fronte. Arretrò vacillando e sarebbe finita distesa sul pavimento di marmo se suo padre non l'avesse sorretta.

    «Mi dispiace» dichiarò in tono mortificato toccando il braccio di Richard, un'aperta violazione dell'etichetta, che lo fece irrigidire all'istante. «Va tutto bene, Sua Altezza?»

    Prima fosse riuscito a sbarazzarsi di lei, meglio sarebbe stato! Ignorando il terribile dolore alla fronte che la sua testata gli aveva procurato, Richard le porse la borsetta e le assicurò: «Sto bene».

    Prima che Christina potesse fare o dire qualcos'altro, suo padre l'allontanò con una spintarella e disse: «Sua Altezza, mia moglie si scusa per non aver potuto partecipare alla sua festa di compleanno, ma aveva un altro impegno».

    Mentre annuiva, Richard vide con la coda dell'occhio Christina che si mescolava fra gli altri invitati. L'abito da sera che indossava le svolazzava intorno facendola sembrare un angelo circondato dalle nuvole. Un angelo! Doveva aver battuto la testa più forte di quello che aveva creduto, decise massaggiandosi la fronte. Proprio in quel momento, lei si voltò e lo guardò. Si fissarono per qualche secondo e, nel frattempo, lei allungò un braccio e strinse la

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