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Al posto giusto: Harmony Collezione
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E-book161 pagine2 ore

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Info su questo ebook

"Ehi, ma quello è..." Dexter Montgomery e Ty Cooper s'incrociano per caso in un aeroporto e scoprono una delicata verità: sono gemelli e orfani, separati da piccoli dopo infinite lotte legali dei rispettivi nonni. Lo stupore diventa desiderio di vendetta, così decidono di scambiarsi: "Dex" andrà al ranch di Ty spacciandosi per lui, così farà luce sul passato. Appena arriva, però, si rende conto che l'impresa è meno facile del previsto, perché c'è una donna... innamorata di "lui"! Dex è...

LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2015
ISBN9788858939918
Al posto giusto: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Al posto giusto - Debra Webb

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Doctor Wore Boots

    Harlequin American Romance

    © 2002 Debra Webb

    Traduzione di Salvatore Sanna

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-991-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    C’erano una volta una bella ragazza e un atletico giovanotto, innamorati uno dell’altro. Purtroppo le loro famiglie non andavano d’accordo. Decisi a separarli, i genitori di lui si trasferirono molto lontano.

    Parecchi anni più tardi, ormai cresciuti, i due ragazzi si incontrarono di nuovo casualmente e per non rischiare di essere ancora divisi si sposarono subito. Come avevano temuto, seguirono parole dure, accuse e insulti, ma niente riuscì a incrinare la loro unione.

    Il loro amore fu coronato un anno dopo dalla nascita di due gemelli maschi. I due sposi non sarebbero potuti essere più felici. Purtroppo, però, la loro felicità non durò a lungo. Il destino la spezzò, intromettendosi sotto forma di un incidente mortale.

    Entrambe le famiglie ne furono sconvolte: quello che restava dei loro figli erano solo i due neonati. Si aprì una durissima battaglia legale per ottenerne la custodia, infine un giudice prese l’unica decisione possibile in quel frangente, affidando a ciascuna coppia uno dei gemelli. In considerazione dell’ostilità che li divideva, stabilì inoltre che non dovessero esserci ulteriori contatti tra loro, almeno finché non avessero trovato il modo di andare d’accordo.

    Le due famiglie si voltarono per sempre le spalle.

    Finché un giorno...

    Dex Montgomery lasciò cadere la valigia accanto all’unico tavolino ancora libero nel bar affollato dell’aeroporto O’Hare. Allentò il nodo della cravatta e si abbandonò sulla sedia, disgustato.

    Il suo volo era stato posticipato di due ore. Che diamine avrebbe fatto in quelle due ore?

    «Che cosa posso portarle?»

    Dex sollevò lo sguardo verso la cameriera, liberando un sospiro che tradiva impazienza e frustrazione al tempo stesso.

    «Uno scotch. Liscio. E doppio, per favore.»

    La ragazza annuì e si diresse ancheggiando verso il bar, aprendosi un varco in mezzo ai tavoli.

    Con un’occhiata all’orologio, Dex considerò se fosse il caso di avvertire il nonno del ritardo. Non avrebbe potuto presenziare alla riunione del pomeriggio. Corrugò la fronte. Per un Montgomery era difficile tollerare i contrattempi, ma purtroppo non c’era modo di cambiare la situazione. Il nonno dovrà cavarsela da solo.

    Del resto, considerata la conferenza soporifera che si era dovuto sorbire, era giusto che il nonno avesse la sua parte di seccature. Per Dex quella era la terza conferenza in due mesi, e non ne poteva più di sentir discutere su come la M3I avrebbe potuto incrementare i profitti. La Modern Medical Maintenance Inc, meglio conosciuta come M3I, realizzava già un ottimo margine di profitto: se ne occupavano lui e il nonno. Avevano cominciato ad Atlanta dal niente e ora possedevano un colosso nel campo delle apparecchiature mediche.

    Gli affari consistevano nel garantire assistenza medica di qualità, ricavandone un buon utile. Non che le due cose dovessero necessariamente procedere in quell’ordine...

    «Nient’altro?» La cameriera posò il bicchiere sul tavolo e gli sorrise maliziosa. Stava flirtando.

    «No, grazie.» Dex pagò e si concentrò sul bicchiere. Non aveva intenzione di perdere tempo con una cameriera, né di sprecare due ore intere al bar.

    Devo lavorare.

    Di fronte a quel pensiero, Dex quasi scoppiò a ridere. Il suo in effetti non era un vero lavoro, si trattava solo di... coreografia. In un certo senso guidava un ballo provato molte volte al suono tintinnante del denaro. La laurea in medicina era soltanto la ciliegina sulla torta della sua posizione di presidente del consiglio d’amministrazione. Dottor Dexter Montgomery. Suonava bene, anche se nessun Montgomery si sarebbe sporcato le mani per curare un paziente. Non quando c’era altro da curare per guadagnare sempre più denaro.

    Dex si fermò. Ogni volta che si trovava lontano dall’ufficio finiva sempre per battere su quel chiodo. Il lavoro era la sua vita, non aveva altro, neppure un hobby. E a che cosa gli sarebbe servito, del resto? Aveva dei programmi che non includevano perdite di tempo, soprattutto non per sciocchi romanzetti sentimentali.

    «Ai margini di profitto» borbottò tra sé, ingollando un sorso di scotch.

    All’improvviso si irrigidì, e si sentì strano, come se i capelli gli si rizzassero sul capo. Spostò la testa a destra e a sinistra, cercando di allentare la tensione, ma la sensazione di essere osservato non scompariva. Si guardò attorno e sussultò. A un paio di tavoli di distanza sedeva un uomo, un cappello da cowboy appoggiato sul tavolo. Lo fissava sbalordito, la mano che reggeva un bicchiere ferma a mezz’aria.

    La reazione di Dex fu prima di sorpresa, poi di incredulità. Il cowboy certamente non indossava un abito di Armani come lui, ma per il resto gli somigliava come una goccia d’acqua. Aveva gli stessi capelli scuri, forse leggermente più lunghi dei suoi, gli stessi occhi scuri, la stessa mascella quadrata... lo stesso tutto.

    Dex si alzò in piedi di scatto, facendo scricchiolare sul pavimento le gambe della sedia. Senza fermarsi a pensare, si avvicinò al tavolo dell’altro, spostò il bicchiere dalla destra alla sinistra e gli tese la mano.

    «Dex Montgomery» si presentò.

    Sconvolto quanto lui, il cowboy fissò prima la mano e poi il viso di Dex. «Ty Cooper» rispose con diffidenza mentre gli stringeva la mano. A quel breve contatto, una scossa passò tra i due, una sorta di energia sconosciuta e al tempo stesso familiare.

    Dex scosse la testa. «Ma chi... Come...» L’uomo non gli somigliava soltanto, era uguale a lui!

    Ugualmente confuso, Ty indicò la sedia vuota di fronte a sé. «Forse è meglio che si sieda.»

    Ammutolito, Dex obbedì. «Non è possibile! Voglio dire...» proruppe poi, e scosse di nuovo la testa. «Non riesco a trovare una spiegazione.» Gli pareva di trovarsi di fronte a uno specchio.

    L’altro si passò una mano sul mento. «Ha ragione, amico. È strano vedersi riflessi nel volto di un altro. Lei crede che potremmo essere parenti?» Abbozzò una risata nervosa. «Cugini o qualcosa del genere?»

    Dex scrollò le spalle. «Immagino sia possibile.» Un ricordo lo punse. «Ha detto Cooper?» domandò quasi con esitazione.

    Ty annuì. «Di Rolling Bend, nel Montana. Possediamo un ranch chiamato...»

    «Rolling Bend nel Montana?» Dex si sentì gelare.

    «Sì.» Ty deglutì a fatica. «Le dice qualcosa?»

    Dex lo fissò dritto negli occhi. Faticava a credere di poter dire quello che stava per dire! «Mia madre si chiamava Tara Cooper ed era nata a Rolling Bend.»

    Ty chiamò la cameriera con un cenno. «Un altro giro, per favore» ordinò con voce stranita.

    La donna spostò lo sguardo dall’uno all’altro. «Doppio per due doppi» commentò ridendo. «Siete per caso gemelli?»

    Dex la fulminò con lo sguardo e lei si affrettò ad allontanarsi. Ty si spinse avanti, come se ciò che stava per dire fosse troppo assurdo per essere pronunciato ad alta voce. «Tara Cooper era mia madre...»

    Dalla gola di Dex venne un suono soffocato. «Ma mia madre è morta quando avevo tre mesi.»

    «Sono nato il ventun maggio del millenovecentosettanta» asserì Ty. «Mia madre e mio padre sono scomparsi in un incidente stradale quando avevo tre mesi.»

    «Davvero? Be’, lo stesso è capitato ai miei. Ma io non ho fratelli» ribatté Dex, non riuscendo a farsi una ragione di quello che gli occhi gli confermavano.

    «Neanch’io, a parte due fratelli adottivi.»

    Dex fece un gesto vago. «Potrebbero esserci state due Tara Cooper a Rolling Bend?»

    Lentamente, Ty scosse la testa. «Noi siamo gli unici Cooper della zona.»

    «Dev’esserci una spiegazione plausibile» suggerì Dex. L’adrenalina gli pulsava nelle vene, accelerando il battito del cuore. Quell’uomo non poteva essere suo fratello, era impossibile!

    «Certamente c’è una spiegazione» ribatté Ty asciutto. «Ci hanno imbrogliati.»

    Tre ore e diversi bicchieri dopo, troppi per ricordarne il numero, Dex si era dato l’unica spiegazione possibile.

    Ty era non soltanto suo fratello, ma il suo gemello. Entrambi avevano perso il volo che li avrebbe riportati a casa, ma non se ne curavano.

    La storia dei loro genitori, dal matrimonio lampo alla tragica morte, combaciava alla perfezione. A Ty era stato assicurato che non aveva altri parenti, e lo stesso racconto era stato fatto a Dex. Quest’ultimo poteva ben immaginare la reazione di nonno Montgomery alle nozze del figlio con una donna che non riteneva alla sua altezza, e comprendeva come mai gli era stato rivelato il nome della madre e poco altro.

    «Quello che vorrei sapere» intervenne Ty, la voce leggermente impastata, «è come diavolo hanno deciso chi avrebbe tenuto chi.»

    Per un lungo istante i due fratelli si guardarono negli occhi. Dex non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe stata la sua vita se fosse stato prescelto dall’altra coppia di nonni, ma non riusciva a immaginarlo. Considerando la propensione del nonno Montgomery per il controllo assoluto sulla vita degli altri, rimuginava su come il vecchio avrebbe accolto la notizia che il nipote ormai conosceva la verità. Non dubitò neppure per un istante che dietro quella macchinazione ci fosse lui.

    «Dovremmo presentarci insieme e pretendere una spiegazione» commentò prima di svuotare il bicchiere.

    Ty sogghignò. «È un’idea.» Nei suoi occhi fastidiosamente familiari brillò un guizzo di sfida. «Io dico che dovremmo fargli assaggiare la loro stessa medicina.»

    Un barlume di preoccupazione filtrò attraverso la confusione indotta dallo scotch. «A che pensi?»

    Ty richiamò l’attenzione della cameriera, indicando i due bicchieri nuovamente vuoti. «Sto pensando di scambiarci il posto, fratello. Soltanto per un po’» si affrettò ad aggiungere. «Ma abbastanza per dare una lezione alle nostre famiglie.»

    Dex dapprima esitò, poi un sorriso gli distese il volto. «Buona idea. Tutto quello che dobbiamo fare è scambiarci qualche informazione su come comportarci e che cosa fare.» Mosse le mani e inclinò la testa in un gesto noncurante. «Per quanto mi riguarda, non è

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