Una notte ancora: Harmony Destiny
Di Karen Booth
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Una notte ancora - Karen Booth
successivo.
1
Pur di giungere a lui, molte donne avevano compiuto gesti folli, ma Melanie Costello le batteva tutte. Adam Langford guardò il monitor della telecamera di sorveglianza mentre l'auto superava il cancello sotto una pioggia torrenziale che non si era mai vista da quando aveva acquistato quella tenuta in montagna.
«Che mi venga un colpo...» borbottò, scuotendo la testa.
Jack, il suo cane, gli diede un colpetto sulla mano con il muso e guaì.
«Lo so, amico mio. Solo un pazzo guiderebbe fino quassù con questo tempo.»
Un brivido gli fece rizzare i peli delle braccia. Non a causa dell'elettricità atmosferica, ma del subbuglio interiore per l'impaziente attesa d'incontrare di nuovo Melanie. Un anno prima, gli aveva regalato un'indimenticabile notte di passione per poi scivolare fuori dal suo letto e dalla sua vita prima che lui si svegliasse. Nessun tenero saluto sussurrato all'orecchio, nessun bacio d'addio. Gli aveva lasciato solo un ricordo di cui non riusciva a liberarsi e innumerevoli domande senza risposta.
Per quanto si fosse dato da fare per scoprirlo, fino alla settimana precedente non aveva conosciuto neppure il suo cognome. Era stato necessario uno scandalo giornalistico di proporzioni gigantesche per riportarla da lui. Adesso, Melanie era lì per trarlo d'impaccio dai gossip e Adam non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione per ottenere le risposte che cercava da tanto tempo.
Il campanello della porta suonò e lui si mosse verso il caminetto, colpendo con l'attizzatoio i ceppi infuocati. Ingollò l'ultimo sorso di bourbon e rimase a fissare le fiamme. Infastidito dal senso di colpa per lasciare Melanie ad attendere fuori all'addiaccio, si giustificò considerando che lei doveva iniziare a espiare la propria pena. Aveva avuto tanta fretta di fuggire quella notte che, adesso, si meritava di fremere impaziente prima che la facesse entrare.
Era stata una fortuna che Melanie Costello rimpiangesse la più spettacolare notte di sesso della sua vita. Adam Langford era il suo piacevolissimo segreto, un ricordo che le provocava deliziose sensazioni ogni volta che le tornava alla mente. E questo accadeva piuttosto spesso. Tuttavia, la telefonata di Roger, il padre di Adam, aveva posto una brusca fine al suo fantasticare e i fremiti del cuore si erano trasformati in crampi allo stomaco.
Parcheggiò l'auto a noleggio nel vialetto circolare del rifugio di montagna di Adam Langford. Nascosto in un vasto appezzamento di terreno sui monti vicino ad Asheville, in Nord Carolina, la rustica villa – con i tetti a punta e archi di sequoia – era illuminata in maniera spettacolare contro l'oscurità del cielo. Non avrebbe potuto sentirsi più impressionata o intimidita.
Il vento gelido le sferzò il viso mentre combatteva per aprire l'ombrello e le scarpe scivolavano pericolosamente sul lastrico. Sono l'unica donna al mondo che indosserebbe tacchi a spillo sotto un diluvio. Si strinse addosso l'impermeabile nero e affrontò l'imponente scalinata di pietra. Gocce di pioggia ghiacciate le bersagliarono i piedi e il viso congelato assunse un colorito rossastro. Con quei continui, spaventosi fulmini, il temporale pareva essere peggiorato da quando aveva lasciato l'aeroporto. Tuttavia, il più sconfortante incarico della sua carriera nelle relazioni pubbliche – ristabilire l'immagine di Adam Langford – richiedeva la massima e rapida attenzione.
Aggrappandosi alla balaustra scivolosa, arrancò per i gradini con il peso della borsa colma di libri sulla spalla. Lanciò un'occhiata ansiosa verso la porta, augurandosi che chiunque avesse azionato il cancello si precipitasse ad accoglierla all'interno.
Dato che nessuno apparve alla massiccia porta di legno, le toccò suonare. Ogni istante d'attesa le sembrò un'eternità mentre i suoi piedi andavano trasformandosi in due blocchi di ghiaccio. Non tremare, s'impose. E non solo per il freddo. L'idea che Adam Langford in persona la stesse attendendo le procurava un malessere generale.
I ricordi ripresero a tormentarla.
Un bicchiere di champagne, poi un altro, mentre Adam la osservava fra la folla del salone al Park Hotel sulla Madison Avenue. Perfettamente rasato, indossava un raffinato abito grigio che esaltava il fisico asciutto. L'effetto era stato tale che lei aveva desiderato dimenticare ogni forma di etichetta che aveva appreso. Era il ricevimento più trendy di New York che festeggiava il lancio dell'ultima impresa di sviluppo di software di Adam, la AdLab.
Prodigioso, geniale, visionario, il giovane Langford era stato definito in mille modi diversi da quando aveva fatto fortuna con la vendita del social media ChatterBack, ancor prima di laurearsi a pieni voti alla Harvard Business School.
Melanie era riuscita a procurarsi un invito nella speranza di allargare il proprio giro di clienti. Invece, aveva agito come non si sarebbe mai immaginata, andando a casa con l'uomo del momento, che possedeva una nefasta etichetta: donnaiolo impenitente.
Era stato abilissimo nell'approcciarla, cercando costantemente il contatto visivo intanto che avanzava con lentezza felina attraverso la sala affollata. Quando l'aveva raggiunta, le presentazioni erano parse superflue. Tutti i presenti sapevano chi lui fosse mentre Melanie era una perfetta sconosciuta. Adam le aveva domandato il suo nome e lei aveva risposto Mel. Nessuno la chiamava a quel modo.
Le aveva stretto la mano, affermando che fosse la persona più di rilievo del party. Melanie era arrossita, risucchiata nel vortice del suo fascino, rapita dal suo sguardo sensuale e dalle sue battute argute. Ciò che rammentava subito dopo, erano loro due, sul sedile posteriore della sua limousine, che si dirigevano verso l'attico di Adam mentre lui le carezzava le gambe sotto l'orlo dell'abito e le baciava voluttuosamente il collo.
Adesso si sarebbe trovata di nuovo in presenza dell'uomo che le aveva fatto perdere la testa, membro della più potente famiglia di Manhattan – ricco, intelligente e bello come un dio – e iniziava a sentirsi piuttosto tesa. Se Adam l'avesse riconosciuta, l'assoluta riservatezza che il padre di lui le aveva richiesto sarebbe svanita come neve al sole. Non c'era niente di discreto nell'essere andata a letto con l'uomo cui avrebbe dovuto ricomporre l'immagine pubblica. La reputazione di Adam, famoso per le sue avventure di una notte, aveva contribuito ad accrescere lo scandalo che lo aveva coinvolto. Melanie rabbrividì al pensiero che, invece, lui fosse stato l'unica avventura di una notte della sua vita.
Benché ritenesse maleducato suonare una seconda volta, stava per trasformarsi in un ghiacciolo. Non appena messo a punto il piano di lavoro, si sarebbe precipitata nella calda stanza del suo hotel, avrebbe indossato il pigiama e si sarebbe infilata sotto le coperte. Premette di nuovo il campanello, proprio quando scattò la serratura.
Adam Langford aprì la porta. Indossava un paio di jeans e una camicia a quadri bianchi e blu con le maniche arrotolate che mettevano in bella mostra le braccia muscolose.
Appoggiato allo stipite, si passò una mano fra i capelli castani. «La signorina Costello, presumo. Sono stupito che sia riuscita ad arrivare. Ha noleggiato una canoa dall'aeroporto a qui?»
«Ho preferito una barca a motore.» Il cuore le martellava furioso nel petto. Gli occhi blu acciaio di Adam, con quelle lunghe ciglia nere, la facevano sentire esposta... nuda.
Lui increspò le labbra in un sorrisetto beffardo e la fece accomodare. «Mi dispiace se l'ho fatta attendere. Ho dovuto chiudere il mio cane nell'altra stanza. Assale tutti gli sconosciuti.»
Melanie gli porse la mano per porre fine ai convenevoli. La sua stretta risultò forte e calda.
«È un piacere vederla, signor Langford.» Aveva evitato di dire conoscerla poiché sarebbe stata un'assurda menzogna. Quando aveva accettato l'incarico, aveva considerato che Adam conoscesse un numero incalcolabile di donne, impossibile da memorizzare. Inoltre, dopo il loro incontro, lei aveva cambiato tinta di capelli ed era passata dal castano al biondo miele.
«Ti prego, chiamami Adam e diamoci del tu.» Richiuse la porta alle loro spalle. «Hai avuto difficoltà a trovare il posto con questo acquazzone?»
Con i suoi modi informali e cortesi, le rese più facile rilassarsi e riprendere a respirare.
Non si ricorda di me. Risollevò lo sguardo, rassicurata.
«Oh, no. Nessun problema.» I suoi occhi, tuttavia, la fulminarono, riportandole alla memoria la prima volta in cui l'aveva guardata, quando era parso volesse comunicarle la propria incontenibile attrazione. «Una passeggiata» mentì, giacché aveva trascorso due ore a maledire il GPS e il parabrezza appannato.
«Prego, dammi il tuo soprabito.»
«Grazie, molto gentile.»
Strano che non ci fosse personale di servizio per svolgere quella mansione. Armeggiò con i bottoni, si sfilò l'impermeabile e si lisciò il tailleur pantalone nero e la camicetta di seta grigia. «Nessun domestico quassù?»
Lui appese l'indumento sull'attaccapanni.
«Ho una governante e una cuoca, ma le ho rimandate a casa ore fa prima che il temporale peggiorasse.»
«So di essere in ritardo, tuttavia è necessario che rimaniamo nei tempi previsti. Se stasera riusciamo a esaminare i punti principali del piano, saremo in grado di dedicare l'intera giornata di domani alla preparazione delle interviste.»
Estrasse dalla borsa i libri che aveva portato con sé.
Lui ne prese uno per esaminarne il dorso. Crea la tua immagine nel mondo aziendale.
«Scherzi, vero? Non può esserci gente che legge questa roba.»
«È un testo favoloso.»
«Lo fai sembrare un libro da leggere tutto d'un fiato.» Scosse la testa. «Andiamo nel salotto. Ho bisogno di bere qualcosa.»
La condusse lungo il corridoio in una stanza piuttosto ampia dai soffitti alti con travi di legno a vista. Le poltrone di pelle, la luce soffusa dei lampadari di ferro battuto, il fuoco scoppiettante nel caminetto rendevano l'atmosfera confortevole e intima. Una vetrata a tutta altezza, su cui la pioggia batteva con furia, occupava un'intera parete.
«Questa casa è davvero meravigliosa. Capisco perché ti sei rifugiato quassù.»
«Amo New York, ma la quiete e l'aria di montagna sono imbattibili. Qui posso realmente staccare dalla frenetica vita quotidiana.» Si passò una mano sulla nuca, mettendo a repentaglio la resistenza della stoffa sul torace possente. La camicia si scostò leggermente, lasciando intravedere la peluria scura che lei aveva accarezzato. «Tuttavia, sembra che il lavoro riesca a trovarmi anche qui.»
Melanie si sforzò di sorridere. «Non devi considerarlo un impegno. Stiamo cercando di risolvere un problema.»
«Non vorrei insultare la tua professione, ma non è esasperante trascorrere le giornate preoccupandosi di ciò che pensa la gente? Plasmando l'opinione pubblica? I media dicono ciò che vogliono, non si curano certo della verità.»
«Io la vedo più come una lotta ad armi pari.» Era consapevole che Adam fosse un caso complesso. Detestava la stampa, il che aggravava quello che era stato soprannominato lo scandalo della principessa.
«Francamente, l'intera faccenda mi sembra una colossale perdita di denaro. E presumo che mio padre te ne stia elargendo parecchio.»
Melanie strinse le labbra. «Tuo padre mi paga bene, è vero. Il che dovrebbe suggerirti quanto gli stia a cuore la cosa.» In effetti, l'anticipo sul suo onorario da parte di Roger Langford superava di gran lunga quello di tutti gli altri clienti messi insieme. La Costello Public Relations stava crescendo ma,