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La Magia del Pan di Zenzero
La Magia del Pan di Zenzero
La Magia del Pan di Zenzero
E-book234 pagine3 ore

La Magia del Pan di Zenzero

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Info su questo ebook

A volte l’unico modo per capire quanto si stimi un uomo è ricorrere alla magia del pan di zenzero.

Londra, 1888

Mrs Eleanor Redding, donna dal carattere scontroso, lavora per la Compagnia del Telegrafo Western Union. Il lavoro l’ha resa indipendente, ma lavorare è anche un modo per nascondersi dal suo deludente passato in America. Quando accidentalmente intercetta un messaggio in codice Morse, che allude a un’attività criminale, prontamente accetta la sfida. Almeno così non penserà che, per l’ennesima volta, dovrà trascorrere le vacanze di Natale da sola. Perché gli uomini non riescono a guardare oltre le cicatrici e i rovi di spine che circondano il suo cuore, e non fanno di tutto per conquistarla?

 
Mr Cameron Hallewell, nipote del conte di Albemarle, lavora per il Ministero dell’Interno e si occupa di affari esteri. Il suo compito consiste nel proteggere gli interessi britannici, ma desidera che una donna lo sorprenda inaspettatamente, che lo desideri per com’è e non per la sua posizione sociale. Quando arrivano notizie di un agente segreto straniero che, allo scopo di perpetrare un atto terroristico, si aggira per Victoria Station, si mette sulle sue tracce ma... si imbatterà invece una donna affascinante che pedina sconosciuti sulle banchine della stazione. Sarà forse lei la spia?
 
Sono come il diavolo e l’acqua santa, ma nonostante i rovi di spine di Eleanor e la delusione d’amore di Cameron con i suoi segreti, fra i due scoccherà la scintilla. Questa improbabile coppia si metterà al lavoro per stanare la spia ed evitare che il peggio si abbatta su Londra. Contando l’uno sull’altra, si innamoreranno.  È Natale. Eleanor e Cameron saranno trascinati nell’intrigante e inaspettata prospettiva di un corteggiamento e di una storia d’amore che abbraccerà l’eternità... se solo sapranno abbandonarsi al desiderio e alla passione, mai sopiti.

LinguaItaliano
Data di uscita16 ott 2020
ISBN9781071529003
La Magia del Pan di Zenzero

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    Anteprima del libro

    La Magia del Pan di Zenzero - Sandra Sookoo

    Dedicato a chi ama le storie d’amore che nascono a Natale e a chi si è ritrovato col cuore spezzato e pensa di aver chiuso con l’amore.

    Non smettete mai di crederci.

    Capitolo Uno

    17 dicembre, 1888

    Londra, Inghilterra

    Chiacchiere allegre e spensierate riecheggiavano negli uffici della Compagnia del Telegrafo nella Posta Centrale di Londra, e tutti erano concentrati sulle imminenti festività natalizie. Sembrava una gara tra il clangore delle numerose macchine del telegrafo e le quattro linee telefoniche del centralino.

    Mrs Eleanor Redding aveva tentato di ignorare quel brusio, concentrandosi sulla trascrizione di un messaggio. Dopo averlo digitato manualmente, nell’angolo in alto a destra del foglio aveva aggiunto la data, l’ora e le sue iniziali. Poi aveva inserito la missiva in un cestino al lato della sua scrivania. Un impiegato sarebbe arrivato allo scoccare dell’ora e avrebbe distribuito i telegrammi ai corrieri e ai galoppini.

    Quando terminò e poté godere finalmente di un attimo di tregua, la giornata lavorativa del sabato era quasi alla fine e lei poté prendere un profondo respiro. Quell’impiego presso la Compagnia del Telegrafo, in qualità telegrafista, era retribuito meglio, se paragonato al lavoro nelle fabbriche, ma lavorare a lungo sotto stress e la monotonia, dopo un po’ la mettevano a dura prova. I messaggi erano tutti uguali: qualcuno era in viaggio per incontrare qualcun altro, Tizio avvisava Caio della morte di Sempronio, congratulazioni o felicitazioni per un traguardo raggiunto, comunicazioni urgenti come operazioni bancarie e dati particolarmente sensibili. Dopo vari mesi passati a trascrivere messaggi, oramai tutti le sembravano banali, ben lontani dalle missive in codice Morse di cui le aveva parlato suo padre quando era piccola. Eppure, ricevere e spedire messaggi le teneva occupato il cervello, ed era una buona cosa, perché significava non avere il tempo di perdersi dietro a stupidi sogni.

    E nemmeno di crogiolarsi nell’euforia del Natale.

    «Vi auguro un buon Natale, Mrs Redding».

    Eleanor si voltò verso la collega di scrivania, accennando un sorriso alla giovane donna seduta di fronte a lei. «Grazie, Mrs Anderson. Anche a voi». Fortunata, Mrs Anderson. Aveva avuto il permesso, insieme a molti altri telegrafisti, di prendersi dieci giorni di ferie. Poiché non si prevedeva molto traffico sulle linee, i responsabili della Compagnia del Telegrafo avevano ritenuto che fosse economicamente più vantaggioso lasciare a casa la maggior parte dei dipendenti, piuttosto che pagarli per restare seduti in ufficio a chiacchierare.

    Ammesso che per Natale mi fossero concessi dei giorni di ferie non retribuite, non avrei niente da fare, se non rimanere nella pensione.

    «Oh, adoro questo periodo dell’anno», disse la donna con l’entusiasmo negli occhi che le brillavano. «Sa di calore e di famiglia, è così romantico».

    Natale. Quel periodo dell’anno durante il quale i figli diligenti tornano a casa e tutta la famiglia si riunisce intorno alla tavola, si chiacchiera, si scartano i regali, e in generale si è felici di stare tutti assieme. Quando si spettegola sulle nuove coppie, sui fidanzamenti e sui matrimoni, su chi ha allargato la famiglia e su chi è riuscita a vivere un altro anno da vecchia zitella... o da vedova, suo malgrado.

    Almeno, sembrare una vedova faceva sì che la trattassero con più gentilezza rispetto a una divorziata piantata e preferita all’amante, una che senza sforzo alcuno, era stata piuttosto prolifica in tal senso. Proliferare. Provò un sottile dispiacere.  Ecco un altro fallimento della vita di Eleanor.

    Bubbole. Mai come allora si era sentita così in sintonia con Scrooge, il personaggio di Dickens. Oltre alla famiglia, nella vita c’era altro, specialmente quando quella che si fregiava di quel nome la faceva sentire profondamente piccola e insignificante.

    Mrs Anderson si allacciò l’interminabile fila di bottoni del paltò marrone, poi indossò un insignificante cappello con un uccellino impagliato color avorio, adornato di fiori e di nastri. Perché qualcuno di così bell’aspetto volesse nascondersi dietro quel colore triste, Eleanor non riusciva proprio a comprenderlo. «Siete proprio certa di voler trascorrere le festività in ufficio?». Lanciò un’occhiata allo stanzone, dove la maggior parte dei colleghi, in paltò e sciarpa,  era in procinto di rincasare.

    «È un posto come un altro. E avrò il giorno di Natale libero. La proprietaria della pensione ha promesso che organizzerà una vera e propria festa di Natale per tutti i pensionanti». Quelli della Compagnia del Telegrafo non erano senza cuore e non avrebbero costretto i propri dipendenti a lavorare il giorno del Santo Natale. Eleanor fece spallucce. «E poi la mia famiglia è a New York. Non sentirà la mia mancanza». Già, la sua famiglia non aveva sentito la sua mancanza da che, da qualche anno, si era trasferita a Londra, come una specie di rifugiata, a causa dello scandalo. In questa frizzante città, dove era ancora netta la differenza fra classi sociali e dove il commercio prosperava, lei si era confusa nella folla e nessuno l’aveva mai infastidita. Due volte l’anno, per il suo compleanno e per Natale, riceveva dai suoi delle lettere con tutte le notizie più allegre che potesse immaginare, ma in nessuna le avevano mai chiesto come stesse, quali fossero le sue speranze, se avesse dei sogni, o se fosse felice.

    Lei non rispondeva in modo personale. In qualche maniera, le veniva più facile così. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, si trincerava dietro il famoso proverbio, nascondendo la polvere sotto il tappeto.  

    Era stata sua l’idea di rendersi disponibile a lavorare, dato che l’ufficio sarebbe rimasto sotto organico. La maggior parte degli altri telegrafisti aveva famiglia e figli; lei no. Indirizzò un altro sorriso alla sua collega, per addolcire ciò che poteva essere interpretato come un atteggiamento freddo e distaccato. La maggior parte delle persone non capiva che, saper nascondere bene i propri sentimenti, chiudere il cuore a doppia mandata per evitare possibili coinvolgimenti emotivi, era una vera e propria arte. «Godetevi i vostri figli. E vostro marito», aggiunse subito dopo, come se avesse avuto un ripensamento, perché era ciò che avrebbe detto una persona gentile.

    Caspita. Altro che bubbole.

    «Grazie. Non vedo l’ora. Fred è così caro; il Natale lo elettrizza, come fosse un bambino», Mrs Anderson ammise. Il fermento per le vacanze le aveva cancellato dal volto i segni del tempo. Le gote si tinsero di rosso, mentre gli occhi brillavano. «È uno dei motivi per cui lo adoro».  

    «È meraviglioso». Al suono di quelle parole Eleanor si fermò appena prima di alzare gli occhi al cielo. «È confortante sapere che in giro ci sono bravi uomini». Le donne dove trovavano questi bravi uomini? A lei sembrava fossero esseri mitologici, come l’unicorno.

    Un luccichio da donna calcolatrice baluginò nello sguardo della sua collega. «Vorrei che mi permetteste di proporvi mio fratello maggiore. Non è soltanto un tipo virile, ma è come dovrebbe essere un gentiluomo. Sarebbe un buon marito per voi».

    Eleanor strinse i denti e quando provò dolore alla mascella, si costrinse a rilassarla. «Me la cavo piuttosto bene da sola, comunque vi ringrazio». Perché mai ogni donna innamorata pensa che anche tutte le sue conoscenze femminili debbano sprofondare in quella condizione così ingiusta? «Ho avuto la mia bella dose di ciò che i gentiluominipossano offrire, e di mariti, quindi non voglio più sentir parlare di matrimonio. O di qualsiasi altra cosa un uomo possa offrire». In un angolino della sua mente si mise in guardia per non palesare l’amarezza che provava dentro di sé, poiché aveva trentadue anni ed era troppo vecchia per fantasticare su quel genere di cose. «Magari, se dovessi sentirmi sola, prenderò dei gatti».

    «I gatti sono un mero sostituto di un uomo, Mrs Redding», replicò Mrs Anderson, disgustata, la fronte corrugata. «Non possono riscaldarvi in una notte d’inverno, come sarebbe in grado di fare un uomo».

    Questa volta Eleanor davvero dovette alzare gli occhi al cielo. «Vero, ma almeno non tradiscono, per non dire altro».

    Due matrimoni finiti con uno scandalo, e un amore non corrisposto, le avevano lasciato l’amaro in bocca. Non che avesse mai conosciuto il vero amore. Nessuna di quelle relazioni si era mai fondata su sentimenti profondi. Piuttosto, erano state un mezzo per raggiungere uno scopo. Da allora, aveva scoperto che gli uomini erano creature vili che non sapevano cosa fosse la fiducia. Meglio tenerli a debita distanza.

    «Capisco, e sono profondamente dispiaciuta che voi siate così sfortunata». La donna sospirò, come se Eleanor fosse una causa persa. «Se doveste cambiare idea, fatemi  sapere. Mio fratello sarebbe perfetto per voi. Passate delle buone feste». Poi, salutando con un gesto della mano, Mrs Anderson s’incamminò sul pavimento polveroso, facendo risuonare i tacchi nell’improvviso silenzio causato da quell’esodo di massa.

    «No, non cambierò idea», bofonchiò Eleanor fra sé e sé. «Voglio solo essere lasciata in pace. Perché la maggior parte delle persone non lo vuol capire?». Eppure, una fitta si fece largo attraverso i muscoli dello stomaco. Che sciocchezza, coltivare la debole e stupida speranza sepolta giù in fondo, che lei potesse alla fine trovare un uomo che la stimasse. Sbuffò e ricacciò indietro quel pensiero. Le storie d’amore non facevano per lei; questo, di sicuro, le aveva insegnato la vita.

    Con un sospiro, riportò la sua attenzione all’ufficio. Erano rimasti alcuni inservienti per mettere in ordine le postazioni.

    Il ronzio delle voci svanì, mentre gli inservienti scendevano per le scale dagli uffici del secondo piano. Eleanor tornò al suo telegrafo. Nessun ticchettio o segnale era arrivato sulla linea nell’ultima manciata di minuti, e mentre con la mano stava per rimuovere l’auricolare, l’inconfondibile rumore di un messaggio in codice Morse le riecheggiò nelle orecchie.

    Strano. La maggior parte dei messaggi era trasmessa usando un bizzarro alfabeto di parole abbreviate o con vocali mancanti, e bisognava essere abili perché fossero tradotte in qualcosa che assomigliasse a una missiva comprensibile dal destinatario.  Erano passati mesi dall’ultima volta che aveva trascritto messaggi in codice. Il cuore perse un battito. Che cosa poteva essere? Lanciò un’occhiata furtiva all’altro telegrafista, Mr Gibson, tutto preso dal suo telegrafo. Poi, Eleanor ascoltò attentamente i punti e le linee. Dato che il rumore era debole, fece uno sforzo per percepirlo. Il messaggio non era stato inviato sulla sua linea, ma si era sovrapposto ad un’altra. Cose del genere succedevano con regolarità impressionante.

    - .... . .-. . / .. ... / -. . .—... .-.-.-

    Lei si accigliò. Sebbene avesse imparato il codice Morse americano stando in braccio a suo padre, era stato piuttosto facile imparare il codice Morse europeo. Era solo questione di mettersi all’ascolto in modo diverso.

    Il messaggio in codice arrivò per la seconda volta, e sarebbe arrivato ancora fino a quando qualcuno non avesse risposto.

    - .... . .-. . / .. ... / -. . .—... .-.-.- Ci sono novità.

    Diede una scorsa veloce alla stanza e digitò sul tasto del telegrafo.

    Continua —. -—/ .- .... . .- -..

    Passarono diversi secondi di tensione, prima che arrivasse la risposta.

    —. . - / .- ... .- .—. Incontriamoci al più presto.

    Eleanor deglutì a fatica, il cuore in gola, mentre pigiava sul pulsante.

    Dove? .—.... . .-. . ..—..

    Oddio, con chi stava parlando e perché mai tutta quella segretezza? Le tremavano le mani.

    ...- .. -.-. - -—.-. .. .- / ... - .- - .. -—-. Victoria Station.

    Quando? .—.... . -. ..—..

    -—-. . / .... -—..- .-. .-.-.- / .. / ... .... .- .-.. .-.. / ..-. .. -. -.. / -.—-—..- .-.-.- Fra un’ora. Ti cerco io.

    Rimase in ascolto, concentrandosi per qualche minuto, ma non arrivarono altri messaggi. Non sapeva da dove provenissero perché non aveva pensato a rintracciarne la fonte. Era stato già abbastanza difficile trascrivere quel debole e inquietante messaggio non destinato alla sua linea.

    Cosa diavolo se ne faceva di quelle informazioni?

    Dopo un’altra rapida occhiata in giro nell’ufficio, rivolse lo sguardo all’orologio appeso alle sue spalle, proprio al centro della parete. Le diciannove in punto. Era tempo di andar via. Tirò fuori il foglio dall’apparecchio ricevente e lo appallottolò. Non c’era bisogno che lasciasse in giro prove di quella conversazione.

    Affidò la pallina di carta alla sua borsetta, mise in ordine la sua postazione di lavoro, infilò le braccia nelle maniche della lunga giacca di lana blu, raccattò l’ombrello abbinato e poi indossò il cappello con nastri di colore blu e malva meravigliosi, perline e un grande fiocco vaporoso da un lato. I cappelli erano la sua unica debolezza; non ne aveva mai abbastanza delle creazioni da modista. La facevano sentire bella anche quando sapeva per certo di... non esserlo. Incredibile: era questo il complimento più vicino all’idea di bell’aspetto che si fosse mai sentita rivolgere, ma i cappelli la aiutavano a distinguersi per strada dal resto delle signore che vestivano in modo sciatto. La vita forse l’aveva sconfitta, ma non voleva vestirsi come quelle donne.

    Bisbigliò un saluto a Mr Gibson che le rispose con un cenno del capo. Finalmente, uscì  dagli uffici della Compagnia del Telegrafo.

    Il modo più veloce per raggiungere Victoria Station era a piedi. Quando andava bene, ci metteva meno di dieci minuti, anche se le strade, sempre sporche, erano trafficate e brulicavano di pedoni e di carrozze. Appena uscita, Eleanor infilò un paio di guanti di pelle blu. Voluttuosi fiocchi di neve svolazzavano pigramente nell’aria, così minuscoli da sciogliersi prima di posarsi. Che sfortuna, almeno se fosse continuato a nevicare, la coltre bianca avrebbe ricoperto la fuliggine, il sudiciume e la sporcizia delle strade di Londra, anche se per breve tempo.

    Era proprio interessante vedere come la neve riuscisse a rendere il paesaggio incontaminato e nuovo. Peccato che la stessa magia non funzionasse sulle persone. 

    Guardava sottecchi la folla che camminava nella direzione opposta alla sua, mentre una remota speranza ancora una volta era uscita dalla scatola in cui lei l’aveva riposta. Un vaso rotto non potrà mai tornare come prima, a prescindere dalla coltre di neve soffice e ghiacciata. In quel periodo dell’anno, i fiocchi di neve contro il cielo plumbeo rendevano l’atmosfera romantica e magica, e per lei era più evidente che vi fosse qualcosa che le mancava; per questo, si sentiva diversa dalla maggior parte delle donne, come un pesce fuor d’acqua che soffriva.

    Ma’! Di tanto in tanto mi rendo conto di essere sola – senza compagnia – non nel senso di non avere un uomo accanto. Non è una colpa, e non significa che per questo io sia debole.

    Eleanor strinse i laccetti della borsetta. Perché il Natale, e tutto ciò che ruota intorno ad esso, ingigantisce i difetti e i limiti di una persona? Come mai era arrivata al punto di pensare di essere sola come una barbona? Dove era andato a finire lo stupore per quella festa? Prima di sposarsi, si comportava come Mrs Anderson. Era stata l’innocente dagli occhi sgranati che coltivava la speranza di cambiare il mondo... e il suo uomo. Che stupida aver pensato che lui potesse cambiare, specialmente se il lui in questione non si rendeva conto di comportarsi male.

    E adesso? Deglutì a fatica,  la gola improvvisamente secca. Oggi non credeva più nella magia o nell’amore. Erano cose, quelle, che appartenevano alle fiabe e ai sogni innocenti.

    Di certo non vi era posto per loro in una donna sopra i trent’anni che aveva visto la sua vita sconvolta perché aveva creduto nell’amore. Sollevò il mento, guardò il cielo sopra di sé, e lasciò che i fiocchi di neve le baciassero lievi le guance. Con la coda dell’occhio, scorse la stella polare che brillava e, all’improvviso, lei fece una cosa che non aveva più fatto da quando era bambina: espresse un desiderio.

    Vorrei che un gentiluomo potesse incollare magicamente tutti i cocci rotti della mia vita e mi rendesse una donna completa, un uomo che mi desideri, nonostante le mie cicatrici e le mie spine, un uomo che non abbia remore a combattere per conquistare il mio cuore malconcio.

    Mentre la facciata di Victoria Station appariva all’orizzonte, Eleanor sospirò. Esprimere desideri era sciocco, come sperare che un qualsiasi uomo si comportasse in modo diverso rispetto a quelli che aveva conosciuto lei. Almeno ora, si presentava la possibilità di un intrigo, il che l’avrebbe aiutata a togliersi dalla mente sogni che non si sarebbero mai realizzati. Con il messaggio in codice Morse impresso nella mente, s’incamminò verso l’entrata della stazione e improvvisamente fu in mezzo a una folla di pendolari che si accingevano a prendere l’ultimo treno della sera diretto fuori città.

    Come diamine faccio a trovare il mittente di quel messaggio quando non so che aspetto ha? Sarà un uomo o una donna? Avrei dovuto fare più domande. Solo che così si sarebbe fatta scoprire e non sarebbe più sembrata un’intercettazione casuale.

    Tutta quella faccenda avrebbe potuto essere una cosa innocente, ma se si è innocenti,   non si danno appuntamenti in segreto. Se si fosse trattato di notizie urgenti per la popolazione mondiale, quel messaggio sarebbe stato trasmesso con un normale telegramma, come quelli che lei riceveva quotidianamente. Lo stomaco era un groviglio di nervi. Sono stata coinvolta involontariamente in un intrigo di spie?

    Aveva l’obbligo di scovare il colpevole. Un lieve sorriso le incurvò le labbra mentre camminava sulla banchina del binario uno. Che brividi. Forse le abilità che suo padre le aveva insegnato a sviluppare durante la guerra di secessione americana si sarebbero rivelate utili. E se fosse riuscita a scovare una spia fra tutti quei potenziali viaggiatori? Che cosa aveva a che fare lei con loro?

    Be’, non era il momento di preoccuparsene. Appoggiata contro una colonna in pietra, scrutava i passanti. Supponendo che il mittente del messaggio fosse un uomo – di certo doveva esserlo, perché gli uomini portavano guai ed erano inaffidabili, esemplari perfetti per un intrigo

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