Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Se Roma è fatta a scale. Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini
Se Roma è fatta a scale. Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini
Se Roma è fatta a scale. Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini
E-book170 pagine1 ora

Se Roma è fatta a scale. Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Questi settantasei racconti sono visioni insolite, dal basso o dall’alto di una scalinata, rivolte con grande attenzione alla città e alle sue trasformazioni. Le scale più famose, ma anche quelle poco note, quelle visibili e quelle nascoste, a due passi dalle vie più frequentate o infilate nel verde dei parchi, tutte alla fine raccontano il vivere quotidiano. Dalla scalinata di via Giovanni da Montecorvino (vicino al Bar dei Cesaroni) alla scalinata di Trinità dei Monti, da quella che sale verso il Campidoglio alle innumerevoli rampe che ci portano sul Tevere. Le storie, le atmosfere del sopra e del sotto, l'architettura, le peculiarità…"Se Roma è fatta a scale" è composta da brevi prose poetiche disegnano nel loro insieme un quadro del tutto particolare della Città Eterna: alla base delle scale c’è la città, sopra pure; le scale stesse sono città e appartengono a tutti noi.
LinguaItaliano
Data di uscita11 set 2020
ISBN9788831461085
Se Roma è fatta a scale. Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini

Correlato a Se Roma è fatta a scale. Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Se Roma è fatta a scale. Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Se Roma è fatta a scale. Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini - Alessandro Mauro

    Scritti Traversi

    SE ROMA È FATTA A SCALE

    Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini

    di Alessandro Mauro

    SE ROMA È FATTA A SCALE

    Stanno alle strade come traverse però fatte di gradini

    di Alessandro Mauro

    © 2016 - Edizioni Exòrma

    Via Fabrizio Luscino 73 - Roma

    Tutti i diritti riservati

    www.exormaedizioni.com

    Progetto editoriale Orfeo Pagnani

    Collana Scritti Traversi

    ISBN 978-88-31461-08-5

    Impaginazione omgrafica, roma

    VIA DELLA CORDONATA

    Riluttante all’idea di diventare metropoli, Roma è talvolta vagamente incline all’evocazione sospirosa – dal ponentino agli stornelli, passando per la trippa con la mentuccia – delle belle cose di una volta.

    Un posto di primo piano, nel santuario laico dell’iconografia cittadina, spetta ai nasoni, le fontanelle di forma cilindrica la cui cannella per far uscire l’acqua, a getto continuo, è piazzata a un’altezza che la fa appunto sembrare un grosso naso.

    Da un po’ di anni ce ne sono meno, probabilmente per questioni di risparmio idrico: la stessa ragione per cui i non molti superstiti sono a volte senza naso, sostituito da un rubinetto color oro piazzato in fronte che si aziona a pressione, posticcio ma ecologico.

    Via della Cordonata, per gli appassionati del genere, è un posto da andarci in pellegrinaggio, perché alla base della scalinata morbida che dà il nome alla strada c’è un’incredibile fontanella trinasuta, pezzo meraviglioso e forse unico nella collezione cittadina della potabilità per tutti.

    La piccola strada a valle della cordonata si chiama, puntuale, via delle Tre Cannelle, ma sono le grandi vie delle immediate vicinanze a far sì che la scala, luogo di per sé appartato e quasi intimo, che custodisce un albergo e un liceo privato, metta in comunicazione, dall’alto in basso, nientemeno che XXIV Maggio e IV Novembre, ovvero la data del 1915 in cui l’Italia entrava in guerra e quella del 1918 in cui ne usciva.

    Portare qualche classe a fare lezione in quei gradini ombrosi, al riparo dagli stradoni patriottico-turistici, potrebbe servire a dire che la guerra è salita, e strettoia, giacché la scala, complice, si assottiglia salendo.

    E che la pace è una ricchezza da festeggiare, magari con una bella bevuta in compagnia.

    RAMPA MASSACIUCCOLI

    La Rampa Massaciuccoli è poggiata da un lato, con la strada omonima che le scorre a fianco e poi curva dalla parte opposta, suggerendo la possibilità di sfiorarla e passare oltre, senza curarsene.

    Fosse in casa, sarebbe magari una scala che porta in soffitta.

    Invece le tocca la città, che qui vicino è un po’ cambiata e adesso si dà arie da metropoli.

    Imboccare via Massaciuccoli lasciandosi dietro piazza Annibaliano significa volgere le spalle a una delle pochissime fermate della metropolitana inaugurate nel presente millennio.

    C’è, ovviamente, la M bianca in campo rosso, c’è parecchio cemento, c’è sullo sfondo Sant’Agnese, a ricordare dove siamo e mitigare ogni eventuale suggestione di futuro.

    La rampa ha tre serie di scale. Fosse una poesia ne sarebbero le strofe. E nel caso racconterebbero di avere visto infanzie ancora passate in strada e giochi da cortile, anche in questa Roma probabilmente mai transitata per le cartoline.

    Ma lo si potrebbe capire solo una volta arrivati su in cima, perché la rampa punta dritta al fianco di un palazzo e sembra non portare a granché, se non fosse che – specie a certe ore del giorno – arriva luce da un lato, come nei quadri di Vermeer, a suggerire un altrove.

    Lassù a sinistra, infatti, c’è uno slargo che è già l’inizio della strada, via Pusiano, che procede in salita, verso destra.

    Le macchine, qui come altrove, modificano il paesaggio. Ma sono quasi tutte parcheggiate, e possono passare interi minuti in cui, se l’ora e il caldo sono appropriati, si sentono soltanto le cicale.

    E può anche accadere che arrivi, se qualcuno ha cominciato a cucinare, l’odore concretamente nostro del sugo per la pasta.

    Non dovesse succedere, il luogo sembra adatto, anche senza profumi, a cercare di immaginarselo.

    VIA DEI QUERCETI

    La maggior parte delle rampe, a Roma, è preceduta da piccole colonne, solitamente in marmo.

    Stanno lì soprattutto per evitare che qualcuno si scapicolli di sotto con la macchina, esclusiva riservata a 007.

    A parte questo, però, quei piantoni bassotti sono arredo specifico delle scalinate, con l’eccezione di quelli che cingono qualche palazzo importante, e che a quell’occupazione prestigiosa sacrificano, come spesso accade, anche un po’ di libertà, condizione sottolineata talvolta dalle catene che li collegano.

    Non hanno catene, invece, questi che presidiano la sommità delle scale e in rari casi la base, e se ne stanno in coppia, o in piccoli gruppi, la cui ordinata equidistanza non diventa quasi mai marziale.

    In cima alla scalinata di via dei Querceti ce ne sono dieci, con buone possibilità che si tratti del record cittadino, tanto più in proporzione al numero degli scalini, che sono soltanto dodici.

    Trovarne la metà impacchettata da lavori in corso fa pensare a una squadra con assenze importanti, e all’attesa o al ricordo di tempi migliori. Conferma, per chi ha dubbi, che la vita non è perfetta.

    Però fa regali, e la parziale indisponibilità di questa scala rende più facile accorgersi che da qui se ne vede un’altra.

    Solo raggiungendola si apprende che scende, insieme a una dirimpettaia un po’ diversa, verso la basilica di San Clemente, meraviglia mosaicale con annesso chiostro, che a sua volta ha sei scalini affacciati proprio sulle due rampe.

    È il vecchio ingresso della chiesa, diventato cortiletto di fatto, che tanto i sampietrini quanto i piccoli mattoni dei muri fanno sembrare esso stesso mosaico.

    Da lì si può ricambiare lo sguardo alle colonnine in formazione rimaneggiata, avendo più chiaro del solito che in città, umani compresi, tutto quanto è tassello.

    VIA GIOVANNI DA MONTECORVINO

    Di solito te lo chiedono con un sorrisetto misto di complicità e minima vergogna, come a dire: Lo so, non ti sto domandando dove stanno i Musei Capitolini, però sai benissimo di che parlo e probabilmente li hai visti pure tu.

    Se incontrate coppie di turisti in giro per la Garbatella, a volte con figli che condividono il setaccio, quasi sempre stanno cercando il Bar dei Cesaroni.

    Lui, frontale per posizione e vocazione, verbalizza al viandante il fatto di essere quello che presta la facciata alla seguitissima serie tv.

    Più in alto della scritta Bar dei Cesaroni, posizionata su una tenda da sole, ce n’è un’altra che com’è noto sta direttamente sul palazzo che ospita il locale e dice solo Garbatella, dieci lettere che – casomai non trasudassero sufficiente identità – sono incastonate tra due stemmi dell’Associazione Sportiva Roma, mentre due bandiere della medesima incorniciano il tutto.

    Solo chi si avvicina però può farsi una fischiata col pappagallo Nerone, e già che c’è accorgersi che il bar, dentro, non c’entra niente con quello della serie, scorgendo nei biliardi sul retro appartata concentrazione e zero riflettori.

    Fuori, a pochi metri, c’è un altro locale, che specie all’ora dell’aperitivo contribuisce alla vivacità dello slargo. Da lì, tra tavoli e tavoli, parte in salita – perciò, ragionevolmente, avvicinandosi alla luna – la scalinata di via Giovanni da Montecorvino.

    Si può salire per il gusto di andare, per scoprire che il palazzo del bar – ineffabile

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1