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Croce e testa
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E-book112 pagine1 ora

Croce e testa

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Info su questo ebook

Roberto Russo è uno sfaccendato giovane playboy a cui piace recarsi nei night, osservare le ballerine, sceglierne una e trascorrere con lei la notte. Tra queste, la sua preferita è Michela, ragazza allegra e intelligente, sempre disposta ad ascoltarlo. Alle spalle, oltre a una carriera da agente immobiliare, ha un matrimonio finito, non senza strascichi, e una figlia. Ora vive in casa dei genitori, attingendo ai suoi magri risparmi e circondandosi di amicizie equivoche.
Una sera, mentre si trova con la ballerina riceve la telefonata della madre che lo invita con urgenza a rientrare a casa perché è accaduto un evento che coinvolge tutta la famiglia. Roberto scopre così che è scomparso il fratello Paolo, il figlio prediletto, quello con famiglia e lavoro apparentemente perfetti.
Cosa può essere accaduto? Nonostante la denuncia di scomparsa, le forze dell’ordine non hanno molto su cui basare le indagini. La mancanza di indizi anzi fa propendere per un allontanamento volontario.
Mentre Roberto cerca di riprendere il filo della sua vita, alle spalle di un meschino deus ex machina si agitano passioni, ossessioni, tradimenti e gelosie.
LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2020
ISBN9788832927139
Croce e testa

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    Anteprima del libro

    Croce e testa - Michele Visconti

    illuminante.

    Prologo

    Il night era proprio sotto l’hotel, il casinò poco distante, Roberto alloggiava lì ma non andava a giocare, il suo vizio principale erano le donne: si recava al locale notturno a guardare le ragazze nude dimenarsi per poi sceglierne una e portarla in camera. Gli capitava di rado di sedersi al tavolo, generalmente aspettava in piedi e preferiva andare direttamente al sodo, era schivo e non amava nemmeno farsi vedere: non per pudore o per i giudizi della gente ma semplicemente perché voleva essere invisibile. Quella sera era diversa però, sulla pedana si esibiva Michela. Con Michela era differente, non che non ci andasse a letto, ma con lei poteva parlare di tutto, senza riserve mentali: era una vera amica. Si accomodò quindi a un tavolino, e subito dopo si avvicinò il cameriere.

    Le porto qualcosa da bere? Un whisky?

    No, mi porti qualcosa di non alcolico.

    Cosa preferisce?

    Un succo di ananas.

    Perfetto.

    Il cameriere si allontanò alquanto stupito: in un posto come quello non gli capitava spesso una simile richiesta, sperava che nel fondo del frigorifero fosse rimasto ancora qualche succo di frutta non scaduto. Sul palco fu buio per qualche secondo, la musica si fermò e poi un boato e tanta nebbia: comparve lei, la regina della serata. Michela si muoveva sinuosa come un serpente tra le luci colorate: capelli rossi tinti, occhi verdi. Il corpetto che indossava quasi scoppiava, non le fece molta compagnia, dopo un minuto rimase senza: ballando tolse anche il reggiseno, gli occhi della sala erano tutti puntati su di lei. Quei capezzoli turgidi sembravano due chiodi: due chiodi rosso fuoco che ipnotizzavano tutti i presenti in sala. Finì il suo numero e attraversò lo spazio tra i tavolini, qualcuno riuscì a infilarle qualche euro nel minuscolo pezzo di stoffa che copriva gli ultimi centimetri della sua pelle. Andò dritta da Roberto, i tentacoli che aveva attraversato non erano riusciti a trattenerla.

    Ti siedi a bere qualcosa?

    No, andiamo. Non mi farebbero stare tranquilla.

    Va bene.

    Tieni questa. Roberto tolse la giacca e le coprì le spalle.

    Tracannò l’ultimo sorso di ananas e prese per mano la ragazza tirandola via. Raggiunsero l’ascensore.

    Non sembri quello che sei.

    Cosa sono?

    Un vizioso donnaiolo.

    E cosa sembro?

    Un cavaliere, un uomo all’antica. Forse in passato lo sei stato.

    Forse in un’altra vita, disse guardandosi in uno degli specchi che li circondavano.

    I due entrarono nella camera di lui, Michela mise la giacca su una gruccia e la ripose nell’armadio, poi appoggiò le mutandine su una sedia e disse: Vado a fare una doccia.

    Va bene.

    Roberto tolse la camicia e le scarpe e si stese sul letto, mise il suo cellulare sul comodino accanto alla finestra: gli spigoli gli avrebbero dato fastidio. Chiuse gli occhi, sentiva l’acqua scorrere e si rilassò: gli sembrò un ruscello di campagna. Per un attimo pensò di essere altrove e non in quella camera di albergo. Subito dopo uscì Michela dalla doccia e a quel punto veramente gli sembrò di essere in paradiso: era in accappatoio e aveva i capelli bagnati, l’uomo non restò indifferente, cominciò a battergli forte il cuore, si fece paonazzo. Si trattenne giusto perché non era più un ragazzino, altrimenti le sarebbe saltato addosso senza contegno.

    Tutto bene? Michela sedette sul letto accanto a lui.

    Certo.

    Dopo qualche istante il telefonino sul comodino cominciò a suonare e illuminarsi.

    Non rispondi?

    Preferirei buttarlo dalla finestra.

    Ma costa un sacco di soldi.

    Capirai.

    Dai, vedi chi è. Nel frattempo vado a farmi una tisana.

    L’uomo afferrò l’arnese infernale, vide che era sua madre e fece scorrere la banda verde.

    Pronto!

    Roberto, dormivi?

    No, che c’è?

    È successa una cosa molto brutta a tuo fratello.

    E io cosa posso fare?

    Conviene che torni subito qui.

    Capito, riguarda anche me?

    Riguarda tutti.

    Okay mamma, domani in giornata sarò da te, giuro!

    Va bene. Ti aspettiamo.

    Michela comparve nuovamente con una enorme tazza bianca tra le mani e soffiava delicatamente sul vapore che veniva su.

    Chi era?

    Era mia madre.

    È tutto a posto?

    Dice che è successa una cosa brutta a mio fratello.

    Oddio, mi spiace. Ma vedo che la cosa non ti ha scalfito più di tanto.

    Già, penso che tornerò a casa.

    Non hai chiesto di cosa si trattava?

    No, me lo diranno lì.

    Quando riparti?

    Pensavo domattina, ma ti dirò che non ho molto sonno, magari a breve mi metto in macchina.

    Senti Roberto, anch’io rientro domani, partirei da San Remo. Ma se ti fa piacere, viaggiamo insieme. Poi mi lasci a Riardo e tu continui per la tua strada. Sempre se non ti scoccia la deviazione.

    No, che dici? Mi farai compagnia. Sarà un piacere.

    Roberto Russo indossò nuovamente le scarpe, nel frattempo Michela si asciugava i capelli.

    Metto giusto un paio di jeans e partiamo. Non ho intenzione di truccarmi.

    Fai pure con comodo. Non ho nessuna fretta.

    1

    La gabbia

    Michela si precipitò a prendere i bagagli che aveva nella sua stanza, nel frattempo Roberto andò nel parcheggio a mettere in moto la macchina. L’uomo vide comparire la ragazza dallo specchietto retrovisore; lei sistemò subito le sue cose nel bagagliaio e poi salì in macchina dal lato del passeggero.

    Sei stata velocissima.

    Avevo tutto pronto, ti ho detto che sarei partita tra qualche ora.

    Possiamo andare?

    Certo.

    L’auto lascio il piazzale e imboccò la strada principale, i fari dell’auto squarciavano il buio della notte.

    Che bella macchina che hai! È un fuoristrada?

    Più o meno, non credo che sarebbe all’altezza sullo sterrato.

    È molto lussuosa.

    Pensa che la prima volta che ho alloggiato qui gli impiegati dell’albergo pensavano che fossi un personaggio famoso. Mi hanno chiesto chi ero, per scherzo ho detto che ero un cantante greco. Molti mi hanno chiesto l’autografo, e hanno messo una mia foto nella hall insieme a quelle degli attori americani che son passati nella struttura.

    Ah, ma allora eri tu quello! Ci avevo fatto caso alla somiglianza spaventosa, e mi chiedevo chi fosse quel tizio.

    I due risero di gusto.

    Posso farti una domanda? riprese Michela.

    Spara.

    Come mai non hai chiesto di più a tua madre?

    Beh, perché semplicemente non mi andava di saperlo. Non ho un buon rapporto con lei, e in generale non ho un buon rapporto con la mia famiglia.

    È così per molta gente sai, non so se è una cosa che può consolarti ma questa è una condizione che riguarda molte persone.

    "Mia madre è una gabbia, lo è stata da bambino e ora che mi capita di trascorrere molto tempo a casa dei miei lo è ancora di più. Principalmente ha stroncato molte delle mie passioni e mi ha costretto a una vita che non avrei voluto ma che piaceva a lei. È assillante sulle cose più gravose come sulle cose più banali: ad esempio sono costretto a mangiare le sue sbobbe insipide, e i suoi contorni fritti e strafritti pieni di olio, come melanzane e peperoni. La domenica poi è fisso il ragù napoletano, dice che a lei piace e ci mette un sacco di carne. A lei piace ma a stare male ogni

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