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Lo spazzino
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E-book195 pagine2 ore

Lo spazzino

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Info su questo ebook

Bertram e i suoi tre amici hanno formato una piccola banda di ladruncoli chiamata "i Falchi". Il ragazzo vive da solo con la madre, che fa la cameriera. Non ha molto ricordi del padre, arrestato per omicidio e condannato all'ergastolo quando Bertram aveva solo sette anni. Un giorno, Bertram ruba un costoso giubbotto di pelle "Schott Made in USA" da un ristorante, episodio che comporterà conseguenze disastrose, e non soltanto per lui. Rolando Benito, un investigatore dell'Istituto per la vigilanza sulle forze di polizia, e il suo collega, vengono inviati a interrogare due poliziotti. Un agente di custodia si è buttato dalla sua finestra al quarto piano, proprio mentre i due poliziotti arrivavano per rispondere a una chiamata per rumori molesti provenienti dal suo appartamento. Dato che l'agente di custodia è il padre di una compagna di scuola della sua nipotina, Rolando viene a sapere che nella prigione dove lavorava è morto un detenuto e che l'agente stesso si sentiva minacciato e sorvegliato. Possibile che non si sia trattato di suicidio? Anne Larsen, una reporter di TV2 Jutland Est, sta seguendo anche lei l'indagine su questo caso. Tutto sembra vertere attorno a un detenuto, l'omicida Patrick Asp, che ha ucciso la propria figlioletta neonata ed è recluso nel carcere dove lavorava l'agente di custodia. Mentre avvengono altre morti misteriose e un giudice della Corte Suprema scompare senza lasciare traccia, Rolando Benito e Anne Larsen si coalizzano alla ricerca di un nesso tra gli eventi. Questo collegamento si scopre essere Bertram e il suo furto del giubbotto, ma ora anche la vita di Anne è a rischio. -
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2019
ISBN9788726230628

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    Anteprima del libro

    Lo spazzino - Inger Gammelgaard Madsen

    Lo spazzino

    Original title:

    Sanitøren

    Copyright © 2017, 2019 Inger Gammelgaard Madsen and SAGA Egmont, Copenhagen

    All rights reserved

    ISBN: 9788726230628

    1. E-book edition, 2019

    Format: EPUB 2.0

    All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    Lo spazzino

    Episodio 1:6

    La lista

    Gli stava un po’ troppo largo di spalle. Odorava di pelle nuova e di tabacco e il cuoio aveva il colore del cognac; emise un lieve cigolio quando piegò il braccio per rivolgere agli altri il saluto segreto della loro piccola gang.

    Per prima cosa ci si doveva colpire il petto con il pugno, poi portare l’indice e il medio alla tempia destra, infine fare pugno contro pugno con ciascuno degli altri.

    Era stata un’idea di Jack. Andava matto per i rituali; o meglio, per qualsiasi genere di ossessioni, in realtà. Questa fissa gli era valsa la diagnosi di un disturbo, grazie alla quale adesso non era più costretto a lavorare. Era il più grande del gruppo e, secondo i piani, sarebbe dovuto diventare un apprendista carpentiere a partire da quell’autunno, ma poi sua madre lo aveva trascinato da uno psicologo a causa del suo strano bisogno di contare tutto e di ripetere allo sfinimento gli stessi gesti.

    Con una nota di qualcosa che pareva orgoglio nella voce, Jack aveva riferito agli amici che lo psicologo l’aveva chiamato disturbo ossessivo-compulsivo. Ora poteva vantare qualcosa che gli altri non avevano.

    Anche Bertram avrebbe voluto una diagnosi analoga, che lo dispensasse dal lavorare. Era alla ricerca di un impiego sin da quando aveva finito la scuola dell’obbligo, avendo già deciso da tempo di non proseguire gli studi, ma aveva scoperto che non era affatto facile trovare un lavoro.

    Nel frattempo aveva conosciuto Jack e gli altri e avevano messo su quel gruppetto, dandosi il nome di Falchi. Era una presa in giro non troppo sottile dei cosiddetti Falchi della notte, un gruppo di privati cittadini che, in tutto il paese, pattugliava le strade di notte per aiutare a mantenere l’ordine e la tranquillità.

    I Falchi, come l’uccello di cui portavano il nome, erano intelligenti e feroci, cacciatori nati, dotati di appendici acuminate; gli altri, invece, erano solo una manciata di nottambuli a cui piaceva fare tardi.

     Caaaaspita, che giubbotto da paura! disse Felix con un’espressione davvero colpita, alzando una volta tanto lo sguardo dallo schermo del tablet, la cui luce riflessa dava alla sua pelle un aspetto ancor più pallido e cinereo di quanto già non fosse.

     Dove diavolo l’hai preso? Jack soffiò un po’ di fumo della sigaretta dall’angolo della bocca e rivolse a Bertram un’occhiata carica di sospetto.

     Già, dove l’hai fregato? chiese Kasper centrando in pieno nel segno.

    Al ristorante ammise Bertram, cacciando le mani nelle tasche del giubbotto nel tentativo di darsi un’aria da duro. "È di una marca bella costosa: Schott, Made in USA".

    Non avevo idea che Eva la Sexy accogliesse una clientela così esclusiva disse Jack con un sorriso sghimbescio, facendo cadere la cenere dalla sigaretta.

    Bertram s’infastidiva sempre quando Jack parlava di Eva Maja in quei toni (non la chiamava mai mamma, appellativo che trovava terribilmente infantile). Non gli andava neppure particolarmente a genio il modo in cui Jack la guardava, con quel fare da viveur che la sa lunga in fatto di donne. Aveva avuto soltanto una ragazza, la quale si era stufata di lui dopo a malapena una settimana.

    L’istinto di Bertram sarebbe stato quello di mollare un bel pugno in faccia a Jack, ma sapeva che molto probabilmente si sarebbe rivelata una cattiva idea. La compulsione di Jack a ripetere lo stesso movimento all’infinito poteva rivelarsi letale se applicata ai pugni. In più prendeva lezioni di boxe da tempo; sosteneva che avessero una funzione terapeutica.

    Come al solito, Bertram ingoiò la rabbia.

    Però… non credi che il Maneggione se lo vorrà rivendere? domandò Kasper; era a causa sua che il Maneggione stava sempre col fiato sul collo della gang. Riusciva sempre a rivendere il bottino sgraffignato dai ragazzi, il che non era male; eppure quel vecchio ciccione bastardo e mezzo pelato iniziava a dare sui nervi a Bertram. Stava interferendo troppo, quasi come se li tenesse sotto sorveglianza. Perché non poteva occuparsi dei propri furti e basta?

    Bertram non si fidava del Maneggione e il Maneggione a sua volta non si fidava dei Falchi. Un tempo era stato tutto molto più semplice, quando rubacchiavano nei negozi solo per divertimento e non dovevano rendere conto a nessuno. Certo, da quando c’era il Maneggione avevano finalmente iniziato a guadagnare qualcosina dai loro furti, ma c’era anche un prezzo da pagare in cambio.

    Non voglio che il Maneggione ne sappia niente.

    Vuoi tenerlo tutto per te? Kasper parve stupito.

    Bertram si sedette accanto a Jack sul molo di legno affacciato sul fiumiciattolo.

    Il sole aveva deciso di donare un assaggio di primavera a quella giornata di aprile. Ma tutto sommato si stava bene col giubbotto addosso, il vento era ancora fresco.

    Alzò lo sguardo sulla passerella arcobaleno in cima al museo ARoS, dove i visitatori parevano soltanto puntini scuri dietro al vetro colorato. L’arcobaleno sembrava una navicella spaziale atterrata sul tetto dell’imponente edificio quadrato che ospitava il museo. Era come se fosse pieno di alieni che ammazzavano il tempo dietro alle vetrate mentre progettavano di attaccare la città.

    La notte, quando non riusciva a prendere sonno visto che dormiva abitualmente fino a mezzogiorno, stava al computer e scriveva storie che parlavano di zombie, vampiri, spiriti maligni, sangue e violenza. Se uno psicologo avesse letto le cose che scriveva, non avrebbe senza dubbio esitato a diagnosticargli qualcosa. Sputò nelle acque tra il marrone e il verdastro del fiumiciattolo e annuì.

    Il Maneggione sbroccherà se lo scopre. Potrebbe ricavarne un po’ di soldi, sicuro, e noi...

    Taci, Felix! Abbiamo fatto un patto: certe cose le possiamo tenere per noi. Il Maneggione non deve per forza sapere tutto ringhiò Jack con rabbia. Felix tornò a rivolgere lo sguardo allo schermo del tablet e si chiuse ancora una volta in se stesso.

    Hai svuotato il portafogli? Potevi almeno spartire con noi continuò Jack, risentito. Lanciò in acqua la cicca della sigaretta. Atterrò proprio accanto a dove Bertram aveva sputato.

    Non c’era niente nelle tasche.

    Quindi non hai idea di chi sia il proprietario? E se fosse uno sbirro o qualcosa del genere? Potrebbe anche essere quello che ti ha beccato ieri sera.

    Erano stati a tanto così dall’essere arrestati, quando il commesso del negozio di elettronica si era accorto di cosa stavano facendo. Di solito gli sbirri non intervenivano così velocemente; doveva esserci stata, per coincidenza, una volante di pattuglia nelle vicinanze. Uno degli agenti era saltato fuori dall’auto e aveva afferrato Bertram per il colletto, ma lui era riuscito a divincolarsi e a scappare di corsa.

    Lo sbirro lo aveva visto in faccia, però, e non avrebbe certo avuto difficoltà a identificarlo grazie alla voglia marrone, grande quanto una moneta da 10 corone, che aveva accanto all’occhio destro. L’agente l’aveva potuta vedere bene.

    Bertram alzò le spalle.

    Anche se fosse, come potrebbe dimostrare che è il suo?

    Quel segno sulla spalla. È una bruciatura?

    Bertram non aveva notato la macchiolina nera che, in effetti, assomigliava un po’ al segno lasciato da una sigaretta accesa.

    Maledizione sibilò.

    Jack gli rivolse di nuovo quel suo sorriso sbilenco. Aveva raccontato agli altri che la sua bocca era storta perché da bambino l’avevano dovuto operare per un labbro leporino. Altri dicevano fosse il risultato dell’unica zuffa in cui era stato battuto, dove l’avversario gli aveva spaccato il labbro superiore, e che fosse per quello che aveva iniziato ad allenarsi nella boxe. Poi rivolse uno sguardo pigro a qualcosa che stava alle spalle di Bertram.

    Cazzo! Parli del Maneggione... e guarda chi spunta.

    Bertram si voltò e vide l’ometto basso e grasso che attraversava ciondolando il prato, dove diversi studenti erano intenti a leggere sotto gli alberi. Sebbene il clima non fosse ancor del tutto primaverile, c’erano già un mucchio di persone al Parco del Mulino.

    Il Maneggione si fermò davanti a loro e tentò di riprendere fiato. Due larghe macchie di sudore gli adornavano la camicia sotto le ascelle.

    Speravo di trovarvi qui come sempre. Ho un lavoretto per voi per stasera.

    Un lavoretto pagato? chiese Jack, cercando di simulare disinteresse.

    Un lavoretto dannatamente ben pagato, ovvio. Vi spetterà la vostra solita fetta. Il Maneggione si pulì il naso col dorso di una mano. Ma mi servono solo due persone. È una cosa che richiede cautela, capite. Jack, uno dei due dovrai essere tu.

    Perché proprio io? protestò Jack.

    Sei l’unico ad aver compiuto diciott’anni e ad avere la patente. L’auto è già pronta. Kasper, puoi andare tu con lui… Mi sembri il più forte.

    Il Maneggione li scrutò tutti attentamente, come se non avesse mai fatto caso alla loro corporatura fino a quel momento. Non parve notare l’occhiataccia offesa lanciatagli da Jack, il quale, naturalmente, pensava d’essere lui il più forte. Sul fatto che fosse il più aggressivo il problema certo non si poneva.

    Kasper si alzò rapidamente e si levò un po’ di terra dai pantaloni. Sembrava sempre nervoso quando il Maneggione era nei paraggi; Bertram non aveva idea di perché quei due si conoscessero, ma non c’erano dubbi sul fatto che Kasper avesse una paura maledetta di lui.

    "E noi cosa dovremmo fare?" chiese Bertram, facendo un cenno col pollice verso Felix.

    Il Maneggione lo osservò per un istante con quei suoi occhi strabici e iniettati di sangue. Girava voce che tutto il denaro procuratogli dai loro furticelli finisse in alcool. Ma a Bertram non interessava cosa facesse lui con la sua fetta di guadagni, finché loro ottenevano la propria.

    Potete dare una mano più tardi, quando bisognerà consegnare la merce al compratore. Ci hanno commissionato alcuni mobili di design che si trovano in un deposito giù a Hasselager.

    Il Maneggione diede a Jack un foglietto con su scritto un indirizzo insieme alla foto di una sedia nera. Ne avevano già rubata una simile. Il Maneggione la chiamava Egg.

    Bertram non la trovava né bella né interessante e aveva difficoltà a capire come potesse effettivamente valere 70.000 corone. Il Maneggione lo stava ancora scrutando con attenzione.

    Bel giacchetto che hai addosso, giovanotto. Ti sono entrati in tasca un po’ di soldini, eh? domandò.

    Come in risposta a quelle parole, proprio in quel momento, un soffio di vento gelido sferzò il parco sollevando le foglie secche. Bertram sussultò.

    Io... be’, ho messo da parte qualcosa ogni volta che ci hai pagato mormorò.

    Il Maneggione annuì diverse volte, con il sopracciglio alzato come se non gli credesse.

    Mi sa che vi pago troppo, allora! Sembra costoso.

    Anche Eva Maja mi ha aiutato, mi ha dato un po’ di soldi mentì.

    Eva Maja? Tua madre? E come diavolo fa lei ad avere soldi, lavorando in quel postaccio?

    Non è un postaccio. È un ristorante elegante.

    Elegante! Sbottò il Maneggione. Non c’è un accidente di elegante in quel posto, né in tua madre.

    Scosse il pacchetto per tirare fuori una sigaretta e cercò di accenderla, riparando la fiamma dal vento con la mano. Kasper si precipitò ad aiutarlo.

    Il Maneggione stava ancora fissando Bertram; il fumo che soffiava fuori dalle narici lo faceva assomigliare a un drago inferocito.

    Tra l’altro, ti saluta il tuo vecchio. Dice che gli manchi.

    Bertram non riuscì a spiccicare parola. Deglutì un paio di volte mentre il suo battito cardiaco accelerava.

    Mi deludi, ragazzo. Quando ero in gabbia io, non ce l’avrei mai fatta a resistere se non fosse stato per le visite di mia moglie e dei bambini. Eppure neanche tua madre lo va mai a trovare.

    Bertram rimase in silenzio, e il Maneggione finì per lasciar perdere, scuotendo la testa. Jack e Kasper lo seguirono mentre si allontanava. Bertram sapeva bene come funzionavano le cose; il Maneggione li avrebbe portati in un posto sicuro e avrebbe spiegato loro come entrare nel deposito.

    Felix aveva a malapena alzato lo sguardo dallo schermo, anche in presenza del Maneggione. Era completamente perso nel suo mondo.

    All’improvviso si batté una mano sulla coscia e scoppiò a ridere.

    Geniale! Ce l’ho fatta, cazzo! Nessuno nel ciberspazio può sfuggire a Felix!

    Cos’hai fatto? chiese Bertram. La risata di Felix lo fece sorridere; non mostrava spesso le sue emozioni in maniera così evidente.

    Felix rivolse lo schermo verso di lui, ma Bertram non riuscì a comprendere i numeri e codici che vi lesse.

    Che cos’è?

    Felix riprese il tablet, con un’aria seccata. Digitò per qualche istante e poi gli mostrò nuovamente lo schermo.

    OK, così è più semplice?

    Ehm, è il sito di un liceo, cosa...

    Non ci arrivi? Ho appena hackerato il sistema informatico del liceo di mio fratello. Ho cambiato la sua percentuale di assenze a 0%.

    Felix rise di nuovo e Bertram scosse la testa.

    Ma se ne accorgeranno subito, no? Lo sai, vero, che potresti finire in galera per anni per una cosa del genere?

    Nessuno lo scoprirà. Non per come ho aggiustato le cose. E poi, lo faccio solo per divertimento.

    Dico sul serio, Felix. La polizia è sempre più esperta in quel tipo di cose. Se scoprono che sei stato tu, allora...

    "Allora cosa? Non verresti a trovare neppure me in prigione? Non che io abbia fatto fuori qualcuno come tuo padre, no di certo..." ribatté Felix, ma se ne pentì immediatamente.

    Senti, scusami per quello che ho detto. Capisco perché non vuoi andare a trovare tuo padre, visto quello che... e che neppure tua madre ci voglia andare.

    Smettila di parlare di mio padre, cazzo, OK? sibilò Bertram a denti stretti. E anche di Eva Maja!

    Scusa.

    Felix fissò l’acqua che scorreva pigra nel fiumiciattolo. Aveva le guance in fiamme, il rossore arrivava fino alla sua solitamente pallida fronte che oggi era visibile poiché aveva raccolto i capelli lunghi in un muccetto sopra la testa. Bertram lo guardò di profilo: sembrava una ragazza. Era sempre stato un po’ uno sfigato. Loro due erano diversi come il giorno e la notte ma, stranamente, Felix era stato

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