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Reliance
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E-book284 pagine3 ore

Reliance

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Info su questo ebook

Un’eruzione solare lascia la Terra priva di energia, ma è un inconveniente temporaneo o l’inizio di una spirale che finisce nell’anarchia?

Il professor Martin Monroe di Belfast conosce le risposte, ma una volta bollato come maniaco della cospirazione, fa fatica a convincere gli altri dell’imminente disastro. Il suo unico amico, Simon Wilson, che sta ancora affrontando la perdita di sua moglie, è l’unica persona disposta ad ascoltarlo.

L’agente per le comunicazioni governative, Lisa Keenan, combatte contro la burocrazia e la sua stessa mancanza di fiducia, per spargere la voce. Chiede l’aiuto di Martin, nonostante le proteste dei suoi colleghi.

Con una moglie e un bambino appena nato a cui pensare, l’ufficiale delle guardie carcerarie, Derek Henderson, deve scegliere il dovere rispetto alla famiglia e accettare le conseguenze delle sue decisioni.

La totale dipendenza del mondo dalla tecnologia e dall’elettricità che la alimenta porterà alla disgregazione irreversibile della società su scala globale?

“Alcune opere di finzione sono semplicemente puro intrattenimento, mentre altre fanno molto di più; Reliance ci mette in guardia su quanto vicine al punto critico siano la maggior parte delle nostre società”.

- STEVE ROGAN Autore della trilogia Rain e di Tracks

LinguaItaliano
Data di uscita3 dic 2020
ISBN9781071576021
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    Anteprima del libro

    Reliance - Paul McMurrough

    CAPITOLO UNO

    La porta dell’appartamento si chiuse sbattendo dietro di lui. Dentro, il telefono di Simon, rimasto sulla scrivania dalla notte precedente, si illuminò silenziosamente per un’altra chiamata persa. Lui premette il pulsante dell’ascensore.

    La cabina era piccola, ci si infilavano al massimo quattro persone, e faceva la spola tra i venti appartamenti del condominio al centro della città in espansione.

    Tre palazzi identici componevano il complesso, circondato dal fiume che scorreva alle spalle e da un’alta recinzione di ferro agli altri tre lati.

    Simon entrò nell’ascensore e aggiustò il suo colletto allo specchio della parete posteriore. La sua giacca da escursione preferita gli stava diventando stretta.

    Aveva la corporatura di un vecchio giocatore da rugby e la passione per i dolci di un bambino di dieci anni. Da qui l’inizio dell’ultimo tentativo di rimettersi in forma, e ora, dopo due settimane faceva ancora la sua camminata mattutina al negozio di alimentari locale con l’occasionale seduta ‘per abituarsi’ alla palestra. Aveva smesso di giocare a rugby dopo i vent’anni e poteva contare sulle dita della mano il numero di volte che aveva visto l’interno di una palestra nei dieci che erano passati.

    Mentre le porte dell’ascensore si stavano aprendo, Simon spiò la sua vicina, la signora Fleming, che si trascinava all’indietro attraverso il portone, buste della spesa alla mano. Il suo cappotto verde brillante teso sulla corporatura non proprio snella. Simon affrettò il passo e si mosse dietro di lei per tenere aperta la porta ma non fu veloce abbastanza, finendo per sembrare intento in una mal eseguita manovra di Heimlich.

    Frena i cavalli, tesoro, disse la signora Fleming con una risatina sfacciata, almeno comprami da bere prima.

    Mortificato, Simon indietreggiò, il calore che gli saliva dalle guance. Buongiorno Janet, sei uscita presto oggi.

    Janet doveva essere sulla settantina, immaginò. Un’avvocatessa in pensione che viveva da sola. Sembrava star assaporando il suo disagio.

    Posso aiutarti con le buste? chiese, indicando la spesa.

    Non essere sciocco, sto solo andando all’ascensore, ma grazie lo stesso. Sei sempre un gentiluomo.

    Il suono dell’ascensore la spinse a una corsa traballante, con le sue scarpe da ginnastica logore che scricchiolavano sul pavimento piastrellato.

    A dopo, Romeo, disse con un sorriso beffardo.

    Janet occupò la maggior parte dei quattro spazi nell’ascensore e quando le porte iniziarono a chiudersi, fece a Simon un sorriso caloroso, ridacchiando ancora alla propria battuta.

    Simon uscì alla luce del sole della domenica mattina. Si fermò sulla porta e trascinò il palmo della mano sul viso per cancellare l’imbarazzo. Con un rapido scuotimento della testa e un sorriso, si mise in marcia.

    Era una passeggiata di dieci minuti al negozio di alimentari, e doveva ammettere che si stava divertendo a uscire per un po’ di esercizio. Prima che iniziasse a uscire regolarmente, sarebbe stato fortunato se il Fitbit che gli aveva regalato sua sorella gli avesse registrato più di mille passi al giorno.

    Il suo percorso giornaliero lo portava oltre il ponte alla stazione ferroviaria e oltre il vecchio mercato coperto. Ma prima dovette farsi strada tra una delle fermate degli autobus più trafficate della città. In una mattina di un giorno feriale, ci sarebbe stata una moltitudine di pendolari assonnati che si riversavano sulla strada. Passare attraverso la ressa divenne un esercizio di educata aggressività. Anche se era una domenica mattina, c’erano ancora circa otto o dieci persone sparse lungo la pensilina degli autobus.

    Simon scosse la testa in presuntuosa costernazione, notando che ogni paio di occhi alla fermata era incollato a uno schermo del telefono o del tablet. In un altro giorno sarebbe risultato un ipocrita, ma la domenica era un giorno disconnesso per lui; niente telefono, niente internet, niente tv. Così oggi, come utente privo di dispositivo, poteva brontolare su come le future generazioni sarebbero state delinquenti sociali.

    Oggi, tuttavia, non erano solo i giovani a essere immersi nei loro telefoni, tutti quelli che vedeva avevano la testa china, a volte più teste per schermo.

    Lui scosse la testa. Una generazione di robot, pensò.

    Simon raggiunse la fermata proprio mentre uno dei nuovi bus ibridi si allontanava. Ancora una volta, ogni passeggero aveva gli occhi incollati al telefono, tranne una ragazza con un cappello rosso che stava salutando un amico fuori. L’amico ricambiò il saluto con un sorriso e un bacio soffiato. I ricordi riaffiorarono. Il cuore di Simon affondò e il suo sguardo infelice si posò sulle sue scarpe. Poteva sentire una lacrima che si raccoglieva. A volte gli capitava di vedere, sentire o addirittura annusare qualcosa, che faceva esplodere in lui una bolla di tristezza.

    Un bacio volante fu l’ultima cosa che aveva visto fare a sua moglie, dopo averlo lasciato a un incrocio. Si scambiavano delle smorfie, mentre lei aspettava la luce verde e lui l’omino verde, così da attraversare davanti a lei. Lei aveva vinto. Con il semaforo diventato verde, lei gli mandò un bacio e si allontanò.

    La sua macchina fece neppure dieci metri prima che un furgone delle consegne, stridendo e slittando, si schiantò sul suo lato della fiancata e la spinse fino a un lampione. Il sibilo del vapore, le urla dei passanti, ancora lo svegliavano certe notti. Sarah morì all’istante.

    Si erano innamorati rapidamente e avevano sperato in un matrimonio lungo e felice. Ebbero due mesi. A volte desiderava essere stato in macchina con lei. La vita senza di lei sembrava inutile. L’autista delle consegne in seguito aveva ammesso di essere stato distratto dal suo telefono e fu dichiarato colpevole di omicidio colposo per guida pericolosa. Ora era a quattro mesi sui tre anni della sua pena.

    Mentre si avvicinava alla destinazione, Simon allontanò quei pensieri. Era un cliente abituale al piccolo negozio di alimentari, in particolare nelle ultime due settimane. Un po’ più grande della media, Owens’ Groceries aveva servito la comunità locale per oltre cinquant’anni. Fondato da marito e moglie, Seamus ed Ethna Owens, era stato gestito dai due fino alla morte di Ethna qualche anno prima. Seamus restava saldo dietro al bancone, ma sembrava avvertire la pressione delle grandi catene di supermercati.

    Mentre girava l’ultima curva verso il negozio, un adolescente e poi un altro sbucarono da dietro l’angolo tagliandogli la strada.

    I giovani erano usciti dal negozio, da cui Owens stava ora emergendo, rosso in volto e urlante, armato di un randello dall’aria minacciosa. Mezzo metro di duro legno, verniciato e lucidato. Era qualcosa che avrebbe fatto molti danni, poco importava l’età di chi lo brandiva.

    Provate a tornare e ve le rompo quelle cazzo di gambe, piccoli bastardi. Il linguaggio colorito non sembrava che gli venisse naturale, ma il signor Owens ne aveva abbastanza dei soliti taccheggiatori.

    Simon provò ad attaccar bottone, Tutto a posto, Seamus?

    Quei piccoli avvoltoi mi stavano fregando roba da settimane esclamò rabbioso, gesticolando con la mazza in mano. Se li prendo gli frantumo il cranio.

    Hai chiamato la polizia?

    È inutile disse Seamus, trascinandosi dentro al negozio, la sua gamba sinistra leggermente più lenta come spiacevole ricordo di un infarto avuto qualche anno fa.

    Nonostante la sua età, però, a Simon non sfuggiva che fosse stato in passato un uomo in forma, e a giudicare dal suo naso storto, anche un pugile. Il suo naso curvo sedeva sopra dei baffi a manubrio grigio-bianchi, il che faceva sorridere Simon ogni volta che pensava a un membro in pensione dei Village People che aveva appeso i pantaloni in pelle e aveva aperto una salumeria.

    Il negozio, o meglio Seamus, aveva un odore distintivo, non sgradevole, che ricordava a Simon il sapone Pears. Quel lingotto ovale in oro traslucido che ogni parente più anziano sembrava avere nel proprio bagno quando lui era piccolo.

    Che ne pensi? disse Seamus, indicando la TV all’angolo sopra il registratore di cassa. Non sanno decidere se è morto oppure no.

    Chi? Che è successo? chiese Simon, alzando lo sguardo alla televisione e corrugando la fronte.

    Hanno sparato a Trump ieri notte, rispose il proprietario del negozio, mentre Simon scrutava i titoli che scorrevano in basso al telegiornale.

    Merda, quando è successo? Non ho sentito, disse Simon, fissando con gli occhi sgranati l’antico televisore e leggendo i vari frammenti di notizie che scorrevano sullo schermo.

    Ieri notte, verso le quattro del mattino, ora nostra, rispose Seamus.

    Simon ora si stava pentendo di non avere il suo telefono. Finì per accontentarsi di un riassunto degli eventi da un eccitato Seamus.

    Un’ora fa, avevano detto che era morto, ora dicono che è in terapia intensiva. Questi non sanno che sta succedendo, disse, indicando con un movimento della testa i giornalisti e scorrendo tra i canali con l’enorme telecomando finché non trovo un mezzobusto che riconosceva. Ogni canale che passava aveva il proprio telegiornale che stava interrompendo la normale visione.

    Dicono che è stato uno dei servizi segreti, disse una voce alle loro spalle.

    Un altro cliente era arrivato mentre Simon e Seamus fissavano la TV. Simon l’aveva visto un paio di volte, ma gli aveva parlato solo una volta quando si erano rifugiati sotto il portone, aspettando che una forte pioggia smettesse di scendere. Non si erano presentati, ma aveva sentito Seamus chiamarlo Derek.

    Li raggiunse al bancone, sovrastando entrambi, e si concentrò sulla TV.

    L’abbigliamento di Derek era molto più casual rispetto alle altre volte che Simon lo aveva visto. Di solito era ben rasato e vestito con pantaloni formali con scarpe lucidate fino all’usura. In questa occasione, indossava jeans e una felpa grigia e il suo viso apparentemente stanco, la barba lunga e le occhiaie tradivano il suo solito aspetto brillante.

    Internet è pieno di altre teorie aggiunse Derek. Secondo me è morto e stanno cercando di capire cosa fare e come rilasciare la notizia.

    Già, non ne sarei sorpreso, disse Seamus, fermandosi su un canale e mettendo il telecomando sotto il bancone.

    I tre uomini rimasero in silenzio.

    Prendo un paio di cose, disse Simon, sollevando un giornale che non riportava nulla sulla sparatoria, essendo stato stampato prima delle recenti notizie.

    Pagò per il giornale e un muffin ai mirtilli e uscì, lasciando Derek e Seamus a discutere sugli ultimi eventi.

    Tornando a casa, Simon era più comprensivo nei confronti delle persone incollate ai loro cellulari, ma uno alla guida lo fece comunque imbestialire.

    Simon gettò la sua giacca sulla spalliera della sedia e afferrò il telecomando. La normale programmazione era ricominciata, ma una grafica del notiziario era ancora presente sulla parte bassa dello schermo, almeno nel primo canale che era apparso, che ora dava un programma di cucina della domenica mattina. Vari titoli di giornale scorrevano sulla grafica.

    Presidente degli Stati Uniti colpito da spari al banchetto del golf club – sconosciute le sue condizioni. E ancora,

    La Casa Bianca dichiara inaccurati i resoconti sulla morte del presidente.

    La grafica mostrava altri titoli di notizie in un loop continuo.

    L’ISIS afferma di essere responsabile dell’assassinio del presidente americano, Trump vivo o morto? Diffuse interruzioni di corrente previste per la notte, la borsa di Wall Street sarà sospesa lunedì.

    Simon cambiò con Sky News. Il presentatore stava tenendo un incontro con esperti di politica e sicurezza, ciascuno che dava la sua opinione sulla situazione in base alle poche informazioni disponibili.

    Con frequenti collegamenti via satellite con corrispondenti a Washington e a Seattle, dove la sparatoria aveva avuto luogo, aggiornamenti nuovi e spesso contradditori stavano arrivando continuamente.

    Aumentò il volume e si sedette sul bracciolo della poltrona, impaziente di vedere cosa si era perso.

    … l’ospedale ha rifiutato di commentare sulle voci della morte del presidente e ha solo confermato la sua ammissione. Non hanno voluto dare aggiornamenti sulle sue condizioni. Come sappiamo, Kay, un membro dello staff della Casa Bianca, ha twittato notizie sulla morte del presidente, per poi cancellare tutto subito dopo. Il tweet è stato ufficialmente dichiarato uno sfortunato errore amministrativo. Potrebbe essere questa l’ultima strana piega di una bizzarra presidenza? È tutto da Joy Little, in diretta dal Larsson Memorial Hospital a Seattle.

    Il presentatore presentò un giornalista alla Casa Bianca.

    Buongiorno Kay, c’è ancora caos qui, il segretario stampa della Casa Bianca si rifiuta di parlare con chiunque faccia parte della stampa, è un pandemonio assoluto. Dal momento del tweet iniziale che affermava che il Presidente era morto fino alla successiva ritrattazione dieci minuti dopo, non vi è stata alcuna dichiarazione ufficiale. In tutti i miei anni a Washington, non ho mai visto un tale panico e confusione.

    Il reporter ripeté la cronologia degli eventi e il ciclo di sintesi e dibattito ricominciò in studio.

    Simon si spostò alla sua scrivania, che si trovava in una piccola alcova fuori dal soggiorno, accanto a una grande finestra che si affacciava sul fiume torbido. Premette il pulsante di accensione e il ronzio familiare del sovradimensionato PC riempì la stanza, mentre i suoi tre enormi schermi si animavano.

    Ogni schermata mostrava vari programmi e portali di analisi finanziaria che erano stati configurati per entrare in funzione all’avvio. Con un paio di clic furono ridotti a icona e sostituiti con una finestra del browser.

    Interessato a vedere cosa stava dicendo Internet e per soddisfare un senso di morbosa curiosità, cercò le riprese della sparatoria. In questa era digitale c’era la garanzia che un simile evento pubblico sarebbe stato catturato da più angolazioni.

    I principali canali di notizie non avevano mostrato il filmato ufficiale dell’evento, ma c’era sicuramente una copia o altre fonti che si stavano diffondendo nell’etere.

    Simon aveva sempre lottato con se stesso nel guardare video di cose come questa. Guardare scene violente o morti brutali nei film era una cosa, sapeva che era solo finzione, effetti speciali e trucco, ma guardare qualcosa che mostra persone reali in situazioni terrificanti faceva un certo effetto. C’era un immediato senso di vergogna o colpa per aver ridotto un evento che cambia la vita di qualcuno a un banale momento di intrattenimento.

    Si poteva argomentare che era una notizia d’interesse pubblico, ma lui sapeva che stava in realtà soddisfacendo un’innata curiosità voyeuristica.

    Alexa, accendi il bollitore, ordinò Simon alle sue spalle mentre apriva un motore di ricerca, e l’inconfondibile clic della presa wireless in cucina si udì immediatamente dopo che la frase fu pronunciata.

    Una rapida ricerca restituì migliaia di potenziali video che affermavano di essere della sparatoria. La maggior parte erano clickbait, siti che utilizzavano l’evento per attirare utenti a contenuti che non c’entravano nulla, ma ne trovò uno autentico. Aprì il video, che mostrava una folla di fronte a un palco e un podio da cui l’inconfondibile volto del presidente Trump stava rivolgendosi al pubblico.

    No, Simon sussultò davanti allo schermo, la sua coscienza batté la sua curiosità. Se lo guardo, non me lo tolgo più dalla testa. Il video della sparatoria scomparve con un clic del mouse.

    Chiusa la finestra del video, si alzò per preparare il caffè e tornò con un muffin ai mirtilli e un Americano nella sua tazza preferita del Trono di Spade.

    Si sedette alla scrivania e sollevò il telefono dal suo carica batterie wireless. Le notifiche elencavano tredici chiamate perse, sei nuovi messaggi e dodici messaggi vocali.

    CAPITOLO DUE

    Lisa Keenan sedeva sul bordo del divano, le ginocchia tirate su, comodamente avvolta nella sua cara, vecchia vestaglia. L’uomo sconosciuto con cui si era data appuntamento su internet se ne era andato e il suo debole profumo era tutto ciò che rimaneva. Un improvviso ricordo dell’incontro le diede un piacevole brivido.

    Si crogiolò nella sua sicurezza, finché riaffiorò nella sua mente la sua più recente valutazione delle prestazioni lavorative. Scuotendo la testa, pensò, mi fa incazzare il fatto che quello stronzo mi abbia descritto come docile! Sono tutt’altro che fottutamente docile!

    Spostando una ciocca di capelli rossi dal viso, scorse sul touchscreen tra i canali di notizie. In questo momento di domenica sarebbe dovuta essere a messa, più per abitudine che per devozione, ma non oggi.

    Il ronzio improvviso di un nuovo messaggio la trascinò via dai suoi pensieri della notte prima.

    STAC: tutto il personale di guardia deve riferire immediatamente agli uffici designati. Inviare notifica di avvenuta ricezione con l’orario di arrivo previsto.

    Che palle.

    Come agente delle comunicazioni per l’ufficio governativo locale, la giornata lavorativa tipica di Lisa comprendeva la stesura di comunicati stampa ufficiali e annunci di emergenza e la gestione dei contenuti dei social media. Ritenendo che il suo talento fosse misconosciuto, si era offerta volontaria per la STAC, Agenzia di Consulenza Scientifica e Tecnologica, l’organismo di emergenza che si attiva per fornire consulenza in tempi di crisi nazionali o locali. La sua unica chiamata fino a quel momento era stata una simulazione di addestramento.

    Cosa centra un assassinio in America con noi? pensò. Ma ciò andava oltre il suo livello retributivo, e così rispose al messaggio e si diresse verso la doccia.

    Quaranta minuti dopo mostrò il suo documento d’identità alla guardia del cancello e guidò il suo Maggiolino Volkswagen giallo chiaro nel parcheggio del personale. Per una volta aveva la possibilità di scegliersi il posto.

    Barry Greer, il suo manager, era arrivato poco prima di lei e mentre si avvicinava, aspettò e tenne aperta la porta.

    Buongiorno Lisa, disse, alzando lo sguardo. Lisa non era particolarmente alta, ma aveva almeno una quindicina di centimetri su Barry, il che lo metteva ad altezza d’occhio del torace, cosa di cui spesso lo sorprendeva ad approfittarsi.

    Spero tu non abbia pianificato nulla per oggi.

    Non proprio. Tu? chiese, affascinata da come i capelli di una persona potessero essere tanto unti.

    No, solo un giorno da Netflix e Chill, rispose.

    Distolse lo sguardo per nascondere un sorriso; era sicura che non conoscesse il vero significato della frase, ma non sarebbe stata lei a spiegarglielo.

    Allora, di che si tratta? Altro addestramento? chiese mentre camminavano insieme nel loro ufficio.

    Non credo proprio, disse. Di solito vengo informato prima di qualsiasi esercitazione.

    La sparatoria a Trump, quindi? chiese lei, corrugando la fronte. Perché dovrebbe riguardarci?

    Non lo so, rispose Barry un po’ bruscamente. Farò alcune chiamate. Non gli piaceva essere interrogato dai subordinati quando non aveva le risposte. Barry era un buon capo per la maggior parte, ma poteva passare a quella che il suo staff chiamava modalità stronzo in un lampo. Ciò si verificava più spesso quando un membro dell’amministrazione era nelle vicinanze, e in particolare quando Barry castigava i membri maschi della squadra.

    Prendi tutto ciò di cui hai bisogno e sistemati nella sala conferenze due, disse, entrando nel suo piccolo ufficio cubico vicino alla loro stanza open space e chiudendo la porta dietro di sé.

    Lisa posò la borsa sulla sua scrivania, ogni suo oggetto su di essa sistemato in modo ordinato e logico.

    Penne e matite erano riposte in un portapenne a più livelli con un temperamatite elettrico perfettamente allineati a una spillatrice e a una perforatrice, la maggior parte dei quali aggeggi non aveva mai usato da quando le erano stati dati tre anni fa. Non erano più gli anni ’90.

    L’ordine era quasi ossessivo-compulsivo, qualcosa che i suoi colleghi trovavano esilarante. Lei non aveva alcun disturbo, lavorava semplicemente meglio in un ambiente ordinato, quindi prendeva le battute con spirito e cercava di dare sempre il massimo.

    L’unico oggetto personale sulla sua scrivania era una foto incorniciata di nero che mostrava lei a diciassette anni, con i suoi genitori e il fratello maggiore nella loro fattoria in Donegal.

    Saranno stati quasi dieci anni fa. In effetti, sua madre stava organizzando un grande incontro per

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