Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Servire Dio e Mammona
Servire Dio e Mammona
Servire Dio e Mammona
E-book210 pagine3 ore

Servire Dio e Mammona

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Gli speculatori finanziari si arricchiscono mentre dormono. Realizzano un profitto ingiusto vendendo una cosa che non appartiene a loro, il tempo, che appartiene solo a Dio. Mammona designa la ricchezza degradante e ingiusta, soprattutto quando assume la forma del Denaro. Nessuno può servire due padroni. Non potete servire Dio e Mammona. Il Denaro è ricchezza e maledizione, sostanza e accidente, oggetto di desiderio e strumento di potere, bene rifugio e impalpabile bit.

Leo Essen ha studiato all’università di Bologna con Gianfranco Bonola e Manlio Iofrida. È autore di Come si ruba una tesi di laurea (K Inc, 1997) e Quattro racconti al dottor Cacciatutto (Emir, 2000). Ha collaborato con RKC di Bologna, di cui è stato vicepresidente e redattore delle trasmissioni Sorpasso in curva (sport) e il Pastone. È tra i fondatori delle riviste Il Gigio e Da Panico. Scrive su Contropiano e L’Antidiplomatico.
LinguaItaliano
Data di uscita14 gen 2021
ISBN9791280401007
Servire Dio e Mammona

Correlato a Servire Dio e Mammona

Ebook correlati

Scienze sociali per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Servire Dio e Mammona

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Servire Dio e Mammona - Leo Essen

    diavolo

    Nota ai testi

    I testi qui presentati riuniscono appunti raccolti nel corso di letture inframezzate da impegni di lavoro. Sono tra loro relativamente indipendenti. Li si può leggere in qualsiasi ordine. Non c’è un filo conduttore o un argomento dominante.

    I temi del valore e della moneta attraversano in superficie tutti i testi. Sotto traccia si muove il confronto tra l’empirismo e l’idealismo, tra l’economia classica e neoclassica, tra il marxismo e la scuola economica austriaca. Questo confronto è interpretato alla luce dello strutturalismo e del post-strutturalismo. In particolare, in certe occasioni, lo strutturalismo è giocato contro il post-strutturalismo - e viceversa –, e entrambi sono rivoltati su stessi per disinnescare tutte le istanze empiriste e scettiche che li attraversano.

    Trattandosi di appunti, non ho seguito le regole consolidate nelle pubblicazioni rituali. Non ci sono note, citazioni, virgolette, attribuzioni di paternità ecc., e tutto ciò non per occultare il debito - evidente - verso i cosiddetti autori di volta in volta letti e commentati, ma perché ho ritenuto che, date le tecniche digitali di trattamento dei testi, queste procedure siano obsolete. In più, ciò che ho cercato di mostrare, e cioè che il valore-scambio non è una traduzione del valore-uso, ma una sua trasformazione e che il Denaro non è un’interpretazione della Moneta, ma una sua trasformazione, descrive bene il criterio che ha guidato la mia lettura e il mio commento.

    Non credo che un testo possegga una verità da risvegliare e rivelare. La lettura produce il testo che legge. I libri si ripetono nelle interrogazioni e nei commenti, ovvero nei post-scriptum o nei post-it che ho appiccicato alle pagine che leggevo. È a partire da questi post-it che il libro letto diventa un libro. Il post-it, a sua volta, non può non riprendere e lasciarsi dire dal libro, che con ciò diventa la legge che ne consente l’indirizzo al destinatario.

    Infine, nonostante siano testi brevi, e a volte anche sconnessi, non cedono al gusto del frammento. Aspirano ad una qualche sistematicità, dunque a una qualche scientificità.

    Carl Menger: Empirismo radicale

    I

    La Moneta, in quanto unità di conto, dice Menger, presuppone il Denaro. L’idea che il Denaro sonante (o un bene-equivalente) circoli sulla base della fiducia, è un’idea che non spiega la sua specificità.

    Secondo alcuni economisti la fede è essenziale per capire il funzionamento del denaro. Invece, dice Menger, in questi economisti la fede dà sfogo ad un pregiudizio, il pregiudizio che solo e soltanto il Denaro venga accettato come equivalente dei beni che cediamo in cambio, e che venga accettato soltanto nella prospettiva (e quindi nella fiducia) di potersene liberare nello stesso modo e in ragione della stessa fiducia accordataci da altre persone. Ma qui, dice Menger, si trascura il fatto che questa non è affatto una caratteristica peculiare del denaro.

    Anche il commerciante, dice, acquista merci nella fiducia di rivenderle ad un acquirente. Se non avesse fiducia di rivenderle non le acquisterebbe.

    Ciò che spinge l’acquirente a comprare la merce non è la fiducia, ma quella caratteristica rarità della merce che la rende appetibile in quel momento su quel mercato.

    Dunque, conclude, la vera caratteristica peculiare del Denaro, in rapporto alle altre merci, non consiste nella fiducia che si manifesterebbe soltanto nel caso del denaro, e non anche in quello delle altre merci, bensì nella relativa grande commerciabilità della merce-denaro, con la quale chiunque ha interesse a scambiare le proprie merci meno commerciabili.

    Tra tutte, diventa moneta quella merce che ha una maggiore domanda, che è più desiderata.

    In potenza, tutte le merci sono denaro, ma a diventarlo sono solo le merci, per così dire, più rare e preziose.

    In secondo luogo, il Denaro non è basato su un valore sottostante. Il denaro non interpreta un valore intrinseco - il valore-lavoro, per esempio. Il denaro performa il valore attraverso un’imposizione, una violenza, una forza, un urto. Istituisce un nuovo ordine di valori, e lo istituisce senza negare alcunché, ma affermando la sua differenza, la sua esclusività, la sua rarità.

    Il Denaro non è per nulla stabile, non ha, direbbe Foucault commentatore di Nietzsche, un significato essenziale in sé. Impone alle cose una direzione, le piega ad una volontà nuova, le fa entrare in un altro gioco. Non ha, aggiungo io, alcun significato, se per significato si intende il riferimento o il rimando a qualcosa di stabile, di fisso, di trascendente, a fronte del quale si dispiegherebbero una serie interminabile di significanti/(referenti), come Geld, Dinero, Dinhero, Dnàr, eccetera; significanti che interpreterebbero tutti un identico significato nascosto e fisso, per esempio il valore-lavoro o il valore-uso o l’utilità, i quali, stando al centro del sistema, e permettendo le sostituzioni, sarebbero imperturbabili, intangibili, eterni, neutri.

    II

    Il denaro-metallico, scrive Menger, non fu una creazione della legge, non fu un’invenzione frutto di una collaborazione, non fu nemmeno un avvenimento di origine sociale. Non fu la conseguenza di una imposizione statale o di un accordo volontario.

    Fu la cognizione esatta degli interessi individuali a far sì che, non appena accumulata ed entrata in circolazione una sufficiente quantità di metalli nobili, proprio questi scacciassero gradualmente i vecchi mezzi di scambio usati sino ad allora. Fu il frutto del susseguirsi di processi di aggiustamento più o meno indipendenti l’uno dall’altro, con l’aggiunta delle resistenze che continuamente si muovono contro, degli esiti di fortunate controreazioni, in un processo destinato a rimanere fluido, sempre a rischio di essere reinterpretato, trasvalutato, sormontato da forze più forti.

    Quando Menger è sul punto di scoprire che il valore è fluido e che il Denaro lo è ancor di più; e che la distinzione tra Moneta (unità di conto) e Denaro (contante) non è stabile; quando è sul punto di fare questa scoperta – scoperta alla quale Nietzsche era arrivato in modo indipendente - arretra verso ciò che chiama Perfetta Fungibilità.

    Che cos’è la fungibilità?

    La merce-denaro diventa fungibile quando sta al posto di un’altra merce-denaro, quando ne prende il posto pur rimanendo se stessa. Sostituirsi all’altro, mostrarsi come si mostrerebbe l’altro, mostrarsi nell’altro, ecco cos’è la fungibilità. È il principio della ripetizione della differenza.

    Quando Menger descrive questo processo non ha in mente la Moneta, l’unità di conto di tipo matematico, necessaria e universale, la quale tornerebbe a manifestare sempre lo stesso significato o lo stesso valore in ogni sua occorrenza. Menger ha in mente il Denaro sonante, il Denaro spicciolo, il dischetto metallico.

    È il dischetto metallico ad essere fungibile, ed è proprio questa sua fungibilità ad aver dato la possibilità all’unità di conto di emergere e manifestare la sua straordinaria potenza.

    Il discorso di Menger è sbalorditivo.

    La nascita delle varie monete di metallo, scrive, ha conseguenze estremamente importanti sia per il commercio, sia per il diritto privato.

    Con i dischetti di metallo nasce la possibilità di contrarre non solo debiti il cui contenuto sia costituito da una determinata quantità di Denaro di un determinato tipo, ma anche quei debiti (di grande importanza nella vita quotidiana) il cui contenuto sia costituito da una determinata quantità di unità monetarie o unità di conto rappresentabili in denaro di vario tipo.

    Menger trasferisce dal cielo alla terra la teoria della moneta.

    All’origine del diritto, del commercio, all’origine dei conti e del contare stesso, ci sono i dischetti di metallo, c’è il Denaro sonante, anzi, ci sono le varie pezzature di denaro. Perché di denari, nella realtà, ce ne sono sempre più d’uno, e di vario taglio.

    Il Denaro è una merce che si staglia e si impone su tutte le altre. Questa imposizione ri-trascrive tutte le convenzioni, reinterpreta il vecchio ordinamento, fonda un nuovo ordine scritturale.

    Se chiedete a Menger da dove vengano i nuovi valori, vi risponderà come Nietzsche, e cioè che i nuovi valori emergono da una contesa. Una contesa che non si indirizza verso uno stato terminale o di equilibrio, ma che, invece, pone e ripropone se stessa senza tregua. Una contesa non organizzata, senza regole, o meglio, una contesa che reinterpreta le vecchie regole e le trasvaluta. Una contesa nella quale la forza non è sostanza, e dove i contendenti non sono mai in equilibrio - sempre posizionati dalla contesa stessa; dove la forza non è la riserva di un soggetto, che all’occorrenza può impegnarla in una battaglia - a scelta.

    III

    Arrivati a questo punto Menger dovrebbe riconoscere la differenza tra Moneta e Denaro, dovrebbe tematizzare esplicitamente ciò che ha solo intravisto, e cioè che la Moneta, in quanto unità di conto, è rappresentabile in Denaro di vario tipo e che questa differenza non è stabile. Ma siccome vuol tenersi saldamente ancorato al mondo empirico, e l’idea di una Moneta staccata dal Denaro resusciterebbe tutti i fantasmi metafisici contro cui la scuola austriaca si è sin dalle origini opposta, il suo sforzo teorico si misura nel tentativo (disperato) di trovare un Denaro che possa funzionare anche come Moneta. Non si spinge fino a tematizzare esplicitamente una struttura differenziale priva di centro. Spera di poter trovare, sul piano empirico, un Denaro perfettamente fungibile. Non vuole rinunciare, insomma, alla premessa empirista secondo cui è il Denaro (il dischetto di metallo) che permette di generalizzare e stipulare contratti di tipo future.

    Lo stesso Marx, in alcuni passaggi importanti dei suoi scritti, si è lasciato tentare da questa ipotesi empirista. L’impresa della grande fabbrica, volta a creare un uomo e degli oggetti senza qualità, dunque perfettamente fungibili, riservava un risvolto positivo.

    La perfetta fungibilità creata dalla fabbrica permetteva di rinunciare al concetto metafisico di sostanza, senza contemporaneamente rinunciare a una misurazione perfetta, ovvero necessaria e universale. Sarebbe stato sufficiente isolare uno dei beni prodotti in serie e adottarlo come denaro. Ed è ciò che in effetti avvenne nella storia – dice Menger.

    In una nazione nella quale determinati beni sono diventati intermediari dello scambio, e come tali si sono consolidati nell’uso generale, chi va al mercato per barattare i propri beni con altri ha ormai non solo l’interesse economico a venderli prima di tutto in cambio di denaro, ma normalmente è anche costretto a farlo.

    Da un certo punto in poi si produce un salto di qualità, e si impone una sola merce, la quale, non si capisce bene in base a quali criteri (Menger non lo chiarisce), si presenta come centro del sistema. Da questo momento si può accedere al mercato, scambiare, vendere la propria merce, solo e soltanto se si accetta come contro valore la merce-denaro.

    Dalla sua posizione centrale il Denaro consente infinite permutazioni. Tutto può essere scambiato con Denaro, ma solo e fintanto che il Denaro rimane escluso dalle contrattazioni. Se anche il Denaro fosse scambiabile, se avesse un prezzo – interesse –, allora non potrebbe più stare al centro. Diventando una merce, perderebbe la caratteristica della perfetta fungibilità. Si inserirebbe in un sistema relativo, in cui ogni cosa è misura di ogni altra e dove, in verità, non c’è più alcuna misura e alcun criterio per discernere ciò che vale da ciò che non vale nulla.

    In queste derive scettiche si annuncia ciò che nei decenni successivi abbiamo cominciato a chiamare post-moderno, o fine dei grandi racconti, o fine della storia, o fine dell’ideologia, o fine del comunismo.

    IV

    Che un bene venga ceduto dal suo possessore in cambio di un altro bene per lui più utile, scrive Menger nell’Introduzione, è un fatto che anche la persona più comune riesce a capire. Ma che una persona ceda il suo bene per un disco di metallo o per un pezzo di carta, suscita uno stupore, una sorpresa, una incredulità e un mistero incomprensibili.

    È mai possibile cedere una cosa utile, contro un’altra cosa che non ha alcuna utilità pratica?

    È possibile, risponde Menger, se c’è la certezza che al centro vi sia - fissa - un’unica e stabile unità di valore. È possibile se tutto avviene come in una sorta di baratto differito, in cui la certezza sia garantita dalla perfetta stabilità del mezzo di scambio.

    Nel baratto, dice, non c’è alcun rischio. Tutto avviene in piena trasparenza, tutto è immediato. Si scambia cosa con cosa. Non c’è possibilità di fregatura, non c’è fiducia nel prossimo, c’è solo passaggio istantaneo della cosa, consegna, transito. Questo transito avviene in pieno giorno. Una mano cede il bene a cui tengo e al quale sono ancora attacco, mentre l’altra afferra il controvalore.

    Come è accaduto che l’uomo del baratto si sia lasciato convincere a cedere il suo bene accettando come controvalore una conchiglia, un disco d’oro, una carta moneta, per lui di nessuna utilità?

    Come si spiega tutta questa fiducia, quando è risaputo che un pezzo di carta, o un disco d’oro, non valgono niente, non hanno alcuna utilità immediata, dicono di rappresentare un controvalore, promettono di scambiarsi con la cosa desiderata, ma in realtà, adesso, nelle nostre mani, sono solo carta o metallo, conchiglia o tabacco.

    Come è possibile tanta fiducia in un dischetto di metallo?

    Come è possibile, chiede Menger, eliminare il rischio di una eventuale trasvalutazione dei valori?

    È possibile imponendo una merce-denaro come centro del sistema.

    Ma questo centro, ecco il problema insormontabile, deve essere cercato sul piano empirico, sensibile - e non sovrasensibile.

    Intanto, convinto che questo centro esita per davvero, Menger dice che bisogna eliminare tutti quegli ostacoli pratici che impediscono il perfetto equilibrio del sistema.

    Se il centro oscilla scostandosi da una parità fissa, ciò accade perché ci sono impedimenti esterni, ci sono le leggi, c’è lo Stato, c’è tutta una serie di pastoie che impediscono al sistema e al suo centro di rimanere in equilibrio. C’è qualcosa (o qualcuno) che non lascia il Centro libero di espletare in pieno la sua funzione e di produrre un’equivalenza naturale.

    Tuttavia, anche se si eliminassero tutti gli impedimenti pratici, se si riducessero gli attriti a zero, rimarrebbe un problema tecnico da risolvere.

    Anche dopo l’introduzione di un sistema uniforme di valute nazionali, dice Menger, restano una serie di inconvenienti del sistema monetario, che si fanno sentire nelle transazioni commerciali, e che le misure tecnico-valutarie e di politica monetaria non riescono a eliminare. E fa una lista di inconvenienti, in 5 punti. L’elemento comune di tutti gli impedimenti, impedimenti che nessuna misura tecnica e nessun sistema di coniazione, per quanto razionale, sono in grado di rimuovere, è la riduzione della rigorosa fungibilità economica delle monete della stessa specie, e ancor di più la reciproca fungibilità di analoghe quantità di monete differenti.

    A questo punto, dice Menger, un sistema uniforme di contabilità e di pagamento, pienamente sicuro e corrispondente a tutte le necessità del commercio, non può essere ottenuto con semplici misure tecniche e di politica della monetazione.

    Un sistema uniforme di conto e il contare stesso, dipendono dai dischetti di metallo. E siccome i deschetti esistono, e sono, di diritto, l’uno diverso dall’altro, dal loro confronto può risultare una plusvalenza o una minusvalenza, tale da vanificare la ricerca di una piena fungibilità. Denari con una faccia identica, usciti dalla stessa zecca, sono diversi tra loro. Questa diversità, in quanto può generare minusvalenze o plusvalenze, mina alle fondamenta l’esattezza matematico-contabile.

    Tirando le somme bisogna riconoscere a malincuore che il Denaro può non riprodurre esattamente l’attività reale sottostante. E ciò in quanto il Denaro è co-implicato in ciò che misura: è misura e misurato allo stesso tempo. È preso in una struttura differenziale. 

    A questo punto non rimane che invocare l’autorità dello Stato.

    V

    Siccome l’intelligibile deve sempre incarnarsi nel sensibile, e il sensibile si innesta in una struttura di rimandi, per arrestare la disseminazione, Menger pensa bene di chiamare in causa l’autorità dello Stato, promuovendolo a garante della centralità del Denaro.

    Le difficoltà a cui abbiamo accennato, dice, possono essere neutralizzate (è interessante il termine che qui usa Menger) solamente mediante un sistema di misure governative, che in parte riguardano la regolamentazione della estinzione dei debiti pecuniari - e quindi rientrano non solo nell’ambito della politica valutaria ma anche in quello del diritto privato.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1