Il destino della frittella
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Glauco Lass è un industriale nel ramo delle forniture e produzione di articoli sanitari. Si aggiudica una gara d’appalto per la fornitura di mascherine sanitarie da distribuire negli enti ospedalieri della città. Purtroppo per alcuni ritardi dovuti a lungaggini burocratiche, una parte della fornitura resta bloccata in dogana. Daniele Izza che conosce da anni Glauco Lass viene a sapere delle difficoltà del suo amico e gli offre un aiuto per sbloccare la situazione, lui riuscirebbe a far arrivare prima che scadano i termini di consegna della commessa, le mascherine mancanti con un piccolo trucco, non far risultare che è materiale per enti ospedalieri così da evitare gli accurati controlli in dogana.
Quello che non sa Glauco è che Daniele ha architettato un piano per estorcerli soldi con Davide Magistri, anche lui come Glauco operante nel ramo delle forniture sanitarie ed è colui che ha perso la gara d’appalto della fornitura di mascherine.
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Anteprima del libro
Il destino della frittella - Roberto Amelio
SOMMARIO
LA PROPOSTA
IL VORTICE
L’INDAGINE
PENSIERI
L’INDIZIO
CHIARIMENTI
PREPARATIVI
LA RIUNIONE
FINE DEI GIOCHI
LA PROPOSTA
MERCOLEDI’ 25 NOVEMBRE ORE 10,37
Un paio di polacchine nere, scamosciate, scesero dall’autobus alla fermata Farini/Castiglione, attraversarono l’incrocio e si diressero verso via Indipendenza, destinazione la palazzina rossa. Faceva freddo quella grigia mattina di fine novembre a Bologna, un freddo che ti invogliava ad un passo svelto, così da raggiungere presto la propria destinazione. Glauco Lass 59 anni, alto e robusto, un viso pieno, carnagione chiarissima, eccetto per le gote rossicce che davano un po' di colore a quella faccia altrimenti troppo bianca. Quella fredda mattina con le sue polacchine scamosciate, camminava con il passo svelto e la mente altrove. Un paio di pantaloni neri, freschi di lavanderia, vestivano le toniche gambe del Dottor Glauco Lass, un passo allenato a camminare per la città dei portici e dai tetti rossi. Quella mattina non era in ritardo per il suo appuntamento da dover giustificare quel passo sostenuto, ma erano i tanti pensieri e dubbi sorti dopo aver ricevuto quella chiamata che lo spronavano a fare presto, così da poter ascoltare subito cosa aveva da proporre il signor Izza. Stretto nel suo cappotto blu a tre quarti, con i bottoni in osso, non faceva caso al caos che lo circondava, mancava un mese al Natale, i negozi già avevano addobbato le vetrine con le solite luci e gli alberelli di plastica, nemmeno i profumi che provenivano dai fornelletti dei venditori di caldarroste lo distoglievano da quei pensieri, tanta gente per strada quella mattina, sembrava un sabato, invece era soltanto mercoledì, mercoledì 25 novembre 2020. Spinse leggermente in su, con l’indice sinistro l’archetto degli occhialini da vista rettangolari con montatura dorata, alzò il bavero e con i pugni chiusi dentro le tasche laterali del cappotto, continuò a camminare fino a raggiungere il civico cinquantatré.
Proprietario della Sanex, una piccola azienda che si occupava di produrre e anche di trovare le forniture di materiali sanitari per le strutture ospedaliere, tra i mille pensieri che si materializzavano nella sua mente quella mattina, pensò anche a quell’ultima commessa da assolvere entro l’inizio di febbraio. Purtroppo a causa del virus, la richiesta di mascherine sanitarie, era centuplicata e lui, vincendo quella gara d’appalto, si era fatto garante di riuscire a fornire entro i tempi stabiliti un importante fornitura che avrebbe soddisfatto la richiesta degli ospedali in città. Sfortunatamente, a causa delle misure adottate in tutto il mondo in merito allo sdoganamento delle merci, Glauco si ritrovava le merci bloccate in dogana ed essendo le mascherine beni per enti e pubblici organismi, la procedura dello sdoganamento seguiva giustamente una prassi accurata e lunga, mentre le mascherine prodotte dalla sua azienda non bastavano per concludere l’ordine nei tempi stabiliti.
Assorto da questi dilemmi, il dottor Lass, si ritrovò davanti al portoncino in legno nero al civico cinquantatré, nel mezzo era posta la targhetta dorata con inciso in un elegante corsivo nero, Ing. Daniele Izza. Pigiò il bottoncino bianco che fungeva da campanello, attese che si aprisse e una volta entrato, imboccò la scala alla sua sinistra e raggiunse il secondo piano, dove, nel suo completo blu scuro con camicia bianca e cravatta rossa, già lo attendeva il suo amico.
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<< Grazie Ingegnere>> rispose il Dottor Lass, ricambiando il tono ironico del suo amico.
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Daniele Izza, cinquantott’anni, lunghi capelli lisci neri che arrivavano sulle spalle, operante nel settore dell’import, una laurea in ingegneria civile, separato. Aveva fatto fortuna alla fine degli anni 80 fiutando l’affare della sua vita, importare in Europa tonnellate di prodotti dal Sud Est Asiatico, abiti, giocattoli, casalinghi e soprattutto negli ultimi anni, tanti prodotti elettronici, tablet, pc, telefonini. Acquistava a peso, un tot a quintale senza distinzione di prodotto, l’importante era riempire i container in partenza con le navi cargo da qualche porto asiatico e una volta arrivati in Europa quella merce andava a ruba, poco importava se a volte i prodotti non sempre erano perfetti, i suoi clienti non avevano la puzza sotto il naso, i prezzi erano convenienti e si guadagnava tutti. Era conosciuto in città come un abile commerciante, un tizio avido e meschino, sempre pronto a fiutare l’occasione buona quando se ne prospettava una, un eccellente segugio per gli affari.
Il Dottor Glauco Laas si tolse il pesante cappotto e l’immancabile borsalino verde dalla testa, diede un’occhiata veloce a quella stanza dal pavimento in cotto con la grande scrivania nera, lucida, davanti alla finestra ad arco con le tendine bianche attraversate da righine gialle,
Si avvicinò a quella scrivania con il pianale così lucido che potevi vederti riflesso, solo un computer portatile un planning per prendere appunti e un portapenne in legno erano gli occupanti di quella vasta scrivania, l’essenziale, come amava dire Daniele, poi si accomodò sulla poltroncina imbottita di colore nero, dispose con calma il cappotto e il borsalino sull’altra poltroncina alla sua sinistra, diede un’ultima occhiata alla stanza, accavallò le gambe e giungendo le mani come per pregare, le appoggiò sul ginocchio e cominciò a parlare.
<< Bene eccoci qua carissimo Daniele…di quale affare volevi discutere? Bada che non ho tempo da perdere ho mille cose a cui pensare in questo periodo.>> chiarì subito Glauco.
<< Tranquillo, non è mia intenzione farti perdere tempo…ma se non sei interessato a sentire quello che ho da proporti, possiamo lasciare perdere e possiamo chiudere qua questo incontro…>> rispose Daniele con quel tono fastidioso da angioletto e quel ghigno stampato in faccia.
<< Vai avanti, ti ascolto.>> lo interruppe Glauco lanciando uno sguardo fuori dalla finestra dove cominciava ad affacciarsi un timido sole. Con le belle giornate limpide dà lì era possibile vedere il Santuario di San Luca, ma quella era una mattina con un sole pallido, nebbiosa come i suoi pensieri, doveva ascoltare quella proposta anche se immaginava che ci sarebbe stato un prezzo da pagare, Daniele era uno scaltro affarista, abile manipolatore, veniva chiamato il segugio nell’ambiente, bisognava stare attenti.
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