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Voglio il tuo amore
Voglio il tuo amore
Voglio il tuo amore
E-book406 pagine5 ore

Voglio il tuo amore

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Info su questo ebook

La Costa Azzurra, con le ville incastonate nel verde e le strade sfarzose diventa lo scenario ideale per una storia di forti contrasti, amori, misteri, morte e riscatto. Voglio il tuo amore porta dritto al cuore di questo angolo di mondo e di chi lo vive, come l'ispettore Philippe Lacroix esperto delle pieghe della vita in cui accompagna la giovane Barbara quando lascia l'ombra protettrice della potente famiglia per trasferirsi a Nizza ed aiutare persone in difficoltà. Come Bruno, l'affascinante ed introverso fratello di Barbara e Ursula, la loro madrina, al centro di una rete di passioni che arrivano alla bellissima Kyle e alla timida Cloe: le loro vite si intrecciano tra fantasie sadiche, ribellioni, dolci sorprese e crude rivelazioni. I protagonisti sviluppano un intenso thriller ad un ritmo che prima dà ossigeno e poi toglie il respiro, per condurci alla destinazione finale, ovvero il senso che ciascuno di loro attribuisce alle parole: voglio il tuo amore.
LinguaItaliano
Data di uscita4 ago 2021
ISBN9791220350570
Voglio il tuo amore

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    Anteprima del libro

    Voglio il tuo amore - L.G. Brebon

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Capitolo 34

    Capitolo 35

    Capitolo 36

    Capitolo 37

    Capitolo 38

    Capitolo 39

    Capitolo 40

    Capitolo 41

    Capitolo 42

    Capitolo 43

    Capitolo 44

    Capitolo 45

    Capitolo 46

    Capitolo 47

    Capitolo 48

    Capitolo 49

    Capitolo 50

    Capitolo 51

    Capitolo 52

    Capitolo 53

    Capitolo 54

    Capitolo 55

    Capitolo 56

    Capitolo 57

    Capitolo 58

    Capitolo 59

    Capitolo 60

    Capitolo 61

    Capitolo 62

    Capitolo 63

    Capitolo 64

    Capitolo 65

    Capitolo 66

    Capitolo 67

    Capitolo 68

    Capitolo 69

    Capitolo 70

    Capitolo 71

    Capitolo 72

    Capitolo 73

    Capitolo 74

    Capitolo 75

    Capitolo 76

    Capitolo 77

    Epilogo

    Titolo | VOGLIO IL TUO AMORE

    Autore | L.G. Brebon

    ISBN | 979-12-20350-57-0

    Prima edizione digitale: 2021

    © Tutti i diritti riservati all'Autore.

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'autore.

    Youcanprint

    Via Marco Biagi 6 - 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Capitolo 1

    Chi dice che il lavoro più vecchio del mondo è fatto di squallore e desolazione, non ha mai visto tutto questo, pensò Kyle spalancando le imposte della sua suite nel costoso hotel sul promontorio di Montecarlo. Mentre i raggi del sole illuminavano la stanza, guardò distrattamente gli yacht in rada al porto. Una sfilata addirittura prepotente di lusso e opulenza.

    Qualcuno bussò alla porta.

    Il cameriere entrò con il carrello delle vivande e come di consuetudine chinò la testa in segno di saluto prima di uscire.

    Kyle sbirciò nei bricchi e sotto la cupola di peltro: latte, caffè, marmellata, croissant e burro fresco.

    Si sedette mollemente sulla poltrona e iniziò a consumare il primo pasto della giornata.

    Come al solito non ricordava gli impegni in programma. Avrebbe guardato l’agenda del suo smartphone solo più tardi.

    Quando si trovava in albergo, seguiva sempre la stessa routine; sveglia quasi all’alba, qualche esercizio fisico, un po’ di aria fresca prima dell’arrivo della colazione.

    Solo dopo avere bevuto la seconda tazza di caffè avrebbe preso in mano il cellulare per verificare le incombenze, così da decidere l’abbigliamento adatto al prossimo appuntamento.

    Il rito mattutino della doccia e del look veniva preceduto dalla lettura delle note che tutte le sere, prima di coricarsi, Kyle riportava sul quaderno dalla copertina rossa custodito nel cassetto del comodino vicino al letto.

    Si alzò, prese il taccuino e lo aprì alla pagina del giorno 4 novembre: Design e modernariato – U.

    Ripensò alla notte appena passata, perché ho scritto quelle parole? Alzò lo sguardo per ricordare e le tornò tutto alla mente. Ursula Von Sparrend era appassionata di design. Se voleva mantenere vivace la conversazione con lei, doveva studiare meglio la materia. Dopo una breve ricerca su internet, chiamò il concierge e gli chiese cortesemente di procurarle alcuni libri. Avrebbe approfondito anche se superficialmente, gli aspetti del design con particolare interesse all’oggettistica di stile industriale e di fattura svedese. Ursula era di Stoccolma.

    Capitolo 2

    Santo cielo mamma di nuovo una predica! Non posso crederci. Barbara si alzò di scatto dalla poltrona rovesciando una tazza di caffè appoggiata sul bordo del tavolino dinnanzi a lei. Le tremava un poco la voce. Era l’ennesima discussione che aveva con la madre in merito alle sue amicizie, ma questa volta era intenzionata a non lasciare che Claire avesse la meglio. Prese coraggio e continuò Vuoi che smetta di uscire con i miei amici, affinché tu possa sentirti più tranquilla? Non posso accettarlo mamma. Io frequento brave persone e sono stanca di dovermi giustificare con te. Forse nessuno dei miei amici discende da casate nobiliari ed i loro genitori non sono facoltosi industriali o avvocati, ma sono persone oneste che lavorano sodo per guadagnarsi da vivere. Non c’è nulla di male in tutto questo.

    Ora si trovava in piedi di fronte alla madre che, con una smorfia di disapprovazione stava passivamente subendo la sfuriata della figlia.

    Senti Barbara, hai l’età per capire che una ragazza nella tua posizione dovrebbe cercare quantomeno di frequentare persone del proprio rango, per il buon nome della nostra famiglia

    Mamma hai ragione, sono maggiorenne da qualche anno, proprio per questo motivo ho deciso di vivere a modo mio. Non avrei mai voluto comunicartelo così ma ho preso la mia decisione. Mi trasferisco al sud per avviare un’attività che spero possa darmi delle soddisfazioni. Dopo un lungo respiro che le fece riprendere la calma proseguì Non posso impedirti di pensarla come vuoi, ma ti chiedo di riflettere sulle mie parole. Alle volte sembra che tu voglia scegliere la vita migliore per tutti ma non è detto che quella che tu hai pensato sia la soluzione giusta per Bruno e me.

    Così dicendo, uscì dalla stanza impedendo a Claire qualsiasi replica.

    Barbara aveva già preparato una borsa con tutto ciò che le occorreva, passò in camera sua a prenderla. Scese le scale, sicura che nessuno potesse fermarla e si diresse nel garage. Prese le chiavi del suo vecchio cabriolet che mamma disapprovava come la maggior parte delle cose che riguardavano la figlia. Mise in moto e percorse il vialetto arrivando fino alla fine del parco che circondava la residenza principale della sua famiglia. Paul, una delle guardie, salutandola le aprì il cancello permettendole così di uscire. Libera finalmente, fu questo il suo unico pensiero.

    Capitolo 3

    Entrò in camera sua assicurandosi di chiudere a chiave. Anche le persiane erano accostate e le tende tirate. Non amava godere del suo piccolo mondo interiore con la luce, aveva imparato ad adattare la vista al buio. Si diresse verso l’armadio in noce che si trovava in un angolo della stanza guardaroba. Il solo mobile chiuso a chiave. Lo aprì.

    Molti erano gli oggetti custoditi al suo interno ma i più interessanti si trovavano nel doppiofondo. Scostò il pannello ed ecco apparire la parte che preferiva. Lo considerava il suo esclusivo angolo di universo, dove nessuno poteva entrare.

    Ne guardò con interesse alcuni, sfiorandoli dapprima con lo sguardo e poi con le dita, come un gioielliere che ammira i pezzi preziosi di una collezione importante. Spostò l’attenzione verso i quaderni dalla copertina nera. Quante volte li aveva sfogliati, letti o soltanto guardati.

    Ricordava ancora con piacere quando aveva trovato quel tesoro da cui era rimasto sconvolto. In un primo momento pensò di raccontare della scoperta a suo padre ma cambiò idea. Lo sconcerto era durato poco, lasciando spazio alla curiosità ed al piacere sublime del proibito.

    Sfogliò il quaderno, quello che aveva cercato di completare lui stesso. Le sue mani avide cercarono i contorni delle foto. Era così bella, perfetta. Chiuse gli occhi e la musica prese forma nella sua testa.

    Capitolo 4

    L’appuntamento del pomeriggio a Cannes era stato più remunerativo del previsto. Con un sorriso soddisfatto Kyle decise di fare due passi sul lungomare prima di riprendere l’auto e tornare a Montecarlo. Difficilmente ripensava ai suoi rendez-vous di lavoro, la maggior parte di quei momenti non erano rilevanti per lei. Aprì il portasigarette, ne prese una e l’accese assaporandone il gusto.

    Camminava da qualche minuto quando si accorse di un vociare vivace che proveniva dalla spiaggia. Con curiosa ammirazione per chi, sprezzante della stagione, aveva comunque deciso di sfidare il tiepido sole autunnale, si guardò intorno alla ricerca degli impavidi bagnanti.

    In realtà si trattava di un servizio fotografico che impegnava più persone: il fotografo e i suoi supporter, make up artist e hair stylist, oltre al direttore marketing della famosa azienda di costumi committente del servizio.

    Ovviamente non potevano mancare le modelle; tre belle ragazze in costume da bagno che, malgrado il freddo, saltavano sulla riva giocando con la gelida acqua del mare. Il fotografo dava loro indicazioni e scattava incessantemente con la sua reflex, con ripetute disposizioni anche ai suoi collaboratori affinché le foto richiedessero meno retouching possibile una volta in studio di post-produzione.

    Kyle si sedette su una panchina a guardare la scena. Non c’era anima viva nei paraggi a parte questo gruppo di persone e qualche auto che transitava alle sue spalle.

    Secondo lei, il fotografo si agitava più del dovuto per valorizzare con il cliente il suo lavoro. Sorrise tra sé osservando quello che considerava un esaltato di mezza età che impartiva inutili direttive; i costumi, indossati da quelle fresche bellezze, si sarebbero venduti da soli.

    Rimase ad osservare le modelle che tra uno scatto e l’altro cercavano di scaldarsi sfregandosi le braccia vicendevolmente. Ragazze belle e piene di vita, sicuramente tre giovani donne che grazie al loro aspetto potevano sperare in un’attività che molte sognavano. Con l’aiuto della fortuna, quel lavoro avrebbe fruttato un gruzzolo di denaro sufficiente a garantire un futuro sereno.

    Una di loro l’aveva colpita in modo particolare. Non era solo il suo aspetto ad interessarla ma soprattutto il suo intenso sguardo e il sorriso gioioso. Kyle si accese un’altra sigaretta, voleva sentire il suono della sua voce e guardarla ancora un po’ prima di tornare all’auto.

    Il servizio terminò di lì a poco.

    Il cliente, soddisfatto, si complimentò con tutti prima di lasciare il set. I supporter smontarono l’area liberandola dalle attrezzature mentre le modelle si coprirono infilando chi una tuta e chi un cappotto. Due di loro salutarono Cloe, quella che Kyle osservava con attenzione, e se ne andarono camminando velocemente sulla Croisette.

    Kyle decise di restare ancora un attimo sulla panchina. Le sarebbe piaciuto parlare con quella ragazza.

    Cloe stava prendendo la sua borsa quando il fotografo, rimasto solo con lei, le prese un polso in quello che non sembrava esattamente un gesto amichevole.

    Attenta ragazzina, come ti ho già detto, sono io che posso decidere se farti lavorare o meno. Non mi piace il tuo atteggiamento, la tua totale assenza di gratitudine.

    Così dicendo lasciò il braccio della ragazza e spostò la mano sul fondoschiena della giovane.

    Se hai cambiato idea, possiamo trovare un accordo. Potrei prenderti per il prossimo servizio. La mano stringeva e mollava i glutei di Cloe che non sembrava tanto sorpresa o spaventata quanto piuttosto arrabbiata.

    Leo, ti ho già detto che non mi interessano certi compromessi e tantomeno voglio sentire sul mio corpo le tue viscide mani. Gli prese il braccio allontanandolo con decisione dal suo fondoschiena.

    Il fotografo la fissò per un breve attimo poi le mollò un ceffone. Sei una puttanella da quattro soldi, con me hai chiuso Cloe. Dubito che troverai molte strade aperte.

    Lei si limitò a incenerirlo con lo sguardo tanto bastò a Leo per andarsene infastidito.

    Quando fu sicura che si fosse allontanato del tutto, Cloe si accarezzò la guancia sentendola bruciare. Due lacrime di rabbia le offuscarono momentaneamente la vista.

    Le asciugò bruscamente come per scacciarle insieme al fotografo.

    Kyle le si avvicinò cautamente. Ehi, tutto bene?

    Cloe si girò E tu chi sei? Che vuoi? Era solo sorpresa e un po’ spaventata perché credeva di essere sola.

    Ho visto quello che è successo. Volevo accertarmi che fosse tutto ok. Rispose Kyle per nulla infastidita dall’atteggiamento apparentemente scostante e diffidente di Cloe.

    Mi scusi, non sono così maleducata di solito. Sto bene, grazie.

    Mi chiamo Kyle e le tese la destra per presentarsi.

    Cloe.

    Kyle era una giovane donna, maggiore di lei di qualche anno. Sarebbe stato difficile non notarla. Era forse più bella delle ragazze copertina di una qualsiasi rivista di moda. Più alta di Cloe, lunghi capelli dal taglio impeccabile di colore biondo scuro dai riflessi ramati le incorniciavano il viso, esaltando il colore azzurro intenso degli occhi dallo sguardo penetrante. Aveva un sorriso accattivante e delicate efelidi sparse sulle gote che ne accentuavano la sofisticata bellezza.

    L’atteggiamento gentile e amichevole di Kyle spinse Cloe a rivolgerle una domanda. Sei qui per un servizio fotografico? La scrutò quasi involontariamente dall’alto al basso. Indossava abiti ricercati, oltre a un orologio che probabilmente costava più di un’auto di media cilindrata.

    Non esattamente, avevo un appuntamento di lavoro che si è concluso da poco. Poi proseguì Stavo passeggiando per raggiungere la mia auto quando ho assistito alla scena.

    Cloe era incuriosita e affascinata da lei e senza accorgersi stava esprimendo le sue considerazioni personali a voce alta. Devi avere un lavoro importante se ci vai vestita così.

    Si accorse della sua impertinenza: Chiedo nuovamente scusa, non è mia abitudine fare certe considerazioni. Divenne rossa in viso.

    Volevi dire che non è tua abitudine fare certe considerazioni ad alta voce, disse Kyle in tono fintamente sardonico, poi sorridendo comunque sì, ho un buon lavoro.

    Oh certo, certo. Scusa ho pensato che fossi... Sei così... beh sembri proprio una modella.

    Kyle rispose con un’alzata di spalle: Ti ringrazio per il complimento ma in realtà io faccio il lavoro più vecchio del mondo. Sono una puttana.

    Capitolo 5

    Barbara guidava da ore. Ormai era sera e pensò di riposare per la notte prima di riprendere il viaggio verso la meta prestabilita.

    Durante il lungo tragitto in auto sua madre l’aveva chiamata più volte ma lei non aveva risposto. Si era fermata in un’area di servizio per rispondere invece a papà. Lui era dolce e gentile, spesso vittima delle idee della mamma, secondo Barbara.

    August le aveva chiesto come stava e se voleva tornare a casa, aggiungendo che tutto sarebbe andato bene.

    Papà, lo so che posso contare su di voi, ma ormai è da tempo che ho in mente un progetto di lavoro interessante e sono convinta di avere trovato la giusta location e con un po’ di fortuna la persona che potrà aiutarmi ad avviare l’attività. Non è un capriccio ma un piano ben preciso. Mi spiace che mamma non condivida quasi nulla, spero che possa capire presto e supportarmi.

    Sarà sicuramente così, forse ha bisogno di un po’ di tempo oppure che le venga spiegato diversamente. Noi ci fidiamo di te e sono certo che hai pensato a tutto, solo che mamma si chiede perché lasciare la casa, Parigi e iniziare con persone che lei conosce poco.

    Il Sud è una realtà meno caotica di Parigi, non è detto che in futuro non possa spostarmi a nord, vedremo. Per quanto riguarda le persone che sto raggiungendo, si tratta di una coppia di amici che conosco molto bene, so che posso fidarmi e come ti anticipavo, penso che con Paulette, la mia amica, lavoreremo bene insieme.

    Dopo un attimo di esitazione August le rispose Certo tesoro, so che farai la cosa giusta, non posso che augurarti buona fortuna. Tienici aggiornati!

    Grazie papà e ti prego, dì a Bruno che gli manderò un messaggio. A presto!

    Glielo dirò. Barbara, fa attenzione. Ti mando un bacio.

    Aveva trovato un’accogliente locanda dove pernottare. Parcheggiata l’auto e presa la borsa si era avviata all’ingresso.

    Quel posto sembrava fermo nel tempo. Venne ad accoglierla un cordiale e arzillo concierge di nome Alfred che le suggerì la stanza all’ultimo piano dal cui balcone avrebbe potuto ammirare le stelle. Barbara chiese di poter cenare in camera e fu accontentata.

    L’ambiente era piccolo ma confortevole. Fece un bel bagno caldo, consumò una cena a base di fonduta, carne arrosto e una fetta di torta al cioccolato. Come suggerito da Alfred si affacciò al balcone per ammirare l’incantevole cielo stellato.

    In pace con se stessa, lontana dall’opprimente etichetta e dalle discussioni con sua madre, si sistemò sotto il piumone addormentandosi velocemente.

    Dopo un buon sonno ristoratore e l’abbondante colazione, poteva proseguire il suo viaggio. Pagò in contanti per restare nell’anonimato e fuggire dalla notorietà del buon nome della sua famiglia e soprattutto dalla mamma. Era arrabbiata con lei perché ultimamente discutevano spesso a causa dei loro punti di vista contrastanti sembravano non riuscire a trovare un accordo.

    Barbara aveva semplicemente scelto di frequentare persone che Claire disapprovava senza conoscerle. Li chiamava i suoi amichetti, in tono quasi sprezzante.

    Gli amichetti erano Marie, impiegata come segretaria in una piccola azienda di Parigi, Etienne capo meccanico in un’officina, la sua fidanzata Paulette e Jean Paul, questi ultimi due commessi in un negozio di abbigliamento.

    Barbara aveva conosciuto Paulette e Jean Paul mentre era in giro a Parigi per compere.

    Erano stati davvero gentili con lei e l’avevano persino invitata a pranzo durante la pausa di lavoro. Si incontrarono nuovamente e i due le avevano presentato anche Marie ed Etienne. Non si era mai sentita tanto bene come in compagnia di quei ragazzi, tanto distanti dal mondo della sua famiglia quanto vicini al suo animo.

    Queste erano le persone che sua madre probabilmente non avrebbe mai immaginato di vedere a casa loro, in compagnia di sua figlia.

    Per Barbara quell’atteggiamento snob era inconcepibile. La metà della gente che i suoi genitori frequentavano aveva figli stupidi, drogati per noia. Spesso privi di principi morali e fuori dal mondo reale, bighellonavano tra le spiagge vivaci della Costa Azzurra e quelle incontaminate delle Maldive.

    Oppure frequentavano le piste da sci nelle località elvetiche più esclusive, mettendosi in mostra in compagnia di ragazzi e ragazze tanto belli e famosi quanto superficiali. O ancora combinando veri e propri disastri come il figlio di Dauphine un’amica di mamma. Il ragazzo aveva messo incinte le ultime due cameriere della residenza di famiglia nei pressi di Meudon.

    Barbara voleva raggiungere Paulette e Etienne.

    La coppia si era trasferita a Nizza da poco. Il ragazzo aveva accettato una proposta di lavoro molto interessante e ben retribuita. Paulette si era licenziata per seguire il fidanzato. Lo stipendio di Etienne avrebbe consentito a entrambi di vivere decorosamente e risparmiare qualcosa per coronare il loro sogno di sposarsi.

    Brave persone, questo pensava Barbara mentre percorreva l’ultimo tratto del suo lungo viaggio.

    Capitolo 6

    Passò in rassegna con lo sguardo la sua collezione, mentre teneva sulle ginocchia il quaderno, quasi volesse verificare che tutto si trovasse al posto giusto. Si accomodò per terra, con la schiena appoggiata al mobile e con delicatezza iniziò a sfogliare le pagine.

    Com’era bella, pensò osservando un ritaglio di giornale che inquadrava una donna non giovanissima ma molto piacente. Nella pagina accanto altre immagini della stessa donna fotografata a un party di beneficenza. Proseguì per vedere quel bel volto.

    Aveva dovuto tagliare alcune foto per evitare intrusi indesiderati. Doveva esserci solo lei, con i lunghi capelli sciolti sulle spalle o raccolti in una elegante acconciatura.

    Chiuse gli occhi immaginandola accanto a lui, voleva sentire il suo profumo, sfiorarle le ciocche con le dita. Suonare per lei.

    Li riaprì e si alzò da terra. Andò ad accendere lo stereo e le note della melodia si levarono nell’aria inondando la stanza.

    Tornò a sedersi per terra, guardando ancora quelle fotografie.

    Doveva essere sua a qualsiasi costo. La sera l’avrebbe rivista. A quel pensiero l’eccitazione ebbe il sopravvento. Abbassò la lampo dei pantaloni e si masturbò freneticamente. Quando ebbe finito si sentì più rilassato.

    Continuò a sfogliare il quaderno, c’erano pagine bianche che avrebbe voluto riempire con altri ritratti di lei, diversi dai precedenti. Fotografie che scaturivano libere dalla sua mente.

    Avrebbe voluto fare lui stesso nuovi scatti. Si lasciò trascinare dall’immaginazione, voleva vederla nuda legata in un letto e alla sua mercé. Giocare con lei, baciarla, toccarla ovunque prima di prenderla in modo violento. Era convinto che a lei sarebbe piaciuto.

    Di nuovo si sentì eccitato ma questa volta si toccò dapprima lentamente accarezzandosi il membro poi strinse gli occhi e la mano prese a muoversi con maggiore forza e velocità.

    Con un sospiro compiaciuto, appoggiò la testa al mobile.

    Si accorse di avere macchiato i pantaloni, cercò di pulirli meglio che poté. Era ora di prepararsi per la serata. Ripose il quaderno non prima di avere sfiorato con le labbra una delle foto. Diede una rapida occhiata alla collezione dei suoi giocattoli, come amava chiamarla tra sé e sé. Chiuse tutto a chiave. Mise la chiave nel comodino, vicino al letto.

    Continuando ad ascoltare la sinfonia, pensò ai due mondi che lo possedevano. Da una parte il mondo elitario della sua famiglia fatto di mondanità, beneficenza, divertimento e musica e dall’altra quello interiore, le sue fantasie, il suo tesoro di giocattoli particolari ed i suoi quaderni.

    Scelse i vestiti da indossare per la serata che lasciò appesi nel guardaroba. Si spogliò e si fece la doccia.

    Prima di rivestirsi si sdraiò sul suo letto avvolto nell’accappatoio.

    C’era tempo prima di cena. Poteva ancora sognare. Chiuse gli occhi e ripensò nuovamente a lei mentre la musica continuava a suonare.

    Capitolo 7

    Credo di non avere capito...

    Cloe era rimasta di stucco, nessuno che conoscesse avrebbe detto una cosa del genere con tanta naturalezza e poi l’abbigliamento di Kyle non si addiceva a una squillo.

    Che razza di prostituta poteva essere una che indossava un paio di pantaloni d’alta sartoria e mocassini su misura? Non metteva nulla in mostra, coperta com’era da un lungo cappotto e dal bel dolcevita di cachemire. La sua figura non corrispondeva affatto al classico cliché della ragazza di vita. Cloe era sorpresa e curiosa.

    Invece hai capito benissimo. Rispose Kyle Forse stai pensando che normalmente le prostitute non vestono così? E ti stai chiedendo quali sono i clienti che mi frequentano, sbaglio?

    Non le lasciò il tempo di riflettere e continuò.

    È ora di cena e io vorrei mangiare qualcosa. Conosco un buon ristorante a qualche chilometro da qui. Mi farebbe piacere invitarti, sempre che tu non abbia altri impegni.

    Cloe non sapeva se accettare quello strano invito o rifiutare e rifugiarsi nel suo monolocale a consumare una tazza di latte con i fiocchi d’avena per cena.

    Dovrei passare da casa a cambiarmi prima. Rispose tentennando.

    Non c’è problema ho qui la mia macchina ti accompagno.

    Così dicendo fece scattare a distanza con il telecomando le portiere di una costosa cabrio dal colore grigio pietra.

    In auto parlarono del tempo e della caotica Cannes le cui strade secondarie un po’ dissestate, nei pochi giorni di pioggia che cadeva durante l’anno trasformavano i quartieri in piccoli acquitrini. Cloe cercava di non muoversi troppo, si trovava seduta di fianco a una donna che non conosceva ma che l’affascinava e per di più in un’auto dai sedili di pelle chiara su cui si sentiva a disagio per la paura di sporcarli. La macchina aveva lo stesso profumo particolare della sua proprietaria. Una fragranza fresca con una nota di pepe.

    Seguendo le sue indicazioni giunsero nei pressi di Le Cannet. Non ci metterò molto, prometto. Disse e raggiunse velocemente il portone del palazzo dove abitava.

    Kyle scese guardandosi intorno. Non era sua abitudine frequentare posti come quello, ma li conosceva. Case dormitorio, accanto a contesti straripanti di una ricchezza che nessun abitante di questo quartiere avrebbe mai conosciuto nella vita. Si accese una sigaretta nell’attesa di Cloe.

    Un ragazzino in bicicletta con il giubbotto un po’ troppo stretto per la sua stazza stava sfrecciando verso un bivio; quando vide la splendida vettura rallentò, fece un fischio e poi notò Kyle e si fermò Signora, è sua l’auto?

    Si Rispose lei divertita.

    Lui intimidito scese dalla bici quasi in punta di piedi e si avvicinò per ammirarla meglio.

    Uhm... è bellissima. Da grande voglio comprarla anche io.

    Kyle lo guardò con tenerezza.

    Che ne dici se intanto ti compri qualcosa che ti piace? Prese cento euro dalla tasca dei pantaloni e glieli diede.

    Il bambino la osservò dal basso verso l’alto con uno sguardo serio La mamma non vuole che prenda nulla dagli sconosciuti.

    E tu le dirai che li hai trovati, sarà il nostro segreto, va bene?

    Il ragazzino perplesso non sapeva cosa fare. Ma quella signora gli sorrideva in modo così convincente che alla fine annuì, allungando la mano verso la banconota. Lui sarebbe rimasto lì ad ammirare l’auto e a parlare con lei per ore ma doveva rientrare a casa, altrimenti sua madre si sarebbe arrabbiata.

    Grazie signora, lei è davvero molto gentile. Mise in tasca la banconota, si voltò verso Kyle per salutarla e ripartì sulla sua bicicletta.

    Cloe si sentiva in imbarazzo, non sapeva se avesse scelto l’abbigliamento appropriato per quello che le sembrava uno strano appuntamento.

    Vestendosi aveva pensato più volte che uscire a cena con una sconosciuta fosse una sciocchezza, ma si sentiva spinta dalla curiosità e anche da una strana attrazione nei confronti di quella bella giovane donna.

    Kyle sembrava una persona interessante, certamente abituata a frequentare un mondo che lei non conosceva.

    Aveva fatto in tempo ad assistere in silenzio allo scambio di battute tra lei e il ragazzino, qualche passo distante dai due. La dolcezza con la quale si era rivolta al bambino l’aveva conquistata. Vincendo l’insicurezza sistemò il cappotto e si avvicinò all’auto, sperando che l’ospite approvasse il suo look.

    Pronta?

    Direi di sì.

    Kyle non fece alcun commento e non diede a vedere se approvasse o meno l’abbigliamento che aveva scelto. Si sentì stupida, perché mai voleva la sua approvazione?

    In realtà a Kyle era bastato uno sguardo veloce per capire di non essersi sbagliata nei confronti di Cloe. Era bellissima. Indossava un paio di pantaloni di tessuto nero molto attillati e un maglione anch’esso nero dalla linea morbida che lasciava scoperte le spalle. Il trucco naturale e quel sorriso smagliante erano la degna cornice di una ragazza che certo non poteva passare inosservata.

    Lungo la strada che portava al ristorante le rivolse alcune domande.

    Cloe adesso si sentiva a proprio agio, raccontò di essersi iscritta alla facoltà di matematica a Bordeaux.

    Per mantenermi ho fatto la cameriera in un piccolo ristorante sulla Croisette, la paga non era un granché ma le mance erano buone. Poi ho trovato impiego come commessa part-time in un negozio di abbigliamento, una boutique di lusso. Lo stipendio è decisamente più alto.

    Come sei approdata al mondo della moda? Chiese Kyle.

    Grazie ad una cliente dell’atelier che lavora per una rivista. Ho avuto l’occasione di servirla svariate volte. Un giorno mi ha chiesto se avessi mai pensato di posare per un servizio fotografico. È iniziata così. Mi ha messo in contatto con un’agenzia di modelle, ho fatto qualche scatto. Ormai sono quasi due anni che faccio servizi fotografici. Nulla di importante. S’interruppe per un attimo.

    Un lavoro saltuario, ma ben retribuito. Più che altro mi consente di arrotondare lo stipendio. Non ho alcuna ambizione in questo ambito e tantomeno credo di avere i numeri per diventare una modella famosa. Soprattutto non sono disposta a scendere a compromessi per farlo. Per ora il mio sogno è laurearmi quanto prima.

    Come mai hai scelto Matematica? Hai una smodata passione per i numeri? Chiese Kyle stupita.

    Ho scelto la stessa facoltà di mio padre. Esitò prima di proseguire. Papà insegnava matematica all’Università di Bordeaux.

    Avevano raggiunto Mougins, un incantevole paesino dalla particolare forma a chiocciola, arroccato su di un promontorio.

    Kyle parcheggiò l’auto e insieme si avviarono verso il ristorante.

    Capitolo 8

    Giunta quasi al termine del viaggio, Barbara chiamò Paulette, mancava un’ora all’appuntamento al parcheggio della stazione ferroviaria di Nizza.

    Arrivò puntuale, recuperò il borsone e chiuse l’auto. Non dovette cercare a lungo, l’amica era già lì e l’aspettava fuori dal parcheggio.

    Quando la vide, le corse incontro e la strinse in un abbraccio.

    "Sono così contenta che

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