Misteri e manicaretti sui colli bolognesi
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Anteprima del libro
Misteri e manicaretti sui colli bolognesi - Autori vari
A cura di
Simone Metalli
MISTERI E MANICARETTI
SUI COLLI BOLOGNESI
Prima Edizione Ebook 2021 © Brividi a cena
ISBN: 9788893471787
Immagine di copertina: Elena Bertacchini
img1.pngCollana Brividi a cena
Edizioni del Loggione srl
Via Piave n. 60
41121 Modena – Italy
loggione@loggione.it
http://www.loggione.it
img2.jpgMisteri e manicaretti
sui colli bolognesi
a cura di
Simone Metalli
Indice
Introduzione
L’araba Giuditta
TORTA GIUDITTA
I cinquanta passi
QUADRETTI ALLA BAZZANESE
Sono ragazzi
STRICHETTO BOLOGNESE
Titolo da trovare
RICETTA DELLE CARATTERISTICHE TIPICHE DEI
TORTELLINI DI BOLOGNA
Amnesia a Castello di Serravalle
GNOCCO FRITTO O CRESCENTA FRITTA
Fino a prova contraria
PASTA CON SALSICCIA E UVA SASLÀ (CHASSELAS)
Vita eterna
TORTELLONI DA VIGILIA
Oculonautica retrocronica
CREMINO AL CIOCCOLATO FONDENTE
La posta in gioco
BISCOTTO AL ROSMARINO CON QUENELLE DI RICOTTA,
NOCI E MIELE DELL’APPENNINO
Tutta la verità
CASTAGNACCIO (sia fritto che al forno)
La prova di coraggio
TAGLIATELLE AL RAGÙ
Il tesoro matildico
TORTELLONI DI CACIOTTA E RICOTTA ON ERBE AROMATICHE
Le farfalle sul sentiero
MARRONI BIONDI SOTTO SPIRITO
La Compagnia della Collana
ZUCCHERINI MONTANARI
Mare dentro
PASSATELLI SU VELLUTATA DI TARTUFO
Il grande delitto
TIGELLA CON IL PESTO
La verità torna a galla
TORTA DI RISO (o Torta degli Addobbi)
Dal 202 al 238
MOUSSE DI MORTADELLA
Morte biodinamica
Biografie autori
Catalogo Edizioni del Loggione
Introduzione
Rete di Pro Loco Reno Lavino Samoggia
Nove Pro Loco unite per promuovere le Colline tra Bologna e Modena
La Rete delle Pro Loco Reno Lavino Samoggia
, nata nel 2017 su impulso della legge regionale 5/2016, opera in maniera coordinata sull’intero territorio collinare dell’Unione Reno Lavino Samoggia
composta dai Comuni di Casalecchio di Reno, Monte San Pietro, Sasso Marconi, Valsamoggia e Zola Predosa. La Rete
è formata da nove associazioni: Pro Loco di Casalecchio Insieme Meridiana, Pro Loco Monte San Pietro, Proloco Sasso Marconi, Pro Loco Zola Predosa, Pro Loco Bazzano, Pro Loco Castello di Serravalle, Pro Loco Crespellano, Pro Loco Monte San Pietro, Pro Loco Monteveglio, Pro Loco Savigno.
Questa iniziativa importante e innovativa mette quindi in rete
nove Pro Loco unite dall’obiettivo di rafforzare la collaborazione tra loro e tra soggetti istituzionali e associativi del territorio per ampliare la promozione culturale e turistica dell’area dell’Unione Reno Lavino Samoggia, composta da cinque comuni con 404,4 Kmq di superficie e 111.531 abitanti.
Obiettivo della Rete
è quello di realizzare attività di promozione congiunta del territorio delle Colline tra Bologna e Modena e delle sue eccellenze artistiche, ambientali ed enogastronomiche, mediante eventi, iniziative e progetti specifici.
Cosa facciamo? Eventi, ma non solo!
La Rete di Pro Loco Reno Lavino Samoggia
ha partecipato con risultati positivi ai bandi regionali realizzando importanti progetti nell’ambito turistico e culturale, pubblicazioni e materiali promozionali. Le Pro Loco aderenti organizzano annualmente eventi dedicati alla promozione del territorio e alla valorizzazione dei prodotti tipici, nonché occasioni di animazione culturale e territoriale, e tutte insieme organizzano eventi di rete
che coinvolgono l’intero territorio.
Con chi lo facciamo?
Volontari, cittadini, associazioni, scuole, realtà culturali, strutture ricettive, ristoranti, agriturismi, tour operator, cantine, Comuni, Città Metropolitana, Regione, UNPLI, associazioni di categoria, la parola d’ordine è: Collaborare! Le porte delle nostre Pro Loco sono aperte a tutti coloro che amano questo splendido territorio e desiderano dare forma e sostanza alle proprie idee e proposte.
Concludiamo la nostra presentazione, ringrandoti per aver scelto di scoprire il nostro meraviglioso territorio con il libro Misteri e Manicaretti sui Colli Bolognesi
e ti auguriamo una buona lettura... e buon viaggio!
I Volontari della Rete di Pro Loco Reno Lavino Samoggia
Casalecchio Insieme Proloco Meridiana
Pro Loco di Bazzano
Pro Loco di Castello di Serravalle
Pro Loco di Crespellano
Pro Loco di Monte San Pietro
Pro Loco di Monteveglio
Pro Loco di Sasso Marconi
Pro Loco di Savigno
Pro Loco di Zola Predosa
Info e contatti: www.collinebolognaemodena.it
Facebook e Twitter: Colline tra Bologna e Modena
E-mail: reteprolocorls@gmail.com
L’araba Giuditta
di Silvia Brizio e Oussama Mansour
Bazzano (Valsamoggia)
1
Lo detestavo, non ce la facevo più. E però lo amavo, anche. Forse avrei potuto resistere ancora, ma ormai è andata così.
Sapevo che sarebbero arrivati subito da me. Speravo di avere ancora un po’ di tempo, per riprendermi, per fare una faccia normale, che non insospettisse. Invece sono arrivati presto.
Hanno detto che l’ha trovato un tizio che passava da lì, sul lungo fiume, stamattina alle sette. Tre coltellate ben piazzate, ieri sera tra le 19.30 e le 21.30, ha detto il medico legale. Il cuore mi si gonfiava in gola e con le lacrime mi usciva un grido che non potevo trattenere. Ma quello continuava a parlare. Il coltello non l’hanno trovato. Come fanno a dire chi è stato? Troveranno le mie tracce su di lui? Sono la moglie, è normale.
Mi hanno bombardata di domande, senza rispetto per la mia disperazione. Ho detto a quel poliziotto, Fabbri si chiama, che Maurizio era uscito di casa ieri sera verso le sette. E poi sì, poteva starsene fuori tutta la notte senza avvisare, non mi preoccupavo. Ma come, diceva quello, senza avvisare? Sapesse ormai da quanto tempo, chi se ne fregava più. Eravamo d’accordo così, gli ho detto. Ma quello mi guardava strano. Voleva sapere tutto, minuto per minuto. Ero confusa. Gli ho detto che ero andata a correre, dopo che Maurizio era uscito. Come mai a quell’ora? Fa buio, dice. Avevo bisogno d’aria, ho risposto. C’ha creduto? Storceva la bocca, alzava le sopracciglia. E poi? Poi sono tornata a casa e alle nove è venuto Karim. Viene a cena due, tre volte la settimana. Può uscire quando vuole dalla Comunità. Gli avevo promesso la torta Giuditta. E giù lacrime e grido più forte, perché adesso beccheranno pure lui, poveraccio. E poi? Mi toglieranno l’affido? Speravo di portarlo ai diciott’anni e che restasse con me, dopo. E invece sarò sola ancora una volta, senza un figlio a cui pensare e lui, solo, senza nessuno che lo pensi.
2
«Karim, Karim! Svegliati subito.»
Jamila, la responsabile della Comunità, mi guarda come se stessi dormendo da tre giorni. M’incalza: «Che fai ancora a letto? C’è qui l’ispettore Fabbri della Polizia.»
«Polizia?» rispondo spiazzato, quasi balbettando.
L’ispettore avanza, entra in camera e si presenta stringendomi la mano. S’avvicina e mi chiede: «Dov’eri ieri sera?»
«Io... io ieri sera sono andato a casa di Luisa...»
Entrando la sera prima nel bell’appartamento di Luisa e Maurizio, l’avevo trovata china, sul divano, con la faccia rossa. I capelli biondi che le coprivano il viso. «Io ho le chiavi... e posso andare quando voglio, mi ha detto lei!»
«Bene – mi dice lui. – E chi c’era?»
«Luisa!»
«Ah, d’accordo...» aggiunge l’ispettore. Da dietro la schiena si fa passare da Jamila il registro della Comunità. «Qui però c’è scritto che sei uscito alle 20. E Luisa ha detto che sei arrivato da lei alle 21. L’appartamento è a meno di dieci minuti a piedi da qui.» A stento capivo cosa mi stava dicendo. «Maurizio è stato trovato stamattina morto accoltellato, vicino al fiume. Proprio fra la Comunità e casa di Luisa. Hai capito ora?» Gli occhi dell’ispettore non battono ciglio e sembrano guardarmi dentro.
«Andavi d’accordo con Maurizio?» mi chiede.
Jamila si avvicina a me e mi stringe le spalle. «Sono sicura, ispettore, che Karim potrà spiegarle tutto.» Mi guarda. A me viene da piangere.
«Con Maurizio non andavo d’accordo. Diceva che non valevo nulla, che ero un marocchino! Una volta mi ha pure tirato uno schiaffo, senza motivo! Ma non l’ho ammazzato io!»
3
Hai capito, ’sta femmina? Non ce l’ha detto che avevano litigato. Ti ammazzo! No, ti ammazzo prima io! Urlavano. Leggi, leggi il verbale, c’ho la copia qui sotto. Quel vicino della porta accanto ha sentito benissimo. Poi il Grandi è uscito sbattendo violentemente, così ha detto il vecchio, la porta e poco dopo è uscita pure lei. Hai capito? Altroché corsetta per prendere aria… Il marito stava fuori la notte senza avvisare? Ovvio, le metteva le corna. Ecco, vedi, verso le 21 è arrivato il ragazzo… la Luisa Grandi ha avuto tutto il tempo tra le sette e le nove. Oh, però, quel vicino ha visto proprio tutto. Ah, vedi… una coppia agiata, lui imprenditore però dice che ultimamente stava in difficoltà finanziarie: oh, il vecchio conosceva pure l’impiegato della filiale bancaria che seguiva Maurizio Grandi! Dice così che non voleva curiosare lui (nooo, e quando mai?), ma quello gli faceva pettegolezzi su certi prestiti reclamati, cambiali inevase. Minchia, che supertestimone! Questo lo portiamo dal giudice e la faccenda è risolta. Caro mio, alla base dei crimini, sempre soldi o passioni. E qui tutt’e due: lui le mette le corna e non c’ha più i soldi per gli sfizi. Doppio movente. E adesso… in pasticceria! Ci siamo meritati una bella fetta di Torta Giuditta. Vabbè, tu dirai con quella panza? E che ci posso fare, piccole debolezze.
4
Jamila mi ha fatto un the, dopo che l’ispettore se n’è andato. Sono stato sul divano, con lei che provava a farmi calmare. «Oggi hai scuola e l’allenamento di calcio – dice Jamila. – Penso tu ci debba comunque andare. Vuoi chiamare Luisa?»
«Sì, per favore.» Mi sudano le mani.
«Pronto, Luisa? Cosa è successo? È venuto un poliziotto e dice che Maurizio è morto! Vuoi che venga lì?»
Luisa piange. I suoi singhiozzi mi spezzano il cuore. «Non venire Karim, sto bene. Sono sicura che troveranno presto chi è stato...»
A scuola pareva che tutti sapessero improvvisamente chi fossi.
Poi, al calcio, avevo bisogno di sfogarmi, così ho corso moltissimo. Mohamed era il portiere della squadra avversaria e non la smetteva di vantarsi delle sue parate da gatto
. L’allenatore a un certo momento l’ha richiamato: «Smettila di fare lo sbruffone Mohamed!» gli ha detto.
Mohammed è un tipo gradasso, ma non l’avevo mai visto così euforico. A fine allenamento è venuto a parlare con me. Mi ha chiesto se avevo sentito di quel Maurizio Grandi che è stato trovato morto stamattina, ma io non avevo voglia di raccontargli che lo conoscevo benissimo, così ho solo detto sì con la testa. Poi, mi ha guardato con gli occhi che brillavano e ha aggiunto: «Ho per le mani una cosa che mi farà diventare ricchissimo! Che dici, andiamo a bere qualcosa?»
«Non posso Mohamed, devo andare.»
Non mi faccio nemmeno la doccia. Esco dallo spogliatoio e vado da Luisa.
5
Lo sapevo. Dovevo pensarci che sarebbero arrivati a questo punto. Che stupida! Quando è suonato il campanello me lo sentivo che erano ancora loro, che avevano scoperto qualcosa. Hanno mandato quelli della scientifica a frugare per tutta casa e se ne sono andati con i documenti della scrivania, i coltelli di cucina e la mia tuta.
Il sangue sulla mia tuta! Dovevo lavarla subito, ma dopo quello che era successo non capivo più niente. Quando Fabbri è tornato stavo da ore sdraiata sul divano a guardare il soffitto con la testa che mi scoppiava. Troppo tardi per un racconto rappezzato, ormai quelli hanno preso informazioni, sanno tutto di noi. Io gli ho detto che mentre correvo, avevo visto uno steso tra gli alberi a faccia in giù, che mi ero fermata per vedere se aveva bisogno di aiuto, ma quello non si muoveva allora io lo avevo girato un po’ e così mi sono sporcata. Quel Fabbri mi guardava storto con un occhio mezzo chiuso, come per difendersi da una raffica di bugie. Gli ho detto che solo allora avevo riconosciuto mio marito. Morto. Ovvio che mi è venuto da urlare, da chiamare aiuto, la polizia. Ma ho avuto paura. Ho pensato che se mi trovavano lì con lui, quando avrebbero saputo la nostra storia mi avrebbero incolpata, non mi avrebbero mai creduta. Ho pensato a Karim, che avrebbe fatto? E allora ho deciso che era meglio se fosse qualcun altro a trovarlo. Il Fabbri storceva la bocca, sembrava che gli scappasse da ridere o che avesse un buco tra i denti da farci schioccare la lingua. Ha detto «Mah» poi si è alzato e si è seduto di nuovo di fronte a me con la faccia avanti, ha stretto i pugni e ha detto: «Bella storia. La racconterai al giudice, ah ah» e lì ho capito che rideva ma aveva anche un buco tra i denti. Si è alzato, m’ha detto che non mi posso muovere dalla città, di tenermi a disposizione. Come nei telefilm.
6
«Luisa, ci sei?» Non risponde nessuno. La trovo sul divano. La casa in subbuglio. «Ma che cosa è successo?» Luisa è sdraiata. Mi dice che la Polizia le ha preso i documenti. È in stato di fermo. Io mi metto a piangere mentre vedo tutte le mie aspettative svanire. In una giornata. L’idea che Luisa sia sospettata mi fa impazzire. Come farà se la mettono in carcere? E che ne sarà di tutti i sacrifici che ho fatto per venire qui?
Quando ho conosciuto Luisa mi sembrava che la maggior parte dei miei problemi si sarebbero risolti. Penso ai soldi che mia madre si è fatta prestare per farmi partire. Luisa aveva cominciato a darmi del denaro, appena glielo avevo raccontato. Avevo fatto conoscere mia madre a Luisa in video chiamata. Le avevo promesso che si sarebbero incontrate.
«Karim, per favore, torna a casa» mi dice Luisa. Le do un bacio. La guardo e senza dire nulla me ne vado.
Prendo l’autobus e vado al Comando di Polizia. Chiedo dell’ispettore Fabbri. Mi guardano come se fossi matto: in effetti lo sembro, pazzo. Ma lo chiamano e l’ispettore Fabbri dopo pochi minuti è davanti a me.
«Per favore, mi ascolti! Non è stata Luisa a uccidere Maurizio! Lo giuro!» Fabbri non mi crede.
«Come fai a esserne così sicuro, Karim? Non è che sai più di quello che vuoi farmi credere?»
Mi mette una mano sulla spalla, e mi guarda fisso come ha fatto stamattina. «C’eri anche tu, per caso? Be’, stai a disposizione che ci risentiamo» e se ne va.
Io riprendo l’autobus e scendo vicino alla stazione di Bazzano. Faccio il giro largo per non passare dalla Comunità. Mi volto verso il fiume. Penso che è lì dove hanno trovato Maurizio. Mi vengono in mente i suoi occhi, opachi. Da cane bastonato spesso; da randagio a volte. Me lo immagino steso. Bianco e morto.
Lo vedevo entrare al bar dietro la piazza certe volte. Un brutto posto dove non ero mai stato. Ed è lì che decido di andare.
È pieno di gente. C’è un gruppo e fra di loro un uomo con gli occhiali da sole, anche se ormai è buio. Indossa un montone. Tutti lo riveriscono, sembrano in soggezione. Dev’essere un capo.
«Be’, te lo dico io – dice ad alta voce, – Maurizio era uno che non manteneva la parola. E c’aveva un bel po’ di vizi, ma chi non ne ha?» Ridono tutti.
A un certo punto vedo Mohamed. L’uomo smette di parlare. Si stacca dal gruppo, esce e va al gazebo del bar dove Mohamed lo sta aspettando. Non mi hanno visto e mi nascondo dietro a una colonna del portico.
Mohamed lo guarda fisso: «Hai capito Tasso? Da oggi e per sempre non pagherò più. Mio zio pure ha detto che il fumo d’ora in poi non costa più sessanta, ma cento a ovulo.»
Il Tasso lo guarda senza espressione. Annuisce e se ne va.
Ma come è possibile? Mohamed ha la mia età e questo che fa paura a tutti non ha detto una parola. E perché proprio da oggi? Poche ore fa Mohamed mi ha detto che diventerà ricco... Lo vedo andare via e decido di chiamarlo. «Incontriamoci Mohamed... vorrei darmi da fare per guadagnare qualche soldo. Ho delle idee.»
«Certo fratello, vediamoci alla fontana della Giuditta domani. Alle 15.»
7
Stavolta non ho più racconti. Né veri, né falsi. Le lacrime sono finite. Lo guardo soltanto. E lui parla, parla. Ha saputo di nostro figlio Michelino, mi ha chiesto dell’incidente. È stato lì che sono partita. Tutta colpa di Maurizio, gli ho detto. Se non avesse sniffato quella roba, la curva non l’avrebbe presa ai centottanta! E io avrei ancora un figlio mio. E che stupida sono stata, a coprirlo sempre, quel miserabile. L’amico medico che non doveva dire delle analisi positive, cambiare città per cancellare una storia che non si cancella. Le liti, le fughe. Ma ho avuto la forza, io, di reagire. E quando l’assistente sociale mi ha proposto l’affido, mi è sembrato di rinascere. Avevo un salvagente a cui aggrapparmi. E invece lui sempre peggio. Uno schiaffo, poi un pugno, i soldi che se ne vanno, insulti e calci. Avrei potuto denunciarlo? Certo, e poi chi lo concedeva un affido a una col marito violento e cocainomane?
Karim… ci siamo incontrati. Quegli occhi neri e lucidi che correvano qua e là curiosi, intelligenti, affamati di affetto. Diffidenti. Si erano fermati su di me, mi avevano studiato, dalle scarpe ai capelli, cercandoci un’anima. Ci siamo scelti. Karim mi ha salvato. Non meritava di vivere a fianco di quella bestia.
Solo a questo punto mi sono accorta che avevo parlato troppo, gli avevo aperto il mio cuore a quel poliziotto che storceva sempre più la bocca e strizzava gli occhi. Ha capito che non l’avevo mai perdonato, che non lo sopportavo più, per questo l’avevo ammazzato. Non è vero! Lei è pazzo!
gli ho gridato, ma lui ha ordinato al suo scagnozzo di ammanettarmi e mi hanno portato via.
8
Mi sveglio in Comunità con una brutta sensazione. Ho sognato che Luisa era circondata da serpenti.
La chiamo. Il suo telefono è spento. Allora capisco che le cose si stanno mettendo male. Vedo Jamila in cucina. «Jamila, sai qualcosa di Luisa?» Mi guarda, con la faccia di chi sa e non vuole dire. Stava facendo la moka. Questa comincia a gorgogliare. Jamila la spegne e mi dice che Luisa è stata arrestata. Io rimango immobile per un attimo.
«Vuoi il caffè Karim? Karim...?»
Corro al Comando di Polizia. Devo vedere Fabbri.
«Karim, allora… – mi dice l’ispettore – immagino che hai saputo di Luisa. Eh, certe volte le persone fanno delle cose in preda all’ira.»
«Signore, lei deve venire oggi alle 15 alla fontana della Giuditta. Senza farsi riconoscere, solo per sentire. Parlerò con un mio amico che mi dirà esattamente come è andata.» Fabbri alza le sopracciglia. È chiaro che non mi crede. «Per favore, la prego!»
«Con chi devi incontrarti? – mi chiede. – Ormai il giudice ha tutte le prove per avviare un processo contro Luisa... e adesso ho da fare.»
«Per favore! Io so che non è stata lei!»
Fabbri si gira. Chiama un agente e gli dice di portare la volante. Mi guarda pensieroso.
«Va bene Karim. Verrò e mi metterò lì vicino in incognito. Ma se scopro che mi fai solo perdere tempo...»
«Grazie» gli dico e muoio di paura a pensare che non ho idea di quello che succederà. Ma devo rischiare, se è come immagino… se quello spaccone di Mohamed, punto nell’orgoglio...
Torno a Bazzano con il cuore che batte fortissimo.
9
’Sto fetuso! Vigliacco, ma chi si crede… pronto? Aiello? Sono Fabbri, presto! Una pattuglia all’inseguimento dell’autobus 94 appena partito dalla Circolare Nord di Bazzano per Bologna, digli che devono fermare un ragazzo marocchino, di nome Karim Idhari e lo portino al Comando. Ma guarda ’sto stronzo. M’ha fatto venire il fiatone, se non mi perdo dieci chili di panza… Allora? Fatto? Bene. Mo’ arrivo al Comando anch’io. Ma aspetta, Aiello, chi si crede di fottere, questo? Senti un po’. Vado lì, come aveva detto, no? C’era già uno di quei magrebini seduto sulla panchina…. uff… il fiatone. Poi arriva il nostro e si siede