Guida ITS/1: Il viaggio del Sole 24 ORE nel sistema formativo dei distretti
Di AA.VV.
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Contro gli 1,7 milioni di iscritti a un ateneo. Basti pensare - come ha sottolineato anche l’Istat nel capitolo del suo Rapporto annuale 2021 dedicato al capitale umano - «nei paesi europei nei
quali esistono questi percorsi, è maggiore la probabilità di conseguire un titolo terziario e il loro peso arriva a raggiungere fino a un terzo dei titoli terziari complessivamente conseguiti».
Un paradosso, appunto. Doppio se consideriamo che viviamo nel terzo paese dell’Ue per disoccupazione giovanile e penultimo invece per numero di laureati.
Per aiutare i nostri giovani a superarlo, nella consapevolezza che siamo comunque la seconda forza manifatturiera d’Europa, il Sole 24Ore ha scelto di dedicare una doppia Guida alla scoperta degli Istituti tecnici superiori. Nel primo appuntamento cerchiamo di riassumere i segreti del successo della formula Its ripercorrendo il viaggio del sistema formativo dei distretti; nella seconda uscita , raccontiamo regione per regione gli iscritti, gli sbocchi lavorativi e la mappa completa delle 119 Fondazioni Its sparse lungo lo stivale e i fondi del PNRR dedicati agli ITS.
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Anteprima del libro
Guida ITS/1 - AA.VV.
IL PASSEPARTOUT PER L’OCCUPAZIONE
Il Covid non ferma gli Its: trova lavoro l’80% dei diplomati
Claudio Tucci
L’ ennesimo attestato, se ce ne fosse ancora bisogno, è arrivato durante i duri mesi dell’emergenza sanitaria. Nonostante un sostanziale disinteresse di politica e governo, gli Its, gli Istituti tecnici superiori, non si sono mai fermati e hanno continuato a sfornare un tasso d’occupazione medio a un anno del titolo dell’80%, con punte del 90-100% in moltissimi territori. E adesso che si tratta di ripartire (conflitto tra Russia e Ucraina, permettendo) e di fare il salto di maturità con i fondi in arrivo con il Pnrr (1,5 miliardi in 5 anni) sono già sul pezzo
, dimostrando come questo segmento di formazione terziaria subito professionalizzante non accademico, l’unico esistente in Italia, abbia rappresentato una bella sfida vinta, bipartisan, per l’Italia (gli Its furono pensati da Beppe Fioroni e attuati da Mariastella Gelmini).
Cosa sono gli Its
Gli Its, a cui dedichiamo questo speciale, sono istituti tecnici superiori (cioè post diploma) impegnati a realizzare percorsi, biennali o triennali, in settori tecnologici d’avanguardia. Fanno riferimento alle seguenti filiere: mobilità sostenibile, efficienza energetica, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali -turismo, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il made in Italy: sistema agro-alimentare, sistema meccanica, sistema moda, servizi alle imprese, sistema casa.
Ciascun diploma erogato dalle singole Fondazioni corrisponde a figure nazionali, a piani di studio definiti con le imprese e a competenze sviluppate nei luoghi di lavoro. Si collocano al V livello Eqf (European qualification framework), o al VI se di durata triennale. Gli Its guardano alle specifiche figure nazionali riferite alle aree tecnologiche e i corsi sono programmati tenendo conto della ricognizione dei fabbisogni formativi dei diversi territori rispetto alle specifiche filiere produttive. Rispondono ad alcuni standard minimi: attualmente (in attesa delle novità in arrivo con la riforma in Parlamento) stage obbligatori almeno per il 30% della durata del monte ore complessivo, presenza di non meno del 50% di docenti che provengono dal mondo del lavoro, con una specifica esperienza professionale nel settore (almeno 5 anni).
Passepartout per il lavoroPassepartout per il lavoro
La cifra degli Its - attualmente sono 118 Fondazioni e quasi 19mila frequentanti - è la capacità di essere veri e propri passepartout per il lavoro. L’80% (monitoraggio Indire 2021) dei diplomati trova lavoro, e nel 92% dei casi in un’area coerente con il percorso di studi. La stragrande maggioranza dei contratti sottoscritti dai ragazzi è di natura subordinata (apprendistato, contratto a termine o a tempo indeterminato). Del 20% dei non occupati o in altra condizione: l’11,1% non ha trovato lavoro, il 4,1% si è iscritto ad un percorso universitario, il 2,7% è in tirocinio extracurricolare e il 2,4% è risultato irreperibile. Guardando alle singole aree tecnologiche, le assunzioni sono all’83% nel settore della Mobilità sostenibile, all’82% in quello delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (82%). Si confermano al top l’ambito del Sistema meccanica (88%) e del Sistema moda (82%) dove si ottengono i migliori risultati. In attesa degli ingenti fondi Ue, il finanziamento ordinario degli Its è di 68 milioni annui, a regime 48 milioni. Poi c’è il contributo regionale che si attesta sugli 80-100 milioni.
L’identikit degli studenti
A scegliere un Its, sempre secondo l’ultimo monitoraggio Indire, sono giovani in prevalenza maschi (il 72,6%) tra i 20 e 24 anni (il 42,4%) e 18-19 anni (il 38,0%), in possesso di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado a indirizzo tecnico (il 59%). Costante e progressivo è anche l’incremento degli iscritti con diploma liceale (21%). Si iscrivono anche adulti o laureati per riqualificarsi. Il 10,5% degli iscritti risiede in una regione diversa rispetto alla sede del percorso. La percentuale degli iscritti fuori sede più significativa è per l’area tecnologica della Mobilità sostenibile (17,5%).
Link con le imprese e flessibilita
Il 44,6% dei 2.462 soggetti partner degli Its con percorsi monitorati dall’Indire sono imprese e associazioni di imprese. Il 91% delle 4.043 sedi di stage sono aziende dove gli studenti sperimentano la digitalizzazione dei processi produttivi delle aziende. La rete dei docenti è rappresentata per il 71% da professionisti provenienti dal mondo del lavoro che svolgono il 71% delle ore di lezione previste nei percorsi. Il 41,3% delle ore del percorso è realizzato in stage mentre il 27% delle ore di teoria è realizzato in laboratori di impresa e di ricerca. «Il modello formativo degli Its si basa sul presupposto, confermato dalle nostre attività di ricerca, che tanto più i docenti sono portatori di esperienze di ciò che insegnano, tanto più sono in grado di facilitare l’apprendimento - osserva Antonella Zuccaro, responsabile della struttura di ricerca di Indire sugli Its e che cura il monitoraggio Its da otto anni -. Inoltre, la presenza di esperti provenienti dal mondo delle imprese che insegnano nei corsi Its garantisce il livello di aggiornamento dei contenuti, degli stage e delle attività di laboratorio che vengono proposti. In particolare nel modello i laboratori diventano il luogo strategico dell’apprendimento, il cuore dell’attività formativa centrata sullo sviluppo di competenze».
L’innovazione
E ancora: il 55% dei percorsi monitorati ha utilizzato le tecnologie abilitanti 4.0, di questi l’84% ne utilizza più di una. Le tecnologie abilitanti maggiormente usate sono: simulazione tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi (Simulation 47,3%) e gestione elevata di quantità di dati su sistemi aperti (Cloud 46,4%). «L’uso determinante delle tecnologie abilitanti 4.0 accreditano gli studenti come tecnici della conoscenza (knowledge worker) - ha chiosato Zuccaro, le progettazioni degli Its, che continuamente si rinnovano, creano contesti esperienziali nei quali gli studenti utilizzano le tecnologie esercitando soft skills necessarie, in particolare, a risolvere problemi e allo sviluppo del pensiero critico contestualizzato al fare».
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IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE
Dal Pnrr 1,5 miliardi per il rilancio Entro giugno il primo bando
Patrizio Bianchi
Patrizio Bianchi. Ministro dell’IstruzionePatrizio Bianchi.
Ministro dell’Istruzione
Apoco più di dieci anni dalla sua nascita, il sistema degli Istituti tecnici superiori continua a dimostrare la sua piena efficacia: un segmento di altissima qualità che riesce a coniugare l’esigenza di ampliare la nostra offerta formativa con l’occupabilità. Con la riforma, alla quale abbiamo lavorato insieme al Parlamento, puntiamo a mantenere il loro valore aggiunto e la loro identità rendendoli però più conosciuti e più attrattivi per studentesse e studenti e per le loro famiglie.
Sono ancora troppo pochi infatti a scegliere di studiare negli Its, rispetto al loro grande potenziale formativo. Vogliamo quindi rafforzarli, rendendoli a pieno titolo parte integrante del nostro sistema nazionale di istruzione terziaria, disponibile a tutti coloro che vogliono perseguire un percorso professionale, anche nei nuovi campi dell’economia dal digitale alla sostenibilità, dai nuovi servizi alla gestione di complessi processi di trasformazione industriale.
Abbiamo bisogno di creare una rete educativa nazionale, che mantenga però in modo efficiente il legame prezioso con il sistema produttivo del territorio di appartenenza, caratteristica di eccellenza degli Its. Vogliamo non solo raddoppiare il numero degli iscritti nei prossimi anni, ma anche qualificare e arricchire l’offerta. Per questo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede un investimento di 1,5 miliardi complessivi fino al 2026, per accrescere le capacità tecnologiche degli istituti, il numero dei percorsi formativi rendendoli adeguati alle nuove filiere produttive, formare i docenti e realizzare una piattaforma digitale nazionale sull’offerta formativa e di lavoro.
Abbiamo previsto un’agenda del nostro lavoro dei prossimi mesi che affiancherà la nuova cornice disegnata dalla riforma: entro fine giugno la nostra Unità di missione del Pnrr renderà disponibile un primo avviso per il finanziamento del potenziamento e adeguamento delle dotazioni dei laboratori degli Istituti tecnici superiori con tecnologie 4.0, l’attivazione di nuovi percorsi in linea con le nuove filiere produttive e le iniziative formative per l’aggiornamento dei docenti e del personale. Entro settembre definiremo invece le modalità di realizzazione del sistema digitale per il monitoraggio e la governance nazionale. Misure necessarie per consolidare la rete degli Istituti tecnici superiori e offrire a ragazze e ragazzi istituzioni educative di sempre maggiore solidità, che valorizzino un nuovo modo di fare scuola
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