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Leggere l'inatteso: Cambiamento, distacco, morte e lutto narrati negli albi illustrati
Leggere l'inatteso: Cambiamento, distacco, morte e lutto narrati negli albi illustrati
Leggere l'inatteso: Cambiamento, distacco, morte e lutto narrati negli albi illustrati
E-book250 pagine2 ore

Leggere l'inatteso: Cambiamento, distacco, morte e lutto narrati negli albi illustrati

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Info su questo ebook

Tutto scorre. I bambini, le cose del mondo, noi stessi: ogni cosa si trasforma e cambia in continuazione. Eppure il cambiamento ci spaventa e spesso ci impedisce di affrontare con serenità i mille e più quesiti sulla vita e sulla morte che i bambini ci pongono.
Attraverso un'accurata selezione di albi illustrati, l’autrice permette di creare gli spazi ideali per "incontrare l’inatteso", porsi domande sulla metamorfosi del reale e fare amicizia con la separazione, il distacco, la morte e il lutto, grazie al potere della finzione narrativa e dell’immaginazione. Gli interventi della counselor guidano gli adulti verso una maggiore consapevolezza, per poter instaurare con i bambini una comunicazione sicura e rassicurante.
LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2022
ISBN9788865804322
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    Anteprima del libro

    Leggere l'inatteso - Irene Greco

    Libro-Leggere-inatteso.jpg

    Irene Greco

    Leggere l’inatteso

    cambiamento, distacco, morte e lutto narrati negli albi illustrati

    Con interventi di Anna-Maria Brusaferro

    Il leone verde

    Il progetto grafico della copertina e l’illustrazione sono di Marta Oitana.

    ISBN: 978-88-6580-432-2

    © 2022 Tutti i diritti riservati

    Edizioni Il leone verde

    Via Santa Chiara 30 bis, Torino

    Tel. 011 5211790

    info@leoneverde.it

    www.leoneverde.it

    www.bambinonaturale.it

    Introduzione

    Ai miei figli, Anna e Simone,

    che mi insegnano ogni giorno

    a giocare con me stessa.

    Ad Alessandro,

    che amandomi mi ha mostrato la via

    per essere me.

    Ad Anna-Maria Brusaferro

    che da anni mi guida

    verso il mio Sì alla vita.

    Ho iniziato a raccogliere libri da leggere insieme ai miei figli molto prima di averne. Avevo un’idea ben chiara di quello che avrei voluto e di come sarebbero andate le cose: li avrei cresciuti nel mondo delle storie e sarebbe stato meraviglioso. E in effetti così è stato, ma non avevo fatto i conti con un aspetto fondamentale della vita: l’inatteso.

    L’inatteso è tutto ciò che non sai prevedere, o che si rivela diverso da come avresti pensato. Si è trattato per me di riconoscere il fatto che, dentro e fuori dal territorio della lettura condivisa, c’erano loro domande alle quali non sapevo né volevo rispondere, emozioni che non avevo idea di come gestire, situazioni nelle quali mi sentivo in difficoltà e che pertanto cercavo di controllare o evitare. In sostanza, c’erano una miriade di aspetti della vita sui quali mi sentivo incerta con loro, perché non li avevo ancora sistemati con me stessa.

    Qual era la mia posizione rispetto a quelle emozioni che una parte di me considerava negative? Cercavo storie per aggiustare i loro stati d’animo e le loro difficoltà? E cosa dire, cosa fare, davanti a temi così complessi, come quelli legati alla finitudine, la morte, il lutto?

    Mettendo insieme le mie competenze come libraia e la mia esperienza come mamma, mi sono resa conto che certamente leggere libri insieme ai bambini è una scelta tra le migliori che si possano attuare, ma non è tutto. I libri sono un meraviglioso valore aggiunto, ma non sono la cosa prioritaria. Ciò che è fondamentale per i figli, la vera responsabilità che noi adulti dovremmo prenderci, è quella di imparare a leggere noi stessi e i bambini che abbiamo davanti, prima di leggere loro le storie.

    È davvero così importante che i bambini grazie alla lettura condivisa in età precoce abbiano l’occasione di parlare prima e meglio, che allunghino i loro tempi di ascolto, che abbiano una buona intelligenza emotiva, che sappiano fare relazioni tra le cose? Non nego che lo sia. Ma nel mio percorso ho trovato ben più urgenti altre questioni: cosa ottengo nella relazione con loro se non sono completamente disponibile ad accogliere le loro emozioni, domande e prospettive? Se rischio di creare tabù su temi a proposito dei quali io stessa non so come rispondere? Se tendo a imporre la mia visione del mondo sulla loro per sentirmi più sicura? Quali sono dunque le cose davvero importanti?

    Da queste domande sono sorte in me altrettante riflessioni rispetto alla relazione che intercorre tra adulti e bambini, e tra adulti e bambini con i libri e la lettura, alle quali ho cercato di dare risposta in un viaggio che fosse di crescita personale, prima che educativo o letterario. Da tale ricerca è nato il mio precedente libro, Leggimi prima, l’arte di comunicare con i bambini attraverso i libri e le storie¹ e subito dopo questo, Leggere l’inatteso, nel quale ho voluto entrare più nello specifico di alcuni temi particolarmente complessi e urgenti: cambiamento, crescita, distacco, morte e lutto.

    Questo libro è scritto a quattro mani e mette insieme competenze diverse e apparentemente disgiunte: quelle di una libraia e quelle di una counsellor. Cos’hanno a che fare una con l’altra? Forse nulla, oppure tutto: gli esseri umani.

    La letteratura e lo studio della psiche e dei comportamenti umani, con linguaggi e modalità diverse, narrano modelli di comportamento che ci descrivono in quanto specie. Mettono in luce chi siamo.

    Quello che pertanto veniamo qui a proporre è una viaggio attraverso la letteratura dedicata all’infanzia, nella forma specifica degli albi illustrati, contestualizzandola all’interno di alcune teorie estrapolate da ambiti anche diversi tra loro, che possano essere utili non già a psicanalizzare la letteratura, ma a renderci consapevoli dei valori che essa sa portare, per sentirci quanto più possibile allineati a essi e rispondere in modo coerente ai veri bisogni dei bambini di cui ci prendiamo cura.

    Troverete dunque alcune riflessioni sul cambiamento e sulle metamorfosi che l’esperienza di vivere implica; sull’amicizia e sull’amore; sulla morte e sulle fasi e i processi di elaborazione del lutto. In sostanza, su alcuni dei misteri nei quali ci troviamo immersi ogni giorno, e a proposito dei quali i bambini hanno il desiderio, il bisogno e il diritto di sentirsi esploratori liberi e audaci. Mentre noi adulti abbiamo la responsabilità – e la gioia – di saperli guidare con consapevolezza, gentilezza e amore. Dentro e fuori le pagine dei libri.

    Irene Greco

    Greco I., Leggimi prima: l’arte di comunicare con i bambini attraverso i libri e le storie, MIMebù, Sesto San Giovanni, 2022.

    A Davide, mio figlio,

    per amore del quale mi sono messa in cammino.

    Ricordo il giorno in cui presi coscienza di non saper amare; ricordo il luogo, la circostanza, ma soprattutto il dolore che questa evidenza mi provocò. Non sapevo amare colui che più amavo.

    Non potevo rimanere intrappolata in questo paradosso, così formulai un obiettivo e mi misi in cammino con uno zaino vuoto e la sola forza dell’aspirazione. Per amore di colui che non sapevo amare mi misi alla ricerca dell’Amore.

    Sono passati molti anni da allora e il cammino prosegue; nel suo percorrerlo ho ricevuto molte indicazioni, alcune contorte e fuorvianti, altre che arrivavano dritte al cuore con la potenza dell’evidenza che solo la realtà possiede. Erano indicazioni semplici, apparentemente banali, ma la cui comprensione reale richiedeva di guardare in profondità dentro me stessa. Molto spesso il cammino è stato orientato da buone domande anch’esse semplici e apparentemente banali, così ho compreso che sulla via del Cuore ciò che ci serve sono buone domande e risposte semplici.

    Quando Irene mi ha coinvolta nel suo progetto editoriale chiedendomi alcuni brevi approfondimenti [che all’interno del testo troverete identificati da un fumetto , NdR] su temi così centrali per la nostra vita quali il cambiamento, l’amore e la morte, ho aderito con entusiasmo e allo stesso tempo con trepidazione, mossa dal desiderio di condividere alcune delle indicazioni utili che sono riuscita a cogliere durante il cammino, in una forma che avesse la qualità della semplicità e dell’evidenza.

    Spero di esserci riuscita almeno un po’ e che le riflessioni che vi propongo facciano sorgere in voi le buone domande e vi aiutino a trovare le semplici risposte.

    Ringrazio Irene per avermi coinvolta; il suo amore per la vita e per i libri è travolgente. Perché resistere? Non fatelo!

    Anna-Maria Brusaferro

    Il mondo è un luogo meraviglioso

    e cambiare è un’esperienza fantastica

    Wayne W. Dyer

    All’interno del testo, gli approfondimenti identificati dal fumetto sono opera della counselor Anna-Maria Brusaferro e sono stati pensati per offrire agli adulti uno strumento in più per instaurare una comunicazione efficace e rassicurante con i bambini.

    1 Tutto scorre e si trasforma

    Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo.

    Eraclito

    Qualsiasi cosa stia succedendo in questo preciso momento, chiunque voi siate proprio ora, tra cinque righe non sarà più così. Non è una di quelle promesse da prestigiatori, è proprio la realtà dei fatti. Tutto cambia, ogni istante.

    Lo scrittore e psicoterapeuta Wayne W. Dyer scriveva:

    Tutto si trasforma. Il cambiamento fa parte del processo vitale, come l’alternarsi del giorno e della notte. Tutto è destinato a cambiare, è una previsione che posso fare con assoluta certezza. Come esseri umani siamo costantemente in evoluzione. I nostri corpi si trasformano, giorno dopo giorno; i nostri atteggiamenti sono in costante evoluzione. […] Le incrollabili certezze di ieri, oggi non sono più tali. I massi di granito, col tempo, si trasformano in sabbia. Le onde erodono e sagomano nuovi profili alle coste. I palazzi diventano ruderi e sono sostituiti da costruzioni moderne, che, a loro volta, saranno demolite. […] Capire questa elementare verità è importante per essere persone senza barriere, desiderose di educare figli senza barriere.²

    Ancora prima di lui, 2500 anni fa, il filosofo greco Eraclito ragionava intorno al fatto che «Nulla è durevole quanto il cambiamento. Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare. Tutto fluisce, nulla resta immutato».

    Il disguido è che a noi umani questa idea non piace proprio per niente. Il termine cambiamento viene percepito dal cervello come un allarme rosso che fa correre ai ripari. Perché? Perché tra i bisogni più radicati della nostra specie c’è indubbiamente quello di sicurezza. Curiosa dinamica questa, visto quanto la nostra realtà abbia come unica certezza, l’incertezza.

    Il cambiamento, anche quando è previsto, come nel caso del processo di crescita e invecchiamento, viene comunque percepito come qualcosa di inatteso, che lascia in qualche modo spiazzati. È così che al primo capello bianco, alla prima ruga, o alla prima volta in cui i nostri figli ci chiedono le chiavi di casa, se una parte di noi sapeva che sarebbe successo, l’altra parte si oppone e si lamenta: Non me lo aspettavo, non adesso, non così.

    Peggio ancora quando il cambiamento è davvero imprevedibile, repentino, inaspettato, come nel caso di un lutto improvviso, una catastrofe naturale o – facciamo finta –, una pandemia. Sono situazioni in cui siamo obbligati a rivedere di punto in bianco gran parte delle certezze cui eravamo abituati, a ridisegnare la nostra mappa di mondo. La citazione di Dyer continua così:

    La domanda importante che dobbiamo rivolgerci non è se ci piacciono i cambiamenti. Che ci piacciano o no, non ha importanza; i cambiamenti hanno luogo indipendentemente dall’opinione che abbiamo di essi. La questione importante è: come insegnare ai figli ad affrontare quel fenomeno detto cambiamento, come comportarsi, a tale riguardo, nella vita di tutti i giorni?³

    Abbiamo a questo punto almeno due possibilità di scelta: la prima è dire no a tutto questo, ovvero cercare di mantenere il più possibile il controllo sulla realtà, opponendoci al cambiamento, cercando di costruirci attorno delle ancore di sicurezza alle quali restare aggrappati con tutte le forze. In questo caso i tentativi di far stare tutto insieme si rivolgeranno all’esterno, si cercherà di fermare il mondo, di aggiustare il futuro, o nel migliore dei casi di far buon viso a cattivo gioco rispetto alle rabbie e alle paure che facilmente ci si troverà ad affrontare. La seconda opzione è dire a ciò che è, accogliere il cambiamento e adattarci ad esso. L’attenzione sarà pertanto rivolta verso l’interno, per esercitare il nostro vero potenziale di cambiamento nell’unica direzione efficace: noi stessi.

    Facile? Con ogni probabilità, no. Ma nessuno ha mai detto che debba esserlo. La vera domanda che dobbiamo porci non è se sia facile, ma se ne valga la pena. Imparare a gestire il conflitto percepito tra le nostre necessità psicologiche e la realtà sembra essere l’unica possibilità che abbiamo di vivere una vita felice. Ne vale la pena? Per tentare una risposta riporto nuovamente l’ultima frase della citazione di Dyer: «Capire questa elementare verità è importante per essere persone senza barriere, desiderose di educare figli senza barriere».

    Crescere individui senza barriere non significa lasciarli allo sbaraglio, senza limiti e senza regole. Al contrario, vuol dire prendersi la responsabilità di coltivare nei figli l’attitudine ad apprezzare la vita senza inibizioni, guidandoli ad avere un atteggiamento positivo verso se stessi e verso gli altri. Significa ancora metterli nella condizione di saper affrontare le difficoltà che inevitabilmente incontreranno, con coraggio e fiducia; abituarli a rifiutare pregiudizi e omologazioni del pensiero, favorendo la costruzione di un’identità libera e creativa; sviluppare in loro la consapevolezza e il senso di responsabilità rispetto ai loro pensieri e comportamenti; coinvolgerli affinché sviluppino un atteggiamento sensibile e rispettoso verso sé, gli altri e il pianeta. In poche parole, significa adoperarsi perché i figli si sentano amati e siano capaci di amare.

    Il libro che ora avete tra le mani parla esattamente di questo: dell’opportunità che noi adulti abbiamo di costruire nuove consapevolezze capaci di liberarci e liberare; parla della nostra responsabilità a proposito di questo nei confronti dei bambini. Non solo dei figli nostri, ma di quelli di tutti, dei bambini in generale, del futuro del mondo.

    Questi ultimi due anni delle nostre vite ce l’hanno indubbiamente dimostrato⁴: la vita è cambiamento, e molti elementi di questo processo sono fuori dal nostro diretto controllo e possono scuotere le fondamenta delle più radicate certezze. Che potere abbiamo? Quali scelte? Certo la rabbia, la tristezza, l’angoscia, la paura. Ma anche la consapevolezza, l’accettazione, la gioia di vivere nonostante tutto. Guardando negli occhi i nostri figli, sono certa che loro vorrebbero leggerci dentro la seconda opzione.

    Questo libro parla, in ultima analisi, di felicità. Ma come?, si chiederà, vengono affrontati temi quali l’incertezza, la paura, il cambiamento, persino la morte e il lutto. Come chiamarla felicità? Ma la felicità di cui qui andremo a parlare non è quella illusoria ed effimera delle formule Se solo… o Solo quando…, bensì quella consapevole e salda del Nonostante tutto.

    Una delle ragioni per cui la realtà ci risulta così faticosa da accogliere così com’è deriva dal modo in cui la definiamo a parole e dal modo in cui definiamo noi stessi. Noi siamo le parole che pensiamo e pronunciamo, e reagiamo alle situazioni per come le definiamo. Siamo noi i più efficaci narratori della storia del (nostro) mondo. Di quello stesso mondo dentro al quale generiamo altre vite: vale la pena essere consapevoli di cosa (ci) stiamo raccontando.

    Crisi e cambiamento

    Non esistono problemi,

    solo situazioni.

    Osho

    Consideriamo quali sono gli accadimenti della nostra vita che chiamiamo problemi e ci renderemo facilmente conto che si tratterà di qualsiasi evento o condizione che si distacchi dalle cose come le vorremmo. Maggiore è il divario tra l’aspettativa e la realtà, tanto più pesante sarà il fardello del problema che sentiremo gravare sulla schiena. Il primo passo da fare è quello di riconoscere che non esistono problemi, ma solo situazioni. Non è un problema che l’azienda nella quale lavoriamo fallisca e chiuda, che arrivi una pandemia a rivoltare le carte, che subito dopo si finisca sull’orlo di una crisi internazionale. È semplicemente ciò che è. L’inghippo dunque non è tanto quello di desiderare come le cose dovrebbero andare, ma affezionarsi a quel desiderio, aggrapparcisi ostinatamente, e iniziare a credere che la vita, le cose, le persone, noi stessi, vadano bene solo se corrispondono alla nostra idea di ciò che è da considerarsi giusto, buono o bello. Ma le situazioni non sono mai

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