Nutrire il futuro: Guida Yin Yang a un pianeta migliore
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Info su questo ebook
Come un bambino ha caratteristiche che provengono dai genitori e dagli antenati, dalla società, dall’educazione e dall’ambiente, così è per il futuro. Si sviluppa naturalmente dal passato, ramificandosi sotto l’impulso di tanti fattori, e noi comprendiamo solo una minuscola parte di questo flusso immenso. Se pretendiamo di farlo essere esattamente come vorremmo, siamo destinati alla frustrazione e al fallimento. Però, come facciamo per i nostri figli, possiamo nutrire il futuro con attenzione e amore, perché si sviluppi al suo meglio.
L’alimentazione è la radice della vita, e come scegliamo di nutrirci influenza la nostra salute e quella del pianeta. Da qui prende avvio il libro e illustra come ognuno può adottare l’alimentazione più adatta utilizzando yin yang, il principio di equilibrio e trasformazione.
Ma la nostra vita personale è parte di quella dell’umanità, che oggi affronta grandi cambiamenti. Siamo tutti chiamati a prendere decisioni che influenzeranno il futuro, e anche in questo caso il principio dello yin e dello yang ci aiuta a orientarci meglio.
Natura e società, corpo e mente, nuove tecnologie che modificano l’essere umano, nuovi valori e visioni della vita: sono alcuni tra gli argomenti esplorati da un punto di vista antico e moderno. Solo in armonia con l’ambiente possiamo vivere e continuare a esprimere le nostre potenzialità, come individui e come umanità.
Indice
Prefazione
Parte Prima - Alimentazione Yin Yang
Cibo dalla natura
Yin Yang
Alimentazione YinYang
Comprendere YinYang
L'alimentazione quotidiana
Principi di cucina YinYang
Flessibilità e adattamento
Autoregolazione
Una buona alimentazione per tutti
Parte Seconda - Tra Natura e Cultura
La grande svolta
Salute, costituzione e condizione
Vivere meglio
Le radici del comportamento
Modelli di vita
Parte Terza - La Maturazione Del Giudizio
Parte Quarta - Ragione, Tecnologia e Mondo Moderno
La fede nella scienza
Esterno e interno
Parte Quinta - Essere Umano, Società e Ambiente
Individualità e libertà
Il biosoma
Sistemi sociali ed economia
Siamo una specie molto particolare
Parte Sesta - Idee, Valori e Vita Quotidiana
La via dell'Occidente
Oggi
Coltivare il giudizio
Parte Settima - Noi e l'Infinito
Conclusione: La Via Naturale
Appendice:
La questione dei carboidrati
Esiste solo yin yang
Rapporto da Sol 3 (un finale semiserio)
Note
Bibliografia essenziale
Carlo Guglielmo
Carlo Guglielmo è uno dei più esperti insegnanti italiani di alimentazione naturale e pratiche per la vita e la salute. Ha iniziato a studiare la filosofia yin yang e le sue applicazioni all’alimentazione e alla salute nel 1974. Nel 1978 è stato tra i fondatori del Centro Est-Ovest di Torino La Finestra sul Cielo, che ha svolto una pionieristica attività di informazione e supporto su questi temi, e dal quale negli anni seguenti hanno preso vita numerose iniziative educative e commerciali. Da allora ha svolto un’intensa attività di insegnamento, collaborando con istituzioni mediche ed educative per la promozione dei principi della salute e della vita naturale. Con le Edizioni Mediterranee ha pubblicato il long seller "Il Grande Libro dell’Ecodieta".
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Anteprima del libro
Nutrire il futuro - Carlo Guglielmo
Prefazione
Non possiamo obbligare il futuro a essere come vorremmo. Possiamo solo nutrirlo.
Come un bambino ha caratteristiche che provengono dai genitori e dagli antenati, dalla società, dall’educazione e dall’ambiente, e ha tendenze e aspirazioni che lo guidano nella vita in un modo che i genitori non possono mai pienamente comprendere, così è per il futuro.
Il futuro si sviluppa naturalmente dal passato, ramificandosi sotto l’impulso di fattori imponderabili, e noi comprendiamo solo una minuscola parte di questo flusso immenso. Se pretendiamo di farlo essere esattamente come vorremmo, siamo destinati alla frustrazione e al fallimento.
Però, come facciamo per i nostri figli, possiamo nutrire il futuro, con attenzione e amore, perché si sviluppi al suo meglio. Possiamo evitare di danneggiarlo e di compromettere la sua salute, operare affinché non si metta nei guai, in modo che possa esprimere le sue potenzialità naturali.
Questo libro parla di entrambi i futuri, il nostro individuale e quello dell’umanità di cui facciamo parte, e si propone di offrire un contributo in questa direzione.
Si inizia parlando di alimentazione, perché è un fattore fondamentale per la salute di entrambi, individuo e società.
La prima parte del libro presenta degli strumenti pratici che permettono a ognuno di scegliere l’alimentazione più adatta applicando yinyang, che è il principio dell’equilibrio e della trasformazione, alla scelta e preparazione degli alimenti. Uno strumento pratico, che aiuta a mantenere la salute in modo flessibile, adattabile alle nostre caratteristiche e condizioni di vita individuali.
Flessibilità e consapevolezza sono importanti, perché non viviamo in un mondo idilliaco compiendo attività salutari: spesso è vero tutto il contrario. Si tratta di capire come stare in salute e attivi nel mondo moderno, non in un mondo di fantasia, di adattarci e vivere bene anche in condizioni non ottimali.
Qualsiasi schema, dogma o credenza ci porterà sempre fuori strada. Un principio è valido solo se ci guida davvero a compiere scelte appropriate, se è vivo. Yinyang non lo si apprende con la mente ma con l’esperienza: si parte da una comprensione intellettuale e la si rende viva attraverso l’esperienza, e la prima parte del libro fornisce le indicazioni fondamentali per compiere questo percorso.
Chi desidera approfondire l’argomento degli effetti dell’alimentazione sulla salute troverà una esposizione più articolata nel mio Il grande libro dell’Ecodieta, edito da questa stessa casa editrice. In questo nuovo libro ho presentato il necessario per avviarsi su un percorso di trasformazione e miglioramento.
Per non appesantire la lettura, il libro contiene poche note, dato che l’informazione di base su molti argomenti è facilmente reperibile in rete. Argomenti come l’epigenetica, la manipolazione genica e altri sono trattati in articoli e filmati divulgativi ai quali ognuno può ricorrere con facilità. Perciò ho fatto solo dei brevi richiami a molti temi, e segnalato letture mirate solo per argomenti specifici o meno conosciuti. Lo scopo del libro, infatti, è evidenziare la logica che guida vari aspetti problematici del vivere contemporaneo, e offrire degli spunti per superarla.
In Appendice, infine, sono brevemente sviluppati alcuni argomenti che avrebbero altrimenti interrotto il flusso principale del discorso.
Se l’alimentazione è la radice della nostra vita, è vero che non di solo pane vive l’uomo. Per questo il resto del libro è dedicato alla riflessione sulle scelte che i membri di una società in rapido cambiamento sono oggi chiamati a compiere.
Mantenere l’equilibrio e la capacità di vivere bene in un mondo che si trasforma sempre più in fretta non è facile, perché le abitudini e le tradizioni, e perfino le conoscenze che ci offre la scienza, non ci possono guidare con sicurezza in questo territorio. È la capacità di decidere e di agire momento per momento, a fare la differenza, ma non siamo educati a svilupparla fin da piccoli, quindi la dobbiamo coltivare.
Così, dalla seconda parte in poi, l’attenzione si sposta sul nostro posto nella società, osservando come essa influenza profondamente il modo di essere e la stessa struttura fisica dei suoi membri.
Noi diamo per scontato quello che siamo, come se le cose fossero immutabilmente come le vediamo, ma in realtà tutto è in divenire. Le nostre idee e comportamenti, e il nostro stesso organismo biologico, sono parte di questo flusso. È solo rendendocene conto che possiamo iniziare a dirigere la vita in modo migliore.
Yinyang, il principio di equilibrio e trasformazione, ci accompagna in questa esplorazione, che nelle parti seguenti del libro allargherà progressivamente i suoi orizzonti. Il filo del discorso è che solo mantenendo l’equilibrio e muovendoci in armonia con l’ambiente, sia come individui che come umanità, possiamo vivere e continuare a esprimere le nostre potenzialità.
Dopo anni di trascuratezza, le grandi sfide che dobbiamo affrontare stanno affiorando all’attenzione delle persone e dei governi. In particolare, la questione del rapporto con l’ambiente guiderà la nostra esistenza nei prossimi anni, e la vita delle prossime generazioni. Condizionerà il sistema produttivo e la struttura stessa della società in modo decisivo.
È una sfida che abbiamo creato attraverso il nostro comportamento, e che può essere superata solo facendo maturare una nuova visione del mondo. Non bastano le soluzioni tecnologiche, con la loro illusione di lasciare immutato un modo di vivere non più sostenibile: dovremo fare scelte che riguarderanno ogni aspetto della quotidianità.
In questo contesto è essenziale avere a disposizione uno strumento per orientarci e scegliere di volta in volta il meglio possibile. Una buona salute, una sufficiente comprensione di come mantenere l’equilibrio, la flessibilità per adattarci a condizioni di vita mutevoli, e la capacità di non perdere la nostra umanità e i nostri sogni, sono strumenti per realizzare meglio noi stessi e aiutare tutti a costruire un futuro migliore.
Sono passati solo cinquant’anni da quando Mao Zedong disse che la rivoluzione non è un pranzo di gala
, e già questo aforisma può essere aggiornato in l’evoluzione non è un pranzo di gala
. Perché è questo ciò di cui si parla oggi, al di là delle mille occasioni di distrazione e di propaganda. Stiamo vivendo un passo evolutivo della nostra specie, e nessuna trasformazione di questa portata è facile e indolore.
Ma è anche una situazione che offre straordinarie opportunità. Se riusciamo a guardarci da un punto di vista più ampio, e fare scelte conseguenti, possiamo esprimere potenzialità che non credevamo di avere. È davvero una grande possibilità, che sarebbe un peccato sprecare.
Il futuro può essere nutrito, con un cibo giusto, con le scelte e le aspirazioni di noi tutti, per il bene di tutti.
Desidero ringraziare con il cuore mia moglie Elena per il suo aiuto nello scrivere questo libro, per i consigli, le revisioni, le discussioni, per tutto il sostegno che mi ha dato.
Parte prima
ALIMENTAZIONE YINYANG
L’alimentazione è il fondamento della vita. Come adottare quella più giusta, al di là di regole astratte e mode del momento?
Grazie all’applicazione del principio yinyang, possiamo scegliere gli alimenti e le preparazioni che favoriscono la salute e ci aiutano a vivere bene in un mondo in rapida trasformazione.
Fast food, slow food, cibo fresco o conservato, cibo dei nostri antenati o nuova moda del momento, cibo che adoriamo o che non sopportiamo, cibo raffinato, ben curato, ben presentato, cibo trascurato, cibo sprecato: ma che cos’è il cibo?
Il cibo è il tramite principale tra noi stessi e l’ambiente, è l’ambiente che entra a fare parte di noi stessi, è un flusso che scorre tra l’esterno e l’interno, e torna all’esterno. E così facendo decide come stiamo e come viviamo.
Il cibo è la sorgente della vita
Nutrirci è la prima cosa che facciamo da quando l’ovulo di nostra madre incontra lo spermatozoo di nostro padre. A questo punto la cellula fecondata si nutre prima di tutto delle sue riserve, e poi inizia ad assorbire nutrimento dall’ambiente che la circonda.
Quando siamo fatti di poche cellule e stiamo scendendo per le tube di nostra madre, ci nutriamo degli zuccheri disciolti nei liquidi che ci circondano. Poi, quando ci annidiamo nella parete dell’utero, dei tessuti stessi che ci accolgono. Durante lo sviluppo nell’utero, ci nutriamo grazie al sangue di nostra madre, che ci arriva attraverso il cordone ombelicale. Quando nasciamo e iniziamo a respirare, subito dopo cerchiamo cibo, e non smettiamo più per il resto della nostra vita.
L’alimentazione è la radice della vita, è fondamentale, ed è generalmente sotto il nostro controllo: possiamo scegliere se, quando e cosa mangiare, e in questo modo decidere molto della nostra salute e di tutta la nostra esistenza.
Certo, non è facile. L’industria ci vuole vendere i suoi prodotti, l’educazione ci ha instillato delle abitudini che diamo per scontate, l’informazione è spesso guidata da interessi che non sono i nostri. Bisogna cercare davvero di capire come stanno le cose.
Comunque il pericolo maggiore siamo noi stessi, la pigrizia che ci porta a fare le scelte più facili, quelle che ci piacciono di più o che diamo per scontate.
Non è facile, ma ne vale la pena, assolutamente. Se impariamo a nutrirci meglio possiamo vivere meglio, avere una salute migliore, avere la mente più libera, essere capaci di scelte più sensate, commettere meno errori. Ne commetteremo comunque, ci ammaleremo comunque, perché un essere umano è molto di più di quello che mangia, ma eviteremo di sicuro tante sofferenze inutili. E non è poco: sull’arco di una vita, è moltissimo.
Quando abbiamo bisogno di un meccanico, un avvocato o un chirurgo, cerchiamo di trovarne uno bravo, non pensiamo di sapere abbastanza riguardo ad argomenti che non conosciamo.
Invece, quando si tratta di cibo, crediamo di sapere come dobbiamo regolarci. È normale, perché l’essere umano ha mangiato per milioni di anni senza che nessun esperto gli dicesse come doveva fare. E poi, per secoli e millenni è esistita una tradizione alimentare, c’erano i piatti della nostra cultura e della nostra famiglia.
Ma la situazione è cambiata.
Ogni tradizione alimentare si è sviluppata in tempi molto lunghi, durante i quali gli alimenti da evitare e quelli da consumare, e le loro ricette, sono stati verificati non solo per quanto riguardava il sapore, ma anche l’effetto. Difficilmente un alimento o un piatto ha potuto essere tramandato se non era buono o non faceva bene.
Probabilmente eravamo più attratti da un certo cibo, e con quello che ci piaceva molto esageravamo, ma sempre con alimenti di buona qualità. E povertà e scarsezza di alimenti facevano sì che fosse difficile farsi del male con il cibo, a meno di non essere molto ricchi.
Oggi seguire i propri gusti e abitudini è diventato pericoloso, perché l’industria alimentare e la tecnologia moderna hanno prodotto alimenti che proprio non si dovrebbero consumare. Quasi chiunque se li può permettere, indipendentemente da ricchezza o povertà, e sono diventati una abitudine che spesso viene scambiata con tradizione.
Eppure si tratta di alimenti e bevande che non hanno veramente valore, quando non sono francamente dannosi. Non si sono mai consumate queste quantità di zucchero e cibo animale, e di sostanze chimiche che il nostro corpo non sa come gestire. Non si è mai mangiato così tanto e fatto così poco movimento.
Se vogliamo avere cura di noi stessi, e delle persone che ci sono care, dobbiamo prima di tutto renderci conto che non sappiamo quasi nulla su cosa dovremmo mangiare. È necessario informarci, trovando delle fonti il più possibile affidabili.
E poi le informazioni vanno interpretate, perché ogni persona è unica, ha necessità che nessun altro può capire fino in fondo.
L’assoluta maggioranza delle indicazioni per una alimentazione sana, rilasciate da organismi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità o l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e altri, concordano tra loro. Per vivere più sani, e anche prevenire le malattie cardiovascolari, il diabete o i tumori, e sostenere le necessarie terapie, consigliano di adottare una alimentazione basata su cereali prevalentemente integrali, verdura e frutta di stagione, legumi e proteine vegetali integrate da quantità moderate di cibo animale, e di limitare il più possibile zucchero e bevande zuccherate.
Questa prima parte del libro cercherà di offrire degli strumenti, a chi non è un esperto in materia, per capire e decidere in prima persona come alimentarsi per stare in salute.
Nelle parti seguenti vedremo come una scelta così semplice e basilare ci aiuta a prendere coscienza di aspetti della vita che con il cibo sembrano non avere nulla a che fare.
Cibo dalla natura
Il principio fondamentale è molto semplice: noi dovremmo mangiare il più possibile alimenti offerti dalla natura, eventualmente modificati con procedure semplici e verificate nel tempo.
Infatti il nostro organismo è espressione della natura. Per milioni di anni ci siamo evoluti nella natura, e siamo fatti per trasformare alimenti che provengono da essa, non da un’industria o un laboratorio chimico. Gli alimenti estremamente raffinati, quelli creati in laboratorio, quelli pesantemente trasformati dall’industria alimentare, non sono in armonia con le esigenze che abbiamo sviluppato lungo milioni di anni di evoluzione, e sarebbe meglio evitarli del tutto.
La distinzione tra cibo naturale e cibo artificiale, per imprecisa che possa essere, è la scelta fondamentale che è necessario compiere quando si vuole migliorare alimentazione e salute. Naturale
è un termine impreciso, ma non per questo inutile. Tutto il nostro pianeta è stato trasformato dall’essere umano, terra, acqua e aria, e persino il clima e l’alternarsi delle stagioni. In questo contesto, definire un cibo come assolutamente naturale
è obiettivamente difficile.
Però, a grandi linee, possiamo dire che gli alimenti ottenuti con tecnologie estreme e l’uso di prodotti chimici, o addirittura inventati di sana pianta, è meglio evitarli. Una bevanda fatta di acqua, zucchero, acido fosforico, coloranti e aromatizzanti, mai esistita in natura fino a pochi decenni fa, non può essere certamente considerata naturale
, nemmeno con la massima ampiezza di vedute.
Conservanti, coloranti, aromatizzanti artificiali sono da evitare, sia negli alimenti che nelle bevande. Gli alimenti devono esser consumati freschi, oppure conservati senza l’aggiunta di sostanze artificiali, come attraverso il sottovuoto o l’atmosfera modificata. Ad esempio, evitare la frutta secca conservata con anidride solforosa e preferire quella conservata sotto azoto.
La surgelazione è spesso un male minore, visto che la vita moderna impone delle necessità a tutti, ma quando possibile è meglio preferire gli alimenti freschi.
Esistono alimenti che sono quasi del tutto artificiali, soprattutto tra i dolciumi: evitarli assolutamente.
Zucchero e dolcificanti
Conviene evitare gli alimenti estremamente raffinati, il cui esempio più importante è lo zucchero. In natura il saccarosio, cioè lo zucchero da tavola, è contenuto in pochissimi alimenti, e in quantità molto modeste. Se viene separato dal resto dei nutrienti che costituiscono il vegetale che lo contiene, diventa una sostanza che per l’organismo è difficilissima da equilibrare.
Lo zucchero cosiddetto di canna che si trova generalmente in commercio è quasi uguale a quello bianco, e va anch’esso evitato. Può fare eccezione l’autentico zucchero grezzo di canna integrale, che è scuro e dolcifica molto meno di quello comune, ma anch’esso dovrebbe essere consumato di rado. Dato che dolcifica poco, l’autentico zucchero grezzo non è quasi mai utilizzato per preparare dolci o biscotti che si trovano in commercio, perciò non ci si deve fare ingannare: quando si trova in etichetta l’indicazione zucchero di canna
e simili, si tratta del tipo raffinato.
Il fruttosio raffinato non è una scelta migliore del saccarosio, anche se innalza meno la glicemia, e lo stesso si può dire degli sciroppi di glucosio e di fruttosio/glucosio. Si tratta di dolcificanti ottenuti dall’amido di mais sottoposto a raffinazione e fermentazione, così da ottenere uno sciroppo ricco di zuccheri semplici. Sono contenuti in molte bevande gassate e dolci industriali.
Ci sono anche varianti che sembrano più naturali, ma non lo sono, come lo sciroppo di agave. È un dolcificante usato in molti prodotti dietetici e biologici, perciò si può pensare che abbia buone caratteristiche. Ma è un prodotto fortemente raffinato, perché quello grezzo avrebbe un sapore improponibile, perciò risulta costituito essenzialmente da fruttosio, e privato dei minerali e delle vitamine che altrimenti conterrebbe.
In commercio si trovano sciroppo di agave, zucchero e fruttosio raffinati ma biologici. Non cambia molto, sono essenzialmente un richiamo commerciale indirizzato a chi vuole seguire una alimentazione più sana.
Gli alimenti che contengono questi dolcificanti non dovrebbero far parte dell’alimentazione quotidiana. Se capita di consumarli, questo dovrebbe avvenire in modo del tutto occasionale, non come abitudine. E qui l’elenco si fa infinito: biscotti, gelati, yogurt dolcificati, dessert, dolci ecc. Meglio aspettare una occasione davvero bella, possibilmente da condividere con persone a cui vogliamo bene, per consumarli. Roba da grandi occasioni, lussi da permetterci di rado.
Quel che è peggio, è che zucchero e sciroppo di glucosio sono aggiunti spesso ad alimenti che non c’entrano nulla con i dolci: i salumi, molti piatti pronti, piselli e mais in scatola ecc. Bisogna sempre leggere l’etichetta degli alimenti che si acquistano, e scartare quelli che li contengono.
Infatti questi dolcificanti non sono aggiunti perché hanno un valore nutritivo, ma solo perché il sapore dolce, anche se non avvertito coscientemente, rende più appetibili molti cibi. E magari, talvolta, copre il fatto che non sono alimenti di qualità tale da poter essere apprezzati senza trucchi.
Dolcificanti artificiali e non calorici
Sulla base di quanto detto, è chiaro che aspartame, saccarina, xilitolo, sucralosio e in genere i dolcificanti sintetici non calorici sono una scelta altrettanto inopportuna. È vero che non innalzano la glicemia, o la innalzano in misura moderata, ma a prezzo di assumere sostanze non naturali.
Se abbiamo problemi di glicemia elevata conviene seguire una buona alimentazione naturale, e limitare le calorie. Pensare di aggirare il problema mangiando un cibo non adatto, ma dolcificato in modo diverso, non porta lontano.
Un dolcificante non calorico che viene venduto come naturale è la stevia. Si dice che è stata usata da sempre dalle popolazioni del Sud America, ma si sorvola sul fatto che queste usavano le foglie intere per dolcificare qualche infuso, quindi ne facevano un uso saltuario e moderato. Tutt’altra cosa è estrarre il principio attivo, concentrarlo e usarlo per dolcificare alimenti e bevande di esteso consumo.
La questione dei dolcificanti non calorici presenta un aspetto inquietante. Tutto nasce dal fatto che il nostro cervello è abituato ad associare il sapore dolce alla disponibilità di calorie.
Se mangiamo qualcosa di dolce, il cervello stimola immediatamente l’organismo a mettere in atto vari sistemi per utilizzare le calorie in arrivo. Infatti, lungo i milioni di anni in cui siamo vissuti nella natura, è stato sempre così, e questo meccanismo è radicato nel nostro organismo.
Consumare un cibo o una bevanda di sapore dolce senza allo stesso tempo assumere calorie, come avviene usando dolcificanti non calorici, fa sì che il cervello dia all’organismo gli impulsi sbagliati. Nel tempo, sembra che questo stress possa alterare la capacità dell’organismo di decidere quanto e cosa mangiare.
Non si vede perché il consumo di un dolcificante non calorico naturale
come l’estratto di stevia dovrebbe agire in modo diverso e migliore. Se proprio si vuole utilizzare la stevia, conviene usarla sotto forma di foglie, tra gli altri ingredienti di un infuso, e non sotto forma di estratto.
Altri alimenti raffinati
Farine raffinate e prodotti preparati con esse, come pane bianco, biscotti, focacce, grissini ecc., sono anche essi da limitare. Il loro effetto non è squilibrato come quello dello zucchero, ma certamente non si tratta di alimenti da usare quotidianamente. Anche perché, come è ormai risaputo, innalzano troppo rapidamente la glicemia.
Se poi la farina raffinata è unita allo zucchero raffinato, come in brioche, biscotti e simili, è chiaro che gli effetti si peggiorano a vicenda, e allora è proprio il caso di evitarli del tutto.
Sale marino
Il sale con cui condiamo gli alimenti è sempre raffinato. Per produrlo l’acqua di mare viene fatta evaporare, e il residuo che ne deriva è sottoposto a diversi lavaggi, prima di essere confezionato. Però, se una certa raffinazione è opportuna, l’eccesso lo impoverisce.
Il sale raffinato comunemente usato è costituito soltanto da cloruro di sodio, talvolta con l’aggiunta di antiagglomeranti. Un sale marino non troppo raffinato è più consigliabile, perché contiene anche magnesio e preziosi oligoelementi.
Quando si acquista un sale marino definito integrale
, o simili, dovrebbe comunque essere di colore chiaro, anche se meno brillante di quello raffinato. Un sale di colore grigio è stato sottoposto a una raffinazione troppo limitata.
Meglio se il sale non è completamente asciutto, nella confezione, perché in tal caso non è stato asciugato in essiccatore ma al calore del sole. Lo si riconosce perché è venduto in un sacchetto che lo mantiene umido, dato che non può essere messo direttamente in una scatola di cartone senza rovinarla.
La qualità degli alimenti
Dal discorso precedente deriva che, se possibile, è meglio scegliere alimenti biologici o biodinamici.
Le sostanze aggiunte al terreno nella coltivazione di cereali, verdure e frutta, gli antiparassitari, gli ormoni che fanno maturare a comando i vegetali, le sostanze chimiche usate per la conservazione dei salumi, i trattamenti sanitari, l’alimentazione, e le condizioni di vita degli animali da allevamento, le sostanze artificiali usate per la produzione, la trasformazione e il confezionamento degli alimenti e delle bevande consigliano di fare questa scelta.
Se non è possibile acquistare prodotti biologici, scegliere quelli più semplici e naturali possibile. Un formaggio prodotto tradizionalmente in una malga è sicuramente meglio di un formaggio fuso pieno di polifosfati.
È una regola di buon senso, che tutti possono adottare.
Abbiamo compiuto il primo passo: abbiamo eliminato gli alimenti peggiori e più innaturali. Stiamo consumando un’alimentazione variata che comprende tutti gli alimenti forniti dalla natura o trasformati con mezzi naturali. È un ottimo passo: se associato a una buona attività fisica è già moltissimo.
Ora possiamo fare ancora meglio. Tra la grande varietà di alimenti che abbiamo a disposizione, possiamo scegliere quelli più adatti a noi stessi. Equilibrarli tra loro, usarli con la frequenza appropriata, prepararli nel modo migliore. Perché anche con alimenti di buona qualità si possono fare danni, se li utilizziamo nel modo o nella misura sbagliati.
La questione ha due aspetti: frequenza ed equilibrio.
Con quale frequenza consumiamo un determinato alimento? Mettiamo si tratti di uova: una volta al giorno, una volta alla settimana, al mese o all’anno fanno una grande differenza. Certi alimenti li possiamo consumare più spesso, altri di rado.
La scelta finale dipende dalla nostra valutazione personale, ma esistono delle linee guida di base. La scienza si sta avvicinando sempre più a questo modello, con l’avvicendarsi delle piramidi alimentari che vengono proposte, tutte molto utili e ragionevoli.
Possiamo perfezionarlo usando un sistema di pensiero antico ma più che mai efficace, la dialettica yinyang, che ci aiuta a scegliere ed equilibrare gli alimenti con maggiore finezza, in funzione delle nostre necessità individuali.
Yinyang
Yinyang è il linguaggio del cambiamento.
Nato lontano nello spazio e nel tempo, e cioè in Cina migliaia di anni fa, questo sistema di pensiero può dialogare in modo fruttuoso con il nostro, che è nato più o meno nella stessa epoca in Grecia.
Yinyang esprime il flusso dell’esistenza in modo complementare alla visione analitica propria della nostra cultura. Noi cerchiamo il più possibile di distinguere e approfondire, fissare in formule e definire con la maggiore chiarezza possibile, mentre yinyang offre una vista d’insieme non dettagliata, che va poi approfondita e adattata attraverso l’esperienza.
Avvicinarsi a yinyang offre la possibilità di allargare la nostra visione del mondo, anche se all’inizio può generare confusione.
Noi creiamo nella nostra mente dei concetti che definiamo veri
, reali
, e che desideriamo siano i più chiari e stabili possibili. Vogliamo poterli confrontare, misurare, organizzare in sistemi di pensiero coerenti. Non sopportiamo le contraddizioni.
C’è un grande valore in questo modo di pensare, ma se viene considerato come l’unico giusto o possibile, diventa necessariamente un limite. E tutti incontriamo questo limite, quando ci avviciniamo a yinyang.
Ci vuole tempo per allentare la presa sulla realtà e affidarci un po’ di più alla nostra intuizione. Man mano che ci riusciamo, però, entriamo in una visione del mondo meno rigida, più disposta a osservare l’esistenza sotto angolature diverse. Sarebbe assurdo pensare di sostituire yinyang alla nostra visione del mondo, ma può senz’altro fecondarla in modo utilissimo.
Qui di seguito applicheremo yinyang secondo la reinterpretazione effettuata dalla macrobiotica, non secondo quella della medicina tradizionale cinese. Quest’ultima è il prodotto di secoli di studio e verifica concreta, e offre una ricchezza di conoscenze straordinaria. L’agopuntura, il qigong, il massaggio energetico e molte altre sue applicazioni sono sicuramente un tesoro da riscoprire ed esplorare, e un contributo importante alla salute e allo sviluppo personale.
Tuttavia il punto di vista macrobiotico è più aperto alla scienza occidentale e al nostro modo di pensare. È più facile da capire e utilizzare senza avere conoscenze approfondite