L’illuminazione dell'essere umano a partire dalla cultura dell'anima
Di Dott. Rebis
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Anteprima del libro
L’illuminazione dell'essere umano a partire dalla cultura dell'anima - Dott. Rebis
Annotazione:
Questa pubblicazione autonoma e autofinanziata è la prima opera del dott. Rebis che, in collaborazione con LapisLazuli, ha ritento opportuno divulgare i seguenti contenuti esoterico-sistematici appartenenti a una tesi di Laurea Magistrale in Filosofia Teoretica, poiché fortemente evolutivi per la coscienza umana.
Dott. Rebis
L’ILLUMINAZIONE DELL’ESSERE UMANO
A PARTIRE DALLA CULTURA DELL’ANIMA
Elison Publishing
Indice
Nota sulla trascrizione delle lingue antiche impiegate
0 Sezione introduttiva
1 Parte prima: l’esoterismo in Fichte
2 Parte seconda: Mistica Indù e Yoga
© 2023 Elison Publishing
www.elisonpublishing.com
Tutti i diritti sono riservati
ISBN 9788869633270
Premessa
Ognuno di noi definisce sé stesso con i propri discorsi, a partire dai termini con cui sceglie di esprimersi di volta in volta, rivela certuni tratti salienti della propria complessità, dai quali è possibile intuire i caratteri generali della sua formazione, della sua situazione, e della sua azione nel mondo. Questo significa che ogni discorso – e massimamente quello filosofico – non è mai solo espressione di una relativa soggettività personale, né è mai solo espressione di una assoluta oggettività storico-culturale, ma sempre tutte e due le cose assieme: quanto più, dunque, questi due elementi saranno fusi assieme e unificati in una perfezione congiunturale, tanto più la verità effettiva della realtà sarà riuscita a rendersi manifesta. Se in tanti anni non abbiamo mai smesso di credere fermamente che, come affermò Socrate, «una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta»,{1} ci pare legittimo che, giunti dei risultati conoscitivi importanti, ogni buon ricercatore debba prodursi in una loro ordinata disposizione, per permetterne una dotta trasmissione. Ora, quello che per noi un buon filosofo deve fare nella vita è precisamente ricercare e scoprire l’essenziale, distinguendolo accuratamente dal secondario – cioè dall’accidentale e dal contingenziale – così come il generale dal particolare, la Gnosi dalla Doxa; rivelare cioè le strutture di senso del fondamentale, dell’originario, dell’archetipico, disvelarne l’intrinseca verità ed evidenziarne la loro pervicace continuità nella storia, nelle diverse tradizioni. Dopo, quindi, uno studio sinceramente eclettico, multidisciplinare, non settoriale, e multiculturale, in un secondo momento della sua attività, in realtà sempre presente anche nel puro ricercare, il filosofo – e massimamente un laureando in scienze filosofiche – ha per noi il dovere sociale di rendere coerenti i traguardi delle sue ricerche in un sistema che le renda complessivamente, secondo ragione.{2} Poiché di scienze filosofiche si tratta, occorre dire che la filosofia raggiunge uno statuto di scientificità non nella correttezza o nell’esattezza matematica dell’esperimento sul dato empirico, ma nella coerentizzazione sistemica delle sue formulazioni teoriche. Questa grande verità, perfettamente compresa da tutti i veri filosofi, fu espressa a suo modo da Johann Gottlieb Fichte – l’autore su cui proporremo un lavoro iniziale di ambientazione teorica del lettore nell’universo di senso che intendiamo rivelare in quest’elaborato – con le seguenti asserzioni: «con una sicurezza assoluta proclamo queste due verità: Prima: colui che non giunge all’intuizione di quegli elementi il cui sviluppo metodico e sistematico […] – costituisce il dominio proprio della filosofia scientifica non può neppure arrivare al vero pensiero e alla vera indipendenza interiore dello spirito: egli resterà nella sfera delle opinioni: per tutti i giorni della sua vita non sarà che l’appendice dello spirito d’un altro e non dello spirito che vuol vivere di per sé: sarà assolutamente privo di un organo, e del più nobile organo intellettuale dello spirito. […]
Secondo: io so e riconosco con la stessa evidenza che è solamente col pensiero propriamente detto, cioè con quello puro e vero, e non con altre vie, che si può comprendere e diventar partecipi della divinità e della vita felice che ne deriva».{3}
La scelta di un autore come Johann Gottlieb Fichte, interno alla tradizione occidentale del pensiero filosofico, come aggancio testuale iniziale per la nostra costruzione teoretica di un quadro di senso sistematico ad un tempo originale e originario dell’Essere Umano,{4} parte dalla lucida consapevolezza che, come afferma Giulio Vitali, «oggi l’influenza delle sue meditazioni si ritrova, come un fermento vitale, al fondo di tutto il complesso moto di rinnovamento etico-religioso contemporaneo».{5} La teoria filosofica, per anelare ad un qualche statuto di scientificità, deve quindi divenire coerentemente sistematica, ossia costituire un sistema filosofico correttamente inteso come una totalità deduttiva del discorso comprensivo, ove ogni relazione semantica sia reciproca e complementare ad ogni altra nell’espressione del senso e nello scorrere dei significati concettuali. Restiamo infatti costitutivamente convinti che ogni pensiero complesso, che non tenda organicamente ad uno statuto sistematico, a un sistema di saperi, sia privo di direzione (direktionslos) o autoritario, in ogni caso tendenzialmente ideologico, o semplicemente dossografico, e quindi non filosofico. La filosofia diviene così necessariamente sistema, cioè ordine logico risolutivo che rinnova coerentemente il contesto nozionistico, progettando ogni volta più innanzi, fatica dopo fatica, i panorami ologrammatici del pensiero concettuale umano.
Il tentativo sistemico in corso d’opera è però specificatamente quello di disvelare filosoficamente, dandone cioè un senso razionale relazionale complessivo, alcuni ambiti del tradizionale sapere gnostico-misterico, che hanno, negli anni di ricerche intellettuali e spirituali, trovato modo di risvegliarsi e ubicarsi proficuamente nella nostra coscienza. Per questo motivo l’intera tensione dell’elaborato non sarà quindi affatto orientata a evidenziare ciò che differenzia, divide e separa le varie dottrine sapienziali del mondo, ma volgerà invece allo scopo precipuo di riesumarne una verità di fondo che tutte quante le sostanzi concettualmente; sarà quindi volta a vedere gli elementi fondamentali che le pongono in unità e in omologia di senso essenziale. A tal fine, le fonti e gli autori citati non saranno – salvo rari casi – menzionati per essere criticati o decostruiti in quello che noi riteniamo non aver loro filosoficamente compreso, intuito o formulato riguardo all’essenza delle tematiche di volta in volta trattate, ma saranno presi per quello che di proficuo sono stati in grado di produrre e per quanto di vero sono riusciti ad esprimere nelle loro elaborazioni dottrinarie. L’approccio che – subito dichiarato con onestà intellettuale – caratterizza la nostra presente elaborazione, è dunque un costruttivismo teoretico-sistematico, che riteniamo in ultima istanza più filosofico e veritativo degli approcci critico-analitico-filologici{6}, comunque funzionali ed anzi imprescindibili in fase preliminare.
Se con la lettura del testo qui elaborato il lettore sarà al fine riuscito a cogliere che esiste un’unità simbolica interculturale – retrostante ogni discorso gnostico-misterico, cioè autenticamente religioso – chiaramente e logicamente deducibile da un buono studio filosofico-comparatistico, ossia un vero sapere dell’Essere Umano e della sua Natura Spirituale, l’obbiettivo iniziatico sarà da noi stato raggiunto, ed avremo mosso un altro passo nel lavoro del risveglio delle qualità divine e della superiore coscienza dell’Umanità.
Nota sulla trascrizione delle lingue antiche impiegate
Sanscrito e lingue indiane
Poiché nel corso dell’elaborato sarà necessario citare termini, periodi e proposizioni testuali di alcune lingue indiane e in particolar modo dal sanscrito e dal pali, si rende qui di seguito la doverosa chiarificazione fonologica e morfologica relativa, ridotta all’essenziale, che consenta al lettore di avvicinarsi alla corretta lettura e pronuncia dei termini indiani.{7}
• g: è sempre velare (come in gola
, non come in giro
): gītā («canto») si legge dunque ghita
, non gita
(in grafia italiana).
• c: è sempre palatale: cakra («ruota») si legge dunque ciakra
, non cakra
(in grafia italiana).
• j: è palatale, come la j inglese.
• ś: è una sibilante palatale sorda vicina al suono indicato in grafia italiana da sc
(seguito da i o da e). Śaṅkara si legge approssimativamente Sciankara
.
• ṣ: è una retroflessa, di pronuncia simile alla ś, ma ottenuta retro flettendo la punta della lingua nel palato.
• ṛ: è un suono vocalico oscillante tra re ri: Kṛṣṇa si legge approssimativamente Kriṣṇa, (in grafia anglicizzante Krishna).
• ṇ e ṅ: (nasali, rispettivamente retroflessa e gutturale) si possono pronunciare approssimativamente come la nostra n (poiché si assimilano naturalmente al contesto fonico).
• ñ: corrisponde alla nasale palatale indicata in grafia italiana da gn
(ñ spagnola).
• h: è un’aspirata sonora.
• ḥ: è un’aspirata sorda.
• ṃ: indica una nasale generica.
Occorre distinguere le vocali brevi (a, i, u) dalle lunghe (ā, ī, ū, anche e ed o sono sempre lunghe); le consonanti dentali (t, th, d, dh) dalle corrispondenti retroflesse (ṭ, ṭh, ḍ, ḍh), che si pronunciano retro flettendo la punta della lingua sul palato; le consonanti aspirate (k, g, c, j, ṭ, ḍ, p, b,) dalle corrispondenti aspirate (kh, gh, ch, jh, ṭh, ḍh, ph, bh), che si pronunciano aggiungendo una forte aspirazione sonora.
Per l’accentazione si segue convenzionalmente la regola seguente (valida per il sanscrito classico): L’accento cade sulla penultima sillaba se questa è lunga (saṃsāra), altrimenti retrocede fino alla prima sillaba lunga (brāhmaṇa). Sono lunghe oltre alle sillabe che contengono una vocale lunga o un dittongo, quelle che contengono una vocale lunga per posizione (seguita da due o più consonanti). Nei composti si conserva l’accento delle singole parole.
Per questioni di omogeneità si citeranno i principali termini del buddhismo in India nella forma sanscrita (saṃskṛta) e quella pāli, la lingua usata nel canone più antico.
Ebraico
L’ebraico si scrive da destra a sinistra, ma la traslitterazione in italiano si legge da sinistra a destra. Riportiamo di seguito l’alfabeto ebraico e alcune regole generali.{8}
img1.pngimg2.pngVocali
img3.pngSemivocali
img4.pngCombinazioni speciali
img5.pngVocali: Tutte le vocali di questa tabella vengono poste sotto la riga tranne chòhlem (◌ֹ), che si mette sopra, e shùreq (◌ִ), che si trova a metà della waw (ּו =u). Il segno vocalico (◌ָ) è usato per rappresentare sia il qàmets a
che il qàmets chatùf o
. Se il segno vocalico (ָ◌) ricorre in una sillaba chiusa non accentata, dev’essere breve e si pronuncia o
. Il segno vocalico (ָ◌) si pronuncia o
quando è seguito da uno shewàʼ muto (es. ָמְכָחה, chokhmàh), quando è seguito da un daghesh forte (il punto al centro della consonante che la raddoppia) ma ancora non accentato (es. ִנֵּנָחי, chonnèni), o quando è seguito da un maqqef (simile a un trattino posto in alto) che ha l’effetto di cancellare qualsiasi accento precedente (es. ָּכלֶׁשֲא־ר, kol-ʼashèr). Se è seguito da un chatèf qàmets, è pure breve e si pronuncia o
.
Se però il segno vocalico (ָ◌) compare in una sillaba aperta (es. ָיםּוק, yaqùm) o in una sillaba che, benché chiusa, sia accentata (es. לָּמה, làmmah), allora è una a lunga. Si noti inoltre che un methegh (una lineetta verticale che serve come una specie di mezzo accento) unito a un qàmets lascia la sillaba aperta e rende lo shewàʼ sonoro (es. אָלְכה, ʼakhelàh).
Semivocali: Gli equivalenti italiani indicati sopra sono solo approssimativi. La pronuncia ebraica delle semivocali è in ogni caso un suono molto breve. Lo shewàʼ si pronuncia e si traslittera come una e quando si trova sotto una consonante all’inizio di una sillaba (es. ֹטְקל, qetòl), quando si trova sotto una consonante che segue una sillaba aperta identificata da un methegh (es. קָלְטה, qatelàh), quando è posto dopo una vocale lunga (es. ׁשִרְמֹוםי, shohmerìm), quando segue un altro shewàʼ in mezzo a una parola, nel qual caso il primo è muto e il secondo è sonoro (es. ְטְקִיּול, yiqtelù), e quando è sotto una consonante doppia (es. ְּטִקּול, qittelù). Comunque, quando lo shewàʼ segue una vocale breve o quando sta sotto una consonante che conclude una sillaba, è muto ed è considerato un divisore di sillaba (es. ֹטְקִיל, yiqtòl).
Greco
img6.pngimg7.pngLa pronuncia qui indicata, differisce da quella del greco moderno. Davanti a κ, ξ, χ, o a un’altra γ, è nasale e si pronuncia come n in angolo. Usata solo quando sigma ricorre in fine di parola. Ỳpsilon è u quando è la seconda lettera di un dittongo.
Elenco abbreviazioni{9}
1) Opere di Fichte maggiormente impiegate:
Dottrina Morale: DM.
Introduzione alla vita beata: IVB.
Lezioni sulla Massoneria: LSM.
Prima introduzione alla dottrina della scienza: 1ªIDS.
Sulla missione del dotto: SMD.
2) Mistici esaminati sul piano letterario:{10}
P.: Rāmakṛṣṇa Paramahamsa.
S. S.: Sādhu Sundar Singh V.G.: Vijayakṛṣṇa Gosvāmin.
B.: Santadāsa Bābājī.
K.: Vāmā Kṣepā.
M.: Ramaṇa Maharshi.
M.: Huzur Mahārāj.
A.: Mother Ānandamayī.
3) Testi Classici indiani adoperati:
ĪśvaraPratyabijñāKārikā: IPK.
Ivasūtra: S´S.
Spandakārikā: SpK.
Vijñānabhairava: Vbh.
Tantrāloka: TL.
Parātrīśikālaghuvr¸tti: PTLV.
4) Elenco abbreviazioni dei Testi Alchemici maggiormente citati.
AZOTH, ovvero L’OCCULTA OPERA AUREA DEI FILOSOFI: AZOTH.
IL LIBRO DEL PERFETTO MAGISTERO: LPM.
5) Elenco abbreviazioni dei Testi Gnostici maggiormente citati.
Pistis Sofia: PS.
Testi Gnostici Cristiani: TGC.
I Vangeli Gnostici: IVG.
Vangelo di Tomaso: VdT.
Vangelo di Maria: VdM.
Vangelo di Verità: VdV.
Vangelo di Filippo: VdF.
img8.jpgParticolare del quadro: S. Girolamo nello studio di Antonello da Messina.
0) Sezione introduttiva
«La verità esiste fin dall’inizio,
ed è seminata ovunque:
molti vedono che è seminata,
ma pochi sono coloro
che la vedono raccolta».{11}
0.1) Tesi principale, sotto tesi, scopi dimostrativi e metodo argomentativo
L’intento principale della Tesi è mostrare che esiste un’unità simbolica transculturale che, una volta individuata per omologie strutturali e ripulita dall’obnubilamento prodotto dalla pluralità delle terminologie e delle lingue – la cosiddetta Babele del senso
, cioè la dispersione e la frammentazione della Sapienza{12} originaria e archetipica della Tradizione –, indica con chiarezza il cammino per il risveglio della coscienza divina, cioè androgina, dell’Essere Umano, ossia le autentiche direttive della sua illuminazione. A tal fine quello che ci impegniamo a portare avanti è la stesura letteraria di un percorso conoscitivo, un percorso euristico di ricerca dei fondamenti dell’Essere Umano, che, attraverso una molteplicità di autori e tradizioni, per lungo tempo ci ha visti impegnati ed entusiasmati, scoperta dopo scoperta. Questo percorso di ricerca, questo laboratorio di conoscenza interdisciplinare, si è, negli ultimi anni, andato concentrando soprattutto sul tema, spiccatamente teoretico, dell’Essenza della Natura Umana. Durante questa ricerca, interculturale e soprattutto interreligiosa, abbiamo avuto modo di convincerci che esiste, sin dagli albori dell’Umanità, una Tradizione fondamentale, una Tradizione unica ed unitaria del Sapere della Coscienza che si fa forza di arcane chiavi simboliche universali per tramandare segretamente i suoi contenuti più intimamente rivelativi.
«La verità non è venuta nuda in questo mondo, ma in simboli e immagini. Non la si può afferrare in altro modo.»{13}
Questa convinzione consolidatasi è da porsi quindi, hic et nunc, come fil rouge di questo elaborato, una linea guida che i prodotti conoscitivi della stessa ricerca tenderanno a dimostrare, con la loro articolazione sistemica. Indagando dunque la simbologia,{14} la mistica, gli aspetti iniziatici, soteriologici, escatologici, etico-morali, cultuali, rituali, cosmologici, numerologici,{15} astrologici, e mitologici di diverse religioni antiche, ci siamo da tempo accorti che esistono una serie di concetti chiave strettamente omogenei, di natura rivelativa, cui intendiamo dare un’originale, originaria e coerente ristrutturazione sistematica, per far chiarezza sulla Vera Natura dell’Essere Umano, natura che riteniamo essere essenzialmente spirituale.
Nell’arco della storia in molti tra gli eletti, i santi, gli sciamani, i guru, i massoni, gli iniziati o gli adepti delle tante sette e dei tanti culti che in ogni tradizione detenevano gli antichi segreti di questo sapere ancestrale fondamentale, furono in grado di accedere a dimensioni superiori dell’esistenza umana; tra questi, per il versante – per così dire – Occidentale e moderno della Tradizione, sicuramente John Gottlieb Fichte fu uno degli esponenti più filosoficamente audaci e proliferi, anche sul piano teoretico. Contrariamente all’immagine più o meno manualistica abituale, divulgativa e semplicistica che si ha di Fichte, questo importante filosofo sarà in questa sede indagato soprattutto come Maestro spirituale e come iniziato. Ci proponiamo dunque, innanzitutto, da un lato di esporre e decodificare quegli elementi concettuali del suo pensiero, riscontrabili nei suoi scritti, che, comprovabilmente imbevuti di consolidate conoscenze esoteriche, indicano la Via di accesso ai reami di esistenza superiore dello Spirito, dall’altro, di produrne un’interpretazione valida, esaustiva, terminologicamente moderna (cioè interculturalmente globalizzata) e soprattutto funzionale, cioè operativa, per chiarificarne ogni singolo aspetto e per permettere a chi ci leggerà di trovare strumenti migliorativi per se stesso e per la propria vita. In questo modo, prendendo Fichte ad autore esemplare – ma avremmo potuto tranquillamente fare lo stesso con molti altri esimi filosofi – intendiamo tra le altre cose porre l’attenzione su quegli aspetti della Tradizione, che, tramandati anche in occidente esclusivamente per via iniziatica, riconnettono ogni membro ad un’unica, originaria ed ancestrale Fonte di supremo Sapere, ovvero cioè che chiamiamo la Gnosi; indicheremo in questo modo ai posteri anche una valida modalità per riconoscere e recuperare la radice profondamente gnostica di molte formulazioni filosofiche che hanno riccamente animato le stagioni di libero pensiero del cosiddetto Occidente.
La struttura espositiva e argomentativa
Una sezione introduttiva meta-tematica, la presente, sorvola la struttura e l’articolazione dell’intero elaborato, ne dà le coordinate orientative, la metodologia di lavoro, ed intende servire al lettore da bussola all’interno del testo per fruirne meglio e con maggior chiarezza ogni sua parte. Poiché il tentativo di questo elaborato è di produrre un panorama epistemico originale ed originario sulla Natura Spirituale umana e di prodursi in una strutturazione sistematica coerente, esiste una corrispondenza biunivoca tra la comprensione di un singolo punto del testo e la comprensione del testo nel suo insieme: la comprensione di ogni singolo plesso teorico, o concetto, o nucleo tematico, o tesi esegetica, getta interconnettivamente luce sull’intero testo, mentre la comprensione dell’insieme facilita quella delle singole parti, o meglio: il senso del tutto è ricostruibile a partire da quello delle parti, ma quest’ultimo, a sua volta, presuppone che si sia conferito un significato preliminare al tutto: l’approccio comprensivo che proponiamo e auspichiamo è dunque così definibile come una circolarità ermeneutica. Per questo motivo tenteremo di impostare l’architettura interna dell’elaborato come un ipertesto, cioè proponendo in molti punti dei rimandi interni ad altre parti testuali, in modo sia da rendere ragione della coerenza interna e chiarificare il senso sistemico, sia da stimolare l’interattività del lettore.
La struttura vera e propria di questo elaborato sarà articolata architettonicamente come segue. In principio, in una seconda sezione introduttiva tematica, si contestualizzeranno brevemente:
1) La vita e l’opera letteraria dell’Autore, con particolare riferimento A) ai suoi rapporti con la Massoneria Muratoria tedesca, (illustrando che egli era appunto un iniziato ai misteri e focalizzando il problema, da lui stesso evocato della scrittura divulgativa di argomenti esoterici); in questo luogo ci riferiremo principalmente al testo: Lezioni sulla Massoneria (LSM). B) Ai testi che maggiormente prenderemo in esame e che saranno oggetto di esegesi testuale puntuale: le Lezioni sulla missione del dotto (LMD) e l’Introduzione alla vita Beata (IVB), preliminarmente contestualizzati e sinteticamente presentati.
2) Una breve esposizione del nocciolo duro della sua prospettiva metafisica, propedeutica alla comprensione del discorso sulla Natura Spirituale Umana, che evidenzi quegli elementi di senso concettuale che ritroveremo poi, a seguire, nella ricognizione di svariate altre dottrine esoteriche e in altri ambiti dell’originario sapere olistico della coscienza.{16}
A seguire, entrando in medias res, nella prima parte dell’elaborato, proporremo al lettore un percorso di lettura critica, filosofico-teoretica, di alcuni passi di alcuni testi fichtiani, in particolare delle lezioni Sulla missione del dotto (SMD) e dell’Introduzione alla vita beata (IVB), volta a recuperarne e interpretarne i punti salienti, sviscerando concettualmente quei plessi teorici che abbiano importanza per trattare dell’illuminazione spirituale dell’Essere Umano.
In particolare, in questa sezione verranno proposte discorsivamente una molteplicità di tesi ermeneutiche, ciascuna delle quali sarà supportata filologicamente da prove testuali e logicamente dalla coerenza interna del sistema stesso di tutte le tesi proposte nell’arco dell’elaborato.
A questo punto, in una seconda parte dello stesso, passeremo ad una discorsiva disquisizione di alcuni concetti archetipici di importanza fondamentale, ritrovati con la sollecitazione euristica del testo fichtiano interpretato secondo direttive esoteriche, mettendone interculturalmente in rilievo l’omologia semantica e/o strutturale con altri di alcune altre tradizioni iniziatiche, alchemiche, mistiche, esoteriche, sciamaniche etc. [misticismo indù, yoga classico, yoga tantrico (Capitolo 2), alchimia e senso del sacro (Capitolo 3) sciamanesimo globale (Capitolo 4), Gnosticismo paleocristiano (Capitolo 5) e Kabbalah (Capitolo 6)], a loro volta intimamente coerenti secondo le linee guida dello schema veritativo gnostico-concettuale fondamentale. Utilizzeremo, per mantenere analogicamente attiva e dinamica l’interconnettività testuale, la forza sintetica ad intreccio multiplo, e la profondità comparatistica, lo strumento grafico delle parentesi quadre […]
, entro le quali l’attenzione del lettore sarà risucchiata, come in un vortice, da una dimensione all’altra dei piani
conoscitivi ed interpretativi dell’elaborato sistemico.
Tracceremo infine, delle provvisorie conclusioni riassuntive (Capitolo 7) – in chiusura di questa prima parte dell’elaborato – orientate ad evidenziare comparativamente quegli elementi più originari della Tradizione che si sono con tutta evidenza mostrati proprio gli stessi in diversi ambiti di cultura filosofico-esoterica.
0.2) Fichte, ovvero come nasce un sacerdote di Verità. L’opera e il Denkweg
«Io sono chiamato a testimoniare della verità. Nulla importa della mia vita e della mia sorte personale; ma le mie azioni possono avere una portata incommensurabile. Io sono un sacerdote di verità; la mia esistenza è tutta votata al suo servizio; sono impegnato a tutto fare, tutto osare, tutto soffrire per essa. Foss’io perseguitato e odiato per causa sua, dovessi pur morire in suo servigio – che farei di straordinario? Null’altro che il mio dovere assoluto».{17}
Come nascono i sacerdoti di verità? Quale origine può mai prospettarsi dietro ad uno degli spiriti magni che a cavallo tra il secolo decimottavo e il decimonono incarna un pensiero filosofico così acuto e audace da superare le aporie irrisolte del grande sistema kantiano e far scaturire una corrente, quella dell’idealismo classico tedesco,{18} che segnerà una delle più fertili stagioni filosofiche di tutti i tempi?
Destino volle dimostrare all’umanità intera che un semplice figlio di contadini di Rammenau, nato nel maggio 1762 in Sassonia, di poco al di sopra della soglia di povertà, poteva spingere le proprie forze sino a divenire un essere supremo, un’incarnazione delle più elevate intelligenze che animano il mondo, un supereroe della filosofia,{19} un esempio per ognuno di noi.{20}
Umili origini, in questi, da un lato costrinsero ad amare rinunce, a umili lavori, temprando il carattere lontano dai vizi e dalle agiatezze, dall’altro sempre mantennero il suo cuore vicino al popolo, per quanto ricchi e forti pur divennero la sua cultura e il suo genio. Come si suol dire, la fortuna arride agli audaci e fu così che un possidente locale, il barone Ernst Haubold von Miltitz, gli permise, col suo mecenatismo, di accedere al privilegio degli studi, prima a Meissen e poi a Pforta. Dopo aver frequentato il ginnasio, nel 1780 s’iscrive alla facoltà di teologia di Jena proseguendo poi gli studi a Lipsia. In questi anni gli aiuti del barone von Miltitz, si fanno sempre più radi: Fichte attraversa un periodo durissimo che, per non cadere nella miseria, lo costringe a lavorare come precettore. In seguito, si trasferisce a Zurigo dove conosce Johanna Rahn, la quale diverrà poi sua moglie.
Nel 1790, dopo aver già guadagnato i primi compensi come precettore, avviene l’impatto col pensiero di Kant, nel quale Fichte s’immergerà con tale profondità da ricavarne i fondamenti per la soluzione del problema della libertà nell’ottica di una riforma morale del mondo. L’anno seguente, per conoscere questo grande maestro del pensiero, si reca così a Königsberg, sottoponendogli il suo manoscritto Critica di ogni rivelazione, che questi, apprezzatolo moltissimo, si appresta a far pubblicare anonimo, determinando così il fortunato esordio di un’opera di Fichte – inizialmente da tutti creduta di penna kantiana – nella comunità dei filosofi tedeschi. «Già sin dagli inizi della sua fama si rivela un democratico ardente, giacobino quasi, irreconciliabile avversario di ogni pregiudizio religioso, politico e nazionalistico, subito dopo la sua Rivendicazione della libertà di pensiero dai principi d’Europa che fino allora l’avevano oppressa (1793), egli, nei suoi Contributi alla rettifica dei giudizi del pubblico sulla rivoluzione francese (1793) plaude ai principi dell’89, col fervido entusiasmo d’un uomo la cui classe usciva redenta da quel grande atto di liberazione sociale, e afferma la sua fede nella rivoluzione stessa, proclama i diritti del popolo, frusta a sangue il militarismo, maledice alle guerre mosse da interessi o da capricci dinastici, e lancia contro i principi e le monarchie assolute i primi strali di quell’eloquenza appassionata che fa di lui forse il più grande oratore della Germania».{21}
Quattro anni più tardi, grazie all’interessamento di Goethe, Fichte sostituisce Reinhold all’università di Jena, già dall’anno precedente aveva maturato ed esposto in sede di conferenza prima, e in alcune opere poi –