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Counterinsurgency in Afghanistan
Counterinsurgency in Afghanistan
Counterinsurgency in Afghanistan
E-book176 pagine2 ore

Counterinsurgency in Afghanistan

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Info su questo ebook

La campagna COunterINsurgency (COIN) della NATO in Afghanistan è iniziata con la diffusione delle nozioni
fondamentali della strategia tramite dei corsi offerti dall’Alleanza per preparare le truppe.
Confrontando i risultati, ampiamente positivi, di uno studio statistico volto a verificare l’efficacia di quei corsi con il
reale epilogo della situazione nel paese è sorto spontaneo chiedersi: perché l’attuazione pratica di quei concetti non è stata efficace a legittimare le neo costituite istituzioni democratiche afghane?
Lo scritto, ripercorrendo le operazioni militari dalla caduta alla rinascita del regime talebano, presenta la campagna COIN e ne evidenzia i presupposti ideati affinché il paese fosse sostenuto nel processo di ricostruzione e democratizzazione, nella speranza contribuisca, in qualche modo, alla comprensione di ciò che non ha funzionato.
LinguaItaliano
Data di uscita17 mar 2023
ISBN9791255240242
Counterinsurgency in Afghanistan

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    Anteprima del libro

    Counterinsurgency in Afghanistan - Armando Micheli

    Armando Micheli

    Counterinsurgency in Afghanistan

    ISBN: 979-12-5524-023-5

    ISBN ebook: 979-12-5524-024-2

    Impaginazione: Stefano Frateiacci

    In copertina: foto di Roger Headrik (istruttore del team COIN RC-W) scattata durante un volo di trasferimento per una sede addestrativa a Qal-e-Naw.

    I edizione febbraio 2023

    Ebook realizzato da Cristina D'Andrassi

    © 2023 Sette Città

    Via Mazzini 87 - 01100 Viterbo

    www.settecitta.eu

    ISBN: 9791255240242

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    Prefazione

    Nota dell'autore

    Capitolo I

    Capitolo II

    II.1 Geografia

    II.2 Cenni storici

    Capitolo III

    III.1 Operation Enduring Freedom

    III.2 International Security Assistance Force

    III.3 NATO Training Mission - Afghanistan

    III.4 Resolute Support Mission (RSM)

    Capitolo IV

    IV.1 Premessa

    IV.2 L'insurrezione

    IV.3 La controinsurrezione

    IV.4 La campagna di ISAF

    IV.5 Il Counterinsurgency Training Center

    IV.6 Counterinsurgency’s Guidebook

    IV.7 I corsi

    Capitolo V

    V.1 Premessa

    V.2 Metodologia e strumenti di rilevazione

    V.3 Risultati

    V.4 Conclusioni

    Capitolo VI

    Capitolo VII

    Capitolo VIII

    Capitolo XI

    Ringraziamenti

    Glossario e Abbreviazioni

    Bibliografia

    Sitografia

    Note alle immagini

    Le opinioni e considerazioni espresse nel testo riflettono esclusivamente il pensiero dell'autore e non quello delle istituzioni, militari e civili, menzionate nel volume.

    Ai valorosi Caduti in terra afghana.

    …to let the military direct the entire process… is so dangerous that it must be resisted at all costs. [1]

    David Galula


    Prefazione

    Come docenti universitari per noi è una grande soddisfazione poter presentare questo volume, che, in parte, è frutto del lavoro che Armando Micheli ha svolto in qualità di studente dell’Università della Tuscia. La sua tesi di laurea magistrale aveva l’obiettivo di valutare la qualità dei corsi Counterinsurgency svolti in Afghanistan nel 2011 dal Mobile Training Team – West (MTT-W) del CTC-A, dislocato nel Regional Command West (RC-W) a guida italiana.

    L’obiettivo principale di tali corsi risiedeva nell’allineare gli sforzi di tutti gli attori impegnati nella lotta all’insurrezione talebana al fine di promuovere delle condizioni di stabilità tali da permettere lo sviluppo economico e sociale.

    La collaborazione con Armando Micheli ha permesso a lui di compiere un’analisi scientificamente rigorosa e valida rispetto alla valutazione dei corsi erogati in un contesto così complesso, e a noi di conoscere una realtà poco nota nell’ambito della formazione volta alla sicurezza internazionale.

    Applicare le metodologie di valutazione della qualità di erogazione dei servizi, ovvero l’oggetto dell’insegnamento in cui Armando Micheli ha svolto la sua tesi di laurea, ad un servizio così specifico come quello descritto in questo libro, è stato stimolante soprattutto nella fase di stesura del questionario che prevede necessariamente un’attenzione particolare al modo con cui si pongono le domande, vista la delicatezza del tema e la profonda diversità del contesto culturale.

    L’obiettivo delle forze internazionali di favorire la nascita di una democrazia in Afghanistan purtroppo non è stato raggiunto a seguito dell’abbandono del Paese da parte delle truppe statunitensi e della ripresa del potere da parte dei Talebani a partire dal maggio 2021. Fra le motivazioni di questo insuccesso vi sono senza dubbio quelle che Armando Micheli analizza puntualmente nelle osservazioni e conclusioni di questo testo. L’esito della vicenda, però, non priva di valore l’approccio di counterinsurgency adottato che comprendeva non solo il controllo e la sicurezza del territorio, ma che puntava anche alla ricostruzione e al coinvolgimento della popolazione civile quale evoluzione delle strategie militari e politiche dei conflitti moderni. L’esperienza in Afghanistan ha fornito ulteriori indicazioni a riguardo, tanto che le Forze Armate impegnate in questo genere di operazioni stanno a loro volta intraprendendo un percorso di adattamento e formazione in modo da poter operare in modo sempre più efficace a contatto e in parte in sinergia con altre organizzazioni di carattere civile.

    L’indagine condotta per valutare la qualità dei corsi di counterinsurgency destinati ai militari ha evidenziato una generale soddisfazione dei partecipanti a tutti i livelli e per tutte le nazionalità coinvolte. Questo ci conferma l’importanza di proseguire su questa strada, di addestramento e assistenza alle forze di sicurezza delle Host Nations anche nella risoluzione dei nuovi conflitti attualmente in essere.

    In conclusione, questa esperienza didattica ha evidenziato come la stesura di un elaborato di tesi possa rappresentare, oltre alla fase conclusiva di un percorso di studi, un’occasione per affrontare tematiche complesse, condurre analisi originali e arrivare a risultati utili ed interessanti. Risultati che possono trovare, come in questo caso, uno spazio editoriale e, attraverso questo, raggiungere un pubblico che auguriamo ad Armando Micheli possa essere ampio e che sarà certamente soddisfatto, come lo siamo stati noi, dalla lettura del volume.

    Prof. Silvio Franco

    (Università degli Studi della Tuscia)

    Prof.ssa Barbara Pancino

    (Università degli Studi della Tuscia)

    Nota dell'autore

    L’avvio delle negoziazioni diplomatiche per il ritiro delle truppe USA, tra i talebani ed il presidente Trump , era di pubblico dominio già dal 2018, ma l’annuncio del ripiegamento delle forze della NATO da quel teatro operativo mi ha colto di sorpresa e provocato un forte disappunto. Avevo smesso di seguire le vicende afghane nel 2015 quando, per motivi professionali, avevo dovuto rivolgere la mia attenzione ad altre località geografiche del pianeta. Solo occasionalmente allungavo l’occhio alle immagini trasmesse dalla televisione o tendevo l’orecchio alle notizie provenienti da quel martoriato paese, ma sapevo che la situazione non era così promettente ed era lampante il fatto che, per le giovani, deboli ed ancora non completamente efficienti autorità governative sarebbe stato alquanto complicato affermarsi senza il sostegno della comunità internazionale, benché venti anni ed ingenti risorse fossero state spese cercando di ricostruirle.

    Dopo la rocambolesca smobilitazione delle forze internazionali, ho seguito con trepidazione le infelici notizie che arrivavano da quella regione. Sul mio account Facebook, improvvisamente, ho iniziato a visualizzare dei post pubblicati dalla pagina delle Afghan Special Forces [1] , rimasta silente per lungo tempo da quando mi ero iscritto, durante la mia ultima permanenza nel paese. La frequenza con cui venivano inserite le notizie era inaspettatamente aumentata e, soprattutto, la natura delle informazioni era drammatica. Gli annunci esaltavano, in modo poco credibile, i successi delle forze di sicurezza afghane. Comunicati smentiti, sistematicamente, da ciò che i media riportavano. Una realtà ben diversa, ossia la rapida ascesa dei ribelli. D’altra parte, i servizi intelligence internazionali avevano dato solo sei mesi di vita al governo in carica. Insomma, i post rappresentavano una sorta di fake news. Un ultimo tentativo a sostegno del messaggio strategico delle autorità governative, una poco credibile campagna informativa. Decine i video e le immagini di combattimenti vincenti contro le forze talebane, prevalentemente cruente: esplosioni, sparatorie e cadaveri allineati a terra in macabra mostra. Le fotografie, con le loro didascalie, avevano lo scopo di infondere sicurezza nella popolazione, fortemente provata dall’inquietudine dovuta dall’incertezza del non sapere cosa aspettarsi dopo il ritiro della NATO. I filmati mostravano uno stato impegnato in una lotta vincente e vittoriosa.

    Arriva il 15 agosto 2021. I talebani conquistano Kabul, centro amministrativo del paese, e con la capitale il potere in Afghanistan. Gli ultimi post pubblicati sulla pagina, ad inizio settembre, mostrano una realtà diversa. L’estrema difesa nella valle del Panjshir, ultimo baluardo anti-talebano; stesso luogo da cui tutto era iniziato nel 2001. La pagina cambia nome e diventa " Afghan Resistance Forces". L’ultimo messaggio è datato 8 settembre 2021, poi il silenzio.

    Una nuova insurrezione? O è tutto perso?

    In realtà, la capitolazione delle istituzioni democratiche e l’incapacità dei talebani di sostituirsi ad esse, esercitando in modo inefficace la potestà imperio, hanno di nuovo offerto a delle organizzazioni sovversive la possibilità di radicarsi sul territorio, svolgere attività che vanno oltre la semplice sopravvivenza e conquistare così anche il consenso di parte della popolazione.

    Tutto ciò ha determinato nuove dinamiche all’interno del paese. Il contendente più pericoloso per i talebani, oggi, non sembra essere il popolo afghano in cerca di libertà e di un regime moderato, ma il gruppo terroristico denominato stato islamico Khorasan – ISIS-K. Criminali che sfruttano la religione islamica, in questo caso l’ideologia salafita, non per il benessere della comunità, ma per scopi politici ed ambizione di comando. Un terrorismo sedicente islamico che diffonde sentimenti di precarietà e paura tra la popolazione e mina la stessa autorità talebana.

    Le forze di resistenza sembrano, invece, scomparse completamente. Nessuna azione rivoluzionaria, nessuna menzione appare sul panorama mediatico. Forse si stanno riorganizzando? Sono in attesa di condizioni più favorevoli per una riscossa?

    Capitolo I

    Introduzione

    Oggetto di questo testo è una ricerca effettuata nel 2011, al termine della mia quarta permanenza in Afghanistan. Lo studio aveva l’intenzione di verificare e analizzare l’efficacia e la qualità dell’incarico che avevo svolto come istruttore di Counterinsurgency (COIN) [1] nei sei mesi trascorsi nel teatro operativo asiatico. In realtà, quando fui comandato dallo Stato Maggiore Esercito (SME) ad assumere quel ruolo, rimasi un po’ titubante. La mia preparazione da incursore, senza ombra di dubbio, mi garantiva le competenze necessarie ad operare ed insegnare in un ambiente irregolare ed asimmetrico qual era quello afghano, contesto operativo ideale per la condotta di operazioni di guerriglia, ma la ragione alla base della mia esitazione nasceva, essenzialmente, dalla sensazione di non sentirmi per niente un esperto delle procedure tecnico tattiche più appropriate per l’impiego delle forze convenzionali in tale scenario. D’altra parte, ero stato prevalentemente addestrato all’eliminazione di terroristi e a guidare e formare le forze ribelli, non viceversa, e sebbene conoscessi le tecniche di guerriglia, non mi sentivo affatto un Subject Matter of Expert (SME) [2] delle pratiche più adatte da mettere in campo dalle forze convenzionali e come, le stesse, potessero essere preparate al meglio per contrastare efficacemente la resistenza.

    Sapevo benissimo che l’Esercito Italiano, fin dai suoi albori [3] , aveva avuto importanti esperienze nell’attività di controguerriglia. Già nel 1861, appena fatta l’unità d’Italia, aveva dovuto confrontarsi con la lotta al brigantaggio, manifestazione che, il più delle volte, celava forme insurrezionali contro l’invasore piemontese, piuttosto che azioni criminali. Probabilmente, se avessi potuto consultare il manuale del Generale Pallavicini Istruzione Tecnica [4]

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