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Segreti sussurrati: Harmony Destiny
Segreti sussurrati: Harmony Destiny
Segreti sussurrati: Harmony Destiny
E-book157 pagine2 ore

Segreti sussurrati: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Vent'anni prima, James Paladin ha accettato di donare il suo seme alla moglie del suo migliore amico.
A tre condizioni:
1)Caryn Brenley non dovrà mai sapere chi è in realtà il padre del suo bambino
2) James non dovrà mai avere nessun contatto con suo figlio
3) Quando il ragazzo avrà compiuto i diciotto anni, questo segreto dovrà essere svelato.
E il momento è arrivato.

Ora che Caryn è rimasta vedova e ha scoperto per caso tutta la verità, il prestante investigatore privato dovrà svelarle che cosa è realmente accaduto alla nascita del figlio. Ma nel farlo, entrambi non potranno evitare di fare i conti con un'attrazione incontrollabile che li ha sorpresi senza lasciar loro via d'uscita.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2019
ISBN9788830508040
Segreti sussurrati: Harmony Destiny
Autore

Susan Crosby

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Segreti sussurrati - Susan Crosby

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Secrets Of Paternity

    Silhouette Desire

    © 2005 Susan Bova Crosby

    Traduzione di Laura Cinque

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-804-0

    1

    Prima di appostarsi con l’auto davanti alla villa nel prestigioso quartiere di Foster Hill, Caryn Brenley aspettò che calassero le tenebre. Dopo le cinque del pomeriggio di un giorno feriale le sarebbe stato più facile non farsi notare mentre spiava l’uomo al suo rientro dal lavoro. A fine ottobre, con il ritorno all’ora solare, veniva buio presto.

    Non dovette aspettare molto, prima che una berlina color argento si fermasse all’indirizzo che stava sorvegliando dall’altra parte della strada, alcune case più in là. La porta del garage si aprì automaticamente e l’auto entrò. Lei strinse le dita intorno al volante. Il guidatore sarebbe uscito o il garage aveva un accesso interno all’abitazione?

    Non lo aveva. Due bambini, un maschietto sugli otto anni e una femminuccia sui cinque, ne uscirono seguiti da una donna alta e snella con un impeccabile tailleur nero.

    Quindi era sposato e aveva due figli.

    Prima che la donna e i bambini entrassero in casa, una Mercedes si fermò accanto a loro. I bambini si misero a saltellare, salutando con le manine. La donna sorrise. La porta del garage si aprì di nuovo e...

    Una moto si fermò proprio dietro di lei. Nel retrovisore vide un uomo in giubbotto di pelle scendere a terra, dirigersi verso la casa davanti a cui era appostata, prendere la posta dalla cassetta e salire le scale.

    Caryn tornò a guardare la famigliola, che si stava scambiando baci e abbracci, concentrandosi sull’uomo. Marito. Padre. Non era alto come si era aspettata, ma aveva i capelli scuri. Non riusciva a vedergli il colore degli occhi e il cappotto che indossava le impediva di capire che fisico avesse.

    E adesso? Era venuta lì per soddisfare la propria curiosità, per vederlo, ma non era sicura che quello fosse James Paladin, il padre biologico di suo figlio.

    Forse avrebbe dovuto lasciar perdere. No, non poteva. Diciannove anni prima Paul aveva fatto a quello sconosciuto una promessa che non poteva più mantenere e...

    La famigliola entrò in casa. Caryn tamburellò con le dita sul volante. Doveva trovare un altro modo per sapere se quell’uomo era davvero James Paladin, poi avrebbe detto tutto a Kevin. La scelta doveva essere sua. Una decisione importante, per un diciottenne che nell’ultimo anno aveva avuto un sacco di problemi.

    Continuò a guardare la strada ormai vuota, riflettendo. Alla fine decise di tornare a casa, rimandando ogni decisione al giorno dopo. Forse avrebbe potuto seguire quell’uomo al lavoro e cercare di scoprire là la sua identità. Perdendo una giornata di paga con le relative mance, accidenti!

    Rassegnata, mentre riavviava il motore si accorse che il motociclista stava uscendo dalla casa. La guardò e allora lei prese in fretta la cartina stradale dal sedile accanto e vi nascose il viso.

    Se fosse tornata ancora a spiare il presunto James Paladin, il suo dirimpettaio motociclista non avrebbe potuto riconoscerla.

    Sentì che la moto si avviava e continuò a fingere di consultare la cartina. Poi il motore si spense di nuovo e, quando all’improvviso dei colpi furono battuti contro il finestrino, lei fu presa dal panico.

    La cartina le cadde di mano, il piede le scivolò dal freno, la Explorer scivolò all’indietro...

    «Ehi! Cosa diavolo... Ferma!»

    Caryn pigiò il freno. Ci fu un botto, metallo contro metallo, poi un silenzio totale.

    Cosa aveva combinato? Non aveva mai avuto un incidente, mai preso una multa, e adesso che non doveva essere notata...

    Raccolse la cartina e si voltò verso il finestrino. Okay, ormai è fatta. Calmati.

    Il motociclista si era tolto il casco e si stava passando una mano nei capelli. Aveva gli occhi verdi e la barba non rasata, notò Caryn mentre abbassava il vetro abbozzando un sorriso imbarazzato.

    Si era aspettato una ragazzina, e invece l’idiota che gli aveva ammaccato il parafango della Harley nuova di due mesi, e fresca di meccanico a causa di un incidente recente, era una donna più o meno della sua età, sulla quarantina.

    La catalogò in fretta. Capelli lisci castano chiaro tagliati poco sopra le spalle, ossa minute, occhi azzurri. Non poteva capire quanto fosse alta, ma più o meno sul metro e sessantacinque, valutò.

    Chiaramente imbarazzata, gli rivolse un Salve un po’ tremante.

    Lui appoggiò le mani sul tettuccio della macchina, ingoiando le imprecazioni. Aveva voglia di urlare. Aveva aspettato quasi un anno per avere quella moto! Un anno, e quella era la seconda volta in cui lo urtavano in un mese!

    Distolse lo sguardo da lei e controllò il danno subito. Il paraurti pendeva da una parte come la volta precedente. Prese un taccuino e una penna, andò a segnarsi la targa della Explorer, poi fissò l’asfalto per qualche attimo per calmarsi un po’.

    «Mi dispiace molto» mormorò la donna quando si avvicinò di nuovo al finestrino.

    La guardò negli occhi. Erano celesti, non azzurri, decise. Aveva sulle labbra un rossetto rosso vivo, una tonalità che lui aveva sempre odiato.

    «Quando ha picchiato sul mio finestrino mi sono spaventata. Il piede mi è scivolato dal freno e...»

    «Non ho picchiato, ho bussato. E nemmeno forte.» Tutto per aver voluto fare il buon samaritano! Aveva visto che stava consultando una cartina, aveva pensato che si fosse persa... «Il suo parafango posteriore si è ammaccato» la informò.

    «Molto?»

    «Venga a vedere lei stessa.»

    La donna non si mosse. Aveva paura di uscire dall’auto? Lui le incuteva così tanto timore? «Dobbiamo scambiarci i dati delle assicurazioni» le spiegò.

    La donna sembrò ancora più a disagio.

    «Non possiamo aggiustarci tra di noi? Le do subito i soldi per la riparazione e la chiudiamo lì, se non ha niente in contrario.»

    Ah, ecco! Aveva paura della propria compagnia di assicurazione. Forse aveva avuto talmente tanti incidenti che rischiava che le togliessero la patente. Doveva stare al suo gioco o fare in modo che non guidasse più? Magari sarebbe stato meglio per tutti.

    Indossava una camicetta bianca con una gonna nera al ginocchio, la classica divisa da cameriera. Non sembrava il tipo che accumula incidenti. Cos’era allora che la turbava tanto? Un marito che non ne avrebbe tollerato un altro? All’anulare sinistro non portava nessun anello, ma vide che, inconsapevolmente, ne tormentava la base con il pollice, come se un tempo ce ne fosse stato uno.

    Be’, l’aveva fatta aspettare abbastanza. Il suo silenzio non l’aveva innervosita particolarmente, comunque, si rese conto ammirato. «Se vuole che sistemiamo la faccenda tra di noi per me va bene» acconsentì.

    Lei sembrò sollevata. «Quanto pensa che potrà costare la riparazione?»

    «Mi scriva nome, indirizzo, numero di telefono e le manderò il conto» ribatté lui porgendole taccuino e penna.

    Dalla sua espressione capì che lei non voleva scrivere niente. E infatti, dopo un paio di secondi, gli rese il tutto e gli domandò: «Non può chiedere un preventivo per telefono? Adesso?».

    «Non credo.» Perché la stava facendo tanto lunga?, si chiese lui. Sapeva già quanto gli sarebbe venuta a costare la riparazione, dato che aveva subito lo stesso danno della volta precedente. Perché continuava a trattenerla? E perché lei teneva duro, nonostante fosse evidente che lui la spaventava?

    «Non può almeno provarci?»

    Il suo disagio lo divertiva. Forse non si rendeva conto che avrebbe potuto rintracciarla tramite la targa. Si tirò giù la cerniera del giubbotto, prese dalla tasca interna il cellulare e cercò il numero dell’officina.

    Ci vollero parecchi squilli prima che qualcuno rispondesse.

    «Paladin» disse allora lui all’apparecchio.

    Caryn impallidì. Prese a ripiegare nervosamente la carta stradale con le dita che le tremavano.

    James pensò di dirle che lavoro faceva, giusto per tranquillizzarla, per farle capire che non doveva avere paura di lui.

    «Ehi, James! Come va la creatura?» ribatté la voce del meccanico.

    «Ho appena avuto un altro incidente.»

    «Di nuovo una donna?»

    «Già.»

    «E la creatura che danni ha subito?»

    «Più o meno quelli dell’altra volta.»

    «Okay, vengo a darle un’occhiata più tardi.»

    James voltò le spalle alla Explorer e si passò una mano sulla fronte. «Me ne puoi procurare una sostitutiva per qualche giorno, mentre aggiusti la mia?»

    «Stai lavorando a un caso?»

    «Sì.»

    «Vedo di rimediarti qualcosa.»

    «Grazie. A più tardi, allora.» James rimise il cellulare nella tasca interna del giubbotto, si voltò di nuovo verso la donna e disse una cifra. «Sempre che non ci siano danni strutturali» aggiunse.

    Lei ingoiò a vuoto. «Ci sarà anche il prezzo del trasporto, immagino.»

    «Esatto.»

    «Senta, mi dispiace di averle creato dei fastidi. Vado subito alla mia banca e le do quello che le spetta, poi fra qualche giorno mi farò viva per sapere se le devo altri soldi.»

    «No.»

    «Ma ha affermato che le sarebbe stato bene essere pagato subito, in contanti!»

    «Sì, ma voglio venire alla banca con lei.» Ancora non era disposto a perderla di vista. Non è che temesse di non ritrovarla più, dato che aveva il numero della sua targa. Era che... lo intrigava. Tutto in lei lo intrigava. Le labbra tinte di rosso vivo, l’anulare senza anello che continuava a tormentarsi con il pollice, l’abbigliamento...

    «Non do passaggi agli sconosciuti.»

    Oh, santo cielo. Perché non le diceva che era un investigatore privato? No. Non era ancora il momento.

    «Però, se vuole, può seguirmi.»

    Lui sorrise. «Intende dire che non vuole portarmi con la sua macchina?»

    «Gliel’ho già detto. Non do mai passaggi agli sconosciuti. E non faccio eccezioni.»

    Ci avrebbe giurato. «Okay. Prendo la mia in garage e la seguo. Non parta senza di me, d’accordo?»

    «Faccia in fretta. La banca chiude tra venti minuti.»

    James scelse deliberatamente la BMW convertibile invece della Taurus che usava per i pedinamenti. Pensi che faccia parte di una gang, vero? Che sia qualcuno a cui non è prudente dare il numero di telefono. Be’, adesso vedrai un altro mio lato. Cosa avresti fatto se avessi dato una botta alla BMW, invece che alla moto, e io avessi avuto un completo con tanto di cravatta e la barba rasata di fresco?

    Immaginando la risposta, poco dopo la

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