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Gloria
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E-book238 pagine3 ore

Gloria

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Info su questo ebook

Gloria è una vampira dal passato tormentato, le cui incredibili vicissitudini l'hanno condotta in un'antica congrega di non-morte decise a riportare in vita la loro misteriosa Regina. Il suo vissuto è indissolubilmente legato a quello della sua migliore amica d'un tempo, Amanda, dalla quale era inseparabile prima della metamorfosi. Le loro vite erano però destinate a cambiare per sempre proprio in seguito allo scontro con una vampira, durante un'estate sconvolta da misteriosi delitti.
LinguaItaliano
Data di uscita17 mag 2023
ISBN9788869633393
Gloria

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    Anteprima del libro

    Gloria - Camillo Maffia

    Camillo Maffia

    GLORIA

    Elison Publishing

    © 2023 Elison Publishing

    Tutti i diritti sono riservati

    www.elisonpublishing.com

    ISBN 9788869633393

    A Vlado

    Desidero ringraziare Gianni Carbotti per gli utili spunti in fase di revisione.

    "Esistono, nel mondo reale, progetti dettagliati, idee visionarie di reami della pace, di conflittualità risolte, felicità per tutti, sempre: miraggi per i quali la gente è disposta a morire e a uccidere. Il regno di Cristo sulla terra, il paradiso della classe operaia, lo stato islamico ideale. Ma solo nella musica, e solo in rare occasioni, il sipario si alza davvero su questo sogno di assoluta comunione il cui incantesimo ci illude prima di spegnersi nelle sue

    ultime note."

    IAN MCEWAN, Sabato

    PROLOGO

    Feed my Frankstein

    Gloria tirò su col naso. Aveva fatto sparire la striscia di eroina con una rapidità tale da lasciare perplessa pure Luciana, che se ne stava semi-stordita a rimirare la coppa contenente le ceneri di Marian.

    Non potevi metterle almeno in una … che ne so, un’urna?, domandò infine. Le altre tacevano.

    È il solo oggetto che abbia trovato ieri sera nel casolare adatto a contenere quello che resta di lei, rispose con malinconia Alma. Sospirò: Sono dovuta andare via in fretta, perché stava per spuntare il sole. Tu sei l’unica fra noi che può uscire di giorno: hai questo potere.

    Luciana annuì e tracannò il Mojito.

    Non starai esagerando?, le chiese Melissa con preoccupazione.

    Sì, credo di sì, rispose con un rutto la contessa, scolandone l’ultimo sorso.

    Oggi mi sono svegliata ben oltre il crepuscolo: dovevo essere molto stanca, ieri. Alma si asciugò una lacrima. Il suo vestito nero e scialbo metteva ancora più in risalto, se possibile, l’arredamento kitsch della Vulnavia Records, la villa di Luciana adibita a studio di produzione e registrazione secondo i discutibili gusti di Erica, che se ne stava sconsolata con la schiena appoggiata alla parete, tormentandosi i capelli con la perenne aria da adolescente trafitta da un’espressione di puro smarrimento.

    Quindi è tipo morta, osservò Jessica. Alma la fissò senza espressione.

    Sì, è tipo morta, scandì irritata Erica senza guardarla. Generalmente, quando uno stronzo ci lascia le penne e ne rimangono solo le ceneri, significa che è tipo morto. Dovresti saperlo, visto che ti nutri di sangue umano, ringhiò scoprendo i canini.

    È perfettamente inutile che tu te la prenda con me, replicò l’altra incrociando le braccia, con voce fragile ma seccata.

    Gloria sollevò una mano e intervenne: Okay. Che cosa facciamo ora? Perché è questo il punto. Marian ha voluto che tu ci riunissi tutte quante per intercettarla quando si sarebbe incarnata di nuovo, disse rivolgendosi ad Alma. Tu ci hai riunite, l’hai intercettata, ma lei ha bruciato il grimorio che costituiva il suo legame con il nostro mondo, se ho capito bene, e non ne rimangono che le ceneri. È esatto? La vampira annuì. Perciò la mia domanda rimane: che cazzo si fa adesso?

    Occorre tentare l’evocazione. La voce cupa di Ratyi, che emerse dall’ombra con il cilindro in una mano, fece trasalire le altre. La zingara emise una boccata di fumo dal sigarillo che teneva tra le dita e aggiunse: Non c’è nient’altro da fare.

    Cosa?, chiese Melissa incredula: Fra di noi l’unica che ci ha provato sono stata io. E ho vagato in deliquio nella foresta per decenni senza sapere dove mi trovavo, rischiando di perdere l’ultimo barlume che mi restava della mia coscienza. Quelle luci … quei globi!

    Perché hai tentato da sola, replicò Ratyi guardandola fissa negli occhi. Ora siamo tutte riunite. Certo, è rischioso, ma ce la possiamo fare. Nella villa calò un silenzio teso, rotto da tre colpi di clacson provenienti dall’esterno. Luciana si voltò e vide fuori dalla finestra il furgoncino che aveva accostato di fronte al cancello.

    Ne parleremo dopo, mormorò. Adesso è ora di andare a suonare.

    Dobbiamo darci dentro stasera, esortò Erica battendo le mani, è l’ultima serata decente che abbiamo per questo mese. Ci toccherà stringere diverse mani e leccare non pochi culi per fissarne una altrettanto buona.

    Sospirando, Jessica e Gloria presero i borsoni, mentre Melissa agguantò la custodia della chitarra elettrica. Alma e Ratyi si diressero rispettivamente verso la Roland e il preziosissimo Stradivari. Arrivo, annunciò Luciana mentre si alzava barcollando. Sollevò la custodia che conteneva il basso e aggiunse: Proprio stasera dovevamo fissarla, questa cazzo di serata.

    Gloria si chiuse nel camerino. Dentro c’era Jessica che si stava preparando. Si sedette e si prese la testa fra le mani.

    Ti senti bene?, domandò l’altra. Stava mettendo il rossetto, quindi la frase le uscì lievemente biascicata.

    No, per niente. Guardò la vampira per qualche istante, poi le chiese: Che ne pensi?

    Di cosa?

    Tutta questa storia … Il ritorno di Alma, la distruzione di Marian ….

    E che devo pensare? Jessica si voltò a osservarla. Era sinceramente stupita della sua domanda. Ne so meno di te. Sono un’Ancella da pochissimo tempo, mentre tu dal Duemila ….

    Duemilasei.

    Eh. Io non ho mai conosciuto Marian.

    Neanche io.

    Beh, comunque non mi sono fatta proprio nessuna …. Il pubblico, fuori, cominciò a fischiare.

    Scusami, disse Gloria con un cenno: Non è il momento ora, ne parliamo più tardi.

    Okay.

    Jessica si sistemò la scollatura, fece un respiro profondo e uscì dal camerino. Rimasta sola, la vampira prese dalla tasca della giacca la bustina con l’eroina e la fissò per qualche istante. Fece per rimetterla dentro, poi l’aprì e ne versò poca sulla mensola di fronte all’ampio specchio della sua postazione, quindi ne fece una striscia, arrotolò un biglietto del night e lo usò per farla sparire.

    Attese.

    La sensazione di calma e dolcezza l’avvolse quasi istantaneamente. L’angoscia che l’aveva tormentata fino a poco prima svanì in modo graduale; le luci si fecero più intense, i suoni soavi. Il mondo sembrava un luogo familiare e rassicurante. Proprio buona, pensò Gloria. Da quando stava con le Ancelle riusciva a procurarsi solo ed esclusivamente la roba migliore.

    Per un istante provò un’assurda nostalgia del cibo: le venne in mente il polpettone con le patate al forno che preparava sua madre quando era piccola. Quasi scoppiò a ridere. Erano più di vent’anni ormai che beveva, si drogava, ma non mangiava. Aveva imparato subito che i vampiri non possono digerire alimenti solidi. Solo liquidi, eventuali sostanze stupefacenti e, naturalmente, il sangue.

    Si rese conto solo in quell’istante che la debolezza accusata dipendeva con ogni probabilità unicamente da questo: si era drogata e aveva tracannato una quantità smodata di alcolici, ma non si era ancora nutrita del prezioso fluido vitale.

    Uscì sbandando leggermente dal camerino e si diresse verso il palcoscenico.

    Tentare la strada dell’evocazione, rifletté Luciana fissando il bicchiere nel quale riverberavano le luci al neon dell’insegna. Era uscita dal locale per stare un momento da sola.

    Vieni problema al mixer.

    Il messaggio mentale di Melissa la fece barcollare.

    Arrivo.

    Scostò con un gesto distratto il buttafuori e rientrò. Il calore del locale le parve raddoppiato dopo i pochi minuti trascorsi fuori al gelo.

    Che succede?, chiese.

    Melissa le prese le mani come faceva quando doveva dirle qualcosa d’importante: Il mixer non funziona più.

    Ma è impossibile, proruppe Luciana: Lo abbiamo comprato nuovo non più di sei mesi fa.

    E adesso invece è completamente fottuto.

    Merda, sbottò. Aveva pagato il mixer quasi duecento euro, uno Yamaha mg10xu che Ivano, il proprietario del negozio di strumenti dove si riforniva, le aveva assicurato essere completamente nuovo. Con ogni probabilità gliene aveva invece rifilato uno usato: i vampiri sono così, si disse con rabbia, completamente inaffidabili. I vivi ne dicono di cazzate, ma mai quanto i non-morti.

    Lo studio di registrazione rischiava di andare in bancarotta e questo implicava un problema non da poco, perché oltre alla perdita economica avrebbe potuto attirare l’attenzione sulle sue finanze e, quindi, inevitabilmente su di lei. Nonostante il vasto patrimonio e il titolo nobiliare, Luciana faceva di tutto per mantenere un basso profilo. Frequentava solo le occasioni indispensabili ed evitava il più possibile i rapporti con i viventi.

    Comprerò un nuovo mixer, rispose Luciana con un groppo in gola. Sempre analogico?

    Per forza. Gli incassi stanno calando vertiginosamente da quando sono state varate le misure, lo sai. Un mixer digitale buono a meno di seicento euro dove lo prendo?.

    Vuoi che dia uno sguardo su internet per vedere se trovo qualche occasione?, domandò Melissa.

    Sì, dai uno sguardo. Menomale che non ci ha mollate durante il concerto.

    Ci ha mollate eccome, invece: è stata Gloria a fare in modo che nessuno se ne accorgesse.

    Come cazzo ha fatto?

    Mi sono attaccata a quello del locale, spiegò Gloria avvicinandosi. Ecco perché ci hai dato lo stop dopo la cover dei Christian Death.

    Se non avete bisogno di me qui io andrei a nutrirmi.

    Prenderesti un litro anche per me?

    Gloria provò l’impulso di fuggire al solo pensiero di uccidere ancora, sapendo che sarebbe stato inutile, che la sete di sangue l’avrebbe spinta a farlo ugualmente più tardi. Rimandare le avrebbe causato solo una inutile sofferenza, perché era la sua natura, non poteva impedirselo. Qualcosa dentro di lei lo reclamava con prepotenza. Affondati i denti nel collo dell’adolescente, facilmente adescato in un vicolo dove si era rifugiato per farsi una canna, Gloria succhiò con energia il sangue di cui avvertiva un irrefrenabile bisogno. Sentì il calore affluirle al volto e l’energia diffondersi per l’intero corpo. Dopo pochi istanti abbandonò il cadavere esangue del ragazzo, si pulì le labbra e guardò l’ora sullo shortphone: devo sbrigarmi, pensò.

    Percepì il calore di una coppia che stava entrando nel vicolo, eccitata e ansimante. L’odore di orina, che permeava la strada, fu sopraffatto da quello dei loro corpi. Gloria si rese ancora invisibile ed attese che l’uomo spingesse la ragazza contro il muro, di schiena: quando estrasse il membro e glielo infilò tra le cosce, la vampira aspettò ancora i primi gemiti di lei, quindi tirò fuori silenziosamente la siringa, che portava sempre dentro la borsa, e si avvicinò a loro senza fare rumore.

    Vivi, devono essere vivi durante il prelievo. Che rottura di coglioni, pensò con stanchezza. Raccolse un sasso e lo sbatté sulla testa dell’uomo, tappando la bocca alla ragazza perché non gridasse: lui crollò a terra tramortito. Mentre la giovane si dibatteva, le piantò l’ago nel braccio e attese che la siringa fosse piena. Quindi le torse rapidamente il collo e la lasciò cadere sul marciapiedi sudicio, accanto all’amante svenuto.

    PARTE PRIMA

    Spellbound

    I.

    Lo hai preso?, le chiese Luciana andandole incontro. Gloria si sentiva stanca e spossata, nonostante si fosse nutrita meno di venti minuti prima.

    Sì, eccolo, rispose mentre apriva la zip della borsa e frugava cercando la fiala. Che hai? Sembri a pezzi.

    Non lo so. Ti capita mai di essere attraversata da mille ricordi, tanto che fai fatica a distinguere il passato dal presente?

    La vita dei vampiri è così, annuì Luciana con sguardo comprensivo. Il passato trabocca sul presente e le immagini oniriche del torpore diurno si fondono con l’oscuro caleidoscopio della notte irreale, aggiunse come parlando fra sé.

    Gloria la fissò a bocca aperta e domandò: Che vuoi dire? Quando la contessa, che era la più antica fra le Ancelle delle Tenebre, si esprimeva in quel modo, lei rimaneva sempre sbalordita, e non riusciva mai realmente a decifrare le sue parole.

    Oh, mormorò l’altra come scuotendosi dalle sue riflessioni, nulla. Semplicemente sì, mi capita.

    Ehi!, esclamò Erica, sbracciandosi dal divanetto dov’era seduta insieme alle altre. Venite voi due o no?

    Arriviamo, rispose Luciana.

    Insieme si diressero verso il tavolino del Feed my Frankenstein, Gloria a passi pesanti, trascinando le Dr Martens con un senso di debolezza, Luciana barcollando lievemente mentre stringeva a sé la fiala che evidentemente intendeva buttare giù non appena si fosse accomodata.

    Che avete deciso?, chiese la contessa mentre si sedeva. Passami la vodka, per favore, disse a Jessica, che eseguì meccanicamente. Sembra disorientata, pensò Gloria: guarda da un volto all’altro, domandandosi cosa succederà.

    Si fa l’evocazione, sentenziò Alma con un tono che non ammetteva repliche.

    Io sono contraria, ribatté Melissa cupa. Voi non avete idea di quello che può succedere, io sì.

    Te lo ripeto per la centesima volta, sospirò Ratyi evidentemente irritata: Tu hai provato a fare il rituale da sola, quando Marian disse espressamente che avremmo dovuto essere tutte insieme. Ha fondato la sua congrega apposta, e ci ha dato un capo, Alma, che ha con lei un legame particolare.

    Parli così perché non sai quello che ho passato. Ho vissuto per un tempo che non so calcolare nella foresta, come una strega dell’antichità! I capelli mi arrivavano ai glutei, ero ricoperta di foglie secche. Mi lavavo nel ruscello, maledizione, e ….

    Ma il rito funzionò, giusto?, interruppe Erica. Sei stata l’ultima a vedere Marian, prima che comparisse in Sud America e dicesse ad Alma di tornare in Europa per riunire le Ancelle.

    Funzionò?, ripeté Melissa con aria incredula. Tu non hai idea di come è tornata! Inconsapevole, smarrita: non ricordava neppure più chi fosse! E ha condiviso quella vita con me in preda alla sofferenza, prima di tornarsene nella sua … dimensione, o come vogliamo chiamarla.

    Mia cara, tagliò corto Alma, noi dobbiamo tentare. Marian ci ha dato questo incarico preciso: come dice Ratyi, ha fondato le Ancelle anzitutto a questo scopo. E se tornasse per qualche altra ragione, nel momento in cui scoprisse che non ci abbiamo neppure provato, beh, per noi sarebbero … com’è che dice Gloria?

    Acidissimi cazzi, rispose la vampira. Brava, esatto.

    Quindi si fa l’evocazione, concluse Luciana meditabonda. Guardò l’orologio: Beh, sono le dieci e mezza. A questo punto conviene farla stanotte: se facciamo il rito alle tre del mattino, abbiamo tutto il tempo necessario per preparare l’occorrente.

    Gloria, seduta accanto a lei, non riusciva a concentrarsi. Fissava la fiala vuota, che prima conteneva il sangue portato a Luciana. Qualcosa, simile a un vento leggero, la sospingeva indietro, ancora nei ricordi, vincendo la sua debole opposizione.

    Indietro, agli anni del liceo.

    §§§

    Gloria si cacciò in bocca le patatine che aveva nella mano destra e allungò il braccio per prendere la cornetta del telefono, continuando a tenere il sacchetto con la sinistra benché fosse adagiato sul suo ventre, mentre se ne stava distesa sul divano, davanti al televisore.

    Pronto?

    Dimmi che non è vero.

    Sì, Amanda, è tutto vero.

    Ma come hai fatto a beccarti una sospensione?

    È solo per due giorni, poi ritorno a scuola, sbadigliò Gloria. Il televisore trasmetteva videoclip che lei non stava realmente guardando.

    Sì, ma come hai fatto a farti sospendere a meno di una settimana dalla chiusura delle scuole?

    Lo sai. Perché me lo chiedi?

    Perché non ci posso credere, scandì la voce attonita di Amanda. Allora è vero che le hai rotto il naso!

    Non le ho rotto il naso. Le ho dato un destro, questo sì, ma non le ho rotto proprio nulla. È lei che è una cretina melodrammatica.

    Io so solo quello che mi hanno detto. Perché l’hai picchiata?

    Perché ha detto che mia madre è una troia, il che è anche vero ma non può passare il concetto che Carolina lo dica senza rimediare un cazzotto in faccia – posto che Carolina è infinitamente più troia anche di mia madre, di sua madre e della madre di … Ehi, stanno mandando in onda il nuovo video degli Smashing Pumpkins!

    Come si chiama?

    Ava Adore.

    Amanda rimase in silenzio per un breve istante, poi chiese: Che pensi di fare adesso?

    "Stare fuori tutta la notte, passare la mattinata di domani a dormire e svegliarmi in tempo per vedere.

    I Simpson."

    I tuoi come l’hanno presa?

    Mio padre ha sbraitato, mia madre non lo sa ancora.

    Non l’hai vista?

    No, è con il suo nuovo amichetto a fare la troia. Però questo posso dirlo io, non Carolina.

    Il concetto è chiaro.

    Ora lasciami auto-lobotomizzare davanti alla TV, a meno che tu non voglia attraversare la strada e lobotomizzarti insieme a me.

    Non posso, tra dieci minuti devo andare a prendere mamma, poi appena torno mi metto a ripassare per il compito di domani.

    Vantaggi della sospensione, commentò Gloria stirandosi. Ti chiamo dopo, okay?

    Non so se esco, Antonella dà una specie di festa.

    Dove?

    In un pub a Trastevere, tipo. O a Testaccio, non mi ricordo.

    Non faresti meglio a restare a casa, per non fare incazzare ancora di più tuo padre?

    E rimanere qui a guardarlo mentre si ubriaca quando posso ubriacarmi io con i suoi soldi? Ammetterai che sarebbe illogico.

    Mi arrendo.

    Passo da te prima di andare alla festa.

    Okay, rispose Amanda.

    Gloria sentì il clic del ricevitore. Riagganciò, sbadigliò di nuovo e prese un’altra patatina. Alzò il volume e si lasciò assorbire dal video degli Smashing Pumpkins.

    Vuoi davvero uscire vestita così?

    Amanda sgranava gli occhi e la guardava come se avesse visto un fantasma.

    Ma ti rendi conto? Dici le stesse frasi di mio padre!, rise Gloria. Di’ un po’, cos’ha che non va questa gonna?

    Gonna? Credevo che fosse una cravatta.

    Sentila! Fai anche le stesse battute di mio padre. Allora, vieni stavolta o te ne resti a casa?

    Non ci penso neanche a venire, te l’ho già detto. Tu se vuoi vai, ubriacati e fai quello che vuoi, io resterò qui a vedermi un film.

    Che palle. Gloria sbuffò e si sedette. Se è così, preferisco restare con te.

    Amanda divenne tutta rossa, ma non disse niente. Guardava i lunghi capelli neri dell’amica ricadere sulle sue spalle candide, le dita affusolate posate sulle gambe perfette, e pensava: sembra una statua. Quand’è che è diventata così bella? Da

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