Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Down & Dirty: Hawk (Edizione Italiana): Dirty Angels MC (Edizione Italiana), #3
Down & Dirty: Hawk (Edizione Italiana): Dirty Angels MC (Edizione Italiana), #3
Down & Dirty: Hawk (Edizione Italiana): Dirty Angels MC (Edizione Italiana), #3
E-book312 pagine4 ore

Down & Dirty: Hawk (Edizione Italiana): Dirty Angels MC (Edizione Italiana), #3

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Benvenuti a Shadow Valley, dove regna il Dirty Angels MC. Preparatevi ad affrontare quest'avventura a muso duro… Questa è la storia di Hawk.

 

Quando si tratta di dover rilasciare delle importanti dichiarazioni, è Hawk, il vicepresidente del MC, a doversene occupare. Ciò non significa che non ci siano conseguenze alle sue azioni, di fatto è finito in prigione. Sebbene il club abbia sempre un avvocato difensore, quello che si presenta a difendere Hawk non è proprio come lui se lo immaginava. No, neanche lontanamente.

Esuberante, di classe e formosa, quella giurista lo stuzzica nei punti giusti, e Hawk non può non accettare la sfida. Tuttavia, lei è talmente fuori dalla sua portata che lui può solo sperare in qualche notte di sesso occasionale.

Quando il capo di Kiki le consegna il fascicolo del club, lei non sa cosa aspettarsi e il suo incontro con il prepotente e cattivo ragazzo motociclista va tutt'altro che bene. Proprio come Hawk, anche Kiki ama le sfide. Eppure, essere coinvolta nelle vicende del club dal vicepresidente potrebbe non essere ciò che lei si aspettava. Soprattutto quando incappa in spiacevoli avvenimenti causati da un club nemico, compreso un episodio che potrebbe benissimo rovinarle la vita.

Kiki deve decidere se, pur di stare con Hawk, vale la pena subire il giudizio dei colleghi e, soprattutto, le conseguenze delle intricate vicende del club.

 

Avvertenza per chi legge: questo libro include situazioni violente tra cui rapimenti, aggressioni fisiche e sessuali. Nota: questo libro può essere letto singolarmente. Include scene hot, gergo da motociclista, imprecazioni, qualche scena violenta e, naturalmente, un lieto fine. Se vi piacciono i maschi alfa che amano prendere il comando, questo libro fa al caso vostro.

LinguaItaliano
Data di uscita25 nov 2023
ISBN9798215216859
Down & Dirty: Hawk (Edizione Italiana): Dirty Angels MC (Edizione Italiana), #3
Autore

Jeanne St. James

JEANNE ST. JAMES is a USA Today and international bestselling romance author who loves an alpha male (or two). She writes steamy contemporary M/F and M/M romance, as well as M/M/F ménages, and has published over 60 books (so far). She also writes M/M paranormal romance under the name: J.J. Masters.

Leggi altro di Jeanne St. James

Autori correlati

Correlato a Down & Dirty

Titoli di questa serie (5)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica contemporanea per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Down & Dirty

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Down & Dirty - Jeanne St. James

    Capitolo Uno

    Hawk brontolò.

    Era ora, dannazione.

    Accompagnata dal fastidioso ronzio acuto che risuonava tutt’intorno, la serratura magnetica si sbloccò e la porta in acciaio rinforzato si aprì. Lui alzò lo sguardo e vide una guardia intenta a spingere la porta.

    Era rimasto seduto lì piuttosto a lungo, aspettando in quella stanza spoglia che ospitava solo un tavolo di metallo pieno di bulloni, tutto ammaccato e graffiato, e due sedie traballanti sul pavimento di cemento.

    Tanto non aveva nessun altro posto dove andare. Sarebbe rimasto bloccato lì fino a quando l’avvocato del club non si fosse presentato e avesse fatto la sua magagna legale per tirarlo fuori dalla prigione della contea.

    Sapeva soltanto di non avere un bell’aspetto in quell’uniforme sintetica arancione. Preferiva tessuti come il jeans e la pelle. Non amava indossare quella tuta taglia unica ma per niente unica. Non ci avrebbe messo molto a far saltare tutte le cuciture flettendo i muscoli.

    Proprio come Hulk.

    Hawk sorrise.

    Tuttavia, tornò serio subito dopo, poiché la persona che seguì la guardia dentro la stanza non assomigliava affatto al suo avvocato.

    A meno che l’avvocato del club dei Dirty Angels non si fosse sottoposto ad un’operazione di cambio di sesso, non avesse perso almeno venti chili (e quindi tutta la pancia), non si fosse messo un paio di lenti a contatto colorate e non avesse iniziato a vestirsi con gran stile, per giunta.

    Hawk strinse la mascella per evitare di sbavare come un pazzo. Perché, per l’amor del cielo, sbavare non si addiceva a un motociclista cazzuto. Ovvio che no. No, assolutamente no.

    Si raddrizzò sulla scomoda sedia di metallo e gonfiò il petto finché la parte superiore della tuta non si aprì.

    Poi lasciò che il suo sguardo scendesse lentamente lungo il corpo di quella bella gnocca, squadrandola dalla testa ai piedi.

    Oh, cazzo, pensò mentre osservava i lunghi e ondulati capelli castano scuro della donna, quelle labbra paffute che gridavano te lo succhio tutto, le tette rimbalzanti che volevano uscire dalla camicetta rosso sangue che le si adattava perfettamente alle curve, il vitino da vespa, i fianchi non troppo stretti, avvolti in una gonna nera che scendeva fino a metà coscia (sì, quelle cosce lui se le immaginava già avvolte attorno al viso), quei lunghi polpacci tutti da leccare, le caviglie sottili e… dannazione… quei tacchi alti, altissimi.

    Le avrebbe persino permesso di calpestarlo con quei tacchi.

    Hawk sentì la donna schiarirsi la gola, e a malincuore alzò lo sguardo per incontrare quegli occhi azzurri e vispi, divertiti ma profondi.

    Non si era nemmeno reso conto che la guardia non c’era più e che la porta era stata chiusa. Erano soli.

    Con un’erezione che non accennava a calmarsi, ora Hawk non vedeva l’ora di tornare nella sua cella angusta per farsi una bella sega. Non gli importava nemmeno se il suo compagno di cella lo avesse guardato. Al diavolo quel rompiscatole sempre strafatto.

    Dov’è l’avvocato Pudwhacker?

    E quando quella visione angelica aprì la bocca per parlare… sì, per poco Hawk non venne nei maledetti slip bianchi forniti dalla prigione. Sono stata assegnata al vostro club dal signor Pannebaker.

    Perché? chiese lui, più con un grugnito che in tono interrogativo.

    Perché sono brava…

    A letto? Lascia che sia io a giudicare.

    …e perché lui è impegnato, concluse lei.

    La donna scostò la sedia dal tavolo, facendo stridere le gambe di metallo lungo il pavimento di cemento sporco e dissestato. Quando lui trasalì a quel suono, lei sorrise.

    Ce la fai a sederti con quella gonna?

    Quando la donna fece scivolare sulla sedia il fondoschiena, che lui non aveva ancora visto, gli dimostrò che sì, ce la faceva.

    Hawk era geloso di quel pezzo di metallo. Non c’era alcun dubbio. Quel sedere lo avrebbe voluto in faccia.

    Certo, signor… L’avvocato aprì la cartella, fece scorrere su un documento all’interno una lunga unghia rosso sangue (en pendant con la camicetta), poi la puntò su una scritta. Signor Dougherty.

    Ti vesti così per tutti i tuoi clienti? O io sono speciale?

    La donna si stampò un sorriso in volto, un sorriso che diceva: Sono qui solo per dovere. Tutti i miei clienti sono speciali, signor Dougherty.

    Ne sono certo, mormorò. Ovvio che, dopo aver pagato le vostre stellari tariffe orarie, si sentano speciali. Allungò una mano e si strofinò il sedere. "Anch’io mi sento davvero speciale, adesso."

    Lei inclinò la testa e lo guardò. Se non fosse stato arrestato, non avrebbe dovuto pagare nulla.

    Beh, aveva ragione. A volte, però, bisognava prendere delle decisioni e lui, così come i fratelli del club, non poteva sottrarsi a certe responsabilità.

    Sono cose che capitano.

    Proprio così. Perciò, eccoci qui… Possiamo iniziare, signor Dougherty?

    Hawk.

    Lei serrò le labbra per un momento. In quel momento, Hawk sentì le palle stringersi dolorosamente. Dannazione, quanto avrebbe voluto imbrattarle tutto il viso.

    Improvvisamente, la donna abbassò il busto sotto il tavolo, poi si rialzò. Hawk le guardò le tette rimbalzare all’indietro e mettere alla prova il bottone superiore della profonda camicetta con scollo a V.

    Sbatté le palpebre. Da quando le cuciture erano così forti?

    Poi, quando lei si infilò un paio di occhiali, Hawk prese a respirare a fatica.

    Santo cielo. Era appena diventata il sogno erotico di ogni uomo, la bibliotecaria sexy.

    Sono stato cattivo, signora bibliotecaria.

    La donna posò una sorta di schermo sul tavolo. Quello che Ivy avrebbe chiamato tablet, o una roba del genere. Non che gli importasse molto. Lui non usava quegli strani aggeggi. Conosceva a malapena le basi del computer nel suo bar e, anche in quel caso, lasciava che fosse suo cugino, un mago della tecnologia, a fare tutto il resto.

    Non aveva tempo per quelle stronzate.

    L’avvocato abbassò lo sguardo sulla cartella. Dunque, ho esaminato le sue accuse…

    Hai letto il mio cognome senza occhiali.

    Lei alzò la testa, sbattendo le palpebre su quei profondi occhi azzurri. Cosa?

    Hai letto il mio nome senza gli occhiali, come mai ora ne hai bisogno?

    Lei lo fissò. A volte mi dimentico di indossarli, sono solo da lettura. Il suo nome era un po’ confuso, ma riuscivo a capirlo. Ha importanza se indosso gli occhiali o no?

    Sì, dannazione. Sì che ha importanza. Soprattutto se sei nuda.

    E nel mio letto.

    Ce l’hai un nome?

    Lei aprì e richiuse la bocca un paio di volte, prima di rispondere: Scusi, avrei dovuto presentarmi. Sono Kiki Clark.

    Lui aggrottò la fronte. Kiki?

    Sì, signore, rispose lei con un sospiro drammatico.

    Hawk mormorò: Ma che diamine…

    Lei si strinse nelle spalle. Colpa dei miei genitori.

    Allora posso davvero chiamarti Kiki?

    Sì, possiamo darci del tu.

    Quindi non stai mentendo.

    Io non mento mai.

    Hawk sollevò le sopracciglia ancora una volta. Faceva fatica a credere che un avvocato potesse chiamarsi così.

    D’accordo, forse mento qualche volta. Ma solo quando è necessario. Ad esempio quando viene minacciata la libertà di qualcuno.

    Beh, dannazione. Menti ai giudici, puntualizzò lui.

    Senza alcuna esitazione e con un sorriso fugace, lei rispose: Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

    Hawk si appoggiò allo schienale della sedia e scoppiò a ridere. Ah capisco, sei un po’ come Robin Hood, fai gli interessi dei più deboli. Lui scosse la testa. Maledizione, vorrei tanto infilarmi sotto quella gonna.

    Se vuoi indossarla, lascia che io la lavi prima a secco. Forse, però, potrebbe starti un po’ stretta. Lei sollevò leggermente una spalla. A me non importa, non ci tengo particolarmente.

    Oh, diamine, sussurrò lui.

    Lei inarcò un sopracciglio. In senso positivo?

    Accidenti, certo che sì. Almeno per me. Ma mi assicurerò che sia positivo anche per te.

    Sono sollevata, disse lei, con la voce piena di sarcasmo. Ho già avuto troppi coglioni egoisti nel mio letto.

    Non sono un coglione egoista.

    Questo è quello che dici tu.

    Lui la scrutò, chiedendosi quanto fosse lunga la lista degli uomini con cui era stata. Quanti sono ‘troppi’?

    Comincia tu, Dougherty. Quante donne hai avuto nel tuo letto? Ho sentito varie voci sulle famose feste di motociclisti.

    Contemporaneamente? Direi alcune. Vuoi entrare nel club?

    Kiki si sistemò sulla sedia, poi si spinse gli occhiali più in alto sul naso. Che ne dici se decidiamo di mantenere il nostro rapporto professionale. Io come avvocato e tu come imputato.

    Hawk le rivolse un sorriso malizioso. Dubito che succederà.

    Lei fece un verso di disapprovazione. Sì che succederà.

    Se lo dici tu, tesoro.

    La donna fece un sorriso schifato, uno di quelli che dicono: Devo davvero sopportare questo idiota? "Certamente, tesoruccio."

    Hawk sbuffò e fece un sorriso furbo. Adorava le sfide. E lei stava toccando tutti i tasti giusti nel modo corretto.

    Kiki inarcò di nuovo un sopracciglio curato, guardandolo storto. Bene, ora possiamo metterci all’opera?

    No, Hawk non era pronto a mettersi al lavoro. O almeno a occuparsi degli affari per cui Kiki era lì. Gli piaceva giocare. Lei, poi, non sembrava minimamente infastidita. A lui piaceva. No, a lui piaceva da morire. Qui sul tavolo? le chiese.

    Lei scosse la testa e sospirò, poi gli passò lo sguardo sopra la testa prima di cambiare argomento senza alcun preavviso. Ti ha fatto male farti tatuare la testa?

    Sì, gli aveva fatto malissimo. Un po’ di solletico.

    Lei alzò entrambe le sopracciglia. Soffri il solletico?

    Vuoi scoprirlo?

    Magari un’altra volta, grazie. Le guardie potrebbero disapprovare se ci vedessero azzuffarci per il solletico.

    Il sorriso di Hawk si allargò. Più che disapprovare, sarebbero state gelose. Non hai paura dei motociclisti, vero?

    Dovrei?

    Dipende da quanto vogliono scoparti.

    Vuoi scoparmi… Kiki abbassò lo sguardo sul fascicolo. …Hawk? È il tuo vero nome?

    Sì. Risposta valida per entrambe le domande.

    "Oh. D’accordo. Prenderò in considerazione il tuo desiderio incontrollabile prima di entrare in una stanza buia da sola con te."

    Ancora una volta, Hawk cambiò posizione sulla sedia, incrociò le braccia sul petto e sorrise. Quella era una donna esuberante. Elegante. Con le curve al posto giusto. Un sacco di capelli da tirare. Scaltra e con una bocca pungente.

    Era proprio il suo tipo.

    Sì, gli piacevano le sfide.

    Hawk avrebbe voluto tuffarsi tra le sue gambe e assaggiarla, per vedere se fosse tanto dolce quanto piccante.

    Devi farmi uscire di qui. Ho un bar da gestire.

    Capisco. Lei diede un’occhiata alle scartoffie prima di guardarlo dritto negli occhi. A testa alta. No. Non c’era nemmeno un briciolo di paura in quegli occhi. "Il The Iron Horse Roadhouse. Forse avresti dovuto pensarci due volte prima di prendere a calci quel motociclista."

    Mi stavo solo difendendo.

    Kiki si sporse in avanti, offrendo a Hawk una visione migliore delle sue tette. Quindi, fammi capire bene, l’uomo che hai messo KO e che hai gravemente ferito ti ha messo le mani addosso per primo?

    Merda.

    Ha messo le zampe sulla proprietà del DAMC.

    Quando Kiki notò la direzione in cui erano puntati gli occhi di Hawk, si appoggiò allo schienale. Lui in particolare? O qualcuno del suo club?

    Hawk scrollò le spalle, poi allungò il collo verso sinistra e poi verso destra, sgranchendosi la schiena, poi le rispose: Non importa. Sono tutti uguali.

    Non davanti alla legge.

    La giustizia è cieca, borbottò Hawk, pensando ai dieci anni che l’ex presidente del club, Zak, aveva trascorso in prigione per un crimine che non aveva commesso, incastrato dagli Shadow Warriors.

    Bastardi. Si meritavano tutte le offese ricevute e anche di più.

    Su questo non posso darti torto. Ecco perché sono entrata nel settore della difesa penale.

    A proposito di difesa… Dov’è mio fratello?

    L’altro signor Dougherty è stato rilasciato.

    Ma che diavolo…? Com’è possibile che ha già portato il culo fuori di qui mentre io sono ancora dentro?

    Kiki sollevò una spalla. Hawk avrebbe voluto affondarci i denti e farla venire. Non mi ha fatto perdere tempo cercando di infilarsi nelle mie mutandine. O sotto la gonna.

    Certo. Hawk era sicuro che Diesel ci avrebbe provato, se avesse avuto anche solo mezza possibilità di farlo. Dubito che sia questo il motivo.

    Già, anche qui non posso darti torto. Nonostante non ci siano prove concrete, ho la sensazione che la stazza di tuo fratello sia bastata a intimidire i testimoni. Nessuno lo ha visto fare altro che tenere aperta la porta d’ingresso del pub per far entrare il resto della tua banda.

    Bastardo fortunato.

    Cosa mi hanno visto fare questi cosiddetti testimoni?

    Abbastanza per ritenerti responsabile del danno.

    Quindi questo non ha niente a che fare con le teste fracassate degli Shadow Warriors. Parliamo solo dei danni a quel bar?

    Più o meno, ma non esattamente.

    Certo, meno chiaro di così non si poteva.

    Sono d’accordo.

    Hawk brontolò. Il club pagherà per i danni.

    Già ha pagato.

    Lui sollevò un sopracciglio. Allora, qual è il problema?

    Devo recarmi al distretto di giustizia e chiedere la grazia. Il giudice sembra determinato a darvi una bella lezione, ad almeno uno di voi. Tu sei entrato nella sua giurisdizione e hai scatenato il caos, signor… Hawk. I giudici tendono a disapprovare fortemente certi atti. Non amano le bande di motociclisti…

    Club, la corresse lui.

    Cosa?

    Club, ringhiò. Il DAMC è un fottuto club, una fratellanza, non una banda.

    D’accordo, beh, disse lei, infilandosi di nuovo gli occhiali su per il naso. "Club, allora. Ai giudici non piacciono i club che seminano scompiglio nella loro area. Riesci a immaginare il perché?"

    Conosci questo giudice?

    Sì.

    Hawk strinse gli occhi sospettoso e la guardò in viso. Lo conosci bene?

    Molto bene, sì.

    Hawk si sporse in avanti sul tavolo finché non furono quasi faccia a faccia. Te lo scopi?

    A Hawk non sfuggirono l’imbarazzo e lo shock che attraversarono l’espressione della donna. Finalmente una reazione. L’accenno di emozione, però, scomparve rapidamente, lasciando il posto a una maschera vuota.

    Non ho intenzione di rispondere. È una domanda semplicemente ridicola.

    Indosserai una gonna del genere quando mi dichiarerai innocente?

    Kiki sospirò con impazienza e lo sguardo di Hawk si incollò sul petto di lei che saliva e scendeva.

    Non ti dichiarerò innocente. Chiederò una riduzione della pena.

    Allora hai davvero intenzione di fottermi, ma non in senso buono.

    "Farò del mio meglio per farti uscire di qui e farti tornare al club e alla tua fratellanza come un ‘onesto imprenditore che ha preso una decisione poco saggia che non si ripeterà di nuovo’."

    "Una decisione poco saggia. Hawk sbuffò. Era per legittima difesa."

    No. Non ho intenzione di insultare il giudice in quel modo. Imparerai dai tuoi errori. La prenderai come una lezione di vita e diventerai un cittadino migliore.

    Accidenti, quella donna era brava. Lo aveva quasi convinto con quelle stronzate. D’accordo tesoro. Mi sembra un ottimo piano. Basta che funzioni.

    Funzionerà se tieni la bocca chiusa in aula e non fissi il giudice in segno di sfida. Lascerai parlare me, e te ne starai in silenzio come un topolino, con aria spaventata e indifesa.

    I topi possono fare un sacco di danni.

    Quando lei si portò una mano alla fronte e sgranò gli occhi con quegli occhiali sexy, Hawk trattenne una risata. Cosa cazzo mi tocca sentire… disse lei sottovoce.

    Dannazione, era troppo eccitante. Adoro le donne di classe che sanno essere sboccate. Quando mi succhierai il cazzo, voglio avvolgere tutti quei capelli in un pugno.

    Kiki aprì la bocca, sbatté le palpebre, inspirò profondamente e poi emise un lungo sospiro, prima di rispondere: Tu sì che sai come parlare dolcemente a una signora.

    Non voglio che tu sia una signora. Voglio che tu sia una gatta selvatica. Non pignola. Voglio che sia tutto sudore, urla, morsi, graffi. Una scopata selvaggia. Tanto selvaggia da annebbiarti la vista.

    Beh, d’accordo. Fammi prendere l’agenda, così me lo segno. Alzò un dito pigiando un’app sul computer, o tablet, o aggeggio elettronico, o qualsiasi cosa fosse. Data?

    La prima sera possibile non appena uscirò di qui.

    Luogo?

    Sul pavimento, contro il muro, su un tavolo, nel mio letto.

    Beh, sono un sacco di caratteri da digitare. Tap, tap, tap. "D’accordo, dimmi se ho scritto bene… Succhiare, graffiare, mordere, sudare, scopare e…" Alzò lo sguardo dal tablet.

    Urla. Hai dimenticato le urla.

    Ah. Lei annuì, toccando lo schermo. "Urlare. Lei sollevò un sopracciglio in direzione di Hawk. Qualcosa in particolare?"

    Il mio nome.

    "Va bene. Urlare H-A-W-K. Tutto questo contro il muro, sul letto, sul pavimento e appesi a un ventilatore a soffitto. Giusto?"

    Sorrise. Tanto per cominciare.

    Certo. Non vedo l’ora.

    Neanche io. Kiki avrebbe potuto prendere tutto come un grande scherzo, ma presto avrebbe scoperto che Hawk era serissimo.

    Lei lo guardò con quegli occhi belli ma malinconici. Puoi promettermi una cosa?

    Cosa, tesoro?

    Che sarà la miglior scopata di sempre?

    Oh, maledizione. Sì, sono sicuro che sarà la tua miglior scopata di sempre.

    Lei si picchiettò il dito sul labbro inferiore, quel labbro che lui avrebbe voluto tanto mordere, poi inclinò la testa. D’accordo, ho mentito. Ho bisogno di un’altra promessa.

    Lui contrasse le labbra. Spara.

    Se ti tiro fuori di qui, prometti che non prenderai a pugni nessun altro.

    Lui la scrutò un paio di volte. Questo non posso promettertelo, tesoro.

    Perché?

    Ho dei nemici.

    Lei socchiuse gli occhi. Chi?

    Lui serrò le labbra.

    Chi? insisté lei. Quei motociclisti che hai picchiato in quel bar?

    Hawk si sporse in avanti, non più divertito dalla piega che stava prendendo la conversazione. So che questo è un nuovo mondo per te. So che sei qui per aiutare me e tutti i fratelli quando siamo nei guai. Lo riconosco e lo apprezzo tanto. Ma capirai presto che… gli affari del club, piccola, non sono affari da donne. Quando sarà necessario, riceverai le informazioni che possiamo darti e niente di più. Capito?

    Kiki spinse indietro la sedia bruscamente, la fece stridere contro il pavimento e si alzò di scatto. "Mi dispiace, ma no, non ho capito niente. Vuoi che mi esponga per te e i tuoi ragazzi…"

    Fratelli, intervenne lui.

    Lei lo ignorò e continuò: "Allora dovrai essere onesto e trasparente con me, o puoi restare a marcire dietro le sbarre, per quanto mi riguarda. Capito?"

    Hawk sorrise, si appoggiò allo schienale e la guardò ancora una volta. Sì, prima o poi si sarebbe scopato quella gatta selvatica. Maledizione, donna, non vedo l’ora di uscire con te.

    Prima dobbiamo portarti via da qui.

    Quello è compito tuo.

    Lei si avvicinò al tavolo per fissarlo. Mi guarderai il culo quando girerò i tacchi per andarmene?

    Puoi scommetterci.

    Con un cenno del capo, Kiki si voltò, si diresse verso la porta e premette il campanello.

    Hawk vide che anche la guardia le stava fissando il culo.

    Bastardo.

    Capitolo Due

    Kiki si sedette dietro il banco, agitata, non solo perché doveva affrontare un giudice scontento, ma anche perché era scottata dal calore del muscoloso motociclista che le sedeva accanto e la fissava.

    Beh, effettivamente era stata lei a dirgli di non guardare il giudice. Quindi era stata colpa sua.

    Avrebbe dovuto seriamente ripensare alla propria carriera. Sarebbe dovuta passare alle leggi immobiliari, come il suo ex. Oppure occuparsi di diritto degli anziani, o di diritto di famiglia. Qualsiasi cosa, qualcosa di diverso dal difendere un motociclista idiota e i suoi fratelli.

    Trattenne un lamento. Se avesse saputo fin dall’inizio che sarebbe finita lì, di certo non sarebbe entrata a far parte dello studio di Pannebaker, anche se era uno dei migliori studi di avvocati penalisti della zona.

    Si sarebbe dovuta chiedere come un club motociclistico composto da un gruppo di derelitti potesse permettersi la tariffa oraria di Pannebaker. Eppure, non avevano avuto problemi a pagare per il danno arrecato a quel pub a South Side. Il tesoriere del club, Ace, aveva scarabocchiato un assegno a sei cifre senza batter ciglio. Non aveva nemmeno detto ai proprietari di aspettare prima di incassare. No. Aveva precisato che l’assegno era sicuro e che poteva essere depositato subito.

    Sì, certo, ma con molta probabilità tutto quel denaro proveniva da attività illegali. Tuttavia, Pannebaker le aveva garantito che lei non avrebbe rappresentato un club di fuorilegge e che quei motociclisti erano puliti al cento per cento.

    Kiki sbuffò. Sì, come no.

    Stai bene? le chiese la voce profonda accanto a lei.

    Lei si rifiutò di voltarsi verso di lui, dato che era vicinissimo. La sua coscia pesante rivestita di jeans le sfiorò le calze. Il tipo non aveva messo nessun abito che si addicesse a un tribunale. No. Aveva insistito per

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1