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Il Crollo
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E-book411 pagine5 ore

Il Crollo

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Info su questo ebook

”Il crollo” è una storia brillante, piena di pericoli e tradimenti, di amore e cuori spezzati.

Dopo aver partecipato a un funerale ad Aberdeen, Helena incontra un membro del Consiglio europeo dei vampiri. Vincent condivide la sua preoccupazione per i pericoli immediati che affrontano i vampiri della zona. I cacciatori si stanno radunando a Londra, branchi locali di lupi mannari combattono per il territorio e Eliza sta tramando qualcosa che 'li salverà tutti'. Lucious si tiene a distanza da Helena. I cacciatori l'hanno riempito di proiettili traccianti e, ogni volta che lui si ferma, lo raggiungono. Per impedire a coloro che ama di trovarsi in pericolo, il vampiro finisce per chiedere un favore a un uomo che avrebbe voluto non rivedere mai più. I sentimenti di Helena per Lucious cominciano a vacillare mentre non riesce a mettersi in contatto con lui. Andrew resta al suo fianco e la fa ridere mentre tutto il resto va a rotoli. Come faranno Helena e Lucious a superare queste nuove prove mentre i cacciatori bussano alla loro porta, i demoni fuggono dalle Porte demoniache e il Consiglio comincia a crollare?
LinguaItaliano
EditoreTektime
Data di uscita12 dic 2023
ISBN9788835459521

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    Anteprima del libro

    Il Crollo - May Freighter

    1

    IL FUNERALE DI MADELINE

    La cattedrale di San Machar era affollata da decine di persone vestite di nero, che occupavano in lugubre silenzio i banchi intagliati. Un senso di grave perdita gravava sul luogo mentre la pioggia batteva sulle vetrate.

    Anche gli dei piangono la morte di Madeline.

    Helena deglutì e lisciò il pezzo di carta che teneva in grembo. Ogni volta che guardava il viso sorridente di Madeline davanti a sé, le parole che intendeva dire scomparivano, lasciandole la mente completamente vuota.

    La mano di Andrew si posò sulla sua e la strinse con delicatezza. Andrà tutto bene.

    Vorrei chiedere alla signorina Hawthorn di alzarsi e dire qualche parola su Madeline Eleanor Mathews. Con un sorriso, padre O’ Donovan le fece cenno di avvicinarsi.

    Helena si alzò lentamente, temendo di cadere: le gambe le si erano trasformate in gelatina. Alla fine la determinazione vinse e la ragazza raggiunse il microfono. Padre O’ Donovan fece un passo indietro, permettendole di posare il breve discorso sul leggio. Lei si schiarì la voce e si aggrappò ai bordi del pulpito per sostenersi. Mentre guardava i volti delle persone lì riunite, lo sguardo le cadde su una bambina di sei anni. I capelli fulvi e ricci erano raccolti e qualche boccolo le sfiorava la fronte pallida. Helena provava male al cuore nel vedere gli occhi verdi di una bambina così piccola tanto privi di emozione. Cullodena guardò verso l’alto e lo stomaco di Helena si annodò ancora una volta.

    Hai bisogno di un minuto? le sussurrò padre O’ Donovan.

    Scuotendo il capo, Helena guardò il discorso, osservando le lettere farsi sfocate mentre leggeva in modo che tutti potessero sentire. Non sono degna di essere qui. Una persona più vicina a Madeline sarebbe stata più qualificata. Ma, dato che mi è stato richiesto da sua sorella Una, continuerò.

    Helena chiuse gli occhi. Doveva essere la cosa più dura che avesse mai fatto. Dato che Andrew era tornato dai morti, non l’aveva mai davvero pianto. Pensare a Madeline al passato evocò lacrime indesiderate. Non osò fermarle, e le gocce formarono piccole chiazze sul discorso scritto a mano che aveva memorizzato.

    Madeline era come il sole nel cielo di un bellissimo giorno d’estate. Era sempre affettuosa e premurosa, e portava gioia a chi le stava intorno. Mi ha aiutata quando chiunque altro avrebbe rifiutato e per questo le sarò eternamente grata. Si coprì la bocca per soffocare un singhiozzo.

    Andrew le si avvicinò e lei gli prese la mano. Come dicevo, non la conoscevo da molto, perciò queste sono solo le mie impressioni. Si fermò e guardò il viso rotondo di Cullodena. Madeline era una donna straordinaria e io posso solo aspirare a essere come lei. Senza il suo aiuto, non sarei qui oggi. Lei... la voce di Helena venne strangolata da una tristezza opprimente.

    Andrew attirò la ragazza al petto e la guidò al posto fra la sorella di Madeline e Vincent.

    Helena si asciugò con un gesto brusco le fastidiose lacrime che le offuscavano la vista. Gli occhi stanchi sembravano quasi vuoti, con sotto ombre scure. Non le importava del suo aspetto. Il funerale di Madeline le aveva mostrava con chiarezza che la vita era fragile. Nessuno era al sicuro dalle grinfie della Morte.

    Dopo la celebrazione, Helena si avvicinò a Una, che stava in piedi accanto a Cullodena con una mano poggiata sulla spalla della bambina in atteggiamento protettivo. Mi dispiace tanto per la tua...

    Una scosse la testa. Non ce n’è bisogno. Madeline ha fatto ciò che credeva giusto. Quando decideva di aiutare qualcuno, non la fermava neanche una pistola alla tempia. Voglio sapere una cosa sola: è morta serenamente?

    Helena faticò a formare una frase di senso compiuto. Non poteva dire loro che Madeline era stata uccisa da un arcidemone.

    Tua sorella è morta per salvarmi. intervenne Andrew. E, anche se non abbiamo assistito alla sua morte, sono certo che è stata rapida.

    Una abbassò la voce. Spero che sarete alla veglia. Sono certa che la gente del Circolo voglia sapere di più su come se n’è andata.

    Anziché rispondere, Helena si inginocchiò di fronte alla bambina. Dalla borsa prese il grimorio di sua nonna e ne accarezzò amorevolmente la copertina. Con un sorriso, glielo offrì.

    È tutto ciò che mi rimane di mia nonna. È un grimorio e vorrei che lo tenessi tu. disse dolcemente Helena.

    Cullodena lo accettò e se lo premette contro il petto. Anch’io devo darti qualcosa, ma è a casa. Vieni alla veglia di mamma, per favore?

    Con un sospiro quasi silenzioso, Helena si costrinse a sorridere. Se vuoi ci sarò.

    La bambina passò il grimorio a Una e avvolse le braccia attorno al collo di Helena. Attraverso il vestito nero si sentiva il suo calore, lo stesso che emanava Madeline quando era in vita. Non meritava la gentilezza che quelle persone le stavano mostrando.

    Helena si separò dalla bambina e strinse la mano a Una.

    Ci vediamo stasera, allora. disse Una inclinando il capo.

    Helena non riuscì a produrre che un mezzo sorriso. Andrew le mise un braccio attorno alla vita e la guidò verso l’uscita. Mentre raggiungevano il portone, sentiva gli sguardi su di sé. Finse di non notare le occhiate e mantenne la camminata decisa.

    Andrew le sussurrò all’orecchio Vuoi tornare in albergo? L’albergo la faceva pensare al suo letto. Scosse violentemente la testa. Da quando era tornata dal Reame demoniaco, faceva sempre lo stesso incubo. Il ricordo in cui faceva cadere il fiammifero acceso sul tappeto e l’immagine dell’appartamento che prendeva fuoco la tormentavano. Anche da bambina la morte la seguiva ovunque. Forse sarebbe stato meglio se si fosse arresa a Lazarus e gli avesse lasciato prendere la sua anima. Forse sarebbero stati tutti più felici.

    Helena, hai un minuto? la profonda voce baritonale di Vincent la riportò alla realtà. Si voltò verso l’anziano del Consiglio e attese che parlasse, mentre in sottofondo si sentiva il sibilo della pioggia, che bagnava la terra e il piccolo sentiero lastricato pochi metri più avanti.

    Vorrei invitarti a stare a casa mia. Ci sono delle questioni di cui vorrei discutere con te e credo che Perri sarebbe lieta di rivederti.

    Helena studiò la sua espressione pensosa. Domani tornerò in Irlanda. Presto dovrò prepararmi a partire per l’America.

    Vincent spostò lo sguardo da Andrew a lei. Posso sfruttare la mia influenza come membro del Consiglio per portarti da me, oppure puoi venire in qualità di ospite. Rifletti attentamente sulla mia offerta. Chinò il capo. Ci vediamo. Helena, giovanotto. Con un movimento aggraziato delle mani, Vincent aprì l’ombrello e si avviò lungo il sentiero affiancato da lapidi.

    Andrew le tirò una gomitata. Perché il signor Vincent vuole parlarti?

    Non lo so... borbottò lei.

    Qualcosa di importante, secondo te?

    Non lo so! sbottò Helena, pentendosene immediatamente. Mormorò un’imprecazione e si avviò a passo di marcia sullo stesso sentiero in direzione del cancello, lasciando che le fredde gocce di pioggia penetrassero nel vestito. Stanca ed emotivamente affaticata com’era, non le sarebbe potuto importare di meno se il mondo fosse stato in fiamme o se il Consiglio l’avesse nuovamente attaccata.

    Andrew la raggiunse e le sollevò un ombrello sulla testa. Mi dispiace. Non volevo farti arrabbiare.

    Per favore, Andrew, andiamo da qualche altra parte, ovunque.

    Lui le offrì il braccio e lei accettò. A ogni passo cresceva la distanza fra lei e la cattedrale, come anche il dolore soffocante nel suo cuore.

    Helena era seduta sul letto matrimoniale nella sua stanza d’albergo, pronta per la veglia. Indossava abiti semplici, una camicetta nera con scollo a V e dei pantaloni dello stesso colore che aveva messo in valigia per ogni evenienza. Il vestito ancora umido che aveva indossato alla cerimonia pendeva da una gruccia agganciata alla maniglia del bagno, dando alla stanza un lieve odore di acqua piovana.

    Come aveva fatto nelle ultime due settimane, Michael si materializzò accanto a lei. Fissandola con sguardo torvo, le disse: Non possiamo lasciarci la questione alle spalle?

    Helena si alzò di scatto e raggiunse la finestra che guardava su campi verdeggianti e alti alberi che segnalavano l’inizio della foresta. La campagna scozzese era un panorama meraviglioso d’estate, anche quando il cattivo tempo trasformava i suoi colori vivaci in tinte spente.

    Helena, quanto ancora intendi ignorarmi?

    Digrignando i denti, la ragazza girò su sé stessa e lanciò un’occhiataccia all’angelo custode. È colpa tua, Michael. Non vuoi dirmi nulla!

    Sai che non posso condividere queste informazioni con te.

    Oh, basta con queste stronzate. A che serve averti qui a sfilare nella mia testa e anche fuori se non posso chiederti nulla?

    Michael abbassò leggermente gli occhi azzurri. So che è difficile per te, ma saprai tutto a tempo debito.

    Lei lo schernì e incrociò le braccia. Quando? Quando qualcun altro morirà a causa mia? O quando sarò io a morire?

    L’espressione dell’angelo si indurì mentre faceva un passo verso di lei. Se fosse stato fisicamente presente in quel reame, quel movimento sarebbe stato minaccioso. Fortunatamente per lei, non era più che un fantasma.

    Ci sono in gioco eventi al di fuori della tua portata di mortale. disse. Questioni di cui neanch’io sono informato.

    Quindi i tuoi capi hanno qualche grandioso piano per me? Devo diventare una santa come Nadine e soffrire per il resto della mia vita? O intendono farmi diventare come te, un angelo che non può parlare senza permesso?

    L’attenzione di Michael si spostò sull’esterno e la sua espressione si fece distante. Da quando si erano incontrati non era invecchiato. I capelli dorati ricadevano attorno alle spalle e i lineamenti spigolosi erano gli stessi che un tempo l’avevano ipnotizzata. Ora però il suo viso riusciva solo a irritarla.

    Almeno dimmi se c’è un modo per far tornare Maya normale. Non può rimanere un demone per sempre.

    Senza guardarla, lui rispose: La tua amica non può tornare a essere mortale. La sua anima è macchiata dall’oscurità. Una volta completata la fusione, ha rinunciato al suo corpo fisico. Non può materializzarsi in questo reame, non più di quanto possa fare io.

    Allora come ha fatto Lazarus a cambiare il mio filo?

    Deve aver usato una reliquia di qualche tipo. Nessun demone può farlo senza l’aiuto di uno degli dei rispose in tono pragmatico.

    Helena aggrottò la fronte. Quindi adesso potrebbe esserci un dio alle mie calcagna?

    Finalmente l’angelo incontrò il suo sguardo. Non credo. Gli dei del mio reame o di quello demoniaco raramente intervengono in questo.

    Molto rassicurante.

    È tutto ciò che posso dirti.

    Quando qualcuno bussò alla porta, Michael svanì alla sua vista. Brontolando, la ragazza aprì la porta, trovando dall’altro lato Andrew e la sua assistente. Un sorriso innaturalmente luminoso ornava le labbra rosse di Orlaith. La giovane indossava un nuovo completo dall’aria costosa che faceva sembrare gli abiti di Helena acquistati a un mercatino di beneficenza. Per qualche motivo, Helena non riusciva a trovare niente di gradevole in quella ragazza. Orlaith sembrava una versione più giovane di Tanya, con l’aggiunta di un atteggiamento melenso.

    Ti vedo meglio, hai dormito un po’? chiese Orlaith.

    Helena lanciò un’occhiataccia ad Andrew. Gliel’hai detto?

    Lui sembrò dispiaciuto. Era preoccupata per le tue occhiaie. Le ho spiegato che non riesci a dormire la notte.

    Ho comprato dei sonniferi in caso desideri utilizzarli. intervenne Orlaith.

    Puoi tenerteli. Ora dormo bene, grazie. mentì Helena e chiuse la porta.

    Prese la borsa e il telefono. Premendo il pulsante sul lato scoprì di non avere nuove chiamate e il suo cuore sprofondò. Ogni volta che lo schermo restava nero, rafforzava la sua preoccupazione per l’assenza di Lucious. Non poteva rimanere ancora arrabbiata perché l’aveva salvata, non ora che non poteva nemmeno tiragli un pugno per alleviare la tensione accumulata. Se restava lucida nonostante la sua scomparsa era solo perché lei era viva e in salute, il che voleva dire che doveva esserlo anche lui.

    Helena lasciò la stanza d’albergo, seguendo Orlaith e Andrew mentre parlavano di incontri d’affari e contratti. All’inizio cercò di prestare attenzione, ma quando cominciarono una conversazione su fusioni e acquisizioni, perse ogni briciolo d’interesse.

    In macchina, mentre Andrew era al volante, Orlaith tentò ripetutamente di offrire le pillole a Helena.

    Ti diverti a torturarmi? chiese la ragazza.

    Orlaith arricciò le labbra. Servono a farti stare meglio. Le vitamine sono ottime per...

    Risparmiami la lezione di biologia. Helena appoggiò la schiena contro il sedile e si concentrò sul panorama offerto dalle vecchie case lungo la strada angusta.

    Oh, rilassati un po’. borbottò Orlaith.

    Helena dovette sbattere due volte le palpebre mentre le parole di Orlaith si registravano nel suo cervello. Afferrò da dietro il sedile dell’assistente. Prima che potesse spiegare con garbo che era stata al funerale di una donna morta a causa sua e che un’amica si era trasformata in demone, Andrew aumentò il volume della radio così tanto che dovettero entrambe coprirsi le orecchie.

    Accidenti, Andrew. Ho capito! Helena tornò a sistemarsi al suo posto.

    Orlaith, per favore, evita di parlare per il resto della serata a meno che non abbia a che fare con questioni d’affari. Mi risparmieresti parecchi problemi.

    La segretaria gli lanciò un sorriso luminoso con denti così bianchi da essere accecanti. Certamente, signor Keane.

    Helena gemette e aspettò la fine di quel viaggio infernale. Annoiata a morte, prese in considerazione di trovare uno specchio e sanguinarci sopra per evocare Maya. L’unico problema era che non poteva più usare la magia. Quando il suo filo era tornato al consueto color bianco, le sue abilità erano svanite assieme all’oscurità. Era tornata a essere al cento per cento umana.

    La gente alla veglia era vestita di colori vivaci e il classico, cupo abbigliamento di Helena chiaramente non si adattava al tema.

    Una li vide entrare. Raggiunse con grazia Helena e le strinse la mano. Grazie di essere venuti.

    Grazie di averci invitati. rispose Helena ed era sincera.

    Proprio come durante la celebrazione, sentì gli occhi di tutti su di sé. Le conversazioni intorno a loro divennero praticamente inesistenti e Helena sentì rizzarsi i peli sulla nuca mentre il soggiorno pulsava di energia.

    Una donna dai capelli slavati si separò dal gruppo. Il suo viso era contorto dal disgusto. Perché hai invitato questi estranei al raduno del Circolo, Una?

    Per Madeline erano abbastanza importanti da volerli aiutare, Daria. Avrebbe voluto che ci fossero. spiegò Una con voce misurata.

    Daria fece una smorfia. L’hanno fatta ammazzare! Non dovrebbero mettere piede qui.

    Ora basta! gridò Cullodena mentre spingeva da parte la bionda per piazzarsi al centro della stanza. Ho invitato io queste persone qui e voi lo accetterete.

    La maggior parte degli adulti nella stanza chinò il capo. Alcuni si inginocchiarono sul pavimento. Helena osservò sinceramente sconvolta mentre Daria piegava le ginocchia sul tappeto.

    Le mie scuse, sacerdotessa. disse Daria.

    Cullodena prese tra le mani il viso della donna. Le diede un bacio leggero sulla fronte e l’espressione di Daria si sciolse in una di gioia. La figlia di Madeline la lasciò andare e prese Helena per mano.

    Ti ho promesso di darti qualcosa, non è vero? disse Cullodena con una risatina.

    Quando Andrew fece per seguirle, Helena lo fermò. Andrò da sola.

    Aspetteremo qui finché non sarai pronta per andar via. rispose lui.

    Helena salì le scale, seguendo la bambina in una delle stanze da letto. Cullodena corse verso il comodino, aprì il cassetto centrale e ne prese un semplice portagioie.

    Siediti sul letto con me.

    Helena non ribatté. La raggiunse sul letto e aspettò che la bambina spiegasse cosa stava facendo con il portagioie.

    Ogni famiglia ha un oggetto sacro. Generazioni di streghe immettono la propria energia nella reliquia prescelta ogni giorno fino al proprio decesso. Cullodena aprì la scatola. Rimosse il velluto attorno all’oggetto e lo prese fra le dita minute. "Questa è la reliquia della nostra famiglia. La chiamiamo Oculus Amoralis. Può mostrarti una visione della persona che ami di più o di quella che cerchi con maggiore urgenza. Mise il cristallo rotondo e trasparente, grande come una palla da biliardo, tra le mani di Helena. Dovresti tenerlo."

    Non posso prenderlo. È nella tua famiglia da generazioni...

    Mi hai dato il grimorio della tua discendenza. Noi del sangue Wicca crediamo negli scambi equivalenti. Se si riceve qualcosa, bisogna sacrificare qualcos’altro di uguale valore.

    Non lo sapevo. disse Helena.

    Cullodena fece un sorriso triste. I suoi occhi simili a gemme riflettevano una saggezza che andava oltre la sua età. Questo oggetto non mi occorre più. L’unica persona a cui tenevo era mia madre. Mio padre è morto quando avevo quattro anni, perciò non c’è nessuno che io possa cercare. Tu invece… Sorrise con aria consapevole. C’è qualcuno che ti è caro, non è vero?

    Come fai a saperlo? sussurrò Helena.

    La piccola si lasciò sfuggire una risatina. Potrò sembrare una bambina, ma la mamma mi ha insegnato la magia sin da quando ero abbastanza grande per parlare.

    Non capisco se scherzi o no.

    Dovrò imparare molto nella mia vita per guidare questo Circolo. Sono costretti ad affidarmi ogni decisione. A volte mi dispiace per loro.

    Helena prese una mano di Cullodena, accarezzandola gentilmente. Non vorresti essere una bambina normale e divertirti?

    I bambini della mia età non mi capirebbero, come gli umani non comprendono più te. Una volta che fai parte del mondo oscuro, non puoi tornare alla normalità. Puoi solo accettare la realtà e andare avanti.

    Per la prima volta in settimane, Helena sentì il dolore e gli orrori del Reame demoniaco scivolare via. Quella bambina era più saggia di alcuni degli adulti che aveva incontrato.

    Sai, alla tua età io mi lamentavo di non poter tenere l’altalena tutta per me o guardare la TV dopo la mezzanotte. disse Helena.

    Cullodena scivolò giù dal letto e le prese la reliquia di mano. La avvolse nel velluto e poi la depose con attenzione nel portagioie. "L’Oculus Amoralis è tuo, signorina Hawthorn. Credo che, prima o poi, in futuro ci rivedremo." Con un ultimo saluto a Helena, la bambina uscì dalla stanza per occuparsi degli ospiti.

    Helena mise la scatola in borsa. Il mondo dell’oscurità è davvero difficile da comprendere.

    Poco dopo lasciarono la casa. Helena percepiva l’astio nell’aria, anche se nessun altro osò dar voce a opinioni negative. La figlia di Madeline aveva ragione: non aveva altra scelta che accettare il mondo cui si trovava, oppure vagare alla cieca fino a morire da qualche parte. Il pensiero tornò a Vincent e alla sua richiesta. Non era tipo da farle richieste, perciò forse aveva bisogno del suo aiuto per qualche motivo.

    Dal sedile posteriore, Helena disse: Andiamo da Vincent.

    Incontrò lo sguardo di Andrew nello specchietto retrovisore e l’uomo aggrottò le sopracciglia. Prima non hai voluto niente a che fare con la sua richiesta.

    Ho cambiato idea.

    Orlaith si intromise. Contatterò l’albergo e mi occuperò del check out, signor Keane. Dove volete che faccia recapitare i vostri bagagli?

    Helena si coprì gli occhi con il palmo della mano e li lasciò discutere dei dettagli.

    Svegliati. Siamo arrivati. disse qualcuno scuotendola.

    Helena si coprì la bocca e lasciò sfuggire un lungo sbadiglio. Trovò il viso di Andrew così vicino che poteva vedere le macchioline argentate nei suoi occhi verde foresta, quasi neri all’ombra dell’auto.

    Non posso scendere con te in mezzo. disse.

    Lui sogghignò e si avvicinò ancora di più. Che c’è? Ti rendo nervosa?

    Giuro che ti tiro un calcio se non ti togli.

    Da quando sei amica dei cacciatori sei diventata così violenta, Thorn disse lui con un verso di disapprovazione mentre si faceva da parte.

    Alzando gli occhi al cielo, Helena si tirò su a sedere. Erano arrivati al castello di Vincent. Un brivido la percorse mentre ricordava l’ultima volta che era stata lì. Ricordi che sperava il suo cervello potesse abbandonare e seppellire sotto un macigno o due per sempre.

    Il pesante portone d’ingresso si aprì e le braccia di Perri avvolsero Helena prima che lei potesse dire ‘ciao’. L’impatto dello scontro le fece quasi rotolare nuovamente nell’auto. Fortunatamente Helena riuscì ad afferrare la portiera per mantenersi in piedi.

    Mi sei mancata tanto. pianse Perri contro la sua spalla. Quando ho sentito cos’è successo alla signora Madeline non riuscivo a smettere di piangere. Era una persona così gentile.

    Helena avvolse le braccia attorno al corpo tremante di Perri. Affondò il viso contro il suo collo e per un minuto si godette il calore dell’amica.

    Perri li fece entrare nella casa di Vincent. Il signor Vincent vi incontrerà entrambi per colazione nella sala da pranzo. Fece strada fino alla grande scalinata. Arrivata in cima, si fermò per guardare in direzione di Andrew. Tu sei Andrew?

    Sì. rispose lui.

    Perri alzò un sopracciglio e valutò Orlaith. Starete nella stessa stanza?

    Andrew strabuzzò gli occhi mentre alzava le mani come per difendersi e Orlaith si fece rossa brillante sotto il perfetto strato di trucco.

    Stanze separate allora. disse Perri con disinvoltura.

    Helena prese mentalmente nota di ringraziare Perri per il suo vivace senso dell’umorismo. Le era mancato trascorrere del tempo con la cameriera di Vincent: Perri era una persona a cui Helena poteva parlare senza trattenersi.

    La cameriera guidò prima Orlaith e Andrew in camere separate. Quando toccò a Helena, la ragazza ebbe la brutta sensazione che avrebbe trascorso la notte nella stessa stanza dell’altra volta. E, quando Perri si fermò davanti a quella maledetta stanza, Helena si fece scura in volto.

    Non vuoi stare qui?

    Dopo quello che è successo l’ultima volta, preferirei di no.

    La ragazza la prese per mano e l’accompagnò con decisione nella stanza accanto. Da quel che Helena ricordava, era la stanza da letto di Perri. Lanciò uno sguardo all’arredamento semplice, rilievi turchesi su carta da parati color argento e mobilia bianca. Al centro della stanza c’era un suo letto a due piazze con lenzuola rosa confetto.

    Sembri delusa. disse Perri.

    Helena sogghignò. Per qualche ragione mi aspettavo foto di Hans dappertutto.

    Perri rise. Lo serbo nei ricordi e nel mio cuore. È questo l’importante. Si interruppe per esaminare l’abbigliamento di Helena e raggiunse il comò, tornando con un pigiama rosa. Tieni, provati questo.

    Helena fece una smorfia. Non sono fan del rosa.

    E io non sono fan dei vestiti da funerale. Quindi provalo, per favore.

    Dopo aver accettato i vestiti, Helena si cambiò. Raggiunse sul letto Perri, che indossava un completo blu identico al suo e saltellava per l’eccitazione.

    Come va con Lucious?

    Helena si agitò a disagio e sospirò. Non lo so. Non parliamo da più di due settimane.

    Non puoi contattarlo con quel vostro collegamento?

    Helena tracciò con il dito i motivi floreali delle lenzuola. Mi ha bloccata. Per quanto io ci provi, non risponde mai.

    Sono certa che avrà le sue ragioni.

    In caso contrario lo troverò e lo riempirò di proiettili d’argento io stessa. Helena afferrò le lenzuola, sgualcendole fra le dita.

    Perri le diede un colpetto sulla spalla. Stai bene? Non ti comporti così di solito.

    Helena scacciò quelle maledette immagini. Perri aveva ragione, non era da lei. Ma d’altra parte, cos’era la normalità? La testa cominciò a pulsarle, quindi si massaggiò le tempie.

    Cercherò di dormire. Disse Helena.

    Buona idea, riposati. Io ho altre tre ore prima del lavoro. Cercherò di non disturbarti.

    Helena si infilò sotto la soffice coperta e si rilassò. Dopo aver fatto spazio all’amica chiuse gli occhi. Ehi, Perri…

    Sì?

    Hai mai paura di cosa potrebbe portare il futuro?

    Perri rimase a lungo in silenzio mentre si coricava accanto a Helena. Le luci si spensero e la stanza rimase avvolta nell’oscurità.

    Non ho paura del futuro. Ho paura delle persone che lo controllano.

    2

    SALVATO DA UN LICANTROPO

    Una settimana fa.

    La vita era ingiusta. Lucious lo sapeva con ogni fibra del suo essere. È per questo che era fuggito nella periferia di Londra, raggiungendo Harlow. Non poteva restare a lungo. A ogni passo digrignava i denti mentre i proiettili d’argento bruciavano i muscoli con cui venivano in contatto. C’era voluta una settimana perché le numerose ferite da arma da fuoco smettessero di sanguinare. Non aveva ancora trovato il tempo di rimuovere quelle maledette pallottole.

    Con i cacciatori sulle sue tracce non c’era tempo da perdere. Lanciò un’occhiata agli edifici lungo la A414. Dietro una staccionata dall’aspetto fragile c’era qualche negozio accanto a una stalla.

    Scavalcò la staccionata con un sonoro lamento mentre un dolore bruciante gli esplodeva nella coscia. Una volta che i piedi ebbero toccato terra, i tacchi consumati delle scarpe affondarono nell’erba. Allargò le braccia per trovare l’equilibrio e borbottò un’imprecazione. Sul petto una ferita in via di guarigione si riaprì.

    Si avvicinò ai negozi, fermandosi a una clinica veterinaria a un piano lungo la strada. A occhi chiusi Lucious si mise in ascolto, in cerca di battiti cardiaci. Contò due regolari battiti umani e quattro più rapidi. Erano abbastanza lontani da non sentirlo mentre entrava di nascosto nell’edificio. Non c’era nemmeno un allarme.

    Dovrà bastare. Lucious mise il palmo insanguinato contro il vetro e spinse. La finestra cedette e andò in frantumi. I frammenti si sparsero sul pavimento in linoleum e lui si protese oltre la soglia, aprendo con uno scatto il lucchetto. La porta si schiuse e lui entrò, guardandosi intorno in cerca di possibili vie di fuga.

    Lucious oltrepassò il banco della reception sulla sinistra. Seguì il corridoio, fiutando antisettico e cibo per animali. I cani all’interno dovevano averlo sentito entrare, perché i loro latrati eccitati echeggiarono dalla stanza in fondo al corridoio.

    Cercando di ignorare il frastuono, entrò nell’ambulatorio. Accese le luci, facendo lampeggiare le luci alogene. Contro la parete destra c’erano un tavolo rettangolare di metallo e un armadietto di medicinali. L’odore di alcol etilico si intensificò e Lucious frugò nell’armadietto. Trovò uno scalpello, delle bende, ago, filo e del disinfettante. Dopo aver disposto gli oggetti sul tavolo si sfilò la camicia.

    La mano gli tremò mentre prendeva lo scalpello. Con quella libera tastò la pelle proprio sotto la clavicola. Non aveva scelta, doveva farlo. Tagliò la pelle con la lama. Il sangue affiorò in superficie e dei rivoli rossi gli attraversarono il petto. Si aggrappò al tavolo e a fatica spinse le dita nella ferita aperta.

    Con la punta sfiorò un oggetto di metallo bollente. Estrasse il proiettile con uno strattone e lo lasciò cadere sul tavolo, lasciando una scia di goccioline scarlatte. Continuò a estrarre i proiettili nello stesso modo, a uno a uno, finché non cominciò a vedere doppio. Con l’ultima pallottola ormai fuori dal corpo, crollò in ginocchio scuotendo la testa, nel tentativo di recuperare almeno parte della vista.

    Passarono diversi minuti. Il sudore si mischiò al sangue sul petto e lui aggrottò la fronte. Non aveva versato una sola goccia di sudore dai suoi giorni mortali. Lucious si asciugò la fronte con il dorso della mano e afferrò il bordo del tavolo per sostenersi. Si alzò sulle gambe deboli, il che richiese uno sforzo maggiore di quanto avesse previsto.

    Oltre il ronzio nelle orecchie captò l’eccitazione dei cani che emettevano altri latrati di gioia.

    Sono qui.

    Senza perdere altro tempo prese l’attrezzatura medica dal tavolo e se la infilò in tasca. Saltò attraverso la finestra e corse attraverso la strada vuota. Dietro di sé sentiva gli stivali all’inseguimento. Non potendo usare la sua velocità da vampiro, si aggrappò alla speranza che un altro paio di passi l’avrebbe salvato.

    Ancora qualche passo.

    Un proiettile d’argento gli attraversò la spalla, con forza sufficiente a farlo inciampare. Lucious lanciò un grido e cadde di faccia sul terreno. Con grande sforzo alzò la testa e guardò il cielo tempestoso su di sé. Un’immagine dell’espressione addolorata di Helena gli riempì la mente mentre i passi lo raggiungevano. Chiuse gli occhi per vederla meglio e usò tutta l’energia che gli rimaneva per mantenere le sue barriere. Era un suo problema. Non avrebbe permesso che lei soffrisse per questo.

    Un dolce profumo gli riempì le narici. Il suo profumo.

    Stai morendo? Guarda che dobbiamo darci una mossa. disse una voce grave e familiare.

    Lucious spalancò gli occhi. Che ci fai qui, Byron?

    Il licantropo ridacchiò e gli porse una mano. Alexander ha detto che qualcuno doveva salvarti il culo. Perciò eccomi qua a salvartelo.

    I cacciatori. Erano vicini.

    Una coppia inesperta, altrimenti saresti morto. È possibile che ce ne siano altri in arrivo. Ne ho fatto fuori uno mentre lasciava la clinica e l’altra mentre ti inseguiva con la pistola.

    Lucious non si mosse. Byron lo afferrò per un braccio e lo mise in piedi. Era

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