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Metodo Biofasciale: Il Bioroller e gli schemi degli animali per la fascia, la postura e la locomozione
Metodo Biofasciale: Il Bioroller e gli schemi degli animali per la fascia, la postura e la locomozione
Metodo Biofasciale: Il Bioroller e gli schemi degli animali per la fascia, la postura e la locomozione
E-book183 pagine1 ora

Metodo Biofasciale: Il Bioroller e gli schemi degli animali per la fascia, la postura e la locomozione

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Info su questo ebook

Il Metodo Biofasciale è un modo originale di esercitare la fascia, il sistema nervoso, le articolazioni e il processo interno del movimento basato sull'osservazione degli schemi di nuoto, locomozione e stretching istintivo di alcuni animali vertebrati. Oltre che per l'uso degli schemi primordiali il metodo è innovativo per l'utilizzo del Bioroller, un attrezzo ideato dall'autore che elimina gli effetti della forza di gravità e degli attriti facilitando il rilassamento delle fasce, la mobilità articolare e il movimento. Una raffinata tecnica di propriocezione che usa l'ascolto delle sensazioni fisiche per esplorare una diversa dimensione del corpo, per risvegliare l'intelligenza innata della fascia, per riorganizzare le potenzialità del corpo nella maniera più spontanea e funzionale. Questo libro è utile per i professionisti della riabilitazione e delle attività motorie, propone un modo innovativo per migliorare la postura, il movimento e la prestazione atletica, per ridurre i problemi da sovraccarico funzionale e i dolori articolari.
LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2024
ISBN9791222719962
Metodo Biofasciale: Il Bioroller e gli schemi degli animali per la fascia, la postura e la locomozione

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    Anteprima del libro

    Metodo Biofasciale - Giuseppe Santoro

    CARATTERISTICHE DEL METODO

    UNA TECNICA ESPERIENZIALE

    Il mio programma di esercizi è una originale forma di apprendimento esperienziale, esso rappresenta un modello di movimento in cui l’allievo pone particolare enfasi sul recupero di una serie di esperienze sensoriali e motorie perdute con lo stile di vita e le cattive abitudini posturali.

    Egli mette in campo le proprie risorse personali per riorganizzare una gestualità spontanea in cui il corpo è collegato alla mente da un’esperienza sensoriale chiara e sottile, e poter così determinare un cambiamento della qualità della deambulazione, della postura e della funzionalità di tutte le attività corporee.

    Inoltre, l’esperienza acquisita attraverso gli esercizi rappresenta un patrimonio di conoscenza corporea che va a incidere positivamente anche sul comportamento e sulla capacità dell’allievo di gestire meglio la propria emotività nelle situazioni che provocano stress psicologico.

    Questo tipo di apprendimento non è basato su formule preconfezionate che impongono un modello di movimento specializzato applicabile a tutti, ma su esperienze corporee che determinano quelle condizioni di base che consentono a ognuno di ottenere in modo spontaneo una qualità di postura e di movimento che sia in armonia con le proprie caratteristiche individuali.

    Le esperienze corporee maturate danno origine a un tipo di conoscenza che va oltre l’informazione razionale, questa ha piuttosto a che fare con la stimolazione di un’intelligenza motoria inconscia che attinge alle sensazioni, alle emozioni e all’istinto.

    L’esperienza legata agli schemi primordiali, infatti, si dissocia dal modello di movimento spesso negativo trasmesso dalla cultura, andando a incoraggiare invece quelle modalità gestuali naturali soffocate dallo stile di vita errato e da un approccio al movimento troppo specializzato.

    In definitiva, per aiutarlo a correggere la propria postura, durante gli esercizi l’insegnante non chiederà all’allievo, ad esempio, di retrarre il mento, sollevare un po’ lo sterno, rovesciare le spalle all’indietro, retrovertere il bacino o cercare l’allineamento con la forza di gravità.

    L’insegnante metterà l’allievo nelle condizioni di raggiungere lo stesso risultato senza passare per un intervento forzato della volontà, ma permettendogli di sperimentare esperienze sensoriali e motorie che lo condurranno a un cambiamento spontaneo e privo di sforzo.

    Un esempio di apprendimento esperienziale, a cui il Metodo Biofasciale si ispira, è quello perseguito dal bambino nella fase precoce di sviluppo della locomozione, egli non razionalizza i suoi movimenti, ma esplora sé stesso e le proprie capacità motorie affidandosi all’istinto, alle percezioni sensoriali e all’impulso innato ad interagire con l’ambiente.

    Al pari del bambino piccolo, quindi, l’allievo deve considerare la pratica degli esercizi come una forma di attenta esplorazione del proprio corpo, dalla quale deve scaturire una conoscenza non razionale che alla fine conduce a un apprendimento ottenuto dall’attitudine al percepire e non da quella del sapere.

    Un allievo che segue il ciclo completo di lezioni apprende i movimenti del pesce, della rana, del rettile, della balena, del gatto, in seguito apprende anche la serie di esercizi della scimmia e altri.

    Ma per ottenere il massimo beneficio non basta ripetere meccanicamente gli esercizi, bisogna osservare anche una pratica costante, personalmente amo praticare per almeno un’ora al giorno, se non si ha questa possibilità anche due o tre sedute settimanali sono efficaci per ottenere dei risultati rilevanti.

    Inoltre, è necessario comprendere i principi di lavoro che sono alla base del metodo, poiché è pur vero che gli esercizi originano da movimenti che sono eseguiti in modo istintivo dagli animali vertebrati, ma nel nostro caso sono praticati dall’uomo che è una creatura dotata oltre che d’istinti anche d’intelligenza e capacità di percepire se stesso e il proprio movimento.

    Gli esercizi consistono di due aspetti, uno mentale e uno fisico, che nell’uomo non possono prescindere l’uno dall’altro, mente e corpo, infatti, devono essere parimenti coinvolti in un processo di cambiamento attraverso il movimento.

    La comprensione dei principi di lavoro che ne sono alla base può aiutare a praticare correttamente gli esercizi presenti nel mio metodo, favorendo un tipo di movimento corporeo in cui istinto e spontaneità sono perfettamente integrati insieme a una vivida coscienza di sé.

    IL BIOROLLER

    In Metodo Biofasciale la maggior parte degli esercizi viene eseguita con l’ausilio del Bioroller, un attrezzo da me elaborato per facilitare l’esecuzione degli schemi primordiali, che rappresenta una delle importanti innovazioni presenti nel mio metodo.

    Questo è costituito da una base di legno con un grosso foro centrale e delle ruote piroettanti collocate sotto di esso.

    Durante gli esercizi si utilizzano da uno a cinque Bioroller a seconda degli obbiettivi prefissati, le parti del corpo che vengono a contatto con l’attrezzo sono le mani, le braccia, la testa, la schiena, il bacino, le ginocchia, le gambe e i piedi.

    Il Bioroller viene utilizzato in una molteplicità di posizioni del corpo: prona, supina, in decubito laterale, in piedi, in posizione seduta, in accosciata, in quadrupedia, consentendo una grande varietà di esercizi e di movimenti.

    L’uso del Bioroller è indispensabile se si vuole raggiungere gli obbiettivi che ci si prefigge con la pratica del metodo, l’esperienza dimostra che gli esercizi praticati senza questo attrezzo non consentono di ottenere lo stesso risultato.

    Il motivo principale che rende insostituibile l’uso del Bioroller ha a che fare soprattutto con il rapporto del corpo e del movimento con la forza di gravità.

    Uno degli effetti della forza di gravità è infatti quello di spingere verso il basso il corpo tendendo a sbilanciarlo, nel tentativo di opporsi a questa spinta e mante-

    nere la postura eretta tutta una serie di muscoli si attiva di conseguenza contraendosi.

    Queste tensioni non sono ovviamente un fatto negativo, in quanto esse sono funzionali al mantenimento di un sano equilibrio posturale.

    Tuttavia la forza di gravità può diventare complice di alcune cattive posture del corpo adottate nelle attività quotidiane e professionali, accentuando e fissando la tensione di alcuni muscoli che nel tempo diventa strutturale e molto spesso dolorosa.

    L’obbiettivo principale degli esercizi eseguiti con il Bioroller è quello di rilassare tutte le tensioni superflue presenti nel sistema muscolo fasciale favorendone lo scorrimento naturale, per fare ciò la principale strategia è di ridurre, se non annullare del tutto, gli effetti della forza di gravità.

    Dalla pratica si evince in effetti che la posizione orizzontale del corpo abbinata all’uso del Bioroller nell’esecuzione dei movimenti, permette di affrancarsi quasi totalmente dalla spinta della gravità.

    L’assenza di questa forza destabilizzante non giustifica più la presenza di tensioni muscolari di compenso, i muscoli tendono quindi a rilassarsi più facilmente e in modo straordinariamente rapido.

    Paradossalmente, escludere in modo temporaneo la forza di gravità dal nostro movimento ci permette di avere successivamente un rapporto migliore con essa, poiché in definitiva la gravità non è nostra nemica bensì alleata, bisogna solo mettere il corpo nelle condizioni di agire con essa in modo sano ed equilibrato.

    Il Bioroller favorisce il rilassamento di tensioni indotte anche da restrizioni derivanti da movimenti errati, troppo specializzati o traumatici dello sport e del quotidiano, nonché da interventi chirurgici che limitano la mobilità della fascia e delle articolazioni e sono causa di dolore cronico.

    Essendo inoltre gli esercizi eseguiti per la maggior parte in posizione di scarico, durante il movimento l’uso del Bioroller riduce anche l’effetto dell’attrito con il suolo del corpo o di una parte di esso.

    La riduzione dell’effetto della forza di gravità e dell’attrito con il suolo favorisce quindi il rilassamento del tessuto muscolo fasciale sia superficiale che profondo.

    Ma non solo, il movimento ritmico, circolare e privo di sforzo indotto dall’attrezzo unito alla lentezza di esecuzione degli esercizi, induce anche a un profondo rilassamento mentale che favorisce ulteriormente quello dei muscoli.

    La riduzione di tensione muscolare superflua indotta dal Bioroller va a incrementare, automaticamente e senza sforzo, la mobilità delle articolazioni aumentandone il raggio di movimento.

    La tensione muscolare rappresenta spesso un meccanismo di difesa adottato dal cervello per proteggere una giuntura da un eventuale danno strutturale: impedisce a questa di muoversi perché valuta, ad esempio, un rischio di rottura.

    Uno stretching troppo vigoroso può innescare questo meccanismo di difesa, producendo l’effetto di ridurre invece che aumentare l’allungamento dei muscoli e la mobilità delle articolazioni.

    L’utilizzo del Bioroller elimina durante il movimento l’elemento scatenante di questo riflesso di protezione: l’allungamento forzato.

    Ciò avviene perché il movimento piacevole e senza sforzo favorito dal Bioroller è percepito dal cervello non come un eventuale pericolo, ma come un elemento in grado di incrementare il benessere e la funzionalità della struttura.

    Tale affermazione è coerente con una delle condizioni che il corpo deve naturalmente rispettare per mantenere il benessere: il comfort, cioè l’assenza di sforzo eccessivo e quindi di sofferenza.

    Un altro elemento positivo indotto dall’uso del Bioroller è quello di facilitare l’ascolto del movimento interno dello scheletro migliorando la capacità di propriocezione.

    Il Bioroller mette il corpo nelle condizioni ideali per un efficace sviluppo di tale capacità: posizione del corpo confortevole, assenza di sforzi superflui, rilassamento muscolare, concentrazione mentale, lentezza dei movimenti.

    Tutti questi elementi favoriscono la propriocezione e costituiscono un terreno di coltura irrinunciabile per il lavoro mentale eseguito durante gli esercizi, la mente può cimentarsi in un ascolto efficace solo se i movimenti sono lenti e i muscoli rilassati e privi di tensioni

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